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Guccione presidente del PD calabrese

 

Guccione, eletto segretario regionale del PD, “Clima disteso e positivo”. Caminiti presidente

15 nov 09 L'assemblea regionale del Partito democratico calabrese ha ratificato l'elezione a segretario regionale del partito di Carlo Guccione, candidato della mozione Bersani che ha ottenuto il 78,43% dei voti alle primarie. Presidente, su proposta avanzata dallo stesso Guccione, e accolta dai presenti, è stato eletto Pino Caminiti, candidato della mozione Franceschini (21,57%). La proclamazione di Guccione è stata fatta dal segretario uscente, il deputato Marco Minniti che ha comunicato l’esito ufficiale delle primarie e la rimodulazione dell’assemblea (originariamente formata da 180 persone), che sarà composta da 188 eletti in ossequio allo statuto che prevede negli organismi l'equa ripartizione tra uomini e donne. A conclusione dei lavori dell’assemblea regionale del PD il segretario regionale Carlo Guccione ha dichiarato:” soddisfazione per il clima positivo e largamente unitario che ha contrassegnato i lavori dell’assemblea regionale eletta il 25 Ottobre scorso. Ho avanzato la proposta di eleggere presidente dell’assemblea Pino Caminiti perché è mio proposito lavorare alla realizzazione di un processo limpido nel quale favorire uno sforzo unitario che vada nella direzione della piena utilizzazione delle energie del partito. Sono sicuro che Pino Caminiti saprà svolgere il compito di presidente dell’assemblea con equilibrio e lealtà, doti che ho avuto modo di apprezzare anche in questa campagna congressuale che ci ha visto competere per la segreteria regionale del PD”.

Le cariche:

PRESIDENTE ASSEMBLEA REGIONALE: PINO CAMINITI
VICE PRESIDENTE: GENTILE GIUSEPPE
VICE PRESIDENTE: MIRABELLO MICHELANGELO

TESORIERE: DE LUCA FRANCESCO

COMMISSIONE DI GARANZIA, ALOISE GIUSEPPE (designato Presidente) , CAMPISI GIUSEPPE, CICCONE GAETANO, MIDAGLIA PIETRO, PIRILLO RAFFAELE, SALVINO CARMELO

La Direzione Regionale:

Arlia Franca, Audia Salvatore, Barbieri Paolo, Battaglia Domenico, Battaglia Graziella, Benevento Adolfo, Bernaudo Umberto, Bruno Enzo, Calabrò Cosimo Antonio, Caminiti Giusy, Cennamo Ermanno, Corallini Tiziana, Cosentino Francesco, Cozzolino Giacomo, De Maria Girolamo, Di Cianni Anna Maria, Falvo Elvira, Fortugno Anna, Fragomeni Maria Teresa, Gargano Nicola, Geracioti Fulvia, Iozzo Caterina, Kropp Maria Grazia, La Valle Alessandra, Laurenzano Michele, Lentini Giovanni, Longo Anna Maria, Lorenzo Romana, Lottero Silvia, Mandato Antonio, Manoccio Giovanni, Martino Angela, Mazzotta Peppe, Megna Angela, Molè Mariangela, Monteverdi Donatella, Morabito Anna Maria, Muzzì Mario, Naimo Giulia, Nicoletti Gennaro, Procopio Rita, Puccio Giovanni, Racco Luciano, Riente Claudia, Rubino Luigi, Ruggiero Rossella, Sangermano Giuseppe, Spezzano Maria Francesca, Sulla Francesco, Villella Bruno, Zaretta Romilda, Zimbalatti Antonino

 

Il discorso di Guccione: “Care democratiche e cari democratici, cari amici e cari compagni, innanzitutto permettetemi di ringraziare ognuno di voi, uno ad uno, per essere presenti stamattina, così numerosi, a quella che non è esagerato definire una giornata storica, fondamentale e fondante per il Partito Democratico calabrese. Attraverso di voi voglio ringraziare le tantissime donne e i tantissimi uomini, giovani e meno giovani, che in ogni angolo della nostra regione, dal più piccolo al più grande comune, hanno voluto partecipare direttamente, in prima persona, per esaltare ed inverare questa grande festa di democrazia e partecipazione che è stato il Congresso del Pd. Un saluto e un ringraziamento voglio rivolgere, inoltre, a Marco Minniti che mi ha preceduto in questo ruolo e che ha lavorato con passione perché il Congresso si svolgesse regolarmente nel pieno rispetto delle regole democratiche. Saluto, infine, Pino