HOME, Torna alla pagina Indice
Citta' di Cosenza , Torna alla pagina Indice
Dir.resp. Pippo Gatto
Home . Cronaca . Università . Sport . Politica . Link . Cultura . Spettacoli . Calcio . Forum . Meteo .
Hinterland
 Rende
 Castrolibero
 Castiglione
 Servizi on Line
 Segnala i problemi 
 Famacie di Turno 
 Gare e Appalti 
 Bandi e Concorsi 
 Cinema 
 Scrivi alla Redazione 


 
 Turismo
 I Monumenti
 Mappa dell'Hinterland
 Centro Storico
 Notizie per i visitatori
 Rubriche
 Alimentazione
 Ambiente
 Attualità/Cronaca
 Consumatori
 Cronaca Rosa e Gossip
 Cultura
 Diritti del Cittadino
 Economia e Finanza
 Innovazione e Tecnologia
 Politica e Sociale
 Servizi Speciali e Dossier
 Sindacati
 Spettacoli
 Sport
 Partecipativi
 Chat
 Forum
 Scienza
 Informatica
 Innovazione
 Scienza
 Associazioni
 Salute
 Prevenzione
 Sanità e Salute
 Scuola e Giovani
 Scuola
 Musica
 Università




Previsioni: Epson Meteo


Cronaca
Arrestati i presunti assassini di Francesco Fortugno

 

Omicidio Fortugno: Dopo gli arresti ora si punta ai mandanti. Grossa operazione di intelligence per la cattura. Il killer pedinò Fortugno per un mese.

