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Guerra tra Procure, il CSM boccia i PG

 

Il CSM boccia i PG di Catanzaro e Salerno: trasferiti. PM denudati durante le perquisizioni. Alfano pronto ad attivarsi

06 dic 08 La prima commissione del Csm all'unanimità ha aperto la procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale nei confronti del procuratore di Salerno Luigi Apicella e del procuratore generale di Catanzaro Enzo Iannelli. La decisione è stata presa a conclusione delle audizioni dei vertici dei due uffici giudiziari. La prima commissione del Csm ha agito con "la massima tempestività" per "ripristinare nel paese la fiducia nella magistratura", forse compromessa dallo scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro. Lo ha detto il presidente della prima commissione del Csm, Ugo Bergamo, nel corso di una conferenza stampa. Così la prima commissione del Csm ha subito informato il vice presidente Nicola Mancino delle conclusioni alle quali è giunta dopo aver ascoltato i vertici degli uffici giudiziari di Salerno e Catanzaro. "Credo che Mancino lo abbia già riferito al Capo dello Stato", ha detto il presidente della prima commissione Ugo Bergamo

Il Ministro Alfano pronto ad attivarsi. "Apprezzo la tempestività del Csm, spero che con altrettanta tempestività mi inviino le documentazione per i profili di mia competenza". Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, commenta la decisione della prima commissione di Palazzo dei Marescialli di aprire una procedura per i trasferimento d'ufficio nei confronti del procuratore di Salerno Luigi Apicella e del procuratore generale di Catanzaro Enzo Jannelli. Il Guardasigilli, titolare dell'azione disciplinare assieme al pg della Cassazione, chiede dunque al Csm di avere le trascrizioni delle audizioni di oggi per decidere su eventuali atti di incolpazione.

Mancino: Sono emerse "cose sconcertanti": questo il giudizio che - a quanto è stato riferito - avrebbe espresso il vice presidente del Csm, Nicola Mancino, dopo le audizioni dei vertici degli uffici giudiziari di Salerno e Catanzaro.

PM denudati durante le perquisizioni. Avrebbero avuto modalità sconcertanti le perquisizioni ordinate dalla Procura di Salerno nelle abitazioni dei pm di Catanzaro. Alcuni di loro sarebbero stati addirittura denudati, secondo quanto avrebbe riferito al Csm il procuratore generale di Catanzaro Enzo Jannelli. Questo trattamento sarebbe stato riservato al pm di Catanzaro Salvatore Curcio. E, sempre nella sua abitazione, la perquisizione -cominciata alle sei del mattino- avrebbe riguardato persino gli zainetti dei suoi bambini.

Martedì altre audizioni. Va avanti l'istruttoria del Csm sullo scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro. Martedì saranno ascoltati altri pubblici ministeri dei due uffici requirenti. Si tratta dei pm di Catanzaro Salvatore Curcio e Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, titolari dell'inchiesta Why not e firmatari del controsequestro del fascicolo. Per la procura di Salerno saranno invece ascoltati i pm Gabriella Nuzzi, Dionigo Verasani, titolari del procedimento a carico dei magistrati di Catanzaro, e ancora Antonio Centore, Fabrizio Gambardella, Roberto Penna e Vincenzo Senatore. Tutti questi magistrati hanno partecipato al sequestro e alle perquisizioni che si sono svolte alla procura di Catanzaro e nelle abitazioni dei pubblici ministeri di quell'ufficio. "La conclusione è prevista - ha spiegato il presidente della Prima Commissione Ugo Bergamo - subito dopo Natale".

