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Decapitata la cosca Piromalli-Molè: 18 arresti

Ndrangheta anno zero a Gioia: un colpo al cuore delle cosche. La DDA svela controllo del porto e rapporti con la politica. Gli arrestati. I commenti di Buttiglione, Loiero, Minniti, Napoli

23 lug 08 Un'operazione di portata storica perché decapita i vertici della cosca più importante della 'ndrangheta, e quindi della criminalita' organizzata italiana, quella dei Piromalli. I 18 fermi eseguiti dalla Squadra mobile e dai Ros su ordine della Dda reggina segnano un punto di svolta nella lotta alla mafia C'é tutto nell'inchiesta reggina: gli interessi nel porto di Gioia Tauro; la guerra montante tra quelli che una volta erano alleati di ferro; la continua ricerca di contatti col mondo politico per raggiungere i propri obiettivi Nelle 1.026 pagine del provvedimento firmato dal procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone, e dai suoi sostituti Boemi, Di Palma, Pennisi, Prestipino, e Miranda c'é tutta la storia di una consorteria ritenuta, a ragione, la più potente della 'ndrangheta. Un potere mafioso frutto di ''oltre cento anni di storia", come, con orgoglio, dice uno degli stessi boss della cosca, Girolamo Molé, che però non è servito a tenere unite le due anime della famiglia, quella dei Molé e quella dei Piromalli. Questi ultimi, infatti, non hanno esitato a rompere l'antica alleanza, fatta anche di parentele incrociate, pur di mettere le mani su una delle principali aziende per la movimentazione delle merci nel porto e trasformare la propria influenza sul principale scalo container del Mediterraneo diventando partecipi della gestione imprenditoriale. I Piromalli pensavano in grande non solo nel campo degli affari. Per cercare di eliminare il regime carcerario del 41 bis, cui è sottoposto il boss Giuseppe, che dal carcere continuava a gestire gli affari di famiglia tramite il figlio Antonio, reggente della cosca, hanno cercato, ed in alcuni casi, trovato, il contatto col mondo politico. In questo senso, dalle pagine del provvedimento di fermo emerge il ruolo di Aldo Micciché, un faccendiere originario di Marapoti, un centro poco distante da Gioia Tauro, che in passato (negli anni '80) e' stato dirigente della Democrazia cristiana e da anni si è rifugiato in Venezuela. Molto legato ad Antonio Piromalli, Micciché parla con parlamentari, contatta l'allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella, colloquia con il senatore Marcello Dell'Utri e dà indicazioni ai suoi "delfini" su cosa dire in occasione degli incontri con il parlamentare di Forza Italia, che comunque, ha tenuto a precisare Pignatone, non è indagato, ma é persona informata sui fatti. I Piromalli avevano addirittura pensato di fare ottenere l'immunità al loro capo in libertà, Antonio, titolare di un'azienda che commercializza agrumi con gli Stati Uniti, cercando dal mondo politico una sua nomina in una funzione consolare per conto di un qualsiasi stato estero. E' il cugino di Piromalli, Gioacchino Arcidiaco, a parlare del progetto a Micciché, anticipandogli le richieste che rivolgerà al "senatore". "Abbiamo discusso in famiglia - dice - noi abbiamo solo una richiesta. E' che su mio cugino gli venga dato un Consolato, dello Stato Russo, Vietnamita, Arabo, Brasiliano non mi interessa". Il progetto sul 41 bis, tuttavia è fallito. Fallimento, scrivono i pm, dovuto "alla impossibilità dei referenti politici ed istituzionali contattati di affrontare e risolvere la situazione per tutto un insieme di problemi dovuti sia alla paura dei soggetti di muoversi in un terreno così pericoloso, e sia alle difficoltà giudiziarie del Ministro della Giustizia. Neppure 'il Senatore' ha possibilità di muoversi in questo campo".

Gli arrestati sono 18. Sono 18, sui 21 totali, i provvedimenti di fermo eseguiti dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dal Ros dei carabinieri nell'ambito dell'inchiesta della Dda sulle cosche Molé-Piromalli. Questo l'elenco delle persone fermate: Giuseppe Alvaro, di 77 anni, di Sinopoli; Natale Alvaro (48), di San Procopio (RC); Antonio Alvaro (34), di Taurianova; P.D. (44), di Roma; G.C., di Catanzaro, residente a Roma; Giuseppe Mancini (44), di Catanzaro, residente a Roma; Antonio Molé (18), di Gioia Tauro; Antonio Molé (29), di Gioia Tauro; Valeria Mesiani Mazzavuva (39), di Reggio Calabria; Caterina Albanese (40), di Gioia Tauro; Giuseppe Arena (38), di Taurianova; Antonio Stanganelli (27), di Gioia Tauro; Domenico Stanganelli (31), di Gioia Tauro; Antonio Piromalli (36), di Polistena, residente a Milano; Gioacchino Arcidiaco (25), di Vibo Valentia, domiciliato a Milano; Lorenzo Arcidiaco (50), di Gioia Tauro; Girolamo Piromalli (28), di Gioia Tauro; Andrea Rotondo (32), di Taurianova. Sono irreperibili Girolamo Molé (45), di Gioia Tauro; Aldo Micciché (72), di Maropati, residente a Caracas; Vincenzo Priolo (26), di Gioia Tauro.

