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Operazione Onorata Sanità

Operazione “Onorata Sanità”: Un patto scellerato tra ndrangheta e politica per il controllo della sanità. Un vero e proprio tzunami giudiziario.

28/01 Un patto scellerato tra 'ndrangheta e politica per il controllo del settore della sanita' in Calabria. E' quello che viene delineato nelle oltre mille pagine dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda nei confronti di 18 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, abuso d'ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, truffa, omissione di soccorso, soppressione e distruzione di atti veri. Gli elementi raccolti, scrive il Gip, "rendono palese la circostanza che una serie di organizzazioni criminali radicati sulla fascia ionica reggina, di cui è stata dimostrata la tendenza all'infiltrazione ed al condizionamento delle principali istituzioni locali e che già in precedenza avevano espresso esplicitamente l'intenzione di disporre di un diretto avamposto all'interno del consesso regionale, abbiano coalizzato le loro forze dando luogo, attraverso soggetti ad essi legati da stretto rapporto fiduciario, ad un'unitaria struttura di sostegno alla candidatura di Domenico Crea, reputandolo il soggetto idoneo a garantire al meglio gli interessi delle cosche e ad assicurare loro i vantaggi disparati conseguenti all'uso distorto di un'importante funzione pubblica ai diversi livelli in cui ciò può verificarsi". Le indagini, grazie anche all'acquisizioni di atti di indagini pregresse, quale quella per il tentato omicidio di Saverio Zavettieri, e alle intercettazioni che hanno riguardato il periodo relativo alla campagna elettorale delle regionali del 2005, scrive il Gip, "hanno portato alla luce gli interessi che ruotano intorno a Crea". "L'analisi delle conversazioni intercettate, la disamina degli atti inerenti l'accreditamento della clinica Villa Anya di proprietà della famiglia Crea, le dichiarazioni rese da alcuni dei funzionari pubblici coinvolti nella vicenda - scrive il Gip - hanno permesso di fare emergere un 'sistema' fatto di pressioni, relazioni, favori, attuato principalmente dallo stesso Domenico Crea e dal figlio Antonio, al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie all'accreditamento della struttura sanitaria. Sono venute alla luce una serie di condotte che configurano i reati di abuso d'ufficio da parte di funzionari del Dipartimento Sanità della Regione e dell'Asl 11 di Reggio Calabria, la falsificazione di atti preparatori di delibere e la truffa ai danni dello Stato". Dalle indagini, afferma ancora il Gip, "sono stati accertati anche una serie di gravi reati di cui si sono macchiati medici ed infermieri del presidio ospedaliero di Melito Porto Salvo e della clinica Villa Anya, che vanno dalle false attestazioni su certificazioni mediche relativi a decessi, all'omissione di soccorso, all'omicidio colposo e/o morte in conseguenza di altro delitto, ed alla truffa ai danni dello Stato". "Alla base di questi reati - scrive il Gip - è stato individuato un disegno criminoso portato avanti dall'abile Domenico Crea allo scopo di ottenere il controllo del settore della Sanità della Regione Calabria e trarre il maggiore profitto possibile dall'apertura e dal funzionamento di Villa Anya"

Intercettazioni
"Mentre in alcune cose, il settore è circoscritto e si possono... Qua è una regione che parte da Cosenza a Reggio Calabria; chi c... sa l'intervento che ha fatto qua o l'intervento che hai fatto ad Amantea o quello che puoi fare a Reggio Calabria? Nessuno. Nessuno è all'altezza ... Te capì? O non te capì?". A dirlo è Domenico Crea in un colloquio con il suo collaboratore Antonio Iacopino, intercettato dagli investigatori il 3 agosto 2007. "Un faccendiere come a quello, come a Enzo - aggiunge Crea - in un mestiere come questo, lo sai che faceva? Rendeva il 100%. Senti quello che ti dice Mimmo; e non l'ha mai capito, si sentono intelligenti, ma a me mi possono tenere le p...., la gente. A me la gente, quelli che si sentono intelligenti, mi possono tenere le p..., se mi seguono... E lo sai quando ... che mi servivano lo sai come, alla perfezione... cioé alla perfezione e non... non si muovevano di una virgola... ed io sfondavo. Non mi tradivano e lavoravano, non so se sono... Ti parlo del '95, '96, quando io ero un Dio che dopo ti fanno la corte pure quelli che hai intorno. Non quando sei solo". "All'epoca - prosegue Crea - le mie tre braccia erano Pino, Bruno e il mongolo di Sandro, di mar...(abbassa il tono della voce e tronca la parola, ndr). Mi hai capito? e sono tutti miliardari... Il più fesso di loro è miliardario... e ti ho detto tutto... Però, fino ad un certo punto si sono comportati bene... I primi due non posso dire nulla fin quando sono stati con me... non so... per i primi cinque anni... E tutti dicevano 'Crea e' graniticò, che ha i dirigenti suoi. Nessuno sa quello che fa lui. Non lo tradiscono ... Tutti, assessori, presidenti, tutti mi si corrompono, che mi domandarono ... A tutti quanti ... non solo con... che qua siamo a livelli alti e chi è... e chi è intelligente e chi è che sa fare il mestiere suo, ma vedi che spacca". Una delle braccia di cui parla Crea, secondo l'accusa, è Alessandro Marcianò.

