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Arrestato l'ass. P. Tripodi

 

Accordo tra ndrangheta e camorra per controllare gli appalti in Umbra:57 arresti, 20 in Calabria, tra di loro l’ass. P. Tripodi, sindaci, vicesindaci e dirigenti. Intercettazioni. Mondo civile indignato

13/02 Una sorta di accordo industriale tra camorra e ndrangheta per impadronirsi delle aziende ''pulite'' presenti in Umbria con le quali poi espandere la capacita', in particolare delle cosche calabresi, di gestire ambiziosi progetti infrastrutturali, anche grazie ai politici ''amici''. A scoperchiare questa pentola maleodorante sono stati i carabinieri del Ros che stamani, al termine di un'inchiesta coordinata dalla Dda di Perugia, hanno eseguito quasi 60 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei presunti appartenenti ad un sodalizio di tipo mafioso collegato al clan camorristico dei Casalesi e alla cosca della 'ndrangheta dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti il più forte cartello delle ndrine calabresi. Tra gli arrestati l'assessore al Turismo della Regione Calabria, Pasquale Tripodi, dell'Udeur (al quale, ha annunciato stamani il presidente della Regione, Agazio Loiero, ieri aveva revocato la delega perché passato al centro destra seguendo Mastella). Con lui, tra gli altri, sono stati arrestati il sindaco di Staiti, Vincenzo Ielo, il vice sindaco di Brancaleone, Gentile Scaramuzzino, ed un tecnico del comune di Brancaleone, Domenico Vitale. Tripodi viene indicato dagli inquirenti come il referente del boss della cosca Vadala' di Bova Marina, sulla fascia ionica reggina, al quale avrebbe assicurato il via libera a due progetti che stavano particolarmente a cuore alla cosche: la realizzazione di una centrale idroelettrica della Vallata dello Stilaro, a Bivongi, e l'acquisizione di alcuni lotti di terreno sulla costa dei Gelsomini, a Brancaleone, per la costruzione di un villaggio turistico e di un centro commerciale. Di Tripodi, nell'ordinanza, si evidenzia la crescita dei voti ottenuti alle regionali del 2005, quando, con l'Udeur ottenne 11.806 preferenze in provincia di Reggio Calabria, rispetto alle 3.694 avute alle elezioni del 2000 quando era con lo Sdi. A chiamarlo in causa, secondo l'accusa, e' Antonino Vadala' che nel dicembre 2006, senza immaginare di essere intercettato dai carabinieri, parlando in auto con altri due indagati dice: ''se noi, cioe' se noi eravamo.. fessi.. loro non ci consentivano a noi, loro hanno capito che con noi hanno da guadagnare pure, ci vuole... perche' io cosa avevo pensato ingegnere, di chiamare l'assessore e gli dico 'il progetto tu lo firmi a me non a loro' gli dicevo io...''. Anche un altro indagato, Luigi Martelli, indicato come braccio destro di Carmelo Ielo, ritenuto un affiliato alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo, fa un riferimento a Tripodi, sempre nel 2006, quando Tripodi era assessore alle attivita' produttive, e dice: ''Ci hanno aperto totalmente le porte sopra a tutto.. perche' la' c'e' il fatto del gioco non come 'viene viene'.. e' l'anello di congiunzione con il politico .. Pasquale Tripodi di Bova... infatti l'altra sera abbiamo mangiato con lui.. ed e' colui che firmera' le concessioni delle centrali idroelettriche ed e' colui che firmera'.. i tassi.. i fondi perduti per lo sviluppo del turismo per quanto riguarda la Costa dei Gelsomini...''. Per il Gip di Perugia, le parole di Martelli indicano che ''la trattativa era andata a buon fine grazie alla ritrovata alleanza tra due gruppi criminali e Pasquale Tripodi; quest'ultimo avrebbe garantito le previste concessioni e l'erogazione di fondi per la rivalutazione turistica della costa dei gelsomini''. Alla realizzazione dei due progetti erano interessate diverse cosche. E' servita, quindi, una pax mafiosa, raggiunta grazie a nuove strategie volte a spostare dai territori di appartenenza l'attivita' soprattutto economica delle famiglie. A determinare questo nuovo stato di cose, secondo il Gip, e' stato anche l'arresto di Giuseppe Morabito, capo storico della 'ndrangheta, chiamato ''u tiradritto''. Al riguardo le indagini hanno evidenziato come soggetti appartenenti o comunque vicini alle cosche, quali Morabito-Bruzzaniti-Palamara, Ruga-Metastasio, Palamara-Scriva-Speranza, Nirta-Scalzone,collaborano e trovavano ampie intese nella spartizione e gestione di appalti pubblici. Fin qui la prima parte delle indagini che ha riguardato la 'ndrangheta che si avvaleva anche, come ''necessario supporto operativo'', di settori bancari. La seconda ha invece permesso di delineare l'esistenza in Umbria di un sodalizio legato al ''clan dei casalesi'' che, secondo gli inquirenti, mantenendo legami strutturali con l'organizzazione madre ha operato autonomamente e in sinergia con settori della criminalita' locale. Erano i 'casalesi'', secondo l'accusa, a gestire il traffico degli stupefacenti, ad occuparsi del reimpiego di capitali in attivita' edilizie, del traffico di autovetture rubate o ''clonate'', del riciclaggio di assegni falsificati.

