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Cronaca
Ucciso il vicepresidente del Consiglio della Regione Calabria

 

 

Il Ministro Pisanu riferisce alle Camere e propone le nuove direttive per combattere la ndrangheta. Loiero: "Se cala l'attenzione lo uccidiamo ancora".

20/10 ''Un uomo delle istituzioni, un dirigente di partito che ha sempre operato con serieta' nell'interesse del bene pubblico''. Pier Ferdinando Casini ricorda cosi' Francesco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio ragionale della Calabria ucciso domenica dalla 'ndrangheta. Il presidente della Camera ha parlato in aula, prima dell'informativa del ministro dell'Interno Beppe Pisanu, rinnovando ''alla signora Fortugno, alla famiglia, al partito della Margherita, alla giunta regionale della Calabria, il sentito cordoglio della Camera dei deputati''. Poi risposte ''non emotive, non eclatanti, ma dure''. E una serie di direttive per sconfiggere la 'ndrangheta, una vera e propria ''multinazionale del crimine'' con ''la sede storica a Reggio Calabria'' e diramazioni ''in tutta Italia, in buona parte d'Europa ed oltre oceano''. Cosi' il Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu annuncia in aula, prima alla Camera e poi al Senato, il suo piano per ''riaccendere la speranza dei Calabresi'' e sconfiggere la 'ndrangheta. Un lavoro ''complesso e articolato'', un obiettivo ambizioso che si puo' pero' raggiungere, avverte il ministro, ''tutti insieme'', ''ognuno per la sua parte'', forze dell'ordine, istituzioni, societa' civile e, prima di tutto, politici, ai quali ha lanciato un invito affinche' non facciano finire la questione calabrese nel ''tritacarne delle polemiche elettoralistiche''. Ed e' tornato a ribadire che in Calabria lo stato ''c'e' e non intende andarsene''. Ma ha anche aggiunto: ''L'azione dello Stato da sola non basta, se non convince i calabresi onesti a fare leva sulla coscienza civile per cambiare le cose''. Pur precisando di avere il massimo rispetto per ''la paura dei calabresi onesti''.
DOMANI AL VIA DIRETTIVE CONTRO 'NDRANGHETA: Verranno formalizzate domani, nel corso del vertice nazionale presieduto dal ministro Pisanu una serie di direttive per combattere la 'ndrangheta, che non riguarderanno pero' solo la Calabria e non avranno come unico obiettivo quello di aumentare uomini e mezzi: ''la 'ndrangheta e' una multinazionale del crimine'' che ha anche delle ''proiezioni economico-finanziarie e criminali nel resto d'Italia, in buona parte d'Europa e oltreoceano''. Cosi' il ministro dell'Interno Pisanu ha spiegato come si articoleranno le nuove direttive alle forze dell'ordine, annunciate nel corso del suo intervento alla Camera sull'omicidio Fortugno - ''Le direttive - ha detto Pisanu lasciando l'aula di Montecitorio - verranno formalizzate domani, non so pero' quante potranno essere rese pubbliche e quante dovranno rimanere riservate''. Il ministro ha quindi spiegato che ''l'impegno sul territorio calabrese e' soltanto una parte del piano che stiamo elaborando''. La 'ndrangheta, infatti, ha proseguito, ''e' una multinazionale del crimine con la sede storica a Reggio Calabria. Dobbiamo colpirla in Calabria ma anche nelle sue proiezioni economico-finanziarie e comunque criminali nel resto d'Italia, in buona parte d'Europa e oltreoceano. E' un lavoro molto complesso e articolato''. Il ministro ha poi precisato che anche se le direttive verranno stilate domani questo non significa ''che nel frattempo siamo rimasti con le mani in mano: una squadra speciale e' andata in Calabria ed e' gia' all'opera per aiutare gli investigatori locali; abbiamo preso contatti con Grasso per l'antimafia e domani faremo una elaborazione abbastanza puntuale delle cose ulteriori da fare''. Ed ha aggiunto di aver voluto prima ascoltare il Parlamento ''con la speranza di poter raccogliere anche qui delle indicazioni utili''
RISPOSTE NON EMOTIVE MA DURE: Le risposte delle forze dell'ordine saranno ''non emotive, non eclatanti ma fredde, dure e proporzionate'', alla gravita' dell'accaduto. Pisanu ha quindi annunciato che mercoledi' il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso andra' a Reggio Calabria, mentre ieri il capo della polizia ha tenuto una riunione con i rappresentanti delle tre forze dell'ordine, domani ci sara' il vertice da lui presieduto e su sua direttiva ''un gruppo di specialisti'' e' gia' in calabria ''per aiutare gli investigatori locali''
IN AUMENTO MINACCE AD AMMINISTRATORI LOCALI: ''Negli ultimi tempi -ha detto il Ministro- sono cresciute in misura allarmante le minacce agli amministratori locali per piegarli a comportamenti illeciti. Molti onorano con coraggio le loro responsabilita' democratiche e meritano la riconoscenza e l'incondizionato sostegno da parte soprattutto delle forze dell'ordine.
UNITI PER RIDARE SPERANZA AI CALABRESI: Si puo' reagire ogni giorno, ha detto il Ministro, ognuno per la sua parte, pubblica o privata che sia. Certo, a cominciare dai pubblici poteri: politica, magistratura e amministrazione. ''Il Ministero dell'Interno e le forze dell'ordine -ha aggiunto- lo stanno gia' facendo e, vi assicuro, continueranno a farlo con crescente impegno di uomini e mezzi''. Perche' insieme si puo' riaccendere la speranza dei calabresi, ha assicurato, la speranza ''di quegli studenti che hanno manifestato nelle strade di Locri''.