Nel 2001 Crea movimentò 1,1 miliardi di lire. Domenico Crea "é al centro di un ramificato sistema di interessi affaristici, che gli consente di sfruttare al massimo la posizione dominante rivestita all'interno dell'istituzione regionale e di ricavare elevati profitti da reinvestire poi in spregiudicate iniziative finanziarie". A scriverlo è il Gip di Reggio Calabria. Il Gip fa riferimento ad una vicenda, "dai contorni assai inquietanti ed oscuri", che risale al 2001 e riguarda la movimentazione oltre un miliardo delle vecchie lire e per la quale la Procura di Reggio ha chiesto recentemente il rinvio a giudizio del politico per i delitti di associazione per delinquere, truffa aggravata, corruzione e peculato. "Nell'ambito di tale procedimento - scrive il Gip - la guardia di finanza accertava, tra l'altro, l'avvenuto versamento da parte di Crea, il 15 novembre 2001, di denaro in contante sul conto intestato ai genitori di una somma di un miliardo e 195 milioni di lire, che veniva poi girata in favore del medesimo Crea a distanza di meno di un mese". "Le grottesche giustificazioni" di Crea sulla disponibilità del denaro, "fondate sull'asserzione che si tratterebbe di risparmi che il padre aveva custodito per anni nel materasso di casa - scrive il Gip - oltre ad essere smentite dalla logica più elementare, risultavano contraddette da una serie di dati di fatto sull'epoca delle operazioni finanziarie che avevano riguardato i genitori e sulla successiva confluenza del denaro sul conto corrente dello stesso indagato". L'ipotesi dell'accusa, riferisce il Gip, è che Crea, "già all'epoca assessore regionale, avesse beneficiato di illecite corresponsioni di denaro da parte di imprenditori, agevolati dal predetto nelle iniziative volte all'accaparramento di risorse pubbliche"

L’alleanza Crea-Vedova Fortugno. "Una sorta di figura paradigmatica di forme spregiudicate ed immorali di concepire l'impegno politico": così il Gip di Reggio Calabria descrive Domenico Crea, ricordando però che dopo il delitto di Francesco Fortugno, "numerosi contatti hanno portato Crea notevolmente vicino alle posizioni della vedova Fortugno". Una vicenda, scrive il Gip, culminata "nella creazione di una lista autonoma in corsa per le elezioni provinciali a Reggio, ma sempre legata alla Margherita, tra i cui promotori figurano la stessa Maria Grazia Laganà, Giuseppe Sera, coordinatore provinciale della Margherita e Crea". "Per mesi - afferma il Gip - tutti gli organi d'informazione si sono interessati della vicenda, con la pubblicazione in più di una occasione di servizi nei quali veniva lasciato chiaramente intendere come fosse proprio Crea il presunto mandante dell'omicidio Fortugno. Come se nulla succedesse sono stati evidenziati numerosi contatti a livello provinciale, inseriti in un contesto 'macropolitico', che hanno portato Crea notevolmente vicino alle posizioni della vedova Fortugno". Secondo il Gip, l'impegno politico era inteso da Crea "quale strumento finalizzato all'arricchimento personale ed al perseguimento di interessi di parte, nella totale noncuranza non solo di spinte ideali e di conseguimento di risultati positivi in favore della collettività, ma anche di rispetto elementare di principi e valori etici essenziali".

Il silenzio della vedova Fortugno. L'on. Maria Grazia Laganà Fortugno "non intende rilasciare alcuna dichiarazione prima di avere potuto leggere e valutare quanto emerge dalle carte dell'inchiesta 'Onorata sanita'": a dirlo è uno dei collaboratori della parlamentare del Partito Democratico. Secondo quanto riferito l'on. Laganà, vedova del vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno ucciso a Locri il 16 di ottobre del 2005, è impegnata con i propri legali nell'attenta lettura dell'imponente ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip distrettuale di Reggio Calabria.