Faldoni e PC blindati. Qualcuno con amara ironia, ma che rende l'idea sul clima che si respira dopo la 'guerra' delle procure tra Catanzaro e Salerno a colpi di sequestri, l'ha ribattezzata la 'sindrome da Sigonella'. A vigilare sulla inviolabilità di faldoni sequestrati dai pm di Salerno e risequestrati da quelli calabresi e 'congelati' in uno stanzone al quarto piano del palazzo di giustizia di Salerno vi sono due carabinieri, uno del capoluogo campano, l'altro di Catanzaro. Una situazione che ha spinto un anziano funzionario della procura a ricordare, in queste convulse giornate che si vivono nel palazzo di via Garibaldi, la crisi di Sigonella dell'ottobre del 1985, quando l'aereo egiziano con a bordo due esponenti di Abu Abbas fu dirottato dai caccia americani e fatto atterrare nella base militare. "Attorno a quell'aereo - spiega il funzionario - si posizionarono tre cerchi concentrici, i militari della Delta Force americana circondarono gli avieri italiani e i carabinieri disposti intorno all'aereo. Subito, altri carabinieri affluiti nella base circondarono a loro volta gli americani. Qui da noi siamo arrivati all'assurdo che non si sa chi ha sequestrato cosa e per conto di chi e perché". Il risultato di questo imbarazzo, che è emerso in queste ore soprattutto per la polizia giudiziaria che ha dovuto notificare i provvedimenti di sequestro ai sette magistrati salernitani a cominciare dal procuratore capo Luigi Apicella, è la guardia ai faldoni e ai pc ed ad altro materiale, compiuta per par condicio sia da Salerno che da Catanzaro. "Non mi era mai capitata una situazione del genere" spiega un altro sottufficiale che due giorni fa, ha partecipato al recapito delle notifiche nel palazzo di giustizia di Salerno. A destare sconcerto, inoltre, nella giornata di ieri, era l'imbarazzato deambulare di un carabiniere incaricato di notificare ai sette magistrati il provvedimento di sequestro con l'avviso di reato per abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio. Con garbo e circospezione entrava nelle stanze dei pm indagati con la notifica ma per ore non è riuscito a incrociare nemmeno lo sguardo dei magistrati salernitani. Una situazione senza precedenti anche dal punto di vista procedurale, ossia sul destino dell'indagine. In quale procura approderà ora l'affaire De Magistris e chi deciderà la competenza? Esclusa la trasmissione degli atti a Napoli, dove il pm De Magistris è ora giudice al Tribunale del Riesame, l'approdo pareva essere la procura di Roma. Ma nella capitale è stato trasferito di recente, al Tribunale, un magistrato calabrese coinvolto nell'indagine, ed è rimbalzata oggi la notizia dei rapporti di Settembrino Nebbioso, capo di gabinetto del guardasigilli Angelino Alfano, con Antonio Saladino, uno dei principali indagati di De Magistris. Nebbioso- che ha precisato di aver conosciuto Saladino anni fa a un meeting di Cl e di averlo visto un paio di volte senza però aver assolutamente intrecciato 'stretti rapporti' con lui - dopo l'esperienza con l'ex ministro Roberto Castelli e prima di quella con Alfano, era tornato a fare il pubblico ministero a Piazzale Clodio. Insomma gli atti dell'inchiesta da sindrome di Sigonella alla fine potrebbero arrivare fino a Perugia.