Il dominio dei Morabito-Palamara. E' un dominio antico rafforzatosi via via nel tempo quello della cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti nella jonica reggina, tra Africo, Brancaleone, Staiti e Bova. Un dominio che un anomalo sequestro di persona, quello della farmacista Concetta Infantino (25 gennaio 1983) ed una successiva sanguinosissima faida ha definitivamente concentrato attorno alla figura e al ruolo dei Morabito, che assunsero il comando del 'locale' di Africo a meta' degli anni '90. In mezzo a quel decennio una cinquantina di morti ammazzati, anche una studentessa, Filomena Pezzimenti, in quella che gli inquirenti definirono la faida di Motticella, dal nome di una frazione di Bruzzano Zeffirio. Poi i rapporti stringenti con le cosche vincenti di Bova marina, come quella dei Vadala', anche loro usciti vincenti da una faida sanguinosa iniziata negli anni '70 e proseguita per oltre un decennio. La cosca dei Morabito - che e' la stessa attorno a cui si e' sviluppata la recente indagine di una settimana fa che ha portato all'arresto, tra gli altri, del consigliere regionale Mimmo Crea - e' strutturata attorno al capo indiscusso, Giuseppe Morabito detto 'u tiradritto', in carcere da alcuni anni, considerato dagli investigatori uno dei vertici di tutta la 'ndrangheta calabrese. Personaggio che riunifica le vecchie pratiche dell'onorata societa' ai nuovi filoni di interessi illegali: la droga ma soprattutto la capacita' pervasiva di trovare al di fuori della Calabria, come l'odierna indagine dei Ros sembra delineare, i canali di riciclaggio e di reinvestimento dei proventi ingenti derivanti dalla svariate attivita'. Tra le mille indagini che da anni avevano in mezzo i Palamara-Morabito-Bruzzaniti ce n'e' una, ad esempio, del 2005 in cui la Dda di Reggio ridisegnava i referenti della cosca in Lombardia ma anche in Europa e segnatamente Belgio, Olanda e Spagna e in Sudamerica (Cile, Uruguay, Paraguay e Brasile), dopo che un'analoga inchiesta del 1998, sempre della Dda di Reggio, aveva tracciato i confini di un'indagine su truffe miliardarie con contatti in Russia, Stati Uniti, Svizzera, Gran Bretagna, Germania e Malta. In sostanza una proiezione su tutto il pianeta che partiva, pero', sempre dal controllo del territorio nella zona di radicamento, cioe' la jonica reggina, con agganci nel mondo della politica, delle istituzioni locali e il controllo degli investimenti pubblici - come ancora una volta l'indagine odierna dei Ros ha portato alla luce - dalle strade alle dighe agli invasi ai villaggi turistici.

