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Operazione Onorata Sanità

Operazione "Onorata sanità", iniziano gli interrogatori di garanzia. La clinica dei Crea nelle intercettazioni, che incassa 500.000 euro di farmaci. Area di mobilitazione nell’assessorato regionale.

29/01 Sono cominciati stamani gli interrogatori di garanzia davanti al Gip di Reggio Calabria delle persone arrestate ieri nell'ambito dell'operazione condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda sul presunto intreccio tra mafia e politica nel settore della sanità. Il primo a essere sentito è Antonio Iacopino, ritenuto dagli inquirenti l'attuale direttore amministrativo "occulto" della clinica privata Villa Anya di Melito Porto Salvo di proprietà della famiglia Crea e persona di assoluta fiducia dello stesso Domenico Crea. Anche il consigliere regionale, secondo quanto si è appreso, dovrebbe essere interrogato in giornata dal Gip, davanti ai pm che hanno coordinato le indagini.

Intercettazioni su Villa Anya: morta in clinica portata in ospedale
"Però vedi che poi è successo un casino... mi hanno chiamato ... sto fatto dice che non è possibile la portiamo una morta al pronto soccorso e poi la portiamo a coso... ma io... io ti... io allora te l'avevo detto vedi di organizzarti che queste che vuoi? sono persone vecchie, anziane, novantenni". A dirlo è un certo "Gianni" ad Antonio Crea, figlio di Domenico e direttore sanitario della clinica Villa Anya di proprietà della famiglia, parlando di una donna deceduta nella struttura. Secondo i pm della Dda di Reggio Calabria che hanno condotto l'inchiesta che ieri ha portato all'arresto dei due Crea e di altre 16 persone, infatti, in più casi i decessi avvenuti in clinica venivano, fittiziamente, fatti apparire come avvenuti nel pronto soccorso dell'ospedale di Melito Porto Salvo, col trasferimento delle salme e la falsificazione della certificazione medica. Nonostante il decesso sia avvenuto all'interno della clinica, Antonio Crea, affermano i pm, "si prodiga affinché la defunta venga trasferita con un'ambulanza privata nel pronto soccorso di Melito". Nella conversazione telefonica intercettata, Crea ed i suoi interlocutori non definiscono il reale stato della donna, ma continuano a chiamare la persona, ormai defunta, "malata". "Perché - dice 'Gianni' a Crea - mi hanno fatto un casino guarda... perché vedi all'inizio che all'autista volevano che riprendessero la morta e te la riportassero all'Rsa.. ma io te l'avevo detto, se tu me l'avessi detto prima... io vengo come no... io vengo ma 10 minuti, ma io le so le cose che queste.. non è tu ... tu non gliela puoi portare morta lì. Loro possono rifiutartela tranquillamente". A ulteriore conferma dell'avvenuto decesso nella clinica, rilevano i magistrati che una telefonata di Antonio Crea ad un suo dipendente in cui gli dice "chi c... ti ha detto di portargli la cartella?", manifestando, secondo i pm, un interesse a che la cartella clinica della defunta, "che sicuramente non contiene l'attestazione di morte che il predetto medico avrebbe dovuto obbligatoriamente redigere", non venga consegnata ai medici del Pronto Soccorso, e continua dicendo che Paolo non deve dare la cartella a nessuno, e chiarisce che su un bigliettino deve scrivere solo i dati anagrafici del paziente e dire al medico del pronto soccorso che "mi manda il dottore Crea per dargli gli estremi. Senza cartella".
Una donna sta male vieni…
"La signora sta molto male. E' in shock. Forse è meglio se vieni". Un invito rivolto telefonicamente per tre volte da un infermiere di villa Anya, mentre in sottofondo si sente il lamento della donna, ad Antonio Crea, direttore sanitario della clinica, figlio del consigliere regionale Domenico, arrestato ieri insieme al padre nell'inchiesta su presunti intrecci mafia-politica nella sanità. Le conversazioni, intercettate e agli atti dell'inchiesta condotta dai carabinieri di Reggio Calabria e coordinata dalla Dda, testimoniano, per i pm, "la condotta omissiva da parte di Antonio Crea e del personale paramedico della struttura". La gravità della situazione (il fatto avviene nel maggio 2006) viene ampiamente chiarita dall'infermiere, scrive il gip nell'ordinanza, sia con l'indicazione delle condizioni di salute della paziente sia per i tre chiari ed espliciti inviti a raggiungere la clinica rivolti a Crea: "Antonio devi venire. Diarrea sta avendo pure". Alla fine la donna viene trasferita in ospedale per l'aggravarsi delle sue condizioni. "Poi ci vediamo" è la risposta di Crea riportata nelle intercettazioni allegate all'ordinanza.
Intanto la facciamo fuori
"Va bene, intanto la facciamo fuori noi, ciao". Una frase agghiacciante pronunciata da un'infermiera di Villa Anya mentre parla al telefono con Laura Autelitano, che si mette a ridere, dell'aggravarsi delle condizioni di una paziente che morirà poco dopo. E' una delle intercettazioni allegate all'ordinanza con cui il gip di Reggio Calabria ha disposto l'arresto di 18 persone nell'inchiesta su un presunto intreccio mafia-politica nel settore delal sanità. Laura Autelitano è la moglie di Antonio Crea, direttore sanitario della clinica e figlio del consigliere Domenico. L'infermiera chiama sul cellulare du Antonio Crea, ma risponde la moglie che le dice che il marito è andato ad accompagnare il figlio all'asilo e non può andare in clinica a verificare le condizioni dell'anziana paziente. Anche l'intervento del 118 è subordinato ad un'attesa di 10 minuti nella speranza che Crea diventi rintracciabile. Ma quando ciò avviene viene informato "in maniera criprica" che la paziente è morta. Patrizia: Pronto? Laura: pronto Patrizia che è? Patrizia: e.. la signora arted si sente malissimo. Laura: malissimo in che senso? Che si deve chiamare il 118? Patrizia: pressione bassissima, non respira, non connette, non risponde agli stimoli. Laura: umh. Patrizia: c'é bisogno di un dottore. Laura: eh .. eh lo sò solo che non prima di dieci minuti, questo è il problema Patri. Patrizia: va bene, intanto la facciamo fuori noi, ciao. Laura: (ride) ciao aspetta che .. (ride). Successivamente Laura si rimette in contatto con la clinica. Laura: Demetrio ma che gli avete fatto di medicine Demetrio: ah medicine aspetta che ti passo .. flebocortison. Laura: Ma si sta riprendendo un poco? Demetrio: eh .. insomma respira pochettino. Laura: se no al limite chiamate pure a Mauro sul telefono e vedi quello che vi dice intanto. Demetrio: .. niente, c'ha anche l'ossigeno comunque. Laura: ehh.. chiama intanto pure a Mauro e vedi quello che ti dice. Perché io non so che dirti, capito? Demetrio: va bene ciao. Ma ritarda tuo marito? Laura: Tieni conto dieci minuti un quarto d'ora ritarda. Se c'é qualcosa di urgente, in caso chiamate il 118, non ho che fare. Però intanto aspetta dieci minuti e vediamo se .. Vabbò? Antonio Crea, intanto, è stato rintracciato e contatta la clinica parlando con un'infermiera che gli dice che hanno fatto "due flebo cortiz". Antonio chiede com'é la situazione e l'infermiera risponde: "diciamo che dovete venire". Antonio chiede quindi di sapere i parametri, ma l'infermiera dice: "dottore potete venire subito ma senza fretta". Antonio dopo alcuni secondi risponde "va bene". Al che l'infermiera conclude "ee .. è Liscio". "Va bene ok" è la risposta di Crea.