Caminiti e Fernanda Gigliotti che si sono confrontati civilmente con il sottoscritto e che, con la loro presenza, hanno mostrato a quanti ci osservano da tempo con curiosità ed attenzione, un Pd veramente plurale, il Pd di chi ha voluto dare “un senso a questa storia”, di chi si è battuto per “liberare il futuro” e di chi pensa ad un “PD da vivere, per cambiare l’Italia”. Il Congresso che si è da poco concluso con l’elezione di Pierluigi Bersani a livello nazionale e del sottoscritto in Calabria ha rappresentato un fatto straordinario, per certi versi inedito ed oltremodo significativo. La sua celebrazione ha mostrato in maniera evidente all’intero Paese che il Partito Democratico è l'unico partito che sceglie i propri segretari portando a votare i cittadini elettori e tanti giovani e tante ragazze, mentre da altre parti usa decidere quasi sempre uno solo e spesso lo fa in casa propria. Nessuno, neanche noi alla vigilia, immaginavamo che si potesse registrare una partecipazione tanto massiccia e diffusa anche in Calabria. È il segnale di un’enorme voglia di partecipazione, una grande prova di democrazia. Il popolo del Pd ha voluto dimostrare testardamente di voler continuare a dare un senso alla propria storia, di essere in campo, di esserci fino in fondo e di non volersi rassegnare alla sensazione di vedere concludere miseramente una grande esperienza politica. Al contrario, nella grande partecipazione della giornata del 25 ottobre, vi è la riconferma della validità e dell’interesse del progetto del Pd come grande forza popolare e di alternativa nel Paese e nelle realtà locali. Chi ha votato lo ha fatto per rilanciare con orgoglio questa esperienza. La stessa cosa è accaduta, allo stesso modo e nello stesso tempo, in Italia e in ogni paese, piccolo o grande, della nostra regione. È stata davvero una esperienza entusiasmante, una sfida esaltante. Non c’è nessun partito in Italia ed in Europa che svolge il proprio Congresso con una partecipazione così ampia per la scelta della piattaforma politica e dei suoi gruppi dirigenti. In Italia hanno votato più di 450 mila iscritti ((466.573 pari al 56% aventi diritto), in Calabria oltre 31 mila. Più di 3 milioni (3.102.709) di cittadini italiani hanno partecipato alle primarie. Di essi circa 150 mila erano calabresi. Un dato straordinario, che testimonia come sia possibile costruire un progetto di governo alternativo alla destra in Italia e poter governare altri cinque anni in Calabria. E’ stata una grande, grandissima prova di democrazia. Su Bersani e sul sottoscritto si è riversato il consenso di una larghissima maggioranza di iscritti e di elettori calabresi. Questo dato politicamente rilevante è alla base delle scelte e della considerazione venute già nella prima riunione dell’Assemblea Nazionale nei confronti del partito in Calabria, attraverso il riconoscimento di una significativa presenza di nostri rappresentanti (ben otto) nella Direzione Nazionale del partito, di cui siamo orgogliosi, perché parte integrante di uno sforzo e di un progetto nazionale. Da questo risultato ora bisogna partire per aprire definitivamente il cantiere per la costruzione di una grande forza democratica come il Pd. Per dar vita ad un partito veramente popolare e fortemente radicato nei territori. Una forza che dovrà porre le condizioni per creare un’alternativa di governo al centrodestra intorno ad un progetto credibile, fortemente ancorato ai territori e ai bisogni di crescita dell’economia e della società. Un progetto nel quale il Mezzogiorno deve essere assunto, come ha ribadito lo stesso Bersani a Camigliatello Silano e nell’Assemblea nazionale di sabato scorso a Roma, come una grande risorsa per l’intero Paese. Una proposta capace di suscitare nuovo interesse alla partecipazione dei giovani e delle ragazze e di coinvolgerli nelle scelte, rendendoli protagonisti di