21/03 Dopo l'arresto dei presunti responsabili dell'omicidio di Francesco Fortugno ora le indagini della polizia di Stato e della magistratura puntano a individuare i mandanti dell'omicidio. La richiesta di far luce fino in fondo sul movente e i mandanti giunge da un coro unanime di esponenti politici e istituzionali. Nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, Mariagrazia Arena, che ha portato agli arresti di stamani vengono esaminate, sulla base di una ricostruzione estremamente dettagliata, le fasi relative alla progettazione e all'esecuzione materiale dell'assassinio di Fortugno, senza fare alcun riferimento ai motivi per i quali i quattro arrestati accusati di avere una responsabilita' diretta nell'omicidio abbiano deciso di uccidere il vicepresidente del Consiglio regionale e su chi abbia impartito loro l'ordine di eseguire l'omicidio. Con gli arresti compiuti stamani gli investigatori e i magistrati, in sostanza, hanno voluto mettere un punto fermo esclusivamente sulle responsabilita' connesse all'esecuzione materiale dell'omicidio, rinviando a una fase successiva dell'inchiesta l'accertamento del movente e l'identificazione dei mandanti dell'omicidio. Stamani il Procuratore di Reggio Calabria, Antonino Catanese, illustrando l'operazione che ha portato agli arresti, ha evidenziato anche che ''le indagini sono ancora nella prima fase e proseguiranno per fare luce completa su questo efferato delitto, che deve essere chiarito in tutti i suoi risvolti. Coltiviamo tante speranze per scrivere definitivamente la parola fine su questa vicenda''. Per il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, il corso della giustizia ha i suoi tempi e il risultato ottenuto e' ''un punto d'arrivo per potere fare chiarezza sui mandanti. Pur in presenza di una tragica vicenda possiamo dire che comunque si tratta di un giorno felice. La morte di Francesco Fortugno e' stata come un fiore spezzato che non impedira' comunque alla primavera di esprimersi''. La vedova del vicepresidente del consiglio regionale, Maria Grazia Lagana', da Torino, dove ha partecipato alla manifestazione in ricordo di tutte le vittime della mafia, organizzata da Libera, ritiene che l'operazione compiuta stamani e' ''comunque un piccolo passo. Sono stati arrestati solo gli esecutori, ora bisogna scoprire i mandanti. Quella di oggi e' una giornata che ha rinnovato il dolore''. E' visibilmente indignata la vice presidente della commissione parlamentare antimafia, Angela Napoli, la quale ritiene che ''se la vicenda viene lasciata in questo modo c'e' il rischio che resti un delitto impunito. Un delitto di questo genere non puo' non avere dietro qualcosa di piu' grosso e non puo' essere attribuibile solamente ad una lotta tra clan''. Nelle settimane scorse Angela Napoli aveva sollecitato piu' volte la Procura di Reggio Calabria a concludere le indagini perche', aveva detto nel corso di un convegno nel capoluogo calabrese, anche le ''pietre sanno chi ha ucciso Fortugno''. Decine e decine, comunque, le reazioni agli arresti, da tutto il mondo politico, calabrese e nazionale. A sollecitare chiarezza e approfondimento e' anche il capogruppo dei Ds in commissione antimafia, Giuseppe Lumia, secondo il quale ''questo primo risultato e' importante ma adesso bisogna continuare a lavorare per fare luce su troppe ombre che avvolgono questo delitto. Ombre che riguardano i mandanti ma non solo''. Anche il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, e il presidente del consiglio regionale, Giuseppe Bova, ritengono che ora il passo successivo e indispensabile sia quello di chiarire tutti gli aspetti della vicenda in modo da individuare chi ha 'ordinato' l'omicidio e per quali motivazioni. L'arresto dei presunti autori dell'omicidio di Francesco Fortugno e', secondo il Ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, un altro successo ''del piano De Sena. Mi auguro che gli arresti di oggi diano ulteriore incoraggiamento a tutti i calabresi onesti che, come i giovani di Locri, non si rassegnano allo strapotere della 'ndrangheta e vogliono sconfiggerla con la forza dello stato''. E per il Presidente della Camera, Pierferdinando Casini, questo ''successo testimonia l'intensa e continua attivita' di contrasto alla criminalita' organizzata che occorre proseguire con determinazione per riaffermare i valori di legalita' dello Stato''. In generale, alla grande soddisfazione per gli arresti il coro dei commenti e' univoco su un tema: ora ci vogliono mandanti e causale del delitto. E su Radio radicale Giacomo Mancini ha affermato ''Ho l' impressione che quelli di oggi siano gli arresti della manovalanza della criminalita' organizzata e che rispondano alle esigenze di dare un segnale del lavoro delle forze dell'ordine e del superprefetto De Sena. Si arresta l'esecutore materiale del delitto Fortugno ma rimangono molte ombre sul movente dell'omicidio''. ''La pista da seguire - ha aggiunto - dovrebbe essere quella che riguarda il settore della sanita' calabrese, governato da un partito degli affari con addentellati nei partiti politici. Succedeva cosi' quando al governo della regione c'era il centro destra, oggi che c'e' il centro sinistra non c'e' affatto stato un netto cambiamento. Su questo serve una profonda riflessione. Lo scontro tra il presidente Loiero e la Margherita avra' sicuramente avuto ad oggetto le candidature per le elezioni politiche, ma il contrasto e' stato talmente violento da far pensare che ci sia alla base una dinamica che riguarda le decisioni prese e da prendere nel settore della sanita', della derivazione delle acque e dei rifiuti''.

La vedova Fortugno ringrazia Ciampi e i ragazzi di Locri

''Da Torino, dove mi trovo per partecipare alla giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie apprendo della cattura dei presunti assassini di mio marito. Notizie come queste acuiscono in me il dolore per la sua scomparsa.Un delitto inaccettabile di un uomo onesto, generoso, giusto''. Cosi', in serata, e' tornata a commentare gli arresti per il delitto del marito Maria Grazia Lagana' Fortugno. ''Finalmente - dice la vedova Fortugno - e' stata fermata la mano di chi si e' 'arrogato' il diritto di porre fine alla sua vita, di chi ha sottratto un padre ai suoi figli e un uomo al suo impegno vissuto come missione. Le notizie di oggi riaprono ferite che mai potranno rimarginarsi.Sento fortissimo, in questo momento, il bisogno di ringraziare il Capo dello Stato, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che in quel momento terribile ha fatto sentire la sua vicinanza e si e' fatto portavoce di un impegno alto dello Stato verso la mia famiglia e la nostra terra. Insieme a lui la Signora Franca per le grandissime doti di sensibilita' ed umanita'. Spero si continui a tenere alta l'attenzione e si continui il lavoro fino in fondo. Verita' e giustizia fino in fondo. Esprimo sentimenti di vicinanza ai servitori dello Stato. Agli inquirenti, alle forze dell'ordine, che mettono a rischio quotidianamente la loro incolumita' per la nostra sicurezza.Non mi stanchero' mai di ringraziare i giovani, che con coraggio hanno condotto e conducono una battaglia di idee per la vittoria della giustizia e della verita', contro la paura, l'omerta', il silenzio e la rassegnazione, per una societa' libera dalla violenza e dalla prevaricazione. E' importante che tutti quei ragazzi sappiano che lo Stato non ci ha lasciati soli''