500.000 euro di farmaci per Villa Anya. Per consentire di contrattualizzare la clinica privata Villa Anya, di proprietà della famiglia di Domenico Crea, nel 2005 l'Asl di Reggio Calabria stornò 500 mila euro dalle somme destinate alla spesa farmaceutica, "notoriamente in deficit ed in passivo alla chiusura di ogni esercizio". E' quanto emerge dall'inchiesta della Dda di Reggio Calabria sull'intreccio mafia-politica nella sanità calabrese che ieri ha portato all'arresto di 18 persone tra le quali il consigliere regionale Domenico Crea. Un accreditamento, sostengono i magistrati ottenuto da Crea grazie, "soprattutto, all'intervento, del tutto indebito, del dottore Peppino Biamonte, ex dirigente vicario all'assessorato alla Sanità della Regione Calabria nel periodo della sottoscrizione dell'accreditamento della struttura privata". Biamonte è stato messo ieri agli arresti domiciliari. L'inchiesta ha evidenziato inoltre "il clientelismo e gli illeciti abusi consumati all'interno dell'Asl 11 a sostegno degli interessi della famiglia Crea". Lo stesso figlio di Domenico Crea, Antonio, viene intercettato dai carabinieri mentre afferma di avere minacciato un dipendente dell'Asl di Melito Porto Salvo, che dice, è stato "sistemato", grazie al padre.