una nuova stagione di progresso e di sviluppo, ma anche soggetti capaci di esercitare funzioni di direzione ad ogni livello: nel partito, nelle istituzioni, nella società, nell’economia e nei servizi. In questo contesto bisogna raccogliere tutte le energie per affrontare le prossime scadenze che abbiamo davanti, a cominciare dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria e nei tanti comuni dove si vota a partire da Vibo, Lamezia, Acri, San Giovanni in Fiore, ecc. L’ampiezza del consenso e della partecipazione registrati in modo diffuso in tutte le province calabresi, nelle grandi città e nei piccoli comuni, è un dato di grande rilevanza che ci consente di guardare avanti con fiducia e di chiudere definitivamente la porta ad ogni tentativo di polemica strumentale. Ora che il Congresso è concluso si apre una nuova fase che dovrà vedere impegnate tutte le energie di cui disponiamo per la costruzione ed il radicamento di una grande forza organizzata su tutto il territorio regionale, sui luoghi di lavoro, capace di intercettare la domanda di partecipazione che si è espressa nel voto e di renderla protagonista. Una forza aperta ed inclusiva nella quale il pluralismo delle posizioni costituisce un dato caratterizzante ed un elemento di forza e di arricchimento. Il pluralismo come elemento di coesione, quindi, e non come giustificazione alla precostituzione di rendite di posizione o, peggio, di predisposizione ad abbandoni e a ricollocazioni in altri campi. In tal senso significativa ed incoraggiante è stata l’impostazione assunta nel corso dell’Assemblea Nazionale di sabato scorso, che ha portato, tra l’altro, all’indicazione di Dario Franceschini a Presidente del Gruppo del Pd alla Camera dei Deputati. Una scelta autorevole e di particolare significato politico, resa possibile dal limpido, coerente ed apprezzabile atto dei Capigruppo Pd alla Camera e al Senato, Antonello Soru e Anna Finocchiaro che, subito dopo l’esito congressuale, hanno rimesso il proprio mandato nella disponibilità d4el partito. E’ nostra intenzione mettere in piedi un programma articolato di iniziative nelle province e nei comuni con l’obiettivo di mobilitare e mettere all’opera i gruppi dirigenti locali e i militanti per allargare e costituire almeno cento nuovi circoli nei luoghi di lavoro e di studio della nostra regione e per fare del Pd un punto di riferimento attivo e costante, aperto alle istituzioni, alle comunità locali, capace di recepire i bisogni e le domande che provengono dai territori e di rilanciarle attraverso idee, proposte ed iniziative nei luoghi preposti a dare risposte tempestive ed esaurienti ai bisogni della nostra gente. Sulle politiche organizzative e sui caratteri che dovrà assumere una organizzazione moderna e popolare, radicata sui territori come quella che ci proponiamo di realizzare, è mia intenzione organizzare un apposito momento di riflessione con una riunione specifica su tali temi della Direzione ed una giornata seminariale con la presenza delle organizzazioni territoriali e dei Circoli e con l’apporto di contributi e di esperienze esterne. Nella settimana che si è appena conclusa abbiamo promosso una serie di incontri per porre il Pd al centro di un progetto di costruzione di una proposta politico-programmatica di alleanze e relazioni. Abbiamo verificato attenzione e rispetto nei nostri confronti, ma anche aspettative ed interesse, determinati dalla necessità di avere un soggetto politico con il quale interloquire e confrontarsi sui problemi complessi e variegati che interessano la nostra regione. Tutti i nostri interlocutori (dai partiti, ai sindacati, ai movimenti e alle associazioni culturali, economiche ed imprenditoriali) hanno capito che stiamo facendo sul serio e che il Pd è la forza intorno a cui e con cui si può costruire una proposta di governo veramente credibile e alternativa ad un