Crea/La scheda. Una vita politica che ondeggia tra centrodestra e centrosinistra quella di Domenico 'Mimmo' Crea, il consigliere regionale arrestato la scorsa notte dai carabinieri di Reggio Calabria. "Ma al di là dei suoi cambi di casacca -a sentire il pm della Dda di Reggio Calabria, Mario Andrigo, che ha condotto l'operazione Onorata sanità ed è uno dei due pm del processo per il delitto Fortugno- Domenico Crea era sempre punto di riferimento di almeno tre cosche della ionica reggina, gli Zavettieri di Roghudi, i Morabito di Africo e i Cordì di Locri". Una figura "paradigmatica", per il Pm, di un certo modo di fare politica. Consigliere regionale fin dalla sesta legislatura (ha ricoperto l'incarico di assessore all'Urbanistica ed all'Ambiente e poi assessore all'Agricoltura, in seguito è stato capogruppo del Ccd ), Crea è rieletto nella settima legislatura, sempre nella lista del Ccd, con circa 9000 voti di preferenza e, nella Giunta di centrodestra di Chiaravalloti, ha ricoperto l'incarico di Assessore al Turismo. Poi, defenestrato dall'incarico, trova collocazione nelle liste della Margherita alle elezioni d'aprile del 2005. Una candidatura, in verità, assai contrastata: il governatore Loiero e Franco Fortugno espressero dubbi ma per lui si mossero i big dell'allora partito DL in Calabria e a Roma (la sua candidatura fu resa nota con un comunicato ufficiale della Margherita da Roma). Nonostante le 8200 preferenze non venne eletto: in provincia di Reggio la Margherita portò al successo l'attuale assessore al bilancio Demetrio Naccari e Fortugno. Ed è solo dopo l'assassinio di Fortugno che Crea varca il portone dell'Assemblea regionale calabrese. Ma le perplessità non sono mai cessate e sono anzi aumentate quando Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, vennero arrestati come presunti mandanti del delitto Fortugno. In quella occasione il presidente della Regione Loiero "invitò" Crea, pur considerato estraneo al fatto criminale, a farsi da parte dopo l'arresto dei due, che ora sono destinatari di due ordinanze di custodia anche nell'ambito dell'operazione sulla sanità. Crea non lasciò il consiglio regionale ma la Margherita, aderendo alla DC di Rotondi e diventandone capigruppo.

La sanità nel Consiglio regionale del 1 febbraio. Era già convocato per la mattina del primo febbraio il Consiglio regionale della Calabria. Riunione che è stata, ovviamente, confermata stasera e all'ordine del giorno aveva già la discussione sul problema della sanità. Nell'ultima seduta dell'assemblea a Palazzo Campanella, alla fine del 2007, tutti i gruppi avevano infatti concordato di affrontare come primo problema, nella prima riunione del Consiglio, la questione sanità.

Un terremoto nella sanità calabrese. Il nome dato all'operazione da carabinieri e magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e' tutto un programma, ''Onorata sanita''', e descrive i rapporti 'insani' tra 'ndrangheta, politica e affari attorno al mondo della sanita' calabrese. L'esito e' di 18 arresti in tutto, e tra questi un consigliere regionale, ed altre 29 persone indagate in stato di liberta'. A finire in manette e' stato il consigliere regionale di centrodestra Domenico Crea, insieme al figlio, Antonio, alla nuora, Laura Autelitano, al dirigente vicario del Dipartimento Sanita' della Regione Calabria, Peppino Biamonte, e al direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, Piero Morabito, ex dg dell'Asl 11 di Reggio Calabria, oltre a funzionari di aziende sanitarie e medici. Un vero e proprio terremoto quello provocato dalla Dda reggina nella sanita' calabrese, un settore spesso al centro di polemiche. Ed e' in questo contesto che matura l'omicidio del vice presidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre 2005. La sua elezione rischiava di rompere gli equilibri, ma il suo omicidio, ha detto Scuderi ''testimonia che la 'ndrangheta domina e che non basta un qualsiasi Franco Fortugno per bloccarne i disegni. Un coacervo di interessi politico-mafiosi ha costituito l'humus per quel tragico omicidio''. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, abuso d'ufficio, falsita' ideologica commessa da pubblico ufficiale, truffa, omissione di soccorso, soppressione e distruzione di atti veri. Dalle indagini e' emerso il patto scellerato tra cosche e politica finalizzato ad un unico scopo: l'illecito arricchimento grazie al saccheggio dei fondi pubblici. E per ottenere questo risultato, una serie di organizzazioni criminali della fascia ionica reggina hanno ''coalizzato - scrive il Gip - le loro forze dando luogo ad un'unitaria struttura di sostegno alla candidatura di Domenico Crea, reputandolo il soggetto idoneo a garantire al meglio gli interessi delle cosche e ad assicurare loro i vantaggi''. Tre in particolare, hanno spiegato i magistrati, le cosche per le quali Crea era divenuto un punto di riferimento: gli Zavettieri di Roghudi, i Morabito di Africo e i Cordi' di Locri. Attorno a Crea, e' la tesi sostenuta dalla Dda di Reggio Calabria, ruotano molti interessi tra i quali c'era anche quello personale per la casa di cura Villa Anya, a Melito Porto Salvo, di proprieta' della famiglia del consigliere regionale. Al riguardo emerge ''un 'sistema' fatto di pressioni, relazioni, favori, attuato principalmente dallo stesso Crea e dal figlio Antonio, al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie all'accreditamento della struttura sanitaria''. In quella clinica, posta sotto sequestro oggi dai carabinieri, al di la' delle truffe al sistema sanitario, pero', avvenivano anche episodi inquietanti: persone decedute che risultavano morte, invece, nel pronto soccorso dell'ospedale di Melito Porto Salvo, pazienti trattati male ed altri, con gravissime patologie, lasciati a se stessi. A fare da collante - tra quella che il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, Francesco Scuderi, ha definito una '''borghesia mafiosa', totalmente asservita agli interessi delle cosche'', e la 'ndrangheta - e' il denaro. Ed al centro di questo intreccio i pm collocano Crea, definito dal gip ''una sorta di figura paradigmatica di forme spregiudicate ed immorali di concepire l'impegno politico''. Una figura che non esita, parlando con un suo stretto collaboratore, a tracciare la contabilita' dei fondi a disposizione degli assessorati regionali. ''La sanita' - dice Crea senza sapere di essere intercettato - e' prima, l'agricoltura e forestazione seconda, le attivita' produttive terza; in ordine, dai, come budget. Settemila miliardi, con la sanita', 3 miliardi 360 milioni di euro hai ogni anno sopra il bilancio della sanita'''. Un repertorio tale di ''improntitudine e di spregiudicatezza'' che a giudizio del Gip costituisce ''un vero e proprio manifesto di uso distorto e perverso della politica per finalita' di arricchimento personale a scapito della collettivita'''