Grande operazione di intelligence con intercettazioni telefoniche ed ambientali

Uno dei capisaldi dell' inchiesta condotta dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria sull' assassinio di Francesco Fortugno e' rappresentato dalle migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali effettuate nei confronti delle nove persone che sono state poi arrestate a conclusione delle indagini. Gli investigatori hanno collocato le loro microspie in decine di posti, abitazioni ed automobili di proprieta' degli indagati e nel bar-pasticceria, di proprieta' del collaboratore di giustizia Bruno Piccolo, in cui gli indagati erano soliti riunirsi anche per parlare degli affari illeciti gestiti dalla cosca Cordi'. Grazie alle intercettazioni e' stato acquisito agli atti dell' inchiesta il contenuto dei numerosi colloqui avuti nel carcere di Palmi da Vincenzo Cordi', capo dell' omonima cosca, con la moglie, Vincenza Campiti, il figlio, Domenico, ed il cognato, Domenico Campiti. Colloqui, tra l' altro, in cui le persone intercettate non parlavano liberamente proprio nel timore di essere spiate. Nel corso dei colloqui con i familiari Vincenzo Cordi' si mostra particolarmente preoccupato per l' arresto dei quattro presunti affiliati alla sua cosca avvenuto il 14 novembre scorso. A tale proposito Cordi', scrive il gip, ''si dimostra vistosamente agitato, chiedendo notizie specifiche su ciascuno dei giovani arrestati''. Fatto significativo in considerazione del fatto che prima dell' arresto dei quattro giovani affiliati alla cosca Cordi' i colloqui tra il capo del gruppo ed i suoi familiari ''si svolgevano in un clima di totale serenita', con trattazione di argomenti di esclusivo carattere familiare''
Lettere, telefonate e colloqui intercettati all'interno del carcere: per l'arresto dei presunti responsabili dell' omicidio di Franco Fortugno e' stata determinante l'attivita' di 'intelligence' svolta dalla polizia penitenziaria. Un'attivita', questa, di cui circa un mese fa - secondo quanto si e' appreso - ha chiesto il rafforzamento, presso i provveditorati regionali, il neo eletto procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso. L'attivita' e' stata coordinata, a livello centrale, dal capo degli ispettori del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), Salvatore Leopardi. E' stata la polizia penitenziaria, ad esempio, ad intercettare la lettera di minacce che Vincenzo Cordi' - capo della cosca di Locri che avrebbe ordinato l'assassinio di Fortugno - scrisse a Bruno Piccolo, il pentito che nei mesi scorsi ha iniziato a collaborare dal carcere.

Il killer pedinò per un mese il povero Fortugno

Salvatore Ritorto, il presunto killer di Francesco Fortugno, pedino' per un mese Francesco Fortugno prima di passare all' azione ed uccidere, il 16 ottobre scorso, il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. E' quanto ha riferito il collaboratore di giustizia Bruno Piccolo, le cui dichiarazioni sul punto sono riportate nell' ordinanza di custodia cautelare contro le nove persone arrestate la scorsa notte dalla Polizia. Ritorto fu accompagnato in varie occasioni nei pressi dell'abitazione di Fortugno da Domenico Audino, Domenico Novella e Carmelo Dessi', arrestati anche loro nell' ambito delle indagini sull' assassinio di Fortugno. Bruno Piccolo chiese a Dessi' i motivi dell' appostamento presso l' abitazione di Fortugno e la risposta da parte dello stesso Dessi' fu: ''Perche' lo devono ammazzare''. Pochi giorni dopo il delitto, secondo lo stesso pentito, Salvatore Ritorto, ''disoccupato e senza mezzi finanziari- scrive il gip - si presento' con una macchina nuova e diede inizio ad importanti lavori di ristrutturazione del suo appartamento''.