Le ntercettazioni: Evitiamo di pagare le mezzette
"Tutto a scopo politico.. hanno detto.. in Provincia e Regione non fanno niente ma è un fatto positivo ingegnere.. potevano cercare anche la 'mazzetta'..". A dirlo è Antonino Vadalà, indicato come il reggente dell'omonima cosca di Bova Marina nel corso di una conversazione in auto con l'ing. Luigi Cicioni, considerato il braccio destro di Giuseppe Benincasa che, insieme a Luigi Martelli, pure presente alla conversazione, sarebbero i promotori di un accordo tra varie cosche per realizzare società "pulite" in Umbria per aggiudicarsi appalti pubblici.
Cicioni: Alla fine si faceva anche quello mica.
Vadalà Alla fine potevano dire pure per firmare vogliamo tanto.
Cicioni: Certo.
Vadalà: Tutto a scopo politico.. inc..
Martelli: puo darsi.. un guaio bello no?.
Vadalà: Non è un guaio bello capisci.. Ma lui a me mi ha capito.. ha visto che non ho portato niente..inc... ca... miei..
"I dialoghi dei tre - scrive il Gip di Perugia - erano molto eloquenti e trattavano nel particolare la gestione dei voti; gestione che avrebbe consentito l'acquisizione degli appalti, senza nemmeno dover ricorrere al pagamento di 'mazzette', grazie ai buoni uffici di chi è preposto a firmare le concessioni ed i finanziamenti a fondo perduto, cioé Pasquale Tripodi".
Tripodi firmerà le concessioni
"Ci hanno aperto totalmente le porte sopra a tutto
... perché là c'é il fatto del gioco non come 'viene viene'
... è l'anello di congiunzione con il politico
... Pasquale Tripodi di Bova... hai capito?
... infatti l'altra sera abbiamo mangiato con lui.. ed è colui che firmerà le concessioni delle centrali idroelettriche ed è colui che firmerà
... i tassi
... i fondi perduti per lo sviluppo del turismo per quanto riguarda la Costa dei Gelsomini...".
A dirlo è Luigi Martelli, uno degli arrestati dell'operazione Naos, nel corso di una conversazione intercettata nel dicembre 2006, parlando del progetto, che interessava alle cosche della 'ndrangheta della fascia ionica reggina, di realizzare una centrale idroelettrica nella Vallata dello Stirparo ed un villaggio turistico con centro commerciale sulla Costa dei Gelsomini, nel reggino. Secondo l'accusa, ai due affari erano interessate varie cosche del reggino, alcune anche in contrasto tra loro, ma per il Gip, "secondo quanto detto dallo stesso Martelli, la trattativa era andata a buon fine grazie alla ritrovata alleanza tra due gruppi criminali e Pasquale Tripodi; quest'ultimo avrebbe garantito le previste concessioni e l'erogazione di fondi per la rivalutazione turistica della costa dei gelsomini".
All’assessore dico, firma il progetto
"Ingegnere se noi, cioé se noi eravamo...fessi
....loro non ci consentivano a noi, loro hanno capito che con noi hanno da guadagnare pure, ci vuole...
perché io cosa avevo pensato ingegnere, di chiamare l'assessore e gli dico 'il progetto tu lo firmi a me non a loro' gli dicevo io...".
A parlare così è Antonino Vadalà, indicato come il reggente dell'omonima cosca di Bova Marina, riferendosi, secondo la Dda di Perugia, a Pasquale Tripodi, assessore alla Regione Calabria. La frase è contenuta nelle circa 400 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare con la quale il Gip di Perugia ha disposto 57 arresti nell'ambito dell'operazione Naos, ed è stata intercettata nel dicembre 2006 durante una conversazione in auto tra lo stesso Vadalà, l'ing. Luigi Cicioni, considerato il braccio destro di Giuseppe Benincasa che, insieme a Luigi Martelli, pure presente alla conversazione, sarebbero i promotori di un accordo tra varie cosche per realizzare società "pulite" in Umbria per aggiudicarsi appalti pubblici. All'epoca Tripodi era assessore alle attività produttive.
"A Pasquale - dice Vadalà in un altro passaggio - posso dire mio .. mio compare è mio compare, sai che posso dire perché muro contro muro sai che succede il progetto che io ho chiamato a Pasquale .. tu a chi lo approvi lui o a me, che io devo discutere..".
Vadalà: .....con il politico vedi che è ..(inc)... lì...
Martelli: Sì ma fu....
Vadalà: Eh?
Martelli: sono cambiati.....cugino Nino...
Vadalà: .....sono cambiati....(.inc)... politico..... la mano di Pasquale c'é stata lì...
A questo punto il Gip sottolinea che "Pasquale si identifica nell'on. Pasquale Tripodi il cui intervento è servito al gruppo per superare altri ostacoli e continuerà a servire l'organizzazione nella gestione delle concessioni".
Vadalà: Con questi voti lui prende l'impegno politico, perché lui a me se mi dice invece di questa cosa voglio questa, lui mi dice a me, io voglio a te, perché lui sa chi sono io capite.
Martelli: Però abbiamo una grossa...un grosso, a parte di questa concessione per questa centrale ingegné, lui è colui che firmerà tutte le concessioni per la...per il resto delle... delle centrali idroelettriche, perciò ce lo abbiamo noi in mano adesso, non ce l'ha più nessuno... avete capito...?

Pax mafiosa per gestire interessi. Una sostanziale "pax mafiosa" per gestire gli interessi illeciti senza attirare l'attenzione delle forze dell'ordine era uno degli obiettivi delle cosche della 'ndrangheta finite al centro dell'indagine condotta dai carabinieri del Ros di Perugia. L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Antonella Duchini, ha evidenziato quelle che nell'ordinanza di custodia cautelare del gip perugino vengono definite le nuove strategie del gruppo criminale. Volte a spostare dagli storici territori di appartenenza l'attività soprattutto economica delle famiglie. Tendendo nel contempo a instaurare - è detto ancora nel provvedimento - accordi tra più famiglie e, appunto, una "pax mafiosa". Riguardo al presunto sodalizio costituito in Umbria, nell'ordinanza viene sottolineato il suo elevatissimo spessore criminale tenuto conto della rete di intese con i vertici delle famiglie della 'ndrangheta del versante ionico e con i loro emissari. Nel provvedimento si fa inoltre riferimento all'accordo tra alcuni degli arrestati per costituire a Perugia una serie di società "pulite" attraverso le quali aggiudicarsi appalti pubblici e privati mediante concessioni ottenute con intimidazioni e corruzioni, nonché per stringere accordi volti allo scambio elettorale politico-mafioso (la nomina del sindaco di Brancaleone per il 2008) e convogliare in attività apparentemente lecite gli ingenti patrimoni illeciti. La prima fase dell'indagine ha invece permesso di delineare l'esistenza in Umbria di un sodalizio mafioso costituito da campani legati al cosiddetto "clan dei casalesi". Questo - ritengono gli inquirenti - pur mantenendo legami strutturali con l'organizzazione madre ha operato autonomamente e in sinergia con settori della criminalità locale.