Il dominio della cosca del Tiradritto. Lui, Giuseppe Morabito, detto il 'tiradritto', nell'elenco degli arrestati dell'operazione della scorsa notte dei carabinieri di Reggio non c'é. E' in carcere. Presente nell'ordinanza del gip e in decine di intercettazioni è, invece, suo genero, Giuseppe Pansera, medico. Pansera è l'uomo di fiducia del vecchio padrino nato il giorno di ferragosto del 1934 nella frazione Casalnuovo di Africo Nuovo, le cui gesta il giudice Nicola Gratteri e il giornalista Antonio Nicaso hanno a lungo descritto nei loro più recenti libri sulla 'ndrangheta. Giuseppe Morabito entra giovanissimo a far par parte della cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara. I primi guai con la giustizia risalgono al 1952, quando viene denunciato per occupazione arbitraria di immobili e danneggiamento, porto abusivo di armi, violenza privata e lesioni personali. Nel gennaio 1967 le imputazioni a suo carico fanno un salto di qualita': mandante della strage di Locri. Nel 1992 contro Morabito viene spiccato un mandato di cattura per associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. "E' il settore nel quale 'Tiradrittu' - scrivono Gratteri e Nicaso - dà il meglio di sé. Alcuni collaboratori di giustizia raccontano che, non di rado, navi provenienti dal Sud America scaricavano in mare, a mezzo di bidoni a tenuta stagna dinanzi alle coste di Africo, centinaia di chili di materiale da raffinare. I bidoni venivano successivamente recuperati con piccole imbarcazioni e trasferite negli opifici clandestinamente controllati e gestiti dalla cosca di Morabito". Nel 1993 due parenti di Morabito, Pasquale Mollica e Leo Talia, sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione che aveva coinvolto un'organizzazione capace di gestire 300 chilogrammi di droga al mese. L'eroina proveniva dalla Turchia; la cocaina dall'Argentina. Cinque anni dopo, un'altra indagine ha fatto luce su alcune truffe ultramiliardarie nei confronti di banche estere con l'impiego di ingegneri informatici e con contatti in Russia, Stati Uniti, Svizzera, Spagna, Gran Bretagna, Germania e Malta, attraverso il coinvolgimento anche di esponenti della diplomazia dell'Indonesia. Ancora, il nome di Morabito è spuntato anche nell'inchiesta "Panta Rei" dell'ottobre del 2000, sfociata in numerosi arresti e relativa a presunti esami comprati e lauree conseguite presso la facoltà di Medicina dell'Università di Messina, grazie al patrocinio dei boss. Nel 2003 vengono arrestati il fratello ed il figlio di Giuseppe Morabito. Nel febbraio del 2004 a finire in manette è proprio il boss di Africo, arrestato in un'operazione congiunta dei carabinieri del Ros e del comando provinciale dell'Arma di Reggio Calabria.