La pistola del killer aveva sparato anche al circolo del padre del calciatore ucciso

La pistola calibro 9x19 ''Luger'' che sparo' contro l' on. Franco Fortugno aveva sparato nella locride in altre due precedenti occasioni. Il particolare e' emerso dalle risultanze di indagini frutto delle analisi incrociate sia della polizia scientifica che del Ris dei carabinieri di Messina i cui esperti, comparando i bossoli rinvenuti sul teatro dell' omicidio con altri reperti riferiti a precedenti fatti delittuosi, hanno individuato i precedenti episodi in cui la pistola aveva gia' sparato. Secondo gli inquirenti, si tratta di episodi di poco conto: il danneggiamento di una serranda di un circolo ricreativo, gestito dal padre di Vincenzo Cotroneo, il calciatore assassinato a Bianco, fatto questo avvenuto nel marzo 2005, e ad un secondo episodio relativo ad un conflitto a fuoco, di cui non si conoscono peraltro i particolari, avvenuto a Locri il 2 agosto 2004. Tali risultanze - scrivono gli inquirenti - dimostrano senza ombra di dubbio che la pistola era in uso, da tempo, a soggetti del luogo.

Nessun ritiro di passaporti ai consiglieri regionali, nessun politico indagato

Non esiste alcun provvedimento di ritiro di passaporti nei confronti di consiglieri regionali della Calabria nell' ambito dell' inchiesta sull' assassinio di Francesco Fortugno. Lo ha detto il sostituto procuratore distrettuale di Reggio Calabria, Giuseppe Creazzo, in relazione ad alcune indiscrezioni diffusesi stamattina in ambienti giornalistici a Reggio Calabria. ''Cio' che posso assicurare - ha aggiunto Creazzo - e' che nell' inchiesta sull' assassinio di Francesco Fortugno non c' e' alcun politico indagato, a nessun livello''.

La polizia costretta a sfondare la porta di casa per eseguire gli arresti

Sono stati costretti a sfondare la porta i poliziotti che la notte scorsa sono andati ad arrestare il presunto autore dell' omicidio di Francesco Fortugno, Salvatore Ritorto, di 27 anni, e colui che lo accompagno' sul luogo del delitto, Domenico Audino, di 27. Gli agenti si sono presentati a casa loro verso le 2 e dopo avere provato inutilmente a suonare, qualificandosi, hanno sfondato la porta. Una volta che gli agenti sono entrati nei loro appartamenti, Ritorto e Audino si sono fatti ammanettare senza opporre resistenza.

Entro un mese i risultati dell’accesso all’AS di Locri. Probabili sviluppi importanti

Il prefetto di Reggio Calabria, Luigi De Sena, dovrebbe presentare entro 10-15 giorni la propria relazione al ministro dell' Interno, Giuseppe Pisanu, sui risultati dell' accesso compiuto alla Azienda sanitaria di Locri. Sara' poi il ministro a valutare i risultati degli accertamenti compiuti e proporre le misure che riterra' opportune. De Sena, in particolare, secondo quanto si e' appreso, trasmettera' al Ministro la relazione della commissione che ha condotto l' accesso, presieduta dall' attuale prefetto di Vibo Valentia, Paola Basilone, corredandola con le sue valutazioni. Sul contenuto del rapporto, che e' ancora in fase di elaborazione ed e' riservato, non sono emerse indiscrezioni. L' accesso alla struttura sanitaria di Locri fu ordinato dal prefetto di Reggio Calabria, su delega del Ministro dell' Interno, per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nell' attivita' dell' As. Infiltrazioni che, fu uno dei motivi che spinsero il Ministro a disporre l' accesso, avrebbero potuto essere collegate, secondo ipotesi investigative, al movente per il quale e' stato ucciso il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, che era medico e fino alla sua elezione nel Consiglio regionale era stato primario dei servizi di pronto soccorso dell' ospedale di Locri. Quello che e' certo e' che la commissione ha esaminato migliaia di documenti e la posizione di centinaia di persone.