centrodestra arrogante, populista ed inconcludente, che nasconde i problemi dietro gli annunci e camuffa le proprie contraddizioni attraverso il controllo capillare e diffuso degli organi di informazione. Tutti i nostri interlocutori sanno che vogliamo vincere nel Paese e far rivincere un nuovo centrosinistra in Calabria. Per far questo, però, c’è bisogno di costruire uno schieramento di forze largo, che poggi su alleanze chiare e su una piattaforma politica e programmatica solida e ben definita. Ci rivolgiamo, perciò, a tutta l’area del centrosinistra senza porre paletti e pregiudiziali, con la legittima aspirazione di poter crescere insieme e vincere insieme per fare vincere la Calabria. E’ necessario mettere in campo un’iniziativa politico-programmatica per dare vita ad un nuovo centrosinistra al fine di rilanciare un progetto di governo capace di mobilitare e rimotivare energie, forze, interessi economici e sociali per inaugurare una nuova stagione di crescita e di sviluppo del Paese. Un progetto per l’Italia nel quale il Mezzogiorno venga assunto non come un problema ma come una risorsa ed una opportunità per l’intero Paese. Semplicemente l’opposto della deriva che sta alimentando il centrodestra, con il prevalere degli egoismi e l’assunzione di misure e di atti di governo che finiscono solo per assecondare ed alimentare tale deriva. Una deriva che sottrae risorse al Sud e lo spinge verso una nuova marginalità con l’avallo e la complicità degli esponenti calabresi e meridionali del centrodestra che in Parlamento in questi anni hanno approvato ed assecondato scelte irresponsabili di chiaro segno antimeridionalistico. Dal 2002 ad oggi sono stati sottratti al Sud oltre 50 miliardi di euro. In sette anni la spesa in conto capitale dello Stato nei confronti delle regioni meridionali è drasticamente diminuita, nonostante fosse stato concordato nella Conferenza Stato-Regioni che al Sud sarebbe spettato almeno il 45% della spesa complessiva. I giovani, che sono la più grande risorsa di questa terra, hanno ripreso ad emigrare. I nostri migliori cervelli scappano, se ne vanno, cercando fortuna altrove. Risorse considerevoli già destinate a questa parte del Paese sono state cancellate o dirottate in altre aree per rispondere agli interessi egoistici delle aree forti del Nord. Neanche le emergenze sono considerate più tali. L’ultima beffa del Governo nei confronti della Calabria l’abbiamo registrata in occasione della recente emergenza-maltempo che ha devastato e martoriato la nostra regione. A fronte di una situazione drammatica che ha visto interessati quasi tutti i comuni calabresi, con situazioni di particolarità ed emergenza, il Governo ha risposto in termini assolutamente insufficienti e propagandistici. E così. rispetto ad un danno calcolato in alcuni miliardi di euro, ha annunciato provvedimenti per appena 45 milioni di euro, di cui solo cinque sono stati trasferiti nelle casse della Regione. Oltre al danno, quindi, abbiamo subito anche la beffa! Non sfugge a nessuno che sul Governo pesino come macigni il forte condizionamento della Lega e gli interessi egoistici e corporativi dei poteri forti del nord. Ne è una conferma l’ultima riunione del Cipe di qualche giorno fa, nel corso della quale il Governo ha approvato il finanziamento della realizzazione di cinque importanti grandi opere che riguardano il centro-nord, escludendo il Mezzogiorno. Al Sud il Governo Berlusconi finora ha destinato solo annunci, buoni propositi, nessun atto concreto ed impegnativo, nessuna destinazione di risorse. Nemmeno la riproposizione delle risorse che gli sono state sottratte in questi diciotto mesi. Persino sulla vicenda del Ponte sullo Stretto, sulla quale è nota la nostra posizione, il Governo-Berlusconi ha messo in atto di recente una nuova sceneggiata, indicando la data di inizio dei lavori al 23 dicembre e mettendo in atto il