Buttiglione e Cesa (Udc) “Contro Tassone solo calunnie”. "L'idea che l'on. Mario Tassone possa aver avuto contatti diretti o indiretti con il clan Piromalli o comunque con esponenti della malavita organizzata, é assolutamente non credibile; sarebbe semplicemente ridicola se non fosse assolutamente calunniosa": lo afferma il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione che aggiunge: "Per come conosco io Mario Tassone, e credo di conoscerlo bene, l'unico rapporto che ha con la 'ndrangheta e' quello che ha un soldato con il nemico che gli sta di fronte".
''Il livello di credibilità delle accuse infamanti lanciate contro l'On. Tassone è meno di zero", afferma Lorenzo Cesa segretario dell'Udc a proposito dell'accusa su presunti contatti con il clan Piromalli. "La tradizione politica alla quale ha sempre fatto riferimento, l'integrità e la dignità della persona e soprattutto gli atti concreti sottoscritti nella sua lunga attività parlamentare - aggiunge Cesa - fanno dell'On. Tassone uno degli esempi più limpidi e coerenti di lotta alle organizzazioni criminali, le quali, grazie al meccanismo non nuovo dei pentiti a comando, cercano evidentemente di vendicarsi attraverso una palese azione di discredito". "Siamo certi - conclude - che i giudici sapranno ristabilire rapidamente e completamente la verità"

Laganà (PD) “Mai abbassare la guardia”. "Operazioni come questa ci dimostrano che non dobbiamo abbassare la guardia sulla pervasività della 'ndrangheta in Calabria''. Lo ha sostenuto la deputata Maria Grazia Laganà Fortugno, del Pd. "Ci auguriamo - ha aggiunto - che le forze dell'ordine possano continuare su questa strada per assestare altri duri colpi contro l'illegalità". "E' venuto il momento - ha sostenuto la deputata - di smantellare certe larghe intese tra politica e malaffare, di colpire certi intrecci affaristici, che hanno alla base accordi consolidati nel tempo, in cui sono sempre in pochi a decidere come e quando entrare in affari. Fin dalla passata legislatura la Commissione antimafia aveva lanciato un allarme per aumentare i controlli sulla zona del Porto, crocevia di troppi appetiti economici. Il 41 bis è un ottimo strumento che si può migliorare ovviamente, ma per la sua importanza non può essere affidato nelle mani dei 'non addetti ai lavori', nel campo politico e istituzionale". "Le 'direttive' che i boss sono riusciti ad impartire all'esterno - ha concluso - dimostrano come si debba essere più vigili all'interno delle carceri, anche potenziando il numero e le disponibilità della polizia carceraria".

Loiero “Un operazione che darà serenità al porto”: Il Presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, esprime "compiacimento per l'eccezionale operazione antimafia condotta contro uno dei clan più potenti dell'intera regione, quello dei Molé-Piromalli". "Tutto quello che serve a far luce su Gioia Tauro - ha detto Loiero in una nota dell'Ufficio Stampa della Giunta regionale - contribuisce a meglio evidenziare le notevoli potenzialità del porto in grado di attrarre sempre più investimenti ed imprenditori". "Un porto, considerato centrale - prosegue - e strategico nella politica regionale, che sta svolgendo già un compito importante facendo apprezzare, con un ruolo da protagonista, la nostra regione nell'intera area del Mediterraneo. L'operazione di Gioia Tauro, diretta dalla Procura antimafia di Reggio Calabria e portata a termine da Polizia e Carabinieri, è un'azione forte che servirà sicuramente a riportare serenità nell'attività del porto di Gioia Tauro ed in quanti vi lavorano onestamente e che consentirà alla struttura portuale di continuare a recitare un ruolo essenziale nel processo di sviluppo dell'intero territorio nell'interesse di tutti i calabresi".