Gli sviluppi dell’inchiesta dalle rivelazioni del pentito

21/03 Anche se magistratura e polizia avevano imboccato la pista giusta, concentrando subito le indagini sulla cosca Cordi', e' stato grazie alle rivelazioni di un pentito, Bruno Piccolo, di 27 anni, affiliato allo stesso gruppo criminale di Locri, che le indagini sull'assassinio di Francesco Fortugno hanno registrato una svolta clamorosa consentendo di identificare gli esecutori dell'omicidio. Bruno Piccolo era stato arrestato il 15 novembre scorso, insieme ad altri tre presunti appartenenti alla cosca Cordi', nell'operazione Lampo, anche questa condotta dalla Polizia di Stato. Attraverso alcune intercettazioni telefoniche si appuro' che i quattro arrestati avevano, tra l'altro, la disponibilita' di una pistola calibro nove dello stesso tipo di quella utilizzata per uccidere Francesco Fortugno. Un mese dopo il suo arresto, Piccolo invio' dal carcere di Sulmona una lettera al sostituto procuratore distrettuale di Reggio Calabria, Giuseppe Creazzo, esprimendo la sua intenzione di collaborare con la giustizia. ''Le sue dichiarazioni, puntualmente riscontrate - afferma il gip Mariagrazia Arena nell'ordinanza di custodia cautelare - hanno fornito indicazioni importantissime per giungere all' individuazione dei responsabili dell'omicidio di Francesco Fortugno''. Piccolo, titolare di un bar-pasticceria a Locri, ha avuto la possibilita' di ascoltare alcune conversazioni tra affiliati alla cosca Cordi', che s'incontravano nel suo locale, nel corso della fase progettuale dell'assassinio di Fortugno. Il bar pasticceria di Piccolo si chiama Arcobaleno, lo stesso nome che gli investigatori hanno voluto dare all'operazione eseguita la scorsa notte. L'arresto di Piccolo e degli altri tre affiliati ai Cordi' determina una forte preoccupazione nello stesso Vincenzo Cordi', capo della cosca, detenuto nel carcere di Palmi. Preoccupazione che traspare dai colloqui di Cordi', intercettati dagli investigatori, con alcuni familiari. Successivamente il boss decide di passare all'azione concreta inviando a Piccolo una lettera piena di messaggi allusivi e velate minacce. Una mossa dettata dal timore che il giovane possa decidere di collaborare con la giustizia, come poi e' effettivamente avvenuto. ''L'importante, in carcere - scrive Cordi' a Piccolo - e' stare tranquilli e farsi la galera con onesta'. Parlare poco e solo quando e' necessario. Comunque, se hai bisogno di qualcosa o hai qualche problema, fammelo sapere subito''. E' proprio dopo avere ricevuto la lettera di Cordi', intuendo i rischi che correva in carcere, che Piccolo decide di collaborare con la giustizia. Il giovane svela cosi' come e' maturato il progetto per uccidere Francesco Fortugno, descrive le riunioni operative per preparare l'omicidio e fa di chi ha eseguito materialmente l'omicidio, Salvatore Ritorto, e dei suoi complici. Per gli investigatori e' il suggello di un'attivita' d'indagine che gia' stava registrando sviluppi concreti. A quel punto parte l'informativa di reato di Squadra mobile di Reggio Calabria e Sco alla Procura distrettuale. Sull'informativa c'e' piena concordanza da parte dei sostituti procuratori Creazzo e Colamonici, che chiedono l'emissione di 12 ordinanze di custodia cautelare. Il gip Arena accoglie la richiesta per nove. Ma il fatto che per tre degli indagati non siano stati considerati sufficienti gli elementi di prova raccolti, non pregiudica la validita' dell'inchiesta. E' cosi' che si e' riusciti a fare piena luce sugli esecutori materiali dell'omicidio di Francesco Fortugno. Adesso si spera che altrettanto si riesca a fare sui mandanti dell'assassinio.

Il boss Cordì disse al pentito dopo gli arresti: “Rimani con onestà in galera e parla poco”

Vincenzo Cordi', capo della cosca di Locri che avrebbe ordinato l'assassinio di Francesco Fortugno, scrisse una lettera a Bruno Piccolo, arrestato il 14 novembre scorso, per invitarlo a stare tranquillo e rivolgendogli velate minacce nel timore che il giovane potesse collaborare con la giustizia, come poi e' effettivamente avvenuto. La lettera di Cordi', comunque, non e' mai stata ricevuta da Piccolo, sottoposto in quel periodo al particolare regime detentivo che prevede la censura della corrispondenza. Il gip definisce ''palesemente allusiva'' la terminologia usata nella lettera da Cordi'. ''L' importante in questi luoghi - scrive Cordi' a Piccolo - e' stare tranquilli e farsi la galera con onesta'. Parlare poco e solo quando e' necessario. Comunque, se hai bisogno di qualcosa o hai qualche problema, fammelo sapere subito''. ''Nella lettera - scrive il gip - Cordi' ammonisce Piccolo a non parlare e, contemporaneamente, facendogli il nome di un suo amico, tale Filippo, di Reggio, gli procura appoggi nel circuito carcerario. In tal modo gli fa intendere quali fossero le condizioni per beneficiare della solidarieta' del gruppo ed i vantaggi discendenti dalla fedelta' al medesimo e, quali, invece, le possibili conseguenze riservate ai delatori''.