Legale dei Marcianò “Nessun collegamento con l’inchiesta Fortugno”. "Anche se si vuole creare un collegamento con l'inchiesta sull'omicidio Fortugno, quella sulla sanità è una cosa diversa. Sono diverse le imputazioni e sono diversi i fatti che risalgono a prima del 2005". A dirlo é stato l'avv. Menotti Ferrari, difensore di Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, imputati nel processo per l'omicidio di Francesco Fortugno, e raggiunti ieri da una nuova ordinanza di custodia cautelare nell'inchiesta sui presunti intrecci mafia-politica nella sanità calabrese. "Non mi è stata ancora notificata l'ordinanza - ha aggiunto il legale - ma da quello che ho potuto leggere mi pare che tutto sia incentrato su in'intercettazione dell'agosto 2007 tra Domenico Crea ed un suo consigliere in cui si dice solo che Alessandro Marcianò ha fatto i soldi. Di Giuseppe non si parla. E comunque, nel corso dell'inchiesta sul delitto Fortugno sono state fatte anche indagini bancarie sui miei assistiti e non è stato trovato niente di più rispetto a quelli che possono essere i normali risparmi di una famiglia". L'avv. Ferrari ha anche ipotizzato che l'udienza di domani del processo Fortugno possa essere inviato. "Da quel che so - ha spiegato il legale - nell'ordinanza sarebbe previsto il divieto di colloquio tra indagati e difensori. Questo farebbe saltare il collegamento in videoconferenza con i miei assistiti e quindi sarebbe necessario il rinvio dell'udienza"

Spaziante “azzeramento necessario, non faremo sconti a nessuno”. "Non c'é la colpevolizzazione di nessuno ma è una misura di autotutela nell'interesse della Regione, dei cittadini ed anche degli stessi funzionari i quali sono tolti da un ambiente di lavoro dove da anni, chi più e chi meno, operano". E' quanto ha detto l'assessore alla Sanità della Calabria, Vincenzo Spaziante, circa la decisione assunta ieri dalla giunta regionale di cambiare i vertici del dipartimento - sette persone spostate - dopo l'operazione 'Onorata Sanita'. "E' una misura fondamentale - ha aggiunto - per far ripartire una macchina. Le sostituzioni avverranno in brevissimo tempo. Ho già disposto ieri questo meccanismo di rotazione e nelle prossime ore attueremo il tutto.Non abbiamo fatto una questione di persone, non abbiamo fatto differenze e non siamo andati a vedere i singoli. Abbiamo fatto una operazione generale cioé una forma di responsabilità oggettiva e quindi abbiamo deciso di sostituire il vertice dell'assessorato".
Sconti a nessuno. Dopo il cambio dei vertici del dipartimento alla sanità della Calabria l'assessore Vincenzo Spaziante ora chiederà ai direttori generali delle aziende sanitarie provinciali ed a quelle ospedaliere di procedere allo stesso modo nelle loro strutture con "impegno e senza fare sconto a nessuno". "Scriverò - ha detto Spaziante - ai direttori generali delle aziende sanitarie provinciali e ospedaliere dicendo loro che lo stesso sforzo fatto ieri dalla giunta sia assunto da tutte le strutture che si occupano di sanità. Chiederò che queste decisioni vengano assunte con determinazione e con impegno e senza fare sconti a nessuno. Con una tolleranza che non ammette nessuna esitazione nei confronti di nessuno. Devono tutti operare nella stessa linea della giunta". "C'é bisogno - ha proseguito - di un radicale rinnovamento. Ovviamente non basta modificare le persone ma ora si deve cambiare la cultura. Non sono mai stato fautore della chiusura in una torre delle amministrazioni pubbliche. Bisogna dialogare, ma poi le decisioni vanno prese senza ascoltare nessuno"