Lumia “Migliorare il 41bis”. "Che il porto di Gioia Tauro fosse ancora pesantemente infiltrato dalle cosche ci era risultato evidente anche nella missione che avevamo fatto nella scorsa legislatura con la Commissione Antimafia, proprio un anno fa. Questa operazione svela pero' che e' in atto un forte contrasto tra le diverse cosche ed aver bloccato una preoccupante escalation e' un ottimo risultato". Lo afferma in una nota il senatore Giuseppe Lumia (PD), commentando l'operazione portata a termine dalla Dda di Reggio Calabria. "Desta molta preoccupazione che imprenditori, o sedicenti tali - aggiunge il parlamentare - si occupino anche di modifiche al regime del 41 bis, arrivando a contattare esponenti politici. Su questo e' bene che sia fatta chiarezza fino in fondo, senza lasciare punti oscuri. Al di la' di tutto si conferma l'indispensabilita' di questo strumento, visto come le cosche lo temono, ma anche - conclude Lumia - che va migliorato con modifiche legislative per impedire che chi e' in carcere continui anche ad ordinare omicidi"

Magarò (PS) “Grande successo investigativo”. "L'operazione con la quale la Dda reggina ha sgominato le cosche Piromalli-Molé rappresenta un'importante successo investigativo". A sostenerlo é il componente della commissione Antimafia del Consiglio regionale della Calabria, Salvatore Magarò. "E' doveroso - prosegue Magarò in una nota - rendere merito alla magistratura e alle forze dell'ordine, da tempo impegnate in una efficace e costante attività di disarticolazione delle organizzazioni criminali". "Preoccupa - aggiunge Magarò - il quadro tratteggiato dall'inchiesta, che evidenzia quanto sia allarmante il rapporto che la 'ndrangheta cerca di stringere con la politica. ''L'azione di contrasto alla criminalità organizzata - conclude Magarò - è uno degli elementi fondamentali per rilanciare la Calabria. L'altro è senza dubbio la qualità e la capacità degli amministratori, che devono respingere con sdegno i voti delle cosche e guadagnarsi il consenso dei cittadini lavorando alacremente per costruire nuove opportunità di sviluppo"

Minniti (PD) “Operazione di eccezionale portata”. "E un operazione di eccezionale importanza, proprio perché rivolta contro il vertice più potente della mafia calabrese, quella della Polizia e Carabinieri, diretti dalla Procura antimafia di Reggio Calabria, hanno sferrato contro i clan Molé-Piromalli". Lo afferma Marco Minniti, ministro dell'Interno del governo ombra del Pd. "E' stata così interrotta - aggiunge - una guerra di 'ndrangheta che aveva per posta il controllo mafioso del porto di Gioia Tauro, una delle realta' a cui affidare un ruolo strategico nel progetto di sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno". "Veramente grazie a magistrati, Polizia e carabinieri che - conclude Minniti - con il fermo degli strateghi dei due clan in lotta e con quello che imprenditori e professionisti complici o coinvolti nel tentativo di condizionare l'attività del Porto, hanno gettato un robusto fascio di luce su meccanismi che ora debbono venire spezzati fino in fondo restituendo spazio e serenità pieni all'imprenditoria sana che guarda a Gioia Tauro"

Napoli (AN) “Mai venuto meno interesse sul porto”: ''Gli interessi delle cosche di Gioia Tauro ma anche quelle di Rosarno, sugli affari del Porto non sono mai venuti meno". Lo afferma la componente della commissione giustizia, Angela Napoli (Pdl). "E, certamente, non potevano - aggiunge - che far gola gli ingenti finanziamenti destinati a quella struttura, senza naturalmente sottovalutare i finanziamenti destinati allo sviluppo dell'area extra - portuale". "La Commissione Nazionale Antimafia - prosegue Napoli - della quindicesima Legislatura non a caso aveva scelto di iniziare la sua prima visita in Calabria partendo dal Porto di Gioia Tauro, dove il processo 'Porto' della fine degli anni 90 aveva evidenziato l'interesse e la capacità della 'ndrangheta di mettere le mani sull'attività di quella struttura. E la stessa commissione, nel suo lavoro d'indagine, aveva potuto recepire l'egemonia delle cosche 'Piromalli - Mole'' sul versante tirrenico reggino, nonché la potenzialità acquisita dalla famiglia Piromalli a livello nazionale ed internazionale". "Non posso che esprimere - conclude - sincero compiacimento e grande apprezzamento per il lavoro investigativo che ha portato all'operazione".

Precedenti servizi:

Duri i PM “La ndrangheta vive dei rapporti con il mondo della politica”. Miccichè parla di Tassone e Veltroni. Tentativi di alleviare 41 bis. Appalti in 24 ore. Sequestrata azienda nel porto

Operazione partita per evitare stragi e vendette. In esecuzione 21 arresti. Nelle intercettazioni il faccendiere Miccichè cercò contatti con Dell’Utri e Mastella

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