Bruno Piccolo è il primo pentito del Clan Cordì

Bruno Piccolo, il collaboratore di giustizia che ha contribuito alle indagini sull' assassinio di Francesco Fortugno, e' il primo pentito della cosca Cordi', da anni in lotta con quella dei Cataldo in uno scontro che ha provocato decine di morti. Piccolo ha iniziato a collaborare con la Procura distrettuale di Reggio Calabria un mese dopo l' arresto, avvenuto il 14 novembre scorso. Il giovane invio' una lettera dal carcere di Sulmona alla Procura distrettuale di Reggio Calabria, manifestando la propria intenzione di collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni, ''puntualmente riscontrate - si afferma nell' ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip distrettuale di Reggio Calabria, Maria Grazia Arena, che si compone di 371 pagine - hanno fornito indicazioni importantissime per l' individuazione dei responsabili dell' omicidio di Francesco Fortugno''. Le informazioni fornite da Piccolo derivano anche dalla possibilita', che il giovane ha avuto, di ascoltare le conversazioni di affiliati alla cosca Cordi', che si riunivano nel bar-pasticceria 'Arcobaleno' di cui lo stesso giovane e' proprietario a Locri. Proprio il nome dell'esercizio pubblico ha dato la denominazione all'operazione che ha portato all' arresto del presunto killer e dei complici dell' omicidio di Franco Fortugno. ''Piccolo - sostiene il gip - grazie alle riunioni di malavitosi che si svolgevano nel suo bar, ha avuto la possibilita' di acquisire quel livello di confidenza e di affidabilita' necessario a essere pienamente considerato sodale all' organizzazione e a condividerne le attivita' delittuose''.

PM Catanese: “Faremo luce su tutti i risvolti”

''Le indagini sono ancora nella prima fase e proseguiranno per fare luce completa su questo efferato delitto, che deve essere chiarito in tutti i suoi risvolti. Coltiviamo tante speranze per scrivere definitivamente la parola fine su questa vicenda''. A sostenerlo e' stato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Antonino Catanese, incontrando i giornalisti per fornire i particolari dell' operazione ''Arcobaleno'' che ha portato all' arresto dei presunti autori dell' omicidio Fortugno. All' incontro erano presenti, oltre a Catanese, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, i sostituti procuratori titolari delle indagini, Giuseppe Creazzo e Marco Colamonici, il questore di Reggio, Vincenzo Speranza, il comandante provinciale dei carabinieri, Antonio Fiano. Grasso, nel suo intervento, ha sottolineato ''il lavoro efficace svolto da polizia, carabinieri e dal dipartimento dell' Amministrazione penitenziaria, coordinato dai sostituti Colamonici e Creazzo. Il corso della giustizia ha i suoi tempi - ha sottolineato Grasso - ed il risultato odierno e' un punto d' arrivo per potere fare chiarezza sui mandanti. Pur in presenza di una tragica vicenda possiamo dire che comunque si tratta di un giorno felice. La morte di Francesco Fortugno e' stata come un fiore spezzato che non impedira' comunque alla primavera di esprimersi''. ''E' un successo enorme - ha sottolineato Speranza - frutto di un lavoro condotto nella massima riservatezza, malgrado le continue e pressanti dichiarazioni pubbliche di chi ci chiedeva conto dell' esito delle indagini. Per questo voglio ringraziare il capo della Polizia, il procuratore Grasso, il dott. Catanese, i sostituti Creazzo e Colamoni, gli operatori tutti della Polizia di Stato e dell' Arma dei Carabinieri, che con la loro pazienza hanno permesso tutti insieme questo grande risultato''.