Lumia “Effetti devastanti del trasformismo”. "Anche questa inchiesta conferma come la 'ndrangheta abbia capacita' fortissime di accumulo di capitali, ma soprattutto capacità di creare attività apparentemente legali e legami con la politica e con le istituzioni". A sostenerlo, in una dichiarazione, è il vicepresidente della Commissione antimafia, Giuseppe Lumia, commentando gli esiti dell'operazione "Naos". "Questo in Calabria ha avuto effetti devastanti - prosegue Lumia - anche grazie ad un trasformismo di uomini inseriti nelle istituzioni che sono passati indifferentemente da destra a sinistra e viceversa. Tutto questo deve finire, è tempo che la politica riprenda a volare alto con scelte di rottura indubitabili: emarginando chi ha notoriamente frequentazioni con elementi vicini alle cosche, non inserendo nelle liste elettorali, a tutti i livelli, chi è sotto inchiesta, stringendo un patto contro tutti i passaggi da uno schieramento all'altro". "Solo così - conclude Lumia - si potrà ridare trasparenza alla gestione delle risorse pubbliche e mettere in crisi il sistema di potere della 'ndrangheta, che solo l'esistenza di una zona grigia permette di perpetuare"

Forgione “Sulle candidature nessuno faccia lo struzzo”. "Nessuno faccia lo struzzo, bisogna mettere fuori dalle liste tutti coloro che hanno vicende giudiziarie in corso legate agli interessi della 'ndrangheta in appalti e lavori pubblici''. E' quanto afferma, in una nota, Francesco Forgione, presidente della Commissione parlamentare antimafia commentando gli esiti dell'operazione "Naos". "Questa indagine - prosegue Forgione - è un'ulteriore conferma della capacità della 'ndrangheta di reinvestire in attivita' apparentemente lecite i proventi del traffico di droga, e di farlo nell'intero paese e non solo nelle zone dove é insediata tradizionalmente, a dimostrazione del fatto che non esistono territori vergini". Per il presidente dell'Antimafia - "la cosa che più inquieta è che anche in questa inchiesta sia stato dimostrato un rapporto con la politica, al punto da portare all'arresto di un assessore regionale della Calabria che solo ieri aveva perso le deleghe. Un intreccio che è figlio del trasformismo che in quella regione coinvolge ampi settori della politica". "In Calabria - conclude Forgione - non si era mai raggiunto un simile livello nei rapporti tra le cosche ed esponenti della politica e delle istituzioni, con una trasversalità che riguarda tutti i partiti a destra ed a sinistra"

Maria Falcone “No alla connivenza ma anche no all’indifferenza”. "Combattiamo la connivenza ma anche l'indifferenza". E' quanto ha detto Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone ucciso a Capaci con la moglie e gli uomini della sua scorta il 23 maggio del 1992, incontrando gli studenti a Lamezia Terme dove è giunta su invito dell'Amministrazione comunale. "La mafia - ha aggiunto Maria Falcone - è un affare di tutti, è un problema nostro, non mio né tuo, ma che appartiene all'intera società che si reputa civile e che insieme vuole liberarsene". L'incontro con la presidente della Fondazione Falcone, introdotto dal sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, ospitato nell'auditorium dell'Istituto magistrale, è stato preceduto dalla proiezione di un dvd che ricorda il fratello e che ripercorre con le musiche di Nicola Piovani la storia della Sicilia di quegli anni.

Mancini (PS) “In Calabria serve una rivoluzione morale”. ''In Calabria c'e' bisogno di una profonda rivoluzione morale'': lo ha detto Giacomo Mancini, del Partito Socialista. ''E' urgente fare pulizia - ha aggiunto il capogruppo in Commissione Antimafia - debellando definitivamente la fitta rete di oscure connivenze e inquietanti collusioni tra livelli istituzionali, settori dei partiti, controversi imprenditori e affiliati alla criminalita' organizzata''. ''Da questo punto di vista - ha concluso Mancini - le liste che il Partito Socialista presentera' alla Camera e al Senato hanno l'ambizione di rappresentare un punto di riferimento per i tanti calabresi che pretendono che la legalita' non sia predicata con vuoti proclami, ma che sia praticata con scelte limpide e coraggiose''.