Si cercano i collegamenti con l’omicidio Fortugno. L'elezione al Consiglio regionale della Calabria di Francesco Fortugno, costituì un evento "imprevedibile e dirompente" per gli interessi delle cosche in quanto poteva "determinare, se non la rottura, quanto meno la discussione di equilibri politico-economico-mafiosi consolidatisi nel tempo". E' da qui che nasce la decisione di uccidere il vice presidente del Consiglio regionale. Di questo sono certi i magistrati della Dda di Reggio Calabria che indagando sull'"onorata sanità", l'intreccio di rapporti mafia-politica nel settore della sanità calabrese, ed unendo i risultati ottenuti (che stamani hanno portato all'arresto di 18 persone) a quelli della precedente inchiesta sull'omicidio Fortugno, sono convinti di avere "ampiamente delineato il groviglio di interessi che costituiscono l'inquietante e sordido scenario nel quale è maturato l'efferato delitto". Al centro di tutto il consigliere regionale Domenico Crea, citato innumerevoli volte nelle precedenti inchieste che hanno portato in carcere presunti mandanti ed esecutori del delitto, ma mai indagato. Crea, esponente della Dc di Rotondi, continua a non essere indagato per l'omicidio di Fortugno, ma negli atti dell'inchiesta che ha portato i carabinieri di Reggio Calabria ad arrestarlo stamani insieme al figlio, alla nuora, ad Alessandro e Giuseppe Marcianò (già accusati di essere i mandanti del delitto), viene indicato chiaramente come "soggetto designato quale referente dei clan e diretto garante dei loro cospicui interessi". A dirlo, tra l'altro, sono i due magistrati che stanno reggendo l'accusa nel processo in corso a Locri per il delitto Fortugno, i pm Mario Andrigo e Marco Colamonaci. L'omicidio di Fortugno, scrive il Gip nell'ordinanza si custodia cautelare, assume "il carattere di una reazione determinata, per un verso dal grave vulnus al prestigio ed alle aspirazioni delle cosche costituito dalla mancata elezione di Crea, dall'altro lato una sorta di riaffermazione di autorità su uno specifico territorio la cui popolazione risultava essersi in larga parte sottratta all'influenza ed al condizionamento di dirette emanazioni di temibili organizzazioni criminali". Le cosche temevano una perdita, o comunque un ridimensionamento delle prospettive di inserimento in posti di potere, sia dei correlativi ingentissimi guadagni. Invece, rileva il Gip, all'omicidio Fortugno, "faranno rapidamente seguito l'agognato accreditamento presso la Asl 11 della clinica Villa Anya di proprietà della famiglia Crea ed il rientro di Crea nella carica di consigliere regionale in sostituzione della vittima, quasi a rendere palpabile come l'eliminazione del vice presidente consentisse di riavviare il meccanismo di affermazione degli interessi illeciti perseguiti dal blocco politico-mafioso costituitosi attorno al Crea e di quelli più direttamente riguardanti proprio quest'ultimo ed il suo nucleo familiare".

Minniti (Pd) “soddisfatto per le decisioni della Giunta”. "Le decisioni assunte nella seduta straordinaria della giunta regionale sono necessarie e vanno nella giusta direzione". Lo afferma in una dichiarazione il segretario regionale del Pd, Marco Minniti. "Si tratta - dice Minniti - di andare avanti con assoluta fermezza e inflessibile determinazione in un'operazione di disboscamento di inquinamenti e inefficienze"

Rosa Calipari (Pd) “Si contrasti la ndrangheta con meno appalti pubblici”: La politica deve tornare ad assumersi le sue responsabilita' e intervenire sulla "sinergia patologica" tra amministratori, politici e 'ndrangehta il cui contrasto e' stato delegato da quindici anni alla magistratura e alle forze dell'ordine: è la sollecitazione della senatrice Rosa Villecco Calipari, responsabile Mezzogiorno del Pd. "Solo così - spiega Villecco Calipari in una nota - si può ritrovare un rigore morale all'interno dei partiti, serve però coraggio soprattutto in regioni come la Calabria, dove il problema ha coinvolto esponenti di varie forze politiche". Ad avviso dell'esponente del Pd l'economia calabrese è strutturalmente debole, se è vero che in essa la spesa sanitaria rappresenta il 60% del Pil regionale e pertanto costituisce "un terreno pericolosamente fertile per la proliferazione di connivenze tra politica e clan". "Per questo - conclude la senatrice - è sempre più necessaria una imprenditoria meno dipendente dagli appalti pubblici e da leggi come la 488, e finalmente più coinvolta, come forza sociale, nel contrasto del male affare dovunque si palesi"

Pignataro (Pdci) “Importante risposta Regione”. "Bene ha fatto sicuramente la Giunta regionale della Calabria, convocata d'urgenza, a dare una prima forte risposta di trasparenza sia ai cittadini calabresi che alla stessa criminalità organizzata". Lo afferma il deputato del Pdci Fernando Pignataro commentando l'operazione Onorata sanità. "Una criminalità - aggiunge Pignataro - che da quanto traspare dalle prime dichiarazioni rilasciate dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria aveva costruito una vera e propria rete di affari nel settore della sanità calabrese. Convincono i primi provvedimenti della giunta tra i quali la sostituzione immediata di tutte le figure apicali dell'assessorato alla salute e la decisione di costituirsi parte civile, oltre all'immediata sospensione dei dirigenti raggiunti da misure cautelari. Molto probabilmente ciò non basterà per ridare credibilità alla politica ed all'attuale sistema sanitario, ma rappresenta certamente un importante primo segnale di forza e trasparenza che lascia intravedere una chiara volontà politica di controtendenza rispetto al passato e fa ben sperare in un reale cambiamento della sanità in Calabria, la cui immagine da queste tristi e gravi vicende esce fortemente ridimensionata". Pignataro rivolge anche "un plauso alle forze dell'ordine per l'importante operazione, che ha confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, l'intreccio tra politica e malaffare in Calabria". "La 'ndrangheta - sostiene ancora Pignataro - ha da sempre individuato nella sanita' l'anello debole per realizzare i propri loschi profitti sulla pelle dei cittadini, che subiscono impietosamente le inefficienze del Servizio sanitario nazionale". Secondo il deputato del Pdci, "sarà importante nel più breve tempo possibile che la magistratura faccia piena chiarezza sull'intera vicenda che sconvolge una intera regione e che allontana sempre di più i cittadini dalle istituzioni e da chi le rappresenta. Tempi rapidi dunque perché è doveroso che il rapporto tra politica e sanità recuperi un equilibrio che spesso è venuto meno e che occorre correggere per fare in modo che venga messo in moto un processo che recida definitivamente il legame tra politici e nomine sanitarie che provoca poi risultati che sono sotto gli occhi di tutti"