maldestro tentativo di presentare interventi infrastrutturali diversi e programmati da anni, come inizio dei lavori del Ponte. Così non si può più andare avanti. La Calabria ed i calabresi non possono tollerare oltre che questa regione sia abbandonata e lasciata a se stessa. E’ ora di dire basta e invertire la rotta. Il Mezzogiorno e la Calabria naturalmente devono fare la loro parte. Nel Sud deve crescere una nuova cultura ed una nuova impostazione nel rapporto con il territorio, nella utilizzazione delle risorse al fine di costruire un processo di crescita che deve necessariamente essere sostenuto da un progetto che sia capace di lasciarsi definitivamente alle spalle gli orpelli di una cultura assistenzialistica e di ricerca di protezionismi per affermare una stagione di intraprendenza, di impegno e di responsabilità. Dobbiamo lavorare per affermare un nuovo spirito pubblico, al fine di determinare la svolta necessaria per vincere la sfida della crescita e del superamento dei ritardi che storicamente hanno condizionato la vita delle nostre realtà, inchiodandole ad una posizione di marginalità. Tutto questo, però, è possibile se i ritardi accumulati nel corso di decenni vengono recuperati e ciò è possibile se nelle politiche nazionali, oltre che in quelle europee, il Sud viene assunto con coerenza come priorità. Per questo, il Mezzogiorno deve ritornare immediatamente al centro dell’agenda del Governo nazionale perché rappresenta una risorsa ineludibile per tutto il Paese. Solo se si sviluppa il Mezzogiorno, infatti, può ripartire il motore dell’intera economia nazionale. Il mondo delle imprese, le istituzioni, le forze sociali, culturali ed economiche devono avere la capacità di riavviare una nuova politica di confronto e di concertazione che sia capace di mobilitare le migliori energie ed intelligenze di questa terra nella lotta contro la ndrangheta ed il malaffare. L’impegno politico deve assumere i caratteri di una vera e propria lotta di liberazione per la crescita civile ed economica di questa parte del Paese e della nostra regione. Il Pd, insieme a tutte quelle forze che avvertono questa stessa esigenza, deve farsi interprete di questa voglia di rilancio e di riscatto, per aprire una nuova stagione che veda la Calabria ed i calabresi protagonisti orgogliosi del proprio futuro. Ognuno, quindi, è chiamato a contribuire, sia pure nella diversità di ispirazione, alla realizzazione di una forte convergenza su una piattaforma programmatica che assuma il Mezzogiorno come risorsa per l’intero Paese per avviare l’apertura di una nuova fase espansiva dell’economia nazionale. E’ proprio partendo da questa valutazione di grande portata politico-programmatica che riteniamo che tutte le forze che si oppongono alla politica dell’attuale Governo verso il Mezzogiorno sono chiamate ad uno sforzo comune per contrastare questa tendenza e per affermare una impostazione di governo che ponga il Mezzogiorno e le sue necessità di crescita e di sviluppo al centro di un progetto politico-programmatico coerente con questa linea. Per questo riteniamo particolarmente importante il rapporto con l’Udc. Una forza, questa, collocata all’opposizione assieme al centrosinistra che sul problema del Mezzogiorno in particolare, ha una impostazione in larga parte convergente con quella del Pd. Per questo la nostra proposta di dar vita, a partire dalla Calabria e dal Mezzogiorno, ad un’alleanza di governo con l’Udc, per dare vita ad un nuovo centrosinistra, trova motivazioni forti e profonde in contenuti ed obiettivi di una impostazione politico-programmatica che assuma il Sud e la sua crescita con centralità. La prossima scadenza elettorale per il rinnovo dei Consigli regionali, riteniamo, può e deve costituire un’occasione, anzi una opportunità, per dare vita e concretezza a questa alleanza. Per offrire alle forze democratiche e produttive