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Dir.resp. Pippo Gatto |
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Voto sotto la pioggia
Elezioni sotto la pioggia, crolla l'affluenza. Referendum al palo, quorum lontano. Si vota ancora fino alle 15. Oggi i verdetti per le province 21 giu 09 Ritorno alle urne sotto la pioggia, a due settimane dalle europee e dal primo turno delle amministrative. Si è votato oggi, e si voterà anche domani dalle 7 alle 15, per eleggere i sindaci di un centinaio di comuni (16 dei quali sono città capoluogo), i presidenti di 22 province, e per il referendum che investe la legge elettorale. Ma l'entusiasmo degli elettori, in questa prima giornata di consultazioni, è apparso piuttosto scarso. L'affluenza ai seggi è stata bassa, soprattutto per il referendum, che sembra destinato al fallimento: alle 22 ha registrato una quota poco sopra il 16% e appare quindi difficile il raggiungimento del quorum del 50,1% dei votanti. E' andata meglio per le amministrative e in particolare per le comunali, con un 44,9% che si raffronta con il 32,2% delle provinciali: segno che il governo delle città sta particolarmente a cuore alla gente e rappresenta un livello istituzionale che tocca interessi molto vicini ai cittadini. I duelli per la poltrona di sindaco vedono in ballo molte sfide importanti, che costituiscono altrettanti test politici. Basti dire che si vota per eleggere il primo cittadino sia a Bologna sia a Ferrara, due città tradizionalmente "rosse" in cui, in quest'occasione, il candidato del centrosinistra non è riuscito a spuntarla al primo turno. A Bologna, reduce dall'amministrazione Cofferati, Flavio Delbono, centrosinistra, due settimane fa non ce l'ha fatta per un soffio. E ora deve vedersela con Alfredo Cazzola. Tra i due, negli ultimi giorni, é stata guerra aperta sul terreno della cosiddetta moralità e la faccenda è finita in Procura. Riflettori puntati anche su Padova, dove è testa a testa tra Flavio Zanonato (centrosinistra) e Marco Marin (centrodestra) e si attende di capire se l'apporto della Lega sarà determinante. Proprio nella città veneta, tra l'altro, questa sera durante un corteo di circa due-tremila persone provenienti dai festeggiamenti per la promozione in B del Calcio Padova, alcuni tifosi hanno intonato cori contro Zanonato e sono stati staccati a forza tabelloni e manifesti dalla vetrina dell'ufficio dei sostenitori del candidato. Al sud tra i confronti più importanti spicca quello di Bari, anche a seguito dell'inchiesta sul giro di escort e sulle feste nella residenza romana del premier: nel capoluogo pugliese si fronteggiano Michele Emiliano (centrosinistra) e Simone Di Cagno Abbrescia (centrodestra). Per quanto riguarda le provinciali, Torino e Milano sono sicuramente gli appuntamenti a cui si guarda con maggiore attenzione. Ma c'é grande attesa anche per i risultati di Ferrara, Arezzo, Parma, Rimini, territori tradizionalmente di centrosinistra che si ritrovano allo spareggio. Sul complesso dei ballottaggi, tra l'altro, pende anche l'incognita degli elettori dell'Udc, visto che il partito di Casini e Cesa ha optato per la strada dell'autonomia, apparentandosi in alcuni casi col centrodestra e in altri - ad esempio in Puglia, per le provinciali di Lecce, Taranto e Brindisi - col centrosinistra. A Milano ha addirittura scelto di non schierarsi, lasciando liberi gli elettori. Il capoluogo lombardo si segnala, tra l'altro, per un nuovo boom di rinunce da parte degli scrutatori: in totale sono 1.364 quelli che hanno dato forfait. Tra loro 42 presidenti di seggio nelle ultime 24 ore. Un replay di quello che già era avvenuto due settimane fa. I ballottaggi alzano le percentuali di voto. I ballottaggi sembrano aver avuto un effetto trascinamento sull'affluenza alle urne per i