Caruso (Prc) “Serve una ribellione popolare”. ''L'inchiesta che ha portato ai 18 arresti di oggi in Calabria mostra ancora una volta il degrado della politica, che in Calabria ha raggiunto punte ormai inquietanti''. Lo ha detto il deputato di Rifondazione comunista Francesco Caruso commentando l'operazione Onorata sanita'. ''Sono profondamente indignato e schifato - ha aggiunto Caruso - come credo lo siano tutti i cittadini onesti. Indignato e schifato da personaggi che lucrano e si preoccupano solo di accaparrare soldi, potere e poltrone. Non e' un'inchiesta giudiziaria che ci svela o risolve il problema del degrado della politica calabrese. Un degrado che purtroppo, come movimenti e centri sociali, denunciamo da anni e che investe l'intera classe politica, e di cui la gestione della sanita' calabrese e' solo uno degli aspetti: c'e' bisogno di un moto di ribellione popolare, dal basso; c'e' bisogno che i cittadini, i precari, i lavoratori, piuttosto che emigrare o implorare un favore al potente di turno, alzino la testa e inizino a lottare contro le prepotenze del potere, l'arroganza di chi ha lasciato una regione nel degrado e nell'abbandono perche' occupato solo ed esclusivamente ad arricchirsi e a curare i propri interessi personali''

Gentile (FI) “Loiero dovrebbe dimettersi subito”. "Bisognava fare l'antidoping alle consultazioni regionali del 2005, che videro Loiero cercare ed ottenere i voti di tutti. Quello che è successo stamattina mette la sua Giunta alle strette, con gli arresti ad un uomo che, appena dieci giorni fa, era stato nominato direttore generale di un'Asp". Lo afferma il sen.Antonio Gentile, di Forza Italia. "Loiero deve prendere atto - continua Gentile - che il tracollo morale che si trascina in Calabria non è rimediabile con le sue alchimie, né con gli sciacallaggi di una lettura postuma che tende a perpetuare i canti di gallo ed il rinnegar continuo. Uomini e fatti coinvolti sono stati protatori di voti finiti nel calderone di Loiero e sarebbe veramente triste che egli non ne prendesse atto: dovrebbe andarsene subito a casa"

Di Pietro (Idv) “Ancora nomi eccellenti”. "Si continua a mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo e a colpevolizzare la magistratura mentre, dal fronte giudiziario emergono ancora fatti molto inquietanti in cui sono coinvolti esponenti politici". E' quanto afferma il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. "Gli arresti e gli avvisi di garanzia - continua il ministro - emessi oggi dalle Procure di Reggio Calabria e di Napoli, a carico di nomi eccellenti mettono in luce, ancora una volta, il perverso legame tra politica e organizzazioni criminali. Affinità - secondo Di Pietro - con intenti delinquenziali che emergono, certo non per colpa delle toghe le quali fanno il proprio dovere, ma perché è ormai consolidato e collaudato un meccanismo malavitoso per l'illecito profitto. Per questo, noi dell'Italia dei Valori - prosegue- qualsiasi sia la legge elettorale con la quale si andrà al voto, chiediamo che al primo punto si ponga la incandidabilità delle persone che abbiano riportato condanne. Piuttosto che rincorrere poltrone è il momento di dare segnali concreti"

Catone (DC) “Crea dimostrerà estraneità ai fatti”. ''Nella piena ed assoluta fiducia verso la magistratura, siamo certi che Domenico Crea sapra' dimostrare, in breve tempo, la sua totale estraneita' ai fatti che gli vengono contestati''. Lo afferma il deputato Giampiero Catone, segretario nazionale organizzativo della Democrazia cristiana per le Autonomie, facendo riferimento all'operazione Onorata sanita'. ''In tal modo - aggiunge Catone - Crea potra' ritornare ai suoi affetti familiari''

Misiti (Idv) “Dopo la bufera verifica in Regione”. "La nuova bufera giudiziaria abbattutasi sulla Regione Calabria con l'operazione 'Onorata sanita'' dimostra ancora una volta le gravissime carenze della classe dirigente". A sostenerlo, in una nota, il deputato Aurelio Misiti di Italia dei Valori che sollecita "una profonda verifica politica alla Regione". "Il caso emerso con 'onorata sanita'' - sostiene Misiti - rappresenta una conferma di quanto, in più occasioni, sono state fatte denunce pubbliche verso politici e consiglieri regionali calabresi, che avrebbero in proprietà decine di cliniche, con buona pace di chi vuole che la Regione realizzi una sanità pubblica di eccellenza. Gli arresti di oggi, infatti, riguardano il settore sanitario e coinvolgono un consigliere regionale, che ha evidenti interessi economici nelle cliniche private". "Non è sufficiente - sostiene ancora Misiti - la buona volontà del governatore e di qualche consigliere regionale per sconfiggere il malcostume e il malaffare, diffusi nella società calabrese. La gravissima situazione determinatasi con gli arresti di oggi, insieme all'uscita dell'Udeur dalla coalizione di centrosinistra, pongono sul tavolo il tema vero di una profonda verifica politica. I cittadini aspettano risposte chiare dal centrosinistra e dal presidente Loiero, senza le quali sarà difficile proseguire nell'azione di governo".

