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In ricordo di Giacomo Mancini

dalla

Testata della Gazzetta del Sud

del 9/10/2002

GREMITO IL TEATRO RENDANO DI COSENZA

A sei mesi dalla morte commemorato l'uomo, il sindaco, il leader politico
Mancini, la storia che rimane


Pietro Mancini ricorda il padre, Giacomo Mancini

Pietro Mancini ricorda il padre, Giacomo

COSENZA - Fu un riformista vero. Al presidente dello Sdi piace ricordare così Giacomo Mancini, "in un momento in cui di riformismo se ne parla tanto, ma in effetti ce n'è davvero poco". Fu una scelta coraggiosa, e gli costò parecchio la battaglia in questa direzione - ha ricordato Enrico Boselli - per cambiare lo Stato, gli apparati, i corpi separati. L'intervento del presidente dello Sdi ha concluso ieri sera al Rendano la commemorazione dell'ex leader socialista e uomo di governo a sei mesi esatti dalla morte. Tante le personalità (ma non solo) che si sono alternate sulla ribalta del teatro di tradizione cosentino, per parlare di Mancini, protagonista di una "storia straordinaria, lunga più di 80 anni, che ha lasciato" (sono sempre parole di Boselli) "una traccia importante nel Paese, nel Sud, in Calabria, a Cosenza". Nella platea, numerose le autorità fra le quali l'arcivescovo Giuseppe Agostino e il prefetto Diego D'Amico. In rappresentanza di "Gazzetta del Sud" c'era il vicedirettore Alfredo Leto. La manifestazione è stata organizzata da Pietro Mancini, figlio di Giacomo, che ha tracciato un commovente profilo del genitore, attingendo ai ricordi personali ed alle carte lasciate dal genitore, "spesso incompreso, perchè in anticipo su temi importanti nel teatrino della politica", ma comunque "protagonista di conquiste significative"; senza stancarsi, "oppositore di personaggi che non era facile nè popolare sfidare"; "mai col cappello in mano; "uomo delle istituzioni" benchè "costruttore di un contropotere democratico"; frequentemente impegnato a combattere "da solo contro tutti, su questioni mai marginali". Secondo il figlio, inoltre, Giacomo Mancini "ha lasciato pagine importanti da non far ammuffire negli armadi, materiale tutto da studiare". Pietro Mancini ha concluso il suo intervento accennando all'amarezza degli ultimi anni, procurati al genitore dalle accuse di collusione con la mafia, una vicenda che "lo provò ma non lo piegò", e che comunque resta "trama giudiziaria tutta da chiarire". A prendere per prima la parola è stata Eva Catizone, sindaco della città dei Bruzi, che ha manifestato la sua emozione particolare per essere il primo cittadino di Cosenza, succeduto immediatamente a Mancini nella carica dopo che questi ne aveva sostenuto la candidatura. La città non dimenticherà Giacomo Mancini:

Il Rendano gremito di gente

Teatro Rendano pieno per la commemorazione

terranno alto il suo nome - ha detto Eva Catizone - le tante, grandi opere che egli ha realizzato e quelle che aveva programmato e saranno realizzate prossimamente. Ha fatto da "stacco" ai vari interventi, coordinati da Annamaria Terremoto, giornalista della sede Rai calabrese, la lettura dei numerosi messaggi inviati per la circostanza da personalità e da gente comune: come la gente che ha affollato il "Rendano" per il particolare appuntamento. Ma c'è stato anche chi, e non era previsto dalla "scaletta", è stato chiamato sul palco per dare la propria, ugualmente significativa, testimonianza. Tra questi, Mimmo Barile (che si è soffermato sulle intuizioni politiche di Mancini, al quale ha riconosciuto di essere stato, tra l'altro, nelle elezioni amministrative locali del '93, l'artefice dello "sdoganamento del voto di destra") e Francesco Femia (secondo il quale dopo la segreteria di Giacomo Mancini "la famiglia socialista non è stata più la stessa"). E, ancora, alunni delle scuole superiori e i poveri dell'oasi francescana. Tra gli interventi non in programma anche quello di Giacomo Mancini junior, deputato del Pse: è salito sul palco "stimolato" dalle parole di Jole Santelli con le quali il sottosegretario alla Giustizia (di Forza Italia) lo indicava come portatore di un'eredità che può contribuire molto, ancora, allo sviluppo del Mezzogiorno. Essa invece appartiene a tutti i giovani calabresi che vogliono lavorare per un Sud diverso, ha detto Giacomo jr. nipote del leader scomparso sei mesi fa. Jole Santelli aveva anche parlato della lezione importante lasciata da Mancini: l'impegno, irriducibile, a "costruire il futuro". Tra i "relatori" della serata Giuseppe Tamburrano, a lungo collega di Giacomo Mancini in Parlamento. Ha svelato una serie di particolari inediti sul rapporto con Pietro Nenni, insistendo in particolare sul suo orgoglio di essere socialista "non per acquisizione ma per sangue". Impossibilitato a presenziare, Vezio De Lucia ha fatto pervenire la sua relazione incentrata sui provvedimenti di Mancini in materia di urbanistica: restano - ha scritto - insostituibili pietre miliari in materia. L'intervento conclusivo di Boselli è stato preceduto da quello del giornalista e scrittore (cosentino) Cesare Lanza, secondo il quale "la storia deve ancora qualificare Giacomo Mancini" mentre, in ogni caso, egli "ha dato al Paese, al Sud e alla Calabria molto più di quanto ha avuto".

Antonio Garro

 

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