MA LO STATO DA SOLO NON BASTA: In Calabria ''lo stato c'e' e non ha nessuna intenzione di andarsene'', ha assicurato il ministro, ma ha aggiunto: ''L'azione dello stato da sola non basta'' se non convince i calabresi onesti a reagire, ''le forze dell'ordine, da sole, non possono sconfiggere la cultura del 'qui non cambia niente', della rassegnazione all'illegalita', alla vendetta, alla morte. Tantomeno possono farlo le cosiddette leggi speciali''.
'NDRANGHETA IL PIU' TERRIBILE GRUPPO CRIMINALE: e' ''la piu' forte, la piu' potente e la piu' aggressiva delle organizzazioni criminali'', ha detto. Ma non solo: ''Forte del suo 'familismo amorale' -ha assicurato- che, da un lato, la rende particolarmente coesa e, dall'altro, la contrappone alla societa' civile e allo stato di diritto, la 'ndrangheta e' insieme, per sua stessa natura, fenomeno criminale e forza eversiva''.
Al VIMINALE VERTICE con FORZE DELL?ORDINE E SERVIZI
Coordinamento piu' serrato delle indagini per far funzionare meglio la sinergia tra le forze dell'ordine (in particolare Ros, Sco e Gico), intervento mirato sul territorio, con l' invio di personale specializzato, attacco deciso e sistematico ai patrimoni della 'ndrangheta. Sarebbero questi gli obiettivi delle direttive annunciate oggi in Parlamento dal ministro dell' Interno, Giuseppe Pisanu, che ha riferito sull' omicidio del vice presidente del consiglio regionale delal Calabria, Francesco Fortugno. Le linee dell' operazione sono state tracciate ieri nel corso di una riunione tecnica al Viminale, alla quale hanno partecipato il capo della Polizia, Gianni De Gennaro e rappresentanti delle altre forze dell' ordine. Domani, sempre al Viminale, sara' lo stesso Pisanu a presiedere il vertice decisivo - presenti i massimi esponenti di forze dell' ordine e servizi segreti - che dara' il via alla nuova strategia anti-crimine. La strada che si intenderebbe percorrere e' quella di non ripetere esperienze gia' tentate in passato, come ad esempio l'operazione 'Vie Libere' a Napoli, con uno spiegamento di agenti ben visibili sul territorio. Non perche' non abbiano dato i frutti sperati, quanto perche', visto il livello di infiltrazione della 'ndrangheta nella societa' civile, occorre un altro tipo di intervento. Bisogna inoltre considerare che in Calabria non ci sono vuoti negli organici delle forze dell' ordine. Piu' che la quantita', serve la qualita'. Si sarebbe dunque deciso di puntare su un numero limitato di personale aggiuntivo: ''forze eccezionali'' nuove, ognuna con la propria caratteristica, per mettere in atto un' ''azione mirata''. Un ''gruppo di specialisti'', come ha riferito oggi il ministro, sta gia' collaborando alle indagini. Si tratta, ad esempio, delle quattro squadre di carabinieri del Cio (Compagnia di intervento operativo), provenienti da Lazio e Puglia, inviate nella locride. Sono professionisti altamente specializzati che verranno, e di fatto gia' sono, dislocati sul territorio per occuparsi di ambiti specifici: individuazione e sequestro dei beni, ad esempio, ma anche indagini 'classiche' su omicidi e rapine. Il punto centrale a cui si vuole lavorare e' quello del coordinamento delle diverse forze dell' ordine impegnate nel contrasto alla 'ndrangheta. L' obiettivo, sempre secondo quanto si e' appreso, sarebbe di fare in modo che il personale del Ros, dello Sco e del Gico sia messo in condizione di scambiarsi le informazioni sulle indagini in corso con maggiore efficacia rispetto a quanto avviene ora, evitando sovrapposizioni e conflittualita'. E la collaborazione deve avvenire su tutto il territorio nazionale, perche', come ha sottolineato il ministro, la 'ndrangheta e' una ''multinazionale del crimine'', con ramificazioni ''nel resto d' Italia, in buona parte d' Europa e oltreoceano''. E per far male alla potente organizzazione criminale occorre colpirla nei suoi patrimoni economici. Per questo si punta ad intensificare le attivita' informative, con il contributo importante dell' intelligence, per aggredire sistematicamente le ''casseforti'' delle cosche, con il sequestro di beni, immobili ed attivita'. In questa direzione saranno chiamati ad operare in primo luogo gli specialisti della Guardia di finanza.
PIANO DI INTERVENTI STRAORDINARI PER IL SUD
Un piano di interventi straordinari che ha come obiettivo ''l'affrancamento delle comunita' locali e dei singoli cittadini dalla pressione criminale''. E' quello che si sta realizzando nel mezzogiorno, secondo il Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, che stamane ha riferito in aula al Senato sull'omicidio Fortugno. ''Si sta ora realizzando -ha detto- il piano di interventi straordinari curato con encomiabile impegno dal prefetto De Sena''. Un piano, ha spiegato, che si articola in tre fasi. ''La prima, di immediata attuazione -ha proseguito il ministro- si e' tradotta in una serie di misure urgenti per rafforzare il controllo del territorio, anche per mezzo della video-sorveglianza di centri urbani, grandi arterie, insediamenti produttivi e l'istituzione di alcune tenenze dei Carabinieri, dell'Ufficio della Polizia di frontiera aerea a Lamezia Terme e di quello della Polizia marittima a Gioia Tauro''. La seconda fase, spiega ancora il ministro, ''tutt'ora in corso, e' incentrata sull'intensificazione delle attivita' informative e investigative e sull'aggressione ai patrimoni criminali della 'ndrangheta. In questo campo operano a Reggio Calabria e Catanzaro gruppi di lavoro tra Forze di Polizia e D.I.A''. La terza fase, infine, secondo Pisanu, ''prevede interventi a piu' lungo termine, basati sul coinvolgimento delle istituzioni locali nella realizzazione di progetti tecnologici e formativi, rivolti all'innalzamento degli standard di sicurezza e alla diffusione della cultura della legalita' ''