La svolta con l’arrivo di De Sena

''Risposte non emotive, non eclatanti, ma fredde, dure e proporzionate'': con questa filosofia del ministro dell' Interno, Giuseppe Pisanu, il Consiglio dei ministri nomino' il 28 ottobre 2005, 12 giorni dopo il delitto di Francesco Fortugno, il vicecapo della Polizia, Luigi De Sena, prefetto di Reggio Calabria con poteri di coordinamento nel contrasto alla 'ndrangheta. A De Sena, il Consiglio dei ministri affido' l' incarico di ''coordinare tutte le attivita' di sicurezza pubblica e di contrasto alla criminalita' organizzata e di attuare il programma di intervento straordinario in Calabria'' dal momento che, come ricordo' all' epoca Pisanu, De Sena ''e' artefice e responsabile principale del primo programma contro la 'ndrangheta varato a meta' del 2004. Ora assume la responsabilita' di governare oltre che la prefettura di Reggio, anche l' attuazione di un programma di piu' ampio respiro''. ''C' e' un impegno corale - disse de Sena - per aumentare il livello qualitativo dell' azione di contrasto alla 'ndrangheta, organizzazione criminale odiosa ed estremamente invasiva. Un impegno in cui si inserisce la mia nomina, che rappresenta un segnale di particolare attenzione verso la Calabria''. Lo stato di avanzamento del piano predisposto da De Sena e' stato illustrato dallo stesso Pisanu poco piu' di un mese fa con una relazione al Parlamento ed al Consiglio regionale e che parla di oltre 4.700 persone arrestate, quasi 37.000 denunce e 37 latitanti catturati tra l' agosto 2004 e l' ottobre dello scorso anno. Il piano ''persegue l'obiettivo di indebolire e debellare la 'ndrangheta agendo lungo tre linee di intervento, diverse per contenuti e tempi di attuazione ma strettamente collegate tra loro'': massimo sforzo nel controllo del territorio, aggressione ai patrimoni criminali e coinvolgimento delle istituzioni locali per elevare gli standard di sicurezza. Nel periodo preso in esame da Pisanu, le forze dell' ordine hanno smantellato 23 associazioni mafiose, 99 associazioni per delinquere e 15 associazioni finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti individuando, inoltre, i responsabili di 250 sui 392 episodi estorsivi denunciati, segnalando 528 persone all' autorita' giudiziaria.

Nessun riferimento ai mandanti nell’ordinanza

Non c' e' alcun riferimento al movente ed ai mandanti dell' omicidio di Francesco Fortugno nell' ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, Mariagrazia Arena, a conclusione della prima fase dell' inchiesta sull' assassinio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. Nel provvedimento vengono esaminate, sulla base di una ricostruzione estremamente dettagliata, le fasi relative alla progettazione ed all' esecuzione materiale dell' assassinio dei Fortugno, senza fare alcun riferimento ai motivi per i quali i quattro arrestati accusati di avere una responsabilita' diretta nell' omicidio abbiano deciso di uccidere il vicepresidente del Consiglio regionale e su chi abbia impartito loro l' ordine di eseguire l' omicidio. L' intento di investigatori e magistrati, in sostanza, e' stato quello di mettere un punto fermo esclusivamente sulle responsabilita' connesse all' esecuzione materiale dell' omicidio, rinviando ad una fase successiva dell' inchiesta l' accertamento del movente e l' identificazione dei mandanti dell' assassinio di Fortugno. Secondo quanto si e' appreso, tra l' altro, il collaboratore di giustizia Bruno Piccolo, il cui contributo si e' rivelato fondamentale per l'identificazione degli esecutori materiali, nulla avrebbe riferito circa i mandanti dell' assassinio di Fortugno, sostenendo di non essere in possesso di alcuna informazione in questo senso.