di questa parte del Paese il terreno sul quale poter affermare il loro potenziale di impegno e di mobilitazione su un nuovo progetto di crescita e di sviluppo. E’ con questo spirito che lavoreremo per dare vita in Calabria ad un nuovo centrosinistra nel quale anche l’Udc, assieme a noi e alle altre forze che si riconoscono nel centrosinistra, possa essere protagonista di una nuova stagione politica, oggi per il governo della Calabria e domani per il governo del Paese. Al centro della nostra riflessione e della nostra iniziativa politica deve ritornare la questione del lavoro, che costituisce il cuore della cosiddetta “questione meridionale o calabrese”, come dir si voglia. Le statistiche dicono che in Calabria oltre un terzo delle persone in età di lavoro sono disoccupate ed i numeri sono ancora più preoccupanti se si guarda alla situazione «delle donne e dei giovani, costretti ad iniziare la vita senza speranze e senza prospettive ed a perdere anni preziosi della propria giovinezza nella vana ricerca di un lavoro»; di questi oltre la metà non ha ancora avuto accesso al mondo produttivo. In questo ultimo anno sono state oltre 27 mila le persone che, per effetto della crisi economica e finanziaria nazionale ed internazionale, hanno perso il proprio posto di lavoro. L’ultimo Rapporto Caritas ha evidenziato che la povertà al sud è di circa 5 volte maggiore rispetto al nord della Penisola. Lo stesso rapporto ha messo in evidenza che nell'ultimo biennio le famiglie del Meridione hanno sostenuto la spesa più bassa rispetto al resto d'Italia. Anche su questo versante c’è una spaccatura sempre più netta fra nord e sud del nostro Paese. Un divario che non ha altre situazioni analoghe nel resto dell'Europa, neppure in quelle nazioni dove esiste una notevole disparità territoriale. Ciò influisce pesantemente sulla qualità della vita delle famiglie, sia di quelle esistenti che di quelle che sono in via di formazione, e sulle possibilità di sviluppo personale dei giovani, che sempre più tardi si trovano nelle condizioni di poter contribuire con il proprio lavoro alla crescita della società e «pertanto sono soggetti alla tentazione di disorientamento morale o, peggio, di aggregazione alla delinquenza organizzata, che promette loro immediati e facili guadagni». Cresce, inoltre, un diffuso senso di insicurezza e di precarietà, che spinge a ridurre la propensione all’investimento economico e sociale ed accentua atteggiamenti egoistici e competitivi, genera sfiducia in se stessi, verso le istituzioni e, più in generale, verso la società. Tutto ciò ha favorito nel corso di un lungo periodo un forte degrado etico e morale. La questione del lavoro assume, per questo, un valore ed un’importanza strategica non solo sul piano economico e sociale, ma anche sul piano democratico e civile, al fine di rendere concreto ed efficace un progetto di crescita e di costruzione del futuro per la nostra terra. Le istituzioni sono chiamate ad assumere iniziative ed impostazioni forti nella promozione di opportunità e di occasioni di lavoro. Il lavoro come possibilità per tanti giovani di applicare le loro conoscenze, le loro professionalità e le loro qualità nella propria terra. Il lavoro per affermare l’autonomia e l’indipendenza della persona. Non il lavoro precario, come purtroppo si è verificato largamente nel corso degli ultimi anni, ma come strumento di riscatto, come condizione per affermare una vita dignitosa e libera. E’ in questa direzione che bisogna piegare ed utilizzare le risorse ed anche gli strumenti disponibili per le politiche sociali e di sostegno alle imprese. Riteniamo in questo senso che sia di notevole importanza mettere in campo una politica di sostegno al sistema delle imprese e, in particolare, alle piccole e medie imprese, attraverso strumenti innovativi, capaci di generare condizioni di crescita, chiudendo definitivamente