I rapporti di Saladino col capogabinetto di Alfano. Uno dei principali indagati dell'inchiesta Why Not, Antonio Saladino, avrebbe avuto stretti rapporti con Settembrino Nebbioso, capo di gabinetto del Ministro della Giustizia Angelino Alfano. Il particolare emerge da una deposizione dell'ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, fatta il primo ottobre di quest'anno ai magistrati della procura di Salerno. Facendo riferimento ai relatori di un convegno su giustizia e sanità, De Magistris, citando Nebbioso (già capo di gabinetto tra il 2001 e 2006 dell'ex Guardasigilli Roberto Castelli), riferisce che è "in stretti rapporti con Antonio Saladino, uno dei principali indagati nell'inchiesta Why Not". Riferendosi poi all'ex direttore generale per la giustizia civile presso il Ministero della Giustizia, Alfonso Papa (ora parlamentare del Pdl), l'ex pm di Catanzaro aggiunge che "é anch'egli in rapporti con il Saladino, per come è emerso anche da documentazione rinvenuta all'esito della perquisizione eseguita nei confronti di quest'ultimo". "Ma quali stretti rapporti con Saladino?". Settembrino Nebbioso, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Angelino Alfano, smentisce quanto riferito dall'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris ai magistrati di Salerno in merito ai suoi legami con Antonio Saladino, principale indagato nell'inchiesta Why not. "Saladino - spiega Nebbioso - l'avevo conosciuto alcuni anni fa a un meeting di Comunione e liberazione, nel periodo tra il 2001 e il 2006 (all'epoca era stato capo di gabinetto anche dell'ex ministro Roberto Castelli, ndr). Poi l'ho visto ancora un paio di volte e basta. Ma quali 'stretti rapporti'?".
"Ma quali stretti rapporti con Saladino?". Settembrino Nebbioso, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Angelino Alfano, smentisce quanto riferito dall'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris ai magistrati di Salerno in merito ai suoi legami con Antonio Saladino, principale indagato nell'inchiesta Why not. "Saladino - spiega Nebbioso - l'avevo conosciuto alcuni anni fa a un meeting di Comunione e liberazione, nel periodo tra il 2001 e il 2006 (all'epoca era stato capo di gabinetto anche dell'ex ministro Roberto Castelli, ndr). Poi l'ho visto ancora un paio di volte e basta. Ma quali 'stretti rapporti'?".

Di Pietro “Nessuna guerra tra bande. "Non esiste una guerra tra bande e male fa l'informazione a mettere sullo stesso piano vicende totalmente diverse". Lo ha detto Antonio Di Pietro interpellato dai giornalisti sui contrasti tra le Procure di Salerno e di Catanzaro a margine di una manifestazione a Bologna. "C' era una magistrato che ha cercato di fare il suo dovere, De Magistris, e ha pagato le conseguenze. L'ho passato anche io. La Procura della Repubblica di Salerno va lasciata lavorare, non va criminalizzata dicendo che è una guerra tra bande. Sono senza se e senza ma a favore di De Magistris. L'inchiesta dovrebbe andare avanti, e, in un paese civile, essere riaffidata a chi è stata tolta".
"Vorrei ricordare che il presidente della Repubblica ha fatto un primo intervento chiedendo atto alla Procura di Salerno, e lo ha fatto con toni già scontati di criminalizzazione della Procura di Salerno, che non abbiamo condiviso. Dopo il nostro intervento il presidente della Repubblica ha fatto una analoga richiesta alla Procura di Catanzaro, con toni diversi. E' così che deve fare perché, non conoscendo gli atti, non può criminalizzare l'una o l'altra a prescindere". Lo ha detto il leader dell'Italia dei Valori Antonio di Pietro rispondendo ai giornalisti a Bologna. "Per quanto riguarda il tecnicismo - ha detto ancora - sono convinto che non debba ora intervenire tanto il presidente della Repubblica, sul piano della verifica, quanto il procuratore generale della Cassazione o il Csm. Ma soprattutto devono intervenire i magistrati che stanno facendo le indagini a Salerno per sapere chi e perché quell'indagine voleva fermare".

Lombardo “Abbiamo la coscienza a posto”. "Noi abbiamo la coscienza a posto e speriamo con oggi di spegnere l'incendio". Così il Procuratore capo di Catanzaro, Antonio Lombardo, ha parlato ai giornalisti prima di entrare a Palazzo dei Marescialli dove si terrà questo pomeriggio la sua audizione dinanzi al Csm sulla nuova bufera attorno alle inchieste di De Magistris. Alla domanda dei giornalisti a proposito delle parole di questa mattina del procuratore di Salerno Luigi Apicella che aveva parlato di ripetute richieste fatte dalla Procura di Salerno alla Procura di Catanzaro per avere gli atti delle inchieste Why Not e Poseidone, Lombardo ha risposto: "Non so nulla di questa storia, io sono a Catanzaro solo da un mese".