Intrieri (Pd) “Restituire la dignità alla politica”. ''Il terribile scenario che emerge sulla esistenza di un patto tra 'ndrangheta e politica in Calabria ci impone di batterci per una grande ambizione: restituire dignita' ed autorevolezza alla politica''. A sostenerlo e' il deputato del Pd, Marilina Intrieri. ''Bisogna interrogarsi - prosegue Intrieri - sui metodi e sui comportamenti che si adottano. In democrazia l'amministrazione deve essere al servizio del cittadino e la politica garante realmente del bene comune. La politica non occupi quindi non interferisca negativamente sulla vita dei cittadini''. ''I partiti a partire dal Pd - sostiene ancora la parlamentare - siano forte diga ai tentativi di condizionamento ed infiltrazioni della 'ndrangheta nelle istituzioni democratiche. La credibilita' verso i cittadini passa attraverso un rinnovamento reale della classe dirigente e l'allontanamento, senza alcun indugio, di quanti hanno rapporti consapevoli con la mafia o siano oggetto di indagine. Essi non possono assolutamente rappresentare, a nessun livello, il Pd, che nasce per rinnovare la politica''

Orlando (Idv) “Urgente un codice etico”. I partiti devono porsi con urgenza il problema di un codice etico per la loro vita interna così come per la non candidabilità dei condannati: il richiamo viene da Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori, in relazione agli arresti effettuati nell'ambito della vasta operazione che ha condotto in carcere anche esponenti politici in Calabria. "Mentre la magistratura e le forze dell'ordine continuano a dimostrare la propria professionalità e la propria indipendenza con indagini cruciali sui tanti malaffari in molte zone ed ambiti del nostro paese, è indifferibile - sostiene Orlando in una nota - che i partiti si pongano il problema del codice etico al proprio interno così come quello della incandidabilità dei condannati" . Orlando è preoccupato per gli scenari "sconcertanti" che trovano "la politica come co-protagonista; rapporti tra criminalità organizzata e politica, corruzione e gestione del potere a fini illeciti testimoniano una degenerazione dell'etica pubblica inquietante, un imbarbarimento etico della politica senza precedenti che non può pacificarsi con retoriche dichiarazioni di intenti". "Ci vogliono nuove regole vincolanti, nuovi principi etici e politici - è la sua conclusione - che impediscano di ignorare e tollerare ogni ambigua connivenza all'interno del proprio partito e della propria attività pubblica".

Laratta (Pd) “Espellere tutto il marcio dalla Calabria”. ''Con l'operazione di stamattina gli inquirenti hanno assestato un duro colpo al malaffare che operava nella sanità calabrese". E' quanto afferma, in una nota, il deputato Franco Laratta, del Pd. "Un plauso va ai magistrati e alle forze dell'ordine - prosegue Laratta - che sono riusciti, nonostante la scarsità di mezzi, uomini e risorse, a portare a galla commistioni tra malapolitica e 'ndrangheta. La Calabria non si salva se non si espelle tutto il marcio di cui e' intrisa. Andiamo avanti così perché questa è la giusta direzione per estirpare la corruzione e bonificare una regione in cui domina il malaffare organizzato"

Donnici “Loiero faccia una riflessione seria”. "Davanti all'ennesima e inquietante inchiesta denominata Onorata sanità risulta tanto patetico quanto strumentale affannarsi a colorare politicamente una così organizzata e ramificata stagione di malaffare. E' del tutto evidente invece che gli schizzi di fango vanno da una parte all'altra con assoluta disinvoltura e non è conveniente per nessuno far indossare casacche alle connivenze". Lo afferma, in una dichiarazione, il parlamentare europeo Beniamino Donnici. L'inchiesta, secondo Donnici, "conferma quanto il delitto Fortugno sia stato uno spartiacque rispetto al quale non si può che auspicare che la verità emerga presto e fino in fondo. La situazione generale è così grave e drammatica da fare sprofondare la credibilità della Regione Calabria praticamente sotto i piedi. E' forse più che mai giunto il momento che il presidente faccia una riflessione seria circa l'opportunità di proseguire un percorso che oramai è chiaro a tutti sarà solo una via crucis".