Mercoledì il Procuratore Grasso a Reggio

Mercoledi' prossimo sara' a Reggio Calabria il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, riferendo in aula al Senato sull'omicidio Fortugno. ''Ho gia' avuto un primo contatto con il dottor Grasso - ha aggiunto Pisanu - al quale ho manifestato la mia piena fiducia e ho assicurato la massima collaborazione da parte di tutta l'Amministrazione dell'Interno, proprio a partire dalla sua trasferta reggina della prossima settimana, nella quale sara' accompagnato dai capi dei servizi specializzati di tutte le Forze di Polizia''. ''Informo, infine - ha concluso il ministro - che poche ore fa, nella provincia di Reggio Calabria, la Polizia ha arrestato sedici persone con laccusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Tutti i componenti del sodalizio criminale risultano contigui alla cosca 'Piromalli Mole'', egemone nella piana di Gioia Tauro. Altre analoghe iniziative mi aspetto a breve termine''.

Loiero: Se cala l’attenzione lo uccidiamo ancora

20/10 ''Se l' attenzione della politica e delle istituzioni sulla Locride ora dovesse scemare, sarebbe un ulteriore tradimento della Calabria, sarebbe come uccidere due volte Francesco Fortugno''. Non usa mezze parole il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, il giorno dopo i funerali del vicepresidente del Consiglio regionale assassinato domenica scorsa in un seggio per le Primarie dell' Unione. ''Questo delitto orrendo - aggiunge Loiero in una conversazione con l' Ansa - ha colpito la famiglia, la Calabria, la Margherita e il Paese. La Calabria e' tornata all' attenzione nazionale nella dimensione piu' vera. La stampa ha registrato, finalmente, ombre e luci. Ha registrato che c'e', ed e' tristemente vero, la mafia che opprime e condiziona ma ha evidenziato anche l' esistenza di una societa' civile e politica reattiva che non puo' essere lasciata sola''. La straordinaria partecipazione dell' Italia intera al lutto per il ''nobile sacrificio'' di Francesco Fortugno - a incominciare dalla visita del presidente Ciampi - secondo Loiero sta a significare la crisi con il passato che il delitto ha determinato. ''Il richiamo del vescovo Bregantini a una sorta di purificazione socio-politica e politico-economica che sottragga la Locride e la Calabria alla criminalita' organizzata e le ricongiunga definitivamente al Paese - spiega il presidente - non puo' rimanere senza conseguenze. Cosi' come dobbiamo dare ascolto e risposte ai tanti giovani che in questi giorni hanno ribaltato un concetto frutto di antica assuefazione. Non dobbiamo essere noi, hanno ribadito, ad avere paura della mafia ma e' la mafia che deve avere paura di una Calabria nuova nella quale prevalgano diritti e non privilegi e nella quale lo Stato non debba essere incontrato soltanto nelle divise delle forze dell' ordine ma deve essere attivamente presente per far crescere, in termini sociali, culturali ed economici, quest'area e tutta la Calabria''. Per il presidente Loiero, allora, ''e' necessario uno sforzo corale e continuo, che non si spenga con i riflettori dei media sulla tragedia. La Locride ha bisogno di particolari cure perche' negli anni e' diventata una vittima privilegiata di interessi illegali che tentato di schiacciare la societa' civile. E' un percorso da invertire rafforzando la diga anticriminalita' e, soprattutto, le capacita' di reazione della gente della Locride e della Calabria, quella capacita' che abbiamo visto in questi giorni amari''

Fortugno scelto dalla “cupola” come segnale ai politici

Francesco Fortugno potrebbe essere stato scelto come obiettivo ed ucciso dalla 'ndrangheta perche' rappresentante di quella classe politica regionale alla quale l' organizzazione criminale avrebbe voluto lanciare un messaggio preciso ed inequivocabile: non pensate di danneggiarci avviando un' opera di moralizzazione e di tutela dell' interesse pubblico. Il movente dell' omicidio, dunque, non sarebbe collegato direttamente alla figura di Fortugno, ma ad un segnale piu' generale che la ''cupola'' delle cosche reggine della 'ndrangheta, con una decisione unitaria, avrebbe voluto mandare a chi gestisce la politica regionale. Investigatori e magistrati restano molto abbottonati sulla direzione che stanno prendendo le indagini sull' assassinio del vicepresidente del Consiglio regionale, ma dalle indiscrezioni che trapelano s' intuisce che si rafforza sempre piu' la pista politico-mafiosa. L' attendibilita' di questa ipotesi, tra l' altro, trova conferma nel fatto che il magistrato che sta conducendo l' inchiesta, il sostituto procuratore distrettuale di Reggio Calabria Giuseppe Creazzo, insieme al procuratore aggiunto Francesco Scuderi, coordinatore della Dda, ha sentito come persona informata sui fatti il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero. Al presidente Loiero i magistrati avrebbero rivolto domande sul ruolo politico svolto da Fortugno e sulla sua effettiva partecipazione o possibile influenza nelle scelte adottate dall' esecutivo nel settore della sanita', ed in particolare su appalti e nomine. Ruolo che Loiero ha negato. Dalle indagini sta emergendo, in sostanza, che Fortugno sarebbe stato la vittima sacrificale scelta non da una singola cosca ma dall' intera 'ndrangheta, in particolare di quella reggina, per lanciare il suo sinistro ''messaggio'' alla classe politica di governo regionale. Non si tratta, si fa rilevare negli ambienti investigativi, dell' unica ipotesi che viene fatta per risalire al movente dell' omicidio, ma e' quella che al momento appare maggiormente credibile e concreta. Nessun' altra congettura, tra l' altro, starebbe trovando il minimo riscontro. Fortugno non aveva nemici, la sua vita privata era irreprensibile ed anche nell' attivita' di medico svolta prima di essere eletto consigliere regionale, non aveva mai avuto alcun problema. Ecco perche' gli investigatori sono portati ad attribuire al suo omicidio un valore ''simbolico'' proprio sul piano politico. Proprio per attuare un omicidio dal movente cosi' significativo la 'ndrangheta avrebbe scelto come esecutore materiale una persona totalmente al di fuori del giro criminale locale. Una persona fatta venire probabilmente fuori dai confini regionali, un killer professionista che garantiva la perfetta esecuzione dell' omicidio. Lo dimostrerebbero l' estrema freddezza dimostrata dall' assassino durante e dopo l' omicidio, la sua sicurezza, la sua apparente calma, una volta compiuto l' omicidio, nell' allontanarsi e raggiungere l' automobile con a bordo il complice parcheggiata in una strada a breve distanza da palazzo Nieddu. Ed a rafforzare la tesi del ''contenuto politico'' del movente dell' assassinio c' e' anche la scelta del luogo in cui e' stato ucciso Fortugno, e cioe' uno dei seggi per le primarie dell' Unione. Una precisa volonta' di chi ha ucciso Fortugno e' stata anche quella di non lasciare alcuna traccia: l' assassino non ha abbandonato sul posto la pistola e, soprattutto, l' auto utilizzata per giungere sul luogo dell' agguato non e' stata successivamente abbandonata e magari data alle fiamme. Un fatto assolutamente anomalo negli omicidi di mafia. E tutto questo proprio allo scopo di non lasciare ad investigatori e magistrati il minimo elemento utile per le indagini.