Deputati CDL “Serve un segnale di serietà”. "Le gravissime vicende che si susseguono stanno rivelando un quadro estremamente grave della situazione calabrese. Occorre che la politica dia un segnale molto chiaro di serietà e responsabilità". E' quanto affermano, in una nota congiunta, i deputati Jole Santelli, Giambattista Caligiuri, Ida D'Ippolito e Luigi Fedele, tutti di Forza Italia, e Angela Napoli di An. "Noi, come parlamentari calabresi, - proseguono - chiediamo ai nostri partiti di prestare un'attenzione particolare alla nostra terra e di assumere verso la Calabria ed i calabresi impegni precisi per ridare speranza di un futuro diverso". "Ci auguriamo che la formazione del PdL - concludono i parlamentari - possa chiaramente manifestare ai calabresi un progetto in cui fortemente credere non solo per il futuro governo del nostro Paese, ma anche per un riscatto della Calabria dalla deleteria immagine che è costretta a subire. Questo è il nostro auspicio e anche la nostra più ferma convinzione"

Villecco (PD) “Colpo durissimo alla mafia”: "L'operazione portata a termine oggi con 50 ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa, venti delle quali in Calabria, conferma l'eccellente lavoro della magistratura e dalle forze dell'ordine". A sostenerlo, in una nota, è la senatrice Rosa Villecco Calipari, responsabile mezzogiorno del PD. "Grazie all'efficacia dell'azione di contrasto - prosegue la parlamentare - nell'ultimo anno lo Stato ha potuto sferrare un colpo durissimo alla mafia e alla 'ndrangheta. La magistratura e le forze dell'ordine stanno dimostrando una grande capacità investigativa e repressiva contro le mafie". "Ora la politica - prosegue Villecco Calipari - ha un compito preciso e non più rinviabile, che è quello dell'etica e della responsabilità. Le prossime elezioni rappresentano in questo senso una sfida importante, un'occasione e un banco di prova per il rinnovamento e il progresso". "In Calabria e nel Mezzogiorno - sostiene la parlamentare del Pd - c'é bisogno di aria pulita. Il Partito Democratico, grande vettore di innovazione, sta mettendo a punto regole di rigore e di trasparenza in merito alle candidature. Ci auguriamo che tutti i partiti raccolgano questa sfida e che le prossime elezioni politiche e amministrative diano un importante segnale di discontinuità al Sud e al Paese rispetto alla polverizzazione di responsabilità che troppo spesso è avvenuta in questi anni"

Intrieri (PD) “In Calabria crisi di sistema”. ''In Calabria siamo dinanzi ad una crisi di sistema. La capacita' della 'ndrangheta di farsi imprenditrice ed essere spesso nei luoghi delle istituzioni in cui si decide, ha comportato il collasso del sistema''. A sostenerlo, in una dichiarazione, e' il deputato Marilina Intrieri. ''Oggi occorre, piu' che mai - prosegue Intrieri - che la politica faccia un passo avanti e chiuda senza esitazione la porta, a quanti potrebbero cercare la strada per entrare nelle istituzioni al solo scopo di perpetuare il sistema di potere della 'ndrangheta''. ''Solo una grande svolta morale e culturale - conclude Intrieri - potra' dare speranza alla Calabria perbene che chiede rispetto della legalita', diritti e certezze''.

Giaimo (Fiamma) “Commissariare la Regione”. "Dopo l'ennesimo scandalo che ha colpito la Giunta regionale calabrese se ne richiede l'immediato commissariamento". A sostenerlo è Natale Giaimo, segretario provinciale del Movimento sociale - Fiamma Tricolore di Catanzaro. Per Giaimo è necessaria "l'attivazione di ogni azione che precluda, a chi ha già fatto troppi danni, la possibilità di essere candidato e quindi, nell'ipotesi di elezione in Parlamento,di sottrarsi alle naturali sedi di giudizio in Tribunale". "Giudicavamo, e lo ribadiamo - sottolinea ancora il segretario provinciale del Ms-Ft - necessario dire basta a chiunque fosse in odore di contiguità col malaffare, a chi è già incappato nelle maglie della giustizia, a quanti non dimostrino a priori una onestà adamantina ed un passato al di sopra di ogni sospetto. Alla luce di quanto avvenuto ribadiamo la necessità che il popolo calabrese, nel votare alle prossime ed ormai imminenti consultazioni politiche, si rechi solo dopo aver consultato gli elenchi degli indagati e degli arrestati, negando così a costoro di trovare comoda e redditizia accoglienza sotto il largo ombrello della 'immunita' parlamentaré".