Tripodi (Pdci) “Giudizio positivo sui provvedimenti della Giunta”. "L'inchiesta della Dda di Reggio Calabria getta una luce inquietante sulla gestione della sanità calabrese e fa emergere un sistema di intrecci politico - affaristico - mafiosi che vivono all'ombra della spesa sanitaria". A sostenerlo è il segretario regionale del Pdci, Michelangelo Tripodi che esprime, in una nota, un giudizio positivo sui primi provvedimenti adottati dalla Giunta regionale nel settore della sanità. "Emerge un vero e proprio verminaio della sanità calabrese - sostiene Tripodi - che rappresenta un punto di caduta verticale delle istituzioni e della democrazia che rischia di essere definitivamente travolta nella sua immagine e credibilità. Noi Comunisti Italiani fin dal gennaio 2005 avevamo detto, isolati da tutti, chiaramente e pubblicamente no al passaggio del consigliere regionale Crea nel centrosinistra e alla sua candidatura nella lista della Margherita. La nostra, purtroppo, rimase una voce inascoltata e isolata e prevalse la logica del trasversalismo e del trasformismo". "Quanto accaduto in queste ore - prosegue il segretario del Pdci - conferma che avevamo visto giusto anche se, purtroppo, non abbiamo avuto la forza per far prevalere la nostra posizione. Oggi è necessario prendere atto che la Margherita e il centro sinistra allora hanno commesso un grave errore, e assumere decisioni e scelte forti e indiscutibili per rispondere con determinazione alla gravità inaudita dei comportamenti criminali che l'operazione 'Onorata Sanita'' ha fatto emergere. Fatti criminali, è bene precisare, avvenuti nella precedente gestione di centro-destra della Regione Calabria". Per Tripodi "in questo contesto la dichiarazione rilasciata dall'on. Galati risulta incredibile visto che il consigliere regionale Domenico Crea proviene dal suo partito, di cui è stato anche assessore regionale e da oltre un anno è tornato nel centrodestra senza alcuna opposizione tanto meno da parte dell'onorevole Galati. Adesso è necessario che tutti i responsabili del sistema politico-mafioso che avevano messo le mani su pezzi fondamentali della sanità calabrese vengano colpiti con la massima durezza, recidendo gli intrecci affaristici e mafiosi, inoltre, occorre una risposta politica e amministrativa forte ed assolutamente straordinaria per fare piazza pulita di tutte le complicità, le connivenze, le inerzie e le inadempienze che si susseguono nel comparto sanitario". "Il Pdci della Calabria - conclude Tripodi - giudicando positivamente i primi provvedimenti assunti dalla Giunta regionale, chiede di andare avanti nell'azione di bonifica e di disboscamento con misure e provvedimenti esemplari per fermare lo scempio della sanità calabrese"

Talarico e Trematerra (Udc) “Superato ogni limite”. "Ancora una volta i nervi del presidente Loiero saltano rispetto al delicato tema della sanità, settore amministrativo in cui lui è sempre stato molto sensibile". Lo affermano il segretario regionale ed il capogruppo dell'Udc nel Consiglio regionale, Francesco Talarico e Michele Trematerra, replicando al presidente della Regione. "Questa volta, però - aggiungono Talarico e Trematerra - ci sembra abbia oltrepassato ogni limite. Se c'é un inquietante e torbido scenario ancora non spiegato è quello dei numerosi consensi che nell'area della locride e della joinica reggina ha preso il presidente Loiero con il concorso fondamentale dell'onorevole Crea. Invece di replicare puntualmente ai comunicati dell'Udc, il presidente farebbe molto meglio a verificare i curricula dei manager che nomina ai vertici della sanità calabrese e dell'intera struttura del suo assessorato, alla luce degli ultimi gravissimi provvedimenti giudiziari. Ed a proposito, poi, delle responsabilità del centrodestra e del centrosinistra nelle pratiche riguardanti la clinica sequestrata, Loiero mente sapendo di mentire, o proprio lui che aveva tenuto per sé la delega sulla Sanità, ignora completamente le regole elementari che disciplinano il rapporto tra Regione e cliniche convenzionate: non è affatto vero che l'accreditamento concesso dalla sua giunta a Villa Anya fosse una conseguenza automatica dell'autorizzazione decretata qualche mese prima. L'accreditamento, in forza del quale si riconosce ad una struttura privata il diritto ad erogare prestazioni che la Regione pagherà, non è una conseguenza dell'autorizzazione, ma può essere concesso o negato dalla Giunta regionale. Del resto, proprio il suo ex assessore alla sanità, l'onorevole Lo Moro, ha dichiarato, nell'ambito del processo Fortugno, che il dipartimento sanità firmò importanti provvedimenti in favore della clinica dell'onorevole Crea". "La Giunta Loiero, quindi - sostengono ancora Talarico e Trematerra - ha fatto per Villa Anya, nel luglio del 2005, in soli due mesi di governo, quello che il centrodestra non aveva fatto negli anni precedenti. Fermo restando la nostra connotazione di partito garantista, sempre e comunque e non ad intermittenza, vorremmo ricordare a Loiero, che fa finta di dimenticare, che il consigliere regionale Crea è stato parte integrante della sua vittoria elettorale. Il problema, comunque, non è quello di giocare allo scaricabarile; è urgente recuperare il deficit di fiducia nel rapporto tra cittadini ed istituzioni e misurare il grado di responsabilità politica e di coraggio di ciascuno, promuovendo lo scioglimento del Consiglio regionale e riproponendo, con forza e determinazione, la mozione di sfiducia. Cosi i cittadini calabresi saranno liberi di scegliere tra le ragioni di Loiero e quelle dell'Udc".

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