L'on Fortugno disse dopo le minacce alla Lo Moro: “La lotta all’illegalità deve essere costate”

20/10 - L' ufficio stampa del Consiglio regionale ha diffuso, ''per il particolare valore del suo contenuto'', il testo di una dichiarazione fatta il 16 maggio scorso da Francesco Fortugno, ucciso domenica scorsa a Locri, pubblicata a suo tempo come editoriale di `CalabriaInforma', l' agenzia settimanale on-line di notizie e commenti dello stesso Consiglio. Questo il testo: ''Formata la Giunta regionale, eletti i componenti dell' Ufficio di Presidenza del Consiglio, la 'ndrangheta, quasi a volere confermare il suo ruolo di contraltare della legalità, che trova nelle istituzioni la sua massima affermazione, torna a farsi sentire pesantemente''. A sostenerlo è stato il vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, commentando le minacce rivolte nei giorni scorsi all'assessore regionale alla sanità, Doris Lo Moro. ''Le minacce a Doris Lo Moro, alla quale esprimo la mia personale solidarietà - ha aggiunto Fortugno - sono la chiara indicazione di quello che dovrà essere il primo punto all'ordine del giorno della nuova legislatura: la lotta costante ed a tutto campo della criminalità organizzata. Che le minacce siano legate al clima avvelenato che si vive a Lamezia Terme od all'attività di assessore di Doris Lo Moro, potrà avere rilevanza ai fini investigativi, ma non cambia la sostanza: siamo di fronte all' ennesimo tentativo di intimidazione nei confronti di chi si propone, con spirito di servizio ed onesta', di risollevare le sorti della Calabria e dei calabresi''. ''Sono anch'io - ha proseguito Fortugno - un padre di famiglia e capisco bene cosa significhi vivere la quotidiana angoscia per la incolumità dei propri familiari, che si trovano esposti alla vigliaccheria degli atti intimidatori consumati nell' ombra in cui opera la criminalità; per questo, l'unico conforto è la certezza che è una battaglia giusta, che va combattuta per dare alle generazioni future una Calabria migliore. Gli uomini che danno corpo alle istituzioni, sono la espressione della libera determinazione dei cittadini e sono essi stessi semplici cittadini, chiamati a mantenere vivo quell'ideale di democrazia che tanto è costato al nostro Paese. Non eroi votati al sacrificio, quindi, ma padri e madri di famiglia che hanno il comune sentire della gente, ma è proprio questo comune sentire che ci rafforza, che ci spinge ad impegnarci ed a reagire ad ogni tentativo di affermazione della illegalità e della sopraffazione''. I momenti difficili, specialmente quando ci si sente minacciati negli affetti più cari - ha concluso Fortugno - ci sono, ed e' per questo che tutta la società civile, senza distinzione di appartenenza politica, e' chiamata a svolgere quel ruolo fondamentale di sostegno e di vigilanza, che non faccia avvertire quell' insopportabile senso di solitudine che può spingere all' abbandono. Ogni colpo inferto alle istituzioni colpisce tutti noi e sarebbe un errore gravissimo pensare che non sia così, nessuno può chiamarsi fuori dalla battaglia contro la criminalità organizzata, perchè con l' indifferenza ed il disimpegno non si possono certo affermare valori come la legalità e la democrazia''.