Bergamo “Forti tensioni”. "La tensione è notevole ed è palabile anche la sofferenza in conseguenza degli episodi vissuti nella vicenda di Catanzaro che hanno prevaricato l'aspetto processuale". Così il presidente della Prima Commissione Ugo Bergamo a proposito delle audizioni di questa mattina dei vertici delle procure di Salerno e Catanzaro. Una tensione -ha ribadito Bergamo- palpabile durante le audizioni che si sono svolte questa mattina a Palazzo dei Marescialli. "Abbiamo sentito giudici e presidente della corte sulle questioni di competenza di Catanzaro e l'attività giudiziaria che riguarda i capi di imputazione - ha aggiunto - per avere un quadro generale del vissuto". Bergamo, nel ribadire la necessità di prendere decisioni da parte del Csm nel più breve tempo possibile, ha parlato di una "crisi" che ha raggiunto dei livelli di riguardo per cui è necessario intervenire per ridare rispetto e autorevolezza alla magistratura".

Per l’inchiesta Why Not intenso carteggio tra Procure. Hanno avuto inizio nel febbraio di quest'anno le richieste avanzate dai pm di Salerno alla Procura della Repubblica ed alla Procura generale di Catanzaro per l'acquisizione di una serie di atti relativi alle inchieste Poseidone e Why Not. La corrispondenza tra i magistrati è contenuta nel decreto di sequestro degli atti dell'inchiesta Why Not disposto dalla Procura di Salerno. Dopo il primo ordine di esibizione ci sarebbe stata, secondo i magistrati di Salerno, una nota interlocutoria della Procura generale di Catanzaro. Il 4 marzo la Procura di Salerno ha quindi reiterato l'ordine di esibizione. Il 26 aprile la richiesta degli atti fu parzialmente evasa. Il 4 giugno il procuratore di Salerno si recò a Catanzaro dove notificò ai magistrati della Procura Generale un nuovo ordine di esibizione degli atti dell'inchiesta Why Not. Il 17 giugno i magistrati della Procura generale si riunirono ed inviarono una nota ai magistrati di Salerno nella quale si invitava il "Procuratore della Repubblica di Salerno, ovvero, secondo le determinazioni di questo, magistrati di quella Procura, a tal fine incaricati, a portarsi personalmente in questo ufficio per prendere diretta visione degli atti di interesse al fine di estrarne copia"

Apicella “Coscienza a posto”. "Quando si ha la coscienza tranquilla si è sereni". Così il procuratore di Salerno, Luigi Apicella spiega per la prima volta la decisione di effettuare il sequestro degli atti della vicenda De Magistris alla procura di Catanzaro. "Non abbiamo violato alcuna norma né aperto alcun conflitto con la procura generale di Catanzaro, non contestando la competenza di quell'ufficio a trattare il procedimento 'Why Not'". Così il procuratore di Salerno, Luigi Apicella- in partenza per Roma, dove sarà ascoltato dal Csm- spiega le iniziative adottate dal suo ufficio da cui è scaturita la cosiddetta guerre tra procure. "Questa procura della Repubblica - ha disposto il sequestro penale del procedimento Why Not al solo fine di acquisire copia di atti in esso contenuti che, secondo elementi già in nostro possesso potevano essere rilevanti in ordine a reati contestati ai magistrati che gestivano quel fascicolo processuale".
Potevano impugnare sequestro. "Se la procura generale di Catanzaro riteneva che la nostra richiesta di acquisizione di documenti dell'inchiesta Why Not era illegittima avrebbe dovuto fare ricorso al Tribunale del Riesame". Risponde con voce pacata, dietro la scrivana del suo studio al terzo piano del Palazzo di Giustizia di Salerno il procuratore Apicella alle domande delle ageenzie e in particolare replica così all'affermazione del procuratore generale di Catanzaro che aveva bollato come eversiva la richiesta di sequestro degli atti della procura salernitana. Sulla sua scrivania il procuratore ha appena di finito di limare il comunicato stampa, in cui ha precisato le motivazioni del suo ufficio. "Appare opportuno ricordare - scrive il procuratore nella nota - che il nostro sistema processuale penale in conformità dell'articolo 111 della Costituzione, nel caso di provvedimenti ritenuti illegittimi, garantisce i diritti dei cittadini indagati anche se magistrati con l'impugnazione nelle sedi giudiziarie competenti". Sedi giudiziarie che il procuratore poi precisa essere "il tribunale del riesame"