Laratta (PD) “La Calabria si sta 'sciogliendo'”, così Franco Laratta Deputato del Partito Democratico-l'Ulivo in merito all'operazione che ha portato in Calabria all'arresto dell'assessore regionale Tripodi. ''Un colpo dopo l'altro, le operazioni degli inquirenti mettono in luce - dice Laratta - quanto sia diffusa e potente l'influenza della criminalita' mafiosa nella nostra Regione. E' sconcertante verificare quanto la piovra sia penetrata nella politica, nelle istituzioni, nell'economia, nella societa'. Sembra che non vi sia angolo della Calabria che non sia stato attaccato dai suoi tentacoli; pare che non esista pezzo della nostra terra che non sia sottomesso, stritolato e soffocato dal male oscuro della 'ndrangheta, della corruzione e del malaffare! La Calabria sta vivendo ora uno dei momenti peggiori della sua storia. Ma nel contempo, proprio da qui si puo' e si deve ripartire. Occorre dunque estirpare tutto il marcio che sta soffocando la vita della nostra regione, mandare in galera tutti coloro che sono coinvolti, eliminare il marcio che ci portiamo dentro, e fare finalmente pulizia. Non sara' facile. Ci vorra' tempo, coraggio, una forte cultura della legalita' e una nuova generazione di giovani che prenda in mano la nostra terra e la tiri fuori dalle sabbie mobili della corruzione e della criminalita'. Vadano avanti e fino in fondo le inchieste; i magistrati e le forze dell'Ordine continuino con determinazione il bel lavoro che stanno facendo da tempo. Diano cosi' una speranza ai tantissimi calabresi onesti che vogliono cambiare rapidamente pagina. Solo una grande svolta, dopo un'incessante opera di purificazione, potra' salvare la Calabria. Ma nulla potra' continuare come prima''.

Leoluca Orlando (Idv) “Pervasiva cultura di illegalità”. "L'operazione dei carabinieri sull'intreccio criminale che dalla Calabria all'Umbria ha coinvolto politici, mafiosi ed esponenti delle banche svela una terribile trasversalità del vigliacco latrocinio organizzato". E' quanto afferma Leoluca Orlando, portavoce nazionale dell'Italia dei Valori, circa gli arresti disposti dalla magistratura di Perugia. "Infiltrazioni nei mercati immobiliari e in quelli edilizi - ha proseguito Orlando - complicità con uffici bancari, estorsione e droga, nonché sostegno di politici locali di spicco e di funzionari della pubblica amministrazione rivelano uno scenario di potere criminale costruitosi negli anni grazie, anche, a una pervasiva cultura dell'illegalità e dell'impunità che da anni denunciamo essere coltivata dalla stessa politica". Per il portavoce di Idv "ciò che sconcerta, e che però deve servire per un vigoroso risveglio etico, sono gli intollerabili costi di povertà, di immiserimento e di passiva subordinazione che comporta la collusione con la criminalità organizzata"

Dima (AN) “Loiero si dimetta subito”. ''Loiero dovrebbe dimettersi immediatamente piuttosto che rilasciare dichiarazioni inqualificabili e vergognose''. Lo afferma il coordinatore regionale di An, Giovanni Dima. ''Il tentativo - dice Dima - di nascondersi dietro formalismi di maniera e' intollerabile oltre che offensivo dell'intelligenza dei calabresi. Non ha senso commentare il provvedimento restrittivo emesso dalla magistratura umbra nei confronti di un componente della propria giunta regionale affermando che gia' nella giornata di ieri gli aveva revocato le deleghe assessorili per una sua diversa collocazione politica. Ci saremmo aspettati parole piu' responsabili ed invece ascoltiamo, ancora una volta, dichiarazioni che sanno tanto di giustificazione puerile. Nello stato in cui si ritrova la Calabria, di fronte all'immobilismo ed all'incapacita' di governo di questo centrosinistra, l'unica via d'uscita sono le dimissioni di Loiero ed il ritorno alle urne''.

Scarpelli (Prc) “Gravi collusioni tra politica e criminalità”. La segreteria regionale di Rifondazione comunista si riunirà sabato assieme alla segretaria nazionale del partito "in relazione agli esiti dell'operazione 'Naos' condotta dalla Procura distrettuale Antimafia di Perugia, per una valutazione sulla situazione calabrese e sulla crisi di sistema che sta interessando la nostra regione, e per rilanciare con determinazione il tema della questione morale". A riferirlo, in un comunicato, è il segretario regionale del partito, Pino Scarpelli. L'operazione "Naos", riporta la nota, "sta svelando gravi retroscena di collusione tra politica e criminalità organizzata, investendo direttamente esponenti politici calabresi".

Ass. M. Tripodi “Serve un confronto nel centrosinistra”. ''L'inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Perugia, che ha portato alla luce un inquietante intreccio tra affari, politica e 'ndrangheta, pone la necessita' di un confronto urgente tra tutte le forze del centrosinistra calabrese''. A sostenerlo, in una dichiarazione, e' il segretario regionale del Pdci, Michelangelo Tripodi, assessore regionale all'Urbanistica. ''Tale confronto e' necessario - sostiene Tripodi - per stabilire quali sono le scelte piu' opportune da compiere in questo delicato momento e per fronteggiare una gravissima situazione politica che sta portando la Regione ad un progressivo logoramento e sfilacciamento che rischia di diventare irrecuperabile e di produrre una frattura insanabile tra i cittadini e le istituzioni''