Loiero sentito dal Procuratore antimafia

20/10 Il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, e' stato sentito come persona informata sui fatti dai magistrati della Procura antimafia di Reggio Calabria che stanno conducendo l'inchiesta sull'assassinio di Francesco Fortugno. . Secondo quanto si e' appreso in ambienti investigativi, Loiero, che e' della Margherita, lo stesso partito in cui militava Fortugno, e' stato sentito dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Francesco Scuderi, coodinatore della Dda, e dal magistrato titolare dell' inchiesta, il sostituto procuratore Giuseppe Creazzo, che si sono recati nella sua abitazione di campagna, a Staletti'. Loiero ha deposto per circa un' ora e mezza. I magistrati gli avrebbero rivolto domande, in particolare, sul ruolo politico ed istituzionale svolto da Fortugno, soprattutto in relazione ai suoi interventi nel settore della sanita'. Nulla e' trapelato sul contenuto della deposizione di Loiero, che ha fornito, comunque, secondo quanto si e' appreso, tutti i chiarimenti chiesti dai magistrati. Il Presidente della Regione Calabria, in particolare, avrebbe escluso che Fortugno abbia svolto un ruolo, diretto o indiretto, nelle scelte della Giunta regionale in materia di sanita'. Argomento quest' ultimo che e' stato al centro nei giorni scorsi di congetture sul possibile movente dell' assassinio del vicepresidente del Consiglio regionale. Lo stesso presidente Loiero, nei giorni scorsi, aveva gia' sottolineato che Fortugno non si era mai interessato di nomine ed appalti, tesi sostenuta anche da Maria Grazia Lagana', vedova dell' esponente della Margherita ucciso.

Proseguono le indagini. Perquisizioni e controlli con numerosi posti di blocco. Coordinamento PS e CC per ottimizzare le forze,

20/10 L' automobile trovata dai carabinieri a Locri a poca distanza da Palazzo Nieddu, dove domenica scorsa e' stato ucciso Francesco Fortugno, non e' quella utilizzata dagli assassini. E' quanto hanno riferito alcune fonti investigative, precisando, tra l' altro, che la vettura trovata e' una Fiat Uno e non una A112. I carabinieri delle quattro squadre speciali della Compagnia di intervento Operativo (Cio), inviati in Calabria dal comandante generale dell' Arma, Luciano Gottardo, dopo l' omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, stanno eseguendo da stamattina in tutta la Locride una serie di perquisizioni e controlli. L' attivita' dei militari e' concentrata, in particolare, in alcuni centri montani e costieri. Controlli vengono eseguiti, inoltre, lungo le principali arterie della zona, con decine di posti di blocco. L' intera operazione e' finalizzata ad un controllo piu' capillare del territorio. All' operazione stanno prendendo parte anche i militari delle Compagnie di Locri, Bianco e Roccella Ionica ed il personale, coordinato dalla Questura di Reggio Calabria, della Squadra mobile reggina e dei commissariati di Siderno e Bovalino.
Poi una riunione operativa per ottimizzare l'impiego del personale delle forze dell'ordine inviati nella locride dopo l'omicidio di Francesco Fortugno si e' svolta stamani negli uffici della compagnia dei carabinieri di Locri. Nel corso della riunione sono stati analizzati anche gli elementi raccolti nell'ambito delle indagini sull'omicidio del vice presidente del consiglio regionale della Calabria. All'incontro hanno partecipato il comandante della Regione Carabinieri Calabria, generale Eduardo Centore, i comandanti dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, colonnello Antonio Fiano e della compagnia di Locri, capitano Maurizio Biasin e il responsabile del gruppo Operativo Calabria. In mattinata, il Comandante interregionale (Calabria e Sicilia) dei carabinieri, generale di corpo d' armata, Vittorio Barbato si e' recato a Locri e Siderno per verificare la situazione e l'impiego del personale.
Infine il Questore di Reggio Vincenzo Speranza ha detto ''Mi sembra di cogliere, in questo momento luttuoso, una forte consapevolezza da parte dei giovani della Locride sui gravissimi rischi che incombono in quel territorio''. ''Una voglia di battersi - ha aggiunto Speranza - che va colta in tutta la sua importanza. Bisogna parlare di 'ndrangheta e contro la 'ndrangheta, con uno sforzo corale e oltre gli schieramenti politici poiche' la ndrangheta e' un' organizzazione che va combattuta senza divisioni''.

La missione del CSM a Locri e Reggio sarà guidata da Rognoni e spostata al 31

20/10 Slitta al 31 ottobre la missione del Csm negli uffici giudiziari di Reggio Calabria e Locri. E la delegazione sara' guidata dal vicepresidente Virginio Rognoni. Lo rende noto un comunicato di Palazzo dei Marescialli. La visita prevede incontri con i responsabili degli uffici giudicanti e requirenti e del Consiglio dell'ordine forense di Reggio Calabria e Locri. La rappresentanza del Consiglio sara' composta dal presidente della VII Commissione, Leonida Primicerio e dai consiglieri Nicola Buccico, Giorgio Spangher, Giuseppe Meliado', Ernesto Aghina e Francesco Menditto. La VII Commissione ha tra i suoi compiti la verifica ''delle condizioni di direzione e organizzazione degli uffici giudiziari, delle eventuali disfunzioni e delle relative cause, anche con riferimento alle problematiche poste dalla criminalita' organizzata''.
Valutare gli interventi per rafforzare il settore giudiziario nel contrasto alla criminalita' organizzata. E' questo lo scopo della missione del Consiglio Superiore della Magistratura il 31 ottobre prossimi a Reggio Calabria e a Locri. Lo ha spiegato il vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, intervenendo oggi al Plenum. ''La delegazione - ha detto Rognoni - nell' incontro con gli uffici giudiziari di Reggio e della Locride raccogliera' sul campo, al di la' del quadro delle piante organiche come risultano dalle tabelle e dalle strutture esistenti, tutti gli elementi utili circa la dinamica e il funzionamento dell' amministrazione della giustizia per la parte di competenza del Consiglio Superiore. Tutto cio' al fine di intervenire per rafforzare al massimo il contrasto alla criminalita' organizzata''. Rognoni ha spiegato: ''differenziati e diversi sono i fronti da cui contrastare la cultura e le organizzazioni criminali e mafiose, ciascuna con sue specifiche modalita' e mezzi e strumenti appropriati. Uno di questi fronti e' certamente quello giudiziario, che non deve subire sofferenze di sorta ma attrezzarsi nel modo piu' efficace, compresa la serieta' e la professionalita' di tutti gli operatori, affinche' si possano raggiungere tutti gli indispensabili e fondamentali obiettivi di giustizia''.