Aria di smobilitazione in assessorato. Era di calma apparente il clima stamani nell'assessorato alla Sanità della Regione Calabria dopo la decisione della giunta di azzerare i vertici del dipartimento. Negli uffici è evidente però l'aria di smobilitazione dei dirigenti uscenti e di attesa per i nuovi. Negli uffici l'attività è stata comunque frenetica così come accadeva anche nei giorni scorsi. La frase più frequente ripetuta da qualche impiegato è: "oggi è un casino". Ma c'é anche chi commenta la decisione della Giunta regionale a bassa voce e, frettolosamente, sostenendo che "hanno voluto tagliare qualche testa". Tra il personale dell'assessorato regionale alla sanità nessuno si è esposto nel voler parlare o commentare il 'terremoto giudiziario' provocato dall'inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Per tutta la mattinata negli uffici della direzione generale del dipartimento della sanità si sono susseguite le riunioni e gli incontri. Ma se negli uffici traspare l'effetto delle decisioni della giunta regionale, all'esterno dell'assessorato, sembra tutto normale tanto che, così come accade spesso, si è svolta una protesta di lavoratori di due cliniche private che hanno chiesto la revoca dei loro licenziamenti. E come spesso accade l'ingresso dell'assessorato è stato presidiato da un gruppo consistente di poliziotti e carabinieri. L'assessore alla Sanità, Vincenzo Spaziante, ha detto che "ieri ho tenuto un primo incontro per spiegare le decisioni della giunta. Sostanzialmente c'é stata comprensione. A chi ha pensato che si tratti di una decisione punitiva voglio dire che non c'é stato niente di tutto ciò perché il cambio del vertice è stata una misura necessaria".

AnnoZero “Recita di Crea contro Fortugno”. "Una studiata recita a soggetto, messa in atto con fredda determinazione, così da sferrare un tremendo colpo basso alla moralità del defunto Francesco Fortugno". A compierla, secondo i magistrati della Dda di Reggio Calabria, è stato Domenico Crea, il consigliere regionale di centrodestra arrestato ieri nell'inchiesta sui rapporti mafia-politica nella sanità, nel corso della famosa intervista "rubata" andata in onda su Annozero. I pm antimafia, prendendo spunto dalle intercettazioni ambientali fatte dai carabinieri e nelle quali si sente Crea fare la contabilità dei fondi a disposizione dei vari assessorati e dell'importanza per i suoi collaboratori che ci sia lui in un posto di vertice, lo descrivono come "spigliato, freddo e smaliziato: un vero 'boss' che tratta con il proprio 'consigliori'. Tutt'altra persona - sottolineano poi - rispetto al Crea-parvenu, impacciato ed a disagio, restituito dalla famosa intervista 'rubata' di Annozero, durante la quale addirittura bacia il giornalista scambiandolo per un 'compare'". "Anzi - affermano i pm - a questo punto viene da pensare che il Crea di Annozero fosse frutto di una studiata recita a soggetto fingendo di non accorgersi che la telecamera ed il microfono erano in agguato, così da poter sferrare un tremendo colpo basso alla moralità di Fortugno, della cui morte Crea fornisce la propria bieca spiegazione collegandola a non meglio precisati impegni 'presi e non mantenuti'. Senza ovviamente dire da chi né quando".

Loiero la Calabria non è perduta. "Calabria perduta? Penso di no. Io la penso come Franco Fortugno. Qualcuno vorrebbe che fosse così, la ritiene irrecuperabile. A qualcuno anche conviene. Franco è stato ucciso per questo. Per stroncare qualsiasi cambiamento". E' quanto ha detto il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero,"dopo aver letto i servizi giornalistici sull'inchiesta mafia-politica-pubblica amministrazione" che ha portato in carcere, tra gli altri, un consigliere regionale di centrodestra, Domenico Crea. "Anche stavolta - ha detto Loiero - ne verremo fuori. I calabresi hanno la testa dura e in questo la storia è maestra. Ha dimostrato, la storia, che sanno resistere ai terremoti naturali e a quelli sociali. Come il momento che stiamo vivendo". "Oggi, è vero, ci sono dati oggettivi - aggiunge Loiero - che rendono repulsivo questo territorio. Non mi riferisco alla sola Calabria ma all'intero meridione, con la Campania, la Sicilia e la Calabria sempre in prima pagina per vicende che sembrano storie di un altro mondo. Sono situazioni che suonano come campanello d'allarme per la democrazia. C'é un qualcosa d'irrazionale, quasi di follia sociale. L'abbandono del Meridione, della Calabria - e vedo in giro tante tentazioni - provocherebbe, però, una rottura istituzionale che non gioverebbe al Paese. Però, con caparbietà, viviamo, lottiamo, ci spendiamo quotidianamente - conclude Loiero - per correggere, arginare fenomeni deviati, situazioni vischiose, incrostazioni che vanno avanti da anni e anni".