Occhiuto (Udc) “Loiero si dimetta”. "Il presidente Loiero ha ragione: cosi non si può assolutamente andare avanti. Sia allora conseguente: si dimetta". E' quanto afferma il consigliere regionale dell'Udc, Roberto Occhiuto, vicepresidente del Consiglio regionale. "Vedrà Loiero che, almeno per questo ultimo e sensato gesto - prosegue Occhiuto - la Calabria gliene sarà grata. Se ciò non dovesse avvenire, chiederò al mio partito di attivarsi per presentare una mozione di sfiducia verso una delle esperienze politiche di governo più sfortunate, tragiche e inconcludenti della storia regionale". "Ribadiamo, ancora una volta - conclude Occhiuto - la centralità del garantismo fino in fondo, per chiunque e in qualsiasi circostanza, ma qui siamo ben oltre la condizione di normalità democratica e anche un cieco si renderebbe conto che, ormai, non c'é alcun modo per riannodare il filo della fiducia tra il presidente Loiero e i cittadini. L'unico gesto di novità, nell'opacità del contesto calabrese, è ridare la parola ai calabresi".

Caruso (PRC) “Una ribellione democratica antidoto a collusioni”. "Gli ennesimi arresti in Calabria di esponenti politici per mafia dimostrano che dopo aver toccato il fondo, abbiamo iniziato a scavare. La 'ndrangheta e' il primo partito in Calabria, con un numero imprecisato di consiglieri, assessori e sindaci collusi e connessi ad essa". E' quanto afferma il deputato del Prc, Francesco Caruso. Dopo aver espresso giudizi durissimi sull'Udeur e Mastella, giudizi nei quali coinvolge anche Salvatore Cuffaro, Cesare Previti e Silvio Berlusconi, Caruso sostiene che "alla sinistra e ai movimenti resta il compito arduo e difficile di organizzare la rivolta popolare contro questo degrado della politica nel mezzogiorno, l'unico antidoto è la ribellione democratica contro le clientele, le collusioni criminali, l'affarismo e la corruzione che rischiano di avvelenare non solo il nostro presente, ma anche il nostro futuro".

Riferimenti “Certificazione antimafia sulle candidature”. "La società civile esige liste dal bollino blu, altrimenti potrebbe anche decidere di disertare le urne". E' quanto si afferma in una nota del Coordinamento nazionale antimafia Riferimenti che rilancia la proposta di certificazione antimafia per le candidature alle prossime elezioni. "A latere dell'inchiesta della procura di Perugia sugli affari tra politica e mafia - è scritto nella nota - Riferimenti, ribadisce il proprio appello ai candidati premier, Berlusconi e Veltroni chiedendo per le candidature nelle regioni meridionali a rischio criminalità la certificazione antimafia. E' la società politica che deve dare risposte inconfutabili". "Secondo la Dna - prosegue la nota - le maggiori inchieste giudiziarie avviate dalle procure Distrettuali antimafia riguardano collusioni fra boss e politici, ma soprattutto fra esponenti della criminalità organizzata e amministratori pubblici". Il coordinamento Riferimenti propone "un comitato di garanti scelti tra giornalisti e principali associazioni e movimenti antimafia presenti ed operanti sul territorio meridionale e giornalisti". Riferimenti, infine, chiede ai candidati premier un confronto su questi temi da tenersi in Calabria.

Casa legalità “Sciogliere Consiglio regionale”. "L'arresto di Pasquale Tripodi, sino a poche ore prima assessore della Giunta Loiero è un ennesima prova, dopo tutte le inchieste, in ultime Why Not e Onorata Sanità, che quel Consiglio regionale deve essere sciolto seduta stante". E' quanto si afferma in un comunicato dell'associazione Casa della Legalità. Lo scioglimento si rende necessario per l'associazione "se si vuole dare un segnale di rottura con la stagione della collusione, connivenza e complicità tra politica - massoneria e mafia che caratterizza quell'istituzione da troppo tempo, già con la Giunta Chiaravalloti (polo) per poi passare senza segno di cambiamento alcuno all'Ulivo con la Giunta Loiero". "Il marcio occorre sradicarlo - prosegue la Casa della Legalità - solo così le istituzioni saranno credibili e impermeabili alle pressioni, infiltrazioni ed ai condizionamenti della 'ndrangheta''

Vizzini “Politica collusa ha fiato corto” "Quello che emerge dall'operazione dei Carabinieri e della magistratura di Perugia é un esempio lampante della strategia adottata dalle nuove mafie degli affari. Da un lato si cercano nuovi territori, in questo caso l'Umbria, per infiltrarsi nell'economia locale ed operare nel traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, dall'altro si provvede ad investire il danaro sporco nell'economia legale in territori diversi". Lo dice il rappresentante speciale Osce contro le mafie transnazionali sen. Carlo Vizzini. "Per fare questo - aggiunge - si contattano politici collusi, si penetra la pubblica amministrazione si utilizzano esponenti di un sistema bancario che quasi mai collabora con la giustizia". "L'operazione di oggi - conclude - è importante perché decapita le cosche calabresi e mostra quanto sia corto il fiato di una politica collusa ma deve anche insegnarci che le nuove mafie si combattono con mezzi importanti, con visioni non ristrette sul territorio e quando occorre anche con tutti i necessari collegamenti internazionali".