Spaccatura in Commissione Nazionale Antimafia sui beni sequestrati

20/10 E' scontro a tutto campo in Commissione Antimafia: maggioranza e opposizione, dopo un lungo periodo di pacata dialettica politica, sono arrivate ai ferri corti sul disegno di legge per la gestione dei beni sequestrati alla mafia e sull'emergenza 'ndrangheta, a solo cinque giorni dall' uccisione a Locri di Francesco Fortugno (Margherita), vicepresidente del Consiglio regionale calabrese. Ieri sera - per la prima volta in questa legislatura - l'opposizione, guidata dal capogruppo diessino Giuseppe Lumia, ha votato contro il documento della maggioranza e, per di piu', ne ha presentato uno proprio. Finora il centrosinistra aveva votato 'no' una sola volta, e mai aveva depositato un 'controdocumento'. Il presidente della Commissione, il forzista Roberto Centaro, ha ridimensionato la frattura sostenendo che ''l'irrigidimento delle posizioni e' frutto dell'attuale clima politico''. In serata, pero', ha in parte aperto alle richieste del centrosinistra che chiedeva di mettere in calendario, il prossimo lunedi', l'audizione del ministro dell'Interno e di quello della Giustizia per porre all'attenzione nazionale l' escalation omicida delle 'ndrine della locride. Centaro - pur non convocando subito i titolari dei due dicasteri - ha dichiarato, da Napoli a un convegno antiracket, che alla Calabria sara' dedicato un ''forte approfondimento e coinvolgeremo i ministri Pisanu e Castelli e il Csm, per verificare quanto sia possibile fare sotto il profilo legislativo''. Di piu' non ha voluto dire: quel che e' certo e' che ha tenuto ferma la missione in Calabria decisa per lunedi' e martedi'. Poi si decidera' come procedere. Resta, invece, non colmata la distanza tra i due poli - a San Macuto - su come amministrare i patrimoni, mobili e immobili, sequestrati a Cosa Nostra. Per il centrodestra bisogna assegnare il compito all'Agenzia del Demanio che, nonostante in passato non abbia lavorato al meglio, ora pare si stia attrezzando. Per il centrosinistra, invece, questo compito spettava agli uffici provinciali del Commissario antiracket, che aveva l'esperienza adatta ma e' stato abolito dal governo. E ancora, per la Cdl e' opportuno ampliare la revisione delle confische a tutte le persone che ne hanno interesse giuridico, mentre per l'Ulivo questo e' un regalo ai boss che va incontro alla loro richiesta di rivedere le condanne penali. Intanto, il disegno di legge continua il suo iter alla Camera e - ha sottolineato Centaro - ''risulta recepita buona parte delle nostre indicazioni''.

In Senato condanna unanime con diverse analisi dei poli

L'appello del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu perche' la questione della lotta alla 'ndrangheta, dopo l'omicidio Fortugno, non finisca nell'agenda delle mere polemiche politiche, e' stato solo in parte accolto, nell'aula semideserta del Senato in cui si e' articolato il dibattito successivo alle sue comunicazioni sull'assassinio del vicepresidente del Consiglio regionale calabrese, dal presidente dei senatori Verdi, Stefano Boco: ''Noi siamo pronti - ha detto Boco - pero' ci aspettiamo che il presidente del Consiglio intervenga su questo vero e proprio dramma nazionale, che non puo' essere affrontato come una questione regionale''. Il dibattito, in cui hanno preso la parola principalmente parlamentari calabresi, di nascita o di elezione, e' stato contrassegnato da spunti polemici legati comunque alle grandi questioni che dividono maggioranza ed opposizione: dalla finanziaria alla riforma della giustizia. Per la Cdl, Luigi Peruzzotti (Lega) e Renato Meduri (An) hanno posto l'accento sui mancati interventi del Csm che ''assistono impotenti'' a quanto accade. ''Via i magistrati che litigano, divisi da faide tribali'' ha chiesto, ipotizzando anche leggi speciali per l'ordine pubblico, l'esponente del Carroccio, mentre quello di An ha ricordato che ''se ha fatto piacere la visita di Ciampi e' giusto ricordare che lui e' anche presidente del Csm''. Proprio la riforma dell'ordinamento giudiziario, ha detto Boco per i Verdi ''crea evidenti ostacoli al lavoro degli inquirenti e diffonde sfiducia nel loro operato''. Donato Veraldi, senatore questore della Margherita, ha parlato di Fortugno come di ''un eroe calabrese che con il sacrificio della vita puo' rendere possibile l'inizio di un processo di riscatto della Calabria'', ma lo Stato ''se c'e' e' bene che si renda visibile come mai in precedenza''. Sui mancati investimenti in opere pubbliche al Sud Nicodemo Filippelli (Udeur) ha messo in rilievo le responsabilita' dello Stato che deve ''sottrarre i giovani, quelli che non hanno lavoro ne' la speranza di trovarlo alla tentazione di riconoscere autorita' e poteri ai malviventi e agli assassini''. Cesare Marini (Sdi) ha lamentato che ''lo Stato in Calabria non adempie ai suoi compiti fino in fondo. Pensa al ponte sullo Stretto, ma non alle questioni ordinarie''. Critico anche il diessino Antonio Iovene, per il quale ''l'azione di contrasto della criminalita' da parte dello Stato e' stata insufficiente'' come dimostra emblematicamente, sotto il profilo del controllo del territorio il fatto che ''il sistema di telesorveglianza della Salerno-Reggio Calabria attivato dopo l'uccisione del piccolo Nicholas Green e' da anni spento per mancanza di fondi''