SuperPrefetto De Sena “L’attenzione del Governo rinvigorita”

''Il governo, attraverso il ministro dell'interno, ha dato attenzione massima alla regione Calabria. Un' attenzione che sicuramente non si e' attenuata, anzi, si e' rinvigorita, specialmente dopo questa operazione''. A sostenerlo e' stato il prefetto di Reggio Calabria, Luigi De Sena, commentando gli arresti dei presunti autori dell' omicidio di Francesco Fortugno. ''Credo - ha aggiunto De Sena - che la Calabria e lo stesso governo, che ha dato questa stoccata, possano prendere atto che un bel passo avanti e' stato fatto''. De Sena, nominato prefetto di Reggio Calabria su proposta di Pisanu proprio in seguito all' omicidio di Fortugno, e' anche l' autore del piano contro la 'ndrangheta avviato nell' estate del 2004, quando ricopriva l' incarico di vice capo della Polizia che ha mantenuto sino alla nomina a prefetto. ''L' attivita' delle forze dell' ordine e della magistratura - ha sostenuto De Sena - e' stata di una qualita' eccezionale. La presenza del prefetto di Reggio Calabria, su mandato specifico del ministro dell'interno molto ampio, con un trasferimento di poteri dal prefetto di Catanzaro a quello di Reggio, indubbiamente ha dato un sostegno notevole e qualitativamente apprezzabile alle strutture territoriali. Ma devo dire che sono strutture che ottengono quotidianamente risultati notevolissimi e questo di oggi forse e' il piu' significativo''. ''Ho seguito l'evolversi dell'inchiesta - ha proseguito De Sena - ma come strategie di carattere generale. Proprio il mandato del ministro, in questo senso, aveva un passaggio nodale che era proprio nel dialogo interistituzionale. Con l' autorita' giudiziaria si e' instaurato un rapporto, in tutta la regione, estremamente di qualita'. Parlo di strategie di carattere generale, non solo sotto l' aspetto del contrasto, ma anche per la prevenzione. Ed era questo uno dei punti fondamentali del mandato del ministro dell'interno. E credo che sia stato adempiuto''. ''Il lavoro da fare - ha proseguito De Sena - e' ancora tanto, ma gli arresti di oggi sono un segnale di sollecitazione a quella parte di societa', che e' la stragrande maggioranza dei cittadini calabresi, che si sono sentiti veramente offesi con l' omicidio Fortugno. Qui non parliamo piu' di speranza. Oggi credo che si vada piu' verso una certezza, cioe' di avere dei protagonisti del territorio che hanno capito che bisogna voltare pagina''. Gli arresti di oggi, in ogni caso, non esauriscono il mandato di De Sena. ''Assolutamente - ha ribadito - io sono prefetto di Reggio Calabria e resto a Reggio. Continuiamo il programma che il ministro ha approvato. Dobbiamo concluderlo perche' la Prefettura non e' soltanto un ufficio dove vengono coordinate le forze di polizia sotto l' aspetto strategico, nel rispetto delle competenze dell' autorita' giudiziaria, ma e' un ufficio di amministrazione generale che coinvolge un po' tutti i settori sociali, economici e di vivibilita' del territorio''.

Callipo: “Apprezziamo la serietà degli investigatori”

'' Gli imprenditori calabresi apprezzano la serieta' e la compostezza con cui gli inquirenti e le forze dell'ordine stanno facendo luce sul delitto Fortugno''. Lo afferma il presidente di Confindustria Calabria, Pippo Callipo. ''D'altronde, se non si inizia a capire il perche' di tanti delitti di mafia alla lunga - aggiunge Callipo - e' davvero difficile credere nella democrazia e nella legalita'. Da un po' di tempo a questa parte, l'impegno dello Stato e delle forze di polizia che lo rappresentano nelle regioni del Sud, sta dando ottimi risultati che ci inducono ad essere fiduciosi ed a costruire, ognuno per la propria responsabilita' e per le proprie competenze, percorsi di riscatto dai poteri illegali e da ogni forma di condizionamento''

Precedenti

Arrestati i presunti assassini del vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno. In quattro per eseguire l’agguato. La vedova “Trovate i mandanti”. La svolta alle indagini a novembre. Gli arrestati legati al clan dei Cordì. Indagini accelerate da un collaboratore di giustizia. Grasso: “Solo un punto di partenza. Sviluppi legati anche ad ambienti politici”.

 

Home . Cronaca . Università . Sport . Politica . Link . Cultura . Spettacoli . Calcio . Forum . Meteo .

Copyright © dal 2004 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Reg. Trib. CS n.713 del 28/01/2004
Tutti i dati e le immagini presenti sul sito sono tutelati dalla legge sul copyright
Il loro uso e' consentito soltanto previa autorizzazione scritta dell'editore

Per una migliore visualizzazione del portale si consiglia uan risoluzione di 800x600 punti