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Decapitata la cosca Piromalli-Molè

 

Operazione contro le cosche nella Piana di Gioia, interessi nel Porto. Coinvolti imprenditori e professionisti

23 lug 08 Alcuni imprenditori e professionisti risultano nell'elenco delle persone sottoposte a fermo nel corso dell'operazione condotta ieri contro la cosca Molé-Piromalli di Gioia Tauro, nel reggino. Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria, hanno portato a decapitare il nucleo di comando della cosca, una delle più potenti della Calabria. I fermi, una ventina, sono stati eseguiti, oltre che in Calabria, anche a Roma e Milano. Imprenditori e professionisti, secondo l'accusa, erano legati alla cosca nella gestione di alcuni affari. I magistrati della Dda di Reggio Calabria hanno deciso di operare i fermi dopo avere avuto consapevolezza che c'era il pericolo reale di fuga di alcuni indagati. L'operazione è stata condotta dalla squadra mobile di Reggio e, nella fase esecutiva, hanno partecipato anche i Ros dei carabinieri.

Interessi nel porto di Gioia. Gli interessi della cosca Molé-Piromalli sugli affari del porto di Gioia Tauro sono al centro dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ieri ha portato al fermo di una ventina di persone legate alla cosca Molé-Piromalli. Sul porto sono previsti, per i prossimi anni, investimenti per centinaia di milioni di euro che, inevitabilmente, facevano gola alla cosca. Gli imprenditori ed i professionisti sottoposti a fermo, secondo le indagini condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria, avrebbero avuto il compito di inserirsi nelle attività del porto per conto di Molé-Piromalli ed entrare così in possesso di parte dei finanziamenti in arrivo.

Frattura nelle consorterie mafiose. Ci sarebbe una vera e propria frattura tra i componenti della stessa famiglia naturale, i Piromalli e i Molé, legati da stretti vincoli di parentela. E' quanto emerge dalle indagini dei Carabinieri dei Ros e della squadra mobile di Reggio Calabria che hanno portato ai venti fermi emessi dalla Procura ed eseguiti nella piana di Gioia Tauro. Dalle indagini, secondo quanto si è appreso, è emerso che dopo la morte dei capi storici, i "don" del clan, Mommo Piromalli e Peppino Piromalli, gli attuali componenti delle famiglie non sarebbero riusciti a mantenere i necessari equilibri per governare una delle più potenti e blasonate cosche nella storia della 'ndrangheta di tutti i tempi. All'esito positivo dell'operazione, secondo gli investigatori, hanno contribuito in maniera determinante le intercettazioni ambientali e telefoniche. Dalle indagini sarebbero emersi anche collegamenti politici e istituzionali, in Italia e sullo scenario internazionale.

Provvedimenti d’urgenza. I provvedimenti di fermi sono stati emessi in via d'urgenza per il "conclamato pericolo di fuga di alcuni indagati". Le ipotesi di reato sono: associazione mafiosa, estorsioni, omicidio, l'ultimo, in ordine di tempo, quello commesso ai danni di Rocco Molé, fratello di Domenico detto "Mico,Mico", e, soprattutto, di Girolamo, "Mommino", la vera testa pensante, secondo gli inquirenti, di quello che ormai viene identificato dagli inquirenti come il "troncone scissionista" della casa madre, appunto i Piromalli. Il provvedimento di fermo è stato firmato dal Procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dai sostituti Boemi, Di Palma, Pennisi, Prestipino, e Miranda.

 

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