Alla Camera Cdl e Unione chiedono “Lo Stato non abbandoni la Calabria”

Lo Stato non puo' rinunciare a 'riprendersi' la Calabria. Ma perche' questo possa accadere servono misure eccezionali per contrastare la criminalita' organizzata e serve unita' tra le forze politiche. In Aula alla Camera, dopo l'informativa del ministro dell'Interno Beppe Pisanu, si apre un dibattito tra i gruppi sui modi per evitare che fatti gravissimi come l'assassinio di Francesco Fortugno si ripetano. ''Nonostante l'impegno delle forze armate - accusa Marco Minniti dei Ds - la partita, in Calabria, lo Stato la sta drammaticamente perdendo e non e' piu' possibile continuare con l'ordinaria amministrazione''. L'esponente della Quercia ipotizza, allora, cinque punti sui quali agire: mandare sul territorio della Locride un contingente interforze, non militare; inviare un gruppo della Dia a risolvere il problema degli uffici giudiziari; affrontare il 'nodo' della confisca dei beni; organizzare una conferenza Stato-regioni sul tema della Calabria e investire in politiche sociali. Proposte dell'Unione per contrastare un fenomeno che, come sottolinea il presidente dei deputati della Margherita Pierluigi Castagnetti, ''riguarda la piu' grande organizzazione criminale del mondo''. ''Condivido l'appello del ministro Pisanu a un lavoro unitario - spiega Castagnetti - ma il responsabile del Viminale non e' stato chiaro su quali misure strutturali e quali risorse verranno dedicate alla lotta alla criminalita' organizzata''. Il presidente dei deputati della Margherita attacca anche Berlusconi che si e' 'giustificato' per non essere andato ai funerali di Fortugno dicendo di aver scritto un messaggio alla famiglia e aver 'mandato' Pisanu. ''In queste parole - ha attaccato Castagnetti - leggo una rinuncia da parte dello Stato, ma lo Stato, il governo, noi, nessuno puo' sentirsi in pace: lo dobbiamo alla famiglia di Fortugno e a tutti i calabresi''. E anche Katia Bellillo del Pdci attacca il ''colpevole silenzio'' del Pdci mentre Giovanni Russo Spena invita a cercare di sconfiggere le mafie ''attaccandone i beni'' ma non attraverso leggi speciali. ''La 'ndrangheta - osserva Nuccio Cusumano dell'Udeur - ha fatto la sua mossa colpendo un uomo di grande dignita' morale e civile e ora lo Stato deve rispondere''. A replicare all'opposizione ci pensa in primis Maurizio Gasparri di An. ''Non e' il momento per le polemiche - esorta - ma dire che lo Stato o c'e' o non c'e' e' una dicotomia sbagliata: lo Stato c'e' ma deve esserci di piu' e cosi' anche la magistratura che esorto a una maggiore solerzia nel risolvere la questione delle vacanze negli organici in Calabria''. Piu' 'conciliante' l'azzurro Giancarlo Pittelli che chiede un ''impegno corale di tutte le forze che hanno a cuore il Paese'' in una sorta di unita' nazionale come ai tempi del terrorismo armato. Anche lui non si risparmia, pero', un attacco alla magistratura che ''deve smettere quelle faide che da mesi sono all'esame del Csm e sulle quali o non si decide o lo si fa in maniera pilatesca''. ''Le forze collaborino tutte - e' l'invito anche di Michele Ranieli dell'Udc - per ridare fiducia a tutti i calabresi''. Un discorso un po' a parte e' quello della Lega. ''Partecipo con imbarazzo a questo dibattito - ammette il vicepresidente dei deputati del Carroccio Dario Galli - che e' la fotocopia di decine di dibattiti che si sono fatti in passato e che si rifaranno in futuro finche' si continua a trattare questi argomenti come normali. Non e' normale che ci siano aree in cui la criminalita' organizzata non e' uno stato parallelo, ma lo stato ufficiale e l'altro e' la comparsa''. Galli rivendica, pero', che in certe regioni, nel nord Italia (''grazie all'idea di quegli scienziati della prima Repubblica che hanno inventato il soggiorno obbligato'') la criminalita' organizzata non ha attecchito. ''Il fenomeno li' - spiega - e' morto sul nascere, perche' dove c'e' la liberta' vera dei cittadini tutto e' piu' difficile anche per la malavita''

Fondazione Lanzino: Serve maggiore cultura della legalità

"L'omicidio a Locri del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno ripropone ancora una volta nella nostra regione la questione dell'emergenza criminalita'. Una situazione che ha origini antiche e molteplici cause e che richiede dalle istituzioni e dalla societa' risposte articolate per essere adeguatamente arginata". Lo afferma in una nota Franco Lanzino, presidente della fondazione onlus "Roberta Lanzino". "La risposta dello Stato - aggiunge Lanzino - non puo' che essere quella di un rafforzamento dei propri presidi, quindi maggiore controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, indagini piu' incisive sulle cosche mafiose, finalizzate soprattutto ai patrimoni illecitamente accumulati, rigorose verifiche sugli appalti pubblici. Ma e' necessaria, anche, una maggiore diffusione della cultura della legalita' e del rifiuto della violenza soprattutto nelle nuove generazioni".