Il comunicato della Procura di Salerno. Questo il testo del comunicato della procura delal Repubblica di Salerno in merito alle vicende giudiziarie scaturite dai sequestri e contro sequestri intercorsi con la procura generale di Catanzaro. " La procura della Repubblica di Salerno ritiene doveroso comunicare per una esatta e chiara informazione della opinione pubblica che questo ufficio non ha aperto alcun conflitto, né alcuno scontro con la procura generale di Catanzaro non contestando la competenza di quello ufficio a trattare il procedimento Why Not". "Questa procura della Repubblica - prosegue la nota - si è determinata a disporre il sequestro penale di detto procedimento al solo fine di acquisire copia di atti in esso contenuti che, secondo elementi già in suo possesso, potevano essere rilevanti in ordine ai reati contestati ai magistrati che gestivano quel fascicolo processuale. Detti magistrati erano tenuti secondo le norme processuali, a trasmettere di loro iniziativa quegli atti a questo ufficio che procedeva per ragioni di competenza funzionali già prima delle richieste avanzate dal febbraio 2008 in poi". "Appare opportuno ricordare - conclude la nota - che il nostro sistema processuale penale in conformità dell'articolo 111 della Costituzione, nel caso di provvedimenti ritenuti illegittimi, garantisce i diritti dei cittadini indagati, anche se magistrati, con l'impugnazione nelle sedi giudiziarie competenti".

D’Ambrosio “Sconcertante scontro tra Procure”. L'ex procuratore generale di Milano Gerardo D'Ambrosio esprime una "pessima opinione" sullo scontro in atto tra le procure di Salerno e Catanzaro, che definisce "abbastanza sconcertante". Spiega che l'errore iniziale è stato l'avocazione dell'inchiesta Why not a De Magistris e ritiene "incredibile che si possa accusare il Csm"- che "funziona abbastanza bene"- di "abusi" nei confronti dell'ex pm di Catanzaro. "E' vero che si deve indagare sui colleghi se ci sono dei forti indizi di reato, che però poi si facciano queste operazione eclatanti con perquisizioni mi pare un fatto al di fuori del bene e del male - dice al quotidiano on-line Affaritaliani.it a proposito dello scontro - Ancora peggio poi la ritorsione con incriminazione per abuso. E' un qualcosa che lascia abbastanza perplessi". Per il senatore del Pd "la cosa sbagliata iniziale è stata l'avocazione dell'inchiesta che aveva De Magistris: "se c'é un magistrato che sta indagando lo si lascia lavorare. Poi, una volta che deposita gli atti, si fanno i controlli", previsti proprio per "evitare che si possano commettere degli abusi". Quanto alla riforma per la giustizia "bisogna incidere in maniera molto seria" sulla riforma della procedura civile e penale perché "in Italia il processo dura troppo tempo". Mentre per quanto riguarda il Csm "l'unica cosa che non va bene é stata la riforma precedente"

Why Not, entro 10 giorni la convalida dl gip di Catanzaro. Si conoscerà entro dieci giorni la decisione del Gip del tribunale di Catanzaro, Tiziana Macrì, sulla convalida del sequestro, disposto dalla Procura generale di Catanzaro, degli atti dell'inchiesta Why Not precedentemente sequestrati dalla Procura di Salerno. Per la richiesta di convalida del sequestro preventivo d'urgenza la Procura Generale di Catanzaro ha avuto a disposizione 48 ore dall'esecuzione del provvedimento. Già in passato il giudice Tiziana Macrì si era espresso su vicende relative all'inchiesta Why Not.

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