Iovene (SD) “Loiero come Mastella, se ne vada”. "''L'inchiesta Onorata sanità é l'ultima tappa, almeno per il momento, di una vera e propria via crucis che investe il sistema sanitario regionale mettendo in evidenza un sistema di potere politico-criminale ai danni della salute dei cittadini calabresi, basato sulla rapina delle risorse regionali e sulla gestione di appalti, clientele e carriere al fine di un controllo totale ed asfissiante di questo come di altri aspetti della vita della regione". E' quanto sostiene, in una nota, il senatore Nuccio Iovene, coordinatore regionale di Sinistra democratica. "Lo stato della sanità in Calabria - aggiunge Iovene - è drammaticamente uno dei più evidenti punti di crisi dell'attuale giunta. Tutto questo ha ovviamente radici antiche e solide. Ma non può sfuggire a nessuno che dopo circa tre anni di giunta regionale Loiero, assessore regionale alla Sanità Doris Lo Moro fino a poche settimane fa, la situazione non solo non ha fatto un solo passo avanti, ma il cumulo di disastri è tale da richiedere decisioni conseguenti. Cosa altro deve succedere, mi chiedo e si chiede l'opinione pubblica calabrese e di tutta Italia, perché si decida di rompere questo intreccio perverso operando scelte chiare e trasparenti. Loiero, il Mastella calabrese, dovrebbe prendere atto del fallimento della sua Giunta e dell'attività del Consiglio regionale su questo come su altri fondamentali terreni e restituire la parola ai cittadini". Secondo Iovene, "per la Calabria, se non si spezzano trasversalismo e consociativismo, l'intreccio tra mafia politica ed affari e se non si mette fine al trasformismo infinito di settori ampi del ceto politico regionale, non può esserci un futuro. Serve discontinuità, coerenza e rigore ed è per questo che la sinistra, unitariamente, deve battersi. Se non lo fa uccide la speranza di un possibile cambiamento e dichiara la propria omologazione. Noi di Sinistra Democratica non possiamo consentirlo".

Gasparri “Rimozione dei dirigenti non basta”. "Ma che altro deve succedere in Calabria per puntare un riflettore sulla Giunta ed il Consiglio regionale? Dopo l'ulteriore ondata di arresti si pensa di risolvere tutto con qualche rimozione di dirigenti?". Sono le domande che pone, in una dichiarazione, Maurizio Gasparri, dell'Ufficio politico di An. "E perché - chiede ancora Gasparri - non si è vigilato prima? E la Margherita come si è mossa nella campagna elettorale del 2005? Voti di provenienza ambigua non sono serviti ad infoltire il consenso dell'attuale presidente della Giunta Loiero?". "Sono domande - afferma Gasparri - che facciamo da tempo ma che non possono più essere ignorate di fronte a questo ulteriore spaccato non solo di malasanità e malgoverno, ma di inquietanti intrecci tra politica e cosche".

Casa della Legalità: “Conferme di intrecci”. Per la Casa della Legalità "l'inchiesta 'Onorata sanita'' della DDA di Reggio Calabria mette nuovamente in luce l'intreccio mafia-politica nella gestione della sanità calabrese". "Non una novità, ma una svolta - è detto una nota - sul piano giudiziario. Conosciamo bene il panorama che, ad esempio, le due Relazioni - quella sulla Asl di Locri e quella sulla Asl di Vibo Valentia -mettevano in luce. Asl occupate dalla 'ndrangheta che ne dettava assunzioni, promozioni, appalti e incarichi. Un sistema di connivenza conosciuto anche perche' Francesco Fortugno era primario di quella Asl di Locri infiltrata sino al midollo dalle 'ndrine; la vedova Maria Grazia Lagana' (indagata dalla DDA di Reggio per truffa aggravata) era responsabile del personale - vice direttore sanitario di quella stessa Asl; il padre della Laganà è stato per anni ed anni il massimo responsabile di quella Asl. In quella Asl lavoravano, ad esempio, sia la figlia del boss Morabito, protagonista di una avanzamento di carriera fulminante, sia quel Marcianò collega della porta accanto della Laganà e già sostenitore di Fortugno prima di passare con Crea e che con i Fortugno-Laganà aveva ottimi rapporti d'amicizia. La speranza è che sul piano giudiziario i magistrati riescano a completare il quadro per colpire mortalmente quel sistema di connivenza e complicità tra gestione della cosa pubblica e mafia"

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Un patto scellerato tra ndrangheta e politica per il controllo della sanità. Un vero e proprio tzunami giudiziario

Elezioni di Fortugno dirompenti per cosche. Intercettazioni di Crea. La politica chiede dimissioni della Giunta Loiero che azzera la sanità regionale. Coinvolta l'ex Giunta regionale

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