referendum. Ne sono prova i dati rilevati in alcune città fino alle ore 22 di ieri. Dove si è votato per il secondo turno delle amministrative l'affluenza per i referendum è stata nettamente superiore, a differenza di quanto avvenuto dove si vota solo per la consultazione referendaria. In città chiamate alle urne per il ballottaggio, si rileva che alle ore 22 l'affluenza per il quesito n. 3., il più "affollato" dei tre referendum, è stata: a Milano del 27,7%, a Bari del 36,6%, a Padova del 40,8% e a Bologna del 42,8%. Viceversa, in città chiamate solo al referendum, le percentuali per lo stesso quesito n. 3 sono state decisamente più basse: 7,7% a Napoli, 8,9% a Pescara, 12,1% a Trieste e 12,8 a Roma. Quorum lontanissimo. Nella prima giornata l'affluenza generale alle urne dei cittadini che hanno votato per il referendum elettorale è stata di circa il 16%. Alle 12 solo il 4% era andato a votare, mentre alle 19 la percentuale superava di qualche decimale l'11%, alla chiusura dei seggi alle 22 l'affluenza è stata del 16,4% per i primi due quesiti e del 16,7% per il terzo. E così è molto probabile, come ipotizza il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, che raggiungere il quorum entro domani alle 15 si riveli un'impresa disperata. Se il trend dell'affluenza si conferma questo, assicura il ministro della Difesa Ignazio La Russa, è "quasi certo che non si arriverà neanche al 30%", mentre il quorum necessario per rendere valido il risultato referendario dovrebbe superare il 50%. La verità, si osserva anche nella maggioranza, è che ormai il referendum è un istituto "morto, inflazionato". La gente non ha più alcuno stimolo a parteciparvi. Questo si dice ogni volta, commenta La Russa, "ma il dato sul quale dovremmo tutti riflettere è che la normativa sul referendum andrebbe ritoccata". E il ministro del Pdl avanza una proposta: aumentare il numero delle firme per proporlo, ma ridurre il quorum a non oltre il 35%. In questo modo sarebbe più facile, sottolinea La Russa, riuscire a far funzionare ancora questo istituto che comunque in Italia è stato lo strumento di battaglie importanti come il divorzio e l'aborto. "E' un peccato davvero", osserva il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che l'affluenza alle urne sia così bassa, anche perché lui stesso, ricorda, fu tra i promotori della consultazione contro la legge elettorale nota come "porcellum" proprio per il fatto che i suoi meccanismi non consentirebbero di rispettare in pieno la volontà popolare, a cominciare dall'impossibilità di poter esprimere le preferenze. Oltre al problema della scarsa affluenza, per il presidente del Comitato promotore del referendum Giovanni Guzzetta, c'é anche un'altra difficoltà: quella delle "intimidazioni del ministro dell'Interno Roberto Maroni" che avrebbero avuto effetto sui presidenti di seggio. In molti casi, anche a Milano, denuncia Guzzetta, le schede non sarebbero state date spontaneamente agli elettori, ma solo dietro "pressante richiesta". E si sarebbe detto ad una donna che se non votava per i ballottaggi non avrebbe potuto esprimersi neanche per il referendum. Guzzetta, replica il senatore della Lega Alberto Filippi, "farnetica". Il "flop" della consultazione, aggiunge, "non dipende certo dalle cosiddette 'intimidazioni' di Maroni, ma dall'intelligenza dei cittadini che non vogliono una dittatura parlamentare in stile peronista". Molti esponenti delle istituzioni e del mondo politico hanno comunque votato. Oltre al capo dello Stato Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi hanno ritirato, tra gli altri, le schede per rispondere ai tre quesiti referendari anche Massimo D'Alema e i sindaci Alemanno e Letizia Moratti. Speciale elezioni: Ballottaggio, Referendum
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