Callipo “Si stacchi la spina”. "Si dica basta e si stacchi la spina. Che altro deve succedere ancora? L'immagine a pezzi della Calabria si riflette sulle imprese, sulla società civile e sulla democrazia regionale in maniera devastante". E' quanto sostiene, in una nota, l'imprenditore Filippo Callipo, già presidente di Confindustria Calabria. "Questa politica priva di senso delle istituzioni - prosegue Callipo - ha provocato danni enormi, a tal punto che ridare speranza e costruire una nuova Calabria, dopo quanto sta accadendo, non sarà facile". "Dinanzi a tanto sconquasso, però, non stupisce tanto la grave commistione tra malaffare e politica che è sotto gli occhi di tutti - prosegue l'imprenditore - né che nessuno dei leader nazionali cui il governo della Calabria fa riferimento s' incarichi di convincere Loiero a liberare la Regione, quanto i silenzi delle Autorità nazionali, politiche, istituzionali, sociali e culturali. E' troppo auspicare un intervento del presidente della Repubblica che arrechi sollievo a una terra martoriata dalla politica, dall'illegalità e dal sottosviluppo?"

Associazioni “Fallimento della classe politica”. ''Dopo quello di Domenico Crea, l'arresto dell'assessore al turismo Pasquale Tripodi palesa il fallimento di tutta l'attuale classe politica regionale''. E' quanto si afferma in un comunicato congiunto dei movimenti Rete per la Calabria, Calabrialibre e Ammazzateci tutti. ''Fossimo in una regione normale - prosegue il comunicato - ci aspetteremmo ora comportamenti consequenziali da parte del Consiglio regionale piu' inquisito d'Italia, ma in Calabria, ormai, un'indagine in corso, un arresto o una condanna sembrano essere diventati titoli di merito per gran parte dei politicanti. E nonostante l'imponente ciclone giudiziario degli ultimi mesi stia falcidiando l'orda della casta politica regionale, questa continua a resistere fino all'ultimo uomo''. ''La 'caporetto' della politica regionale e' vicina - riporta il comunicato - non lo diciamo con sadica soddisfazione, ma con il rimpianto di un ennesimo treno perduto. Questo Consiglio regionale, come il precedente, si e' presentato in questa configurazione fin dall'inizio, dedito solo al sacco del territorio e dei calabresi, ormai allo stremo. In altre occasioni abbiamo chiesto l'autoscioglimento per indegnita' del Consiglio stesso, scioglimento che oggi e' quasi un obbligo. Siamo davvero giunti al capolinea: chi non vuol vedere e sentire faccia pure, noi ci sentiamo in dovere, ancora una volta, di invitare i pochi consiglieri regionali che ancora sono capaci di arrossire a farsi da parte, dando cosi' un chiaro segnale di rottura rispetto la tragica situazione che ha portato alla crisi democratica in tutta la regione''. ''Non si puo' restare complici o omertosi - conclude la nota di Rete per la Calabria-Calabrialibre e Ammazzateci tutti - dinanzi a questo desolante quadro, che persevera a stuprare la dignita' dell'intero popolo calabrese. Sarebbe altrettanto auspicabile, almeno, il deflusso dei primi 'dissidenti', per cominciare a vedere, nei numeri, quanti in Calabria sono i politici ancora capaci di autocritica e di ravvedimento''.

Udeur “Loiero si dimetta”. "Loiero sa bene che Pasquale Tripodi, che ci auguriamo possa al più presto chiarire la sua estraneità alle accuse contestategli, da tempo era distante dal Partito e che la segreteria nazionale dei Popolari-Udeur non lo ha mai indicato a ricoprire le deleghe di assessore cui lo ha chiamato direttamente e autonomamente lo stesso Governatore della Calabria": è quanto sottolinea l'Udeur in una nota. "A questo punto, dopo la somma di vicende che hanno riguardato quasi tutti i Partiti - prosegue la nota - riteniamo opportuno che il Presidente Loiero compia un gesto di generosità dimettendosi, dando così ai cittadini calabresi la possibilità di andare a nuove elezioni e di legittimare un nuovo governo regionale".

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Loiero "Non si può andare avanti così". Gen. Ganzer "Una Joint-venture camorra-ndrangheta"

Operazione della DDA di Perugia: 50 arresti di cui 20 in Calabria, tra loro l’ass. regionale Pasquale Tripodi. Tra gli interessi droga ed edilizia. Loiero "si era dimesso". Chieste le dimissioni della Giunta regionale

 

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