Ass. Tripodi: “Continuare a tenere desta l’attenzione alla Calabria”

“Dopo la coraggiosa e pronta reazione degli studenti della Locride, il governo, la magistratura, gli organi di informazione non compiano l’errore di derubricare l’assassinio di Francesco Fortugno, mancando di prestare in futuro continua attenzione al caso Calabria”. È quanto sostiene l’assessore regionale all’Urbanistica, Michelangelo Tripodi, all’indomani dei solenni funerali del vicepresidente del Consiglio regionale. “Bisogna fare in modo che ad esequie avvenute - aggiunge Tripodi - questo efferato delitto non cada nel dimenticatoio, che vengano assicurati alla giustizia esecutori e mandanti di questo infame crimine, e inoltre che questo incredibile attacco alle istituzioni regionali e alla democrazia del Paese offra lo spunto, finalmente, per una reazione straordinaria dello Stato, così come in questi giorni hanno chiesto i giovani, le istituzioni regionali, la chiesa e la parte sana della società calabrese”.
“Oggi più di ieri - prosegue l’assessore - rimaniamo impegnati a sollecitare agli organi dello Stato iniziative straordinarie di contrasto alla mafia. Il governo, che attraverso gli atti concreti non deve dimostrarsi insensibile al grido d’allarme lanciato attraverso la vasta mobilitazione delle coscienze, ha il dovere di porre le forze dell’ordine nelle condizioni di lavorare con nuova e più incisiva determinazione, nuove e più incisive risorse, nuove e più incisive capacità operative, perché sarebbe intollerabile che la situazione straordinaria messa in luce da un gesto criminale senza precedenti nella storia della regione, venisse affrontata con strumenti e modalità d’intervento ordinari”. L’assessore Tripodi si dice “d’accordo con la proposta fatta dal leader dell’Unione, Romano Prodi, che punta a creare un nucleo speciale Interforze che lavori sotto l’egida di un alto rappresentante dello Stato, come pure occorre ottenere un intervento incisivo e nella massima trasparenza da parte del Consiglio superiore della magistratura, che serva a rafforzare gli organici delle procure”. Per Tripodi, inoltre, “vanno difese e potenziate, fra l’altro, le norme sulla confisca dei beni della mafia, sottoposte in questi giorni al rischio di una preoccupante revisione, cui sta lavorando in parlamento la maggioranza di centrodestra”.
L’assessore definisce, poi, incredibili le affermazioni di Berlusconi secondo il quale “il Governo, inviando in Calabria il ministro Pisanu, ha fatto tutto il necessario”. “Il presidente del Consiglio, che nelle poche frasi di circostanza usate in occasione di questo delitto ha scelto di non utilizzare la parola mafia - ribadisce Tripodi - dimostra di non aver capito la gravità della situazione calabrese, contrassegnata da una preoccupante escalation di stampo terroristico che, aumentata assieme al prolungato disinteresse del governo e al calo di attenzione sul fenomeno mafioso, da anni colpisce amministratori, imprenditori e chiunque con gesti piccoli e grandi si oppone allo strapotere delle cosche. Se il governo come dice Berlusconi ha fatto tutto il necessario, mi pare di poter dire che si è trattato di una risposta vaga e insufficiente, visto anche che al giusto monito di monsignor Bregantini, che ha chiesto più Stato e ha invitato il governo a non cancellare le forme di sostegno allo sviluppo economico, si sono associati senza esitazione tutti calabresi per bene”. Per l’assessore Tripodi, infine, “il Presidente della Repubblica Ciampi, confermandosi autorevole rappresentante dell’unità nazionale, è stato l’autentico interprete dei sentimenti di indignazione e speranza che animano i calabresi, dimostrando vera vicinanza alla famiglia Fortugno e ai cittadini che chiedono allo Stato di non venire meno ai suoi doveri”.

Occhiuto: “Che l’uccisione di Fortugno sia un monito a non guardare la Calabria di ieri”

Dopo i funerali del Vicepresidente del Consiglio regionale Franco Fortugno a Locri il consigliere Roberto Occhiuto (Udc), ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Un funerale con una grande partecipazione che sprona noi tutti a fare di più, ad impegnarci per una Calabria nuova e diversa. I riferimenti del vescovo di Locri, monsignor Bregantini, all’urgenza che lo Stato sia presenze anche con investimenti per lo sviluppo, così da sottrarre risorse umane alla criminalità organizzata, è un argomento su cui tutte le forze politiche calabresi debbono riflettere, perché spesso le nostre divisioni sui grandi temi hanno contribuito a rendere la Calabria non più forte ma più debole e meno credibile nel confronto con il Governo e il Parlamento. L’esempio del vicepresidente del Consiglio regionale ucciso barbaramente deve costituire per tutti noi, indistintamente, un monito a non guardare più indietro, alla Calabria di ieri, a non imitare la vecchia politica, ma a guardare avanti. Deve spronarci a dare risposte moderne a problemi vecchi e nuovi. Governo, Regione, autonomie locali e società civile debbono mettere a frutto il sacrificio di un politico dai tratti gentili e dotato di un’umanità straordinaria e lavorare per rendere più umana la politica, più partecipate le scelte, più trasparente l’azione amministrativa. Anche per questo abbiamo deciso di intitolare l’Aula consiliare a Franco Fortugno, perché la sua esperienza resti indelebile in un’Aula politica, in una palestra di democrazia per antonomasia, in un Consesso che è rappresentativo di tutte le opzioni sociali e culturali di un territorio”.

In tantissimi ai funerali di Fortugno, Mons. Bregantini: La mafia vuole dominare la politica. Indagini ad un punto delicato

Cossiga contro Macrì: “Con i magistrati politicizzati non si combatte la ndrangheta”. Mancini: “Parte delle istituzioni non hanno fatto il proprio dovere”. Castelli “Adeguato il numero dei magistrati

Il Presidente Ciampi ha reso omaggio alla salma di Fortugno ed ha ribadito “Calabresi reagite, l’Italia è con voi

Le Amministrazioni pubbliche ricordano Fortugno. Ancora reazioni dal mondo politico.

 

 

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