con le esperienze negative della dissipazione delle risorse e con le pratiche corruttive delle intermediazioni e dei sostegni a fondi perduto. E’ necessario, invece, attivare ed allargare la utilizzazione di interventi di sostegno alle imprese attraverso forme di automatismo, facendo riferimento, per intenderci, al meccanismo del credito d’imposta, mettendo in campo strumenti di sostegno e di facilitazione di accesso al credito, realizzando interventi di ammodernamento infrastrutturale e di miglioramento dei contesti territoriali per agevolare gli insediamenti produttivi e gli investimenti. E’ evidente che, in una regione come la nostra, migliorare le condizioni di contesto significa, in primo luogo, affermare condizioni di sicurezza e di legalità per le quali il contrasto del fenomeno della criminalità e della delinquenza organizzata devono assumere priorità nell’azione dello Stato, delle Istituzioni e nell’atteggiamento dei singoli ed anche del sistema delle imprese ad ogni livello. Vincere e sconfiggere il fenomeno criminale è una condizione primaria per affermare lo sviluppo e la crescita. L’impegno su questo terreno lo riteniamo, pertanto, prioritario. E’ su queste problematiche del lavoro, della crescita economica e sociale e della sicurezza dei nostri territori che riteniamo bisogna investire il nostro impegno fondamentale, ma anche aprire un confronto ed un dialogo permanente con le forze sociali il cui ruolo, malgrado i segni di una difficoltà che attraversa anche loro oltre che il sistema politico, rimane particolarmente rilevante e sicuramente necessario nella costruzione di un nuovo percorso di crescita e di sviluppo. Così come importante e decisivo è il ruolo delle strutture culturali di questa regione, a partire dal sistema universitario, con il quale è necessario intensificare il rapporto e la interlocuzione ad ogni livello, per affermare una nuova qualità della formazione e della ricerca a sostegno di nuove e serie politiche di sviluppo. Nelle prossime settimane, ritengo entro fine mese, convocheremo un’Assemblea regionale di tutti gli amministratori locali per avviare una valutazione complessiva sullo stato della situazione degli enti e delle realtà locali e per definire una proposta articolata sulla quale costruire una vasta mobilitazione ed un’iniziativa tesa a dare soluzione ai problemi concreti che vivono i territori e a far emergere con evidenza le gravi insufficienze, i ritardi e, in molti casi, l’assenza di risposte da parte del Governo Nazionale su un fronte ampio e vitale di problemi che va dai tagli alle risorse alla marginalità del Mezzogiorno, dall’emergenza ambientale al dissesto idrogeologico del nostro territorio. Altro che federalismo! Gli Enti Locali in questi ultimi anni sono stati vittime di tagli impressionanti che hanno falcidiato i loro bilanci, determinando un grave indebolimento delle loro capacità di risposta ai bisogni del territorio e delle comunità amministrate. Ripartire, perciò, dagli Enti Locali significa ripartire dai territori, nella ricostruzione di quel tessuto connettivo che è necessario per dare corpo ad un solido processo di risalita dalle difficoltà, per fare esprimere energie e potenzialità senza le quali non si va da nessuna parte. Per affermare un nuovo governo del territorio improntato all’affermazione di uno sviluppo sostenibile, rispettoso delle risorse ambientali e capace, per questo, di porre una attenzione centrale a questioni decisive come la tutela del territorio e delle risorse naturalistiche e paesaggistiche. Ripartire dai territori significa anche assumere in termini nuovi la questione dei servizi e di una loro gestione rispondente ai bisogni delle comunità e compatibile con una intelligente utilizzazione delle risorse disponibili. E’ in questo quadro che è necessario affrontare alcuni nodi non più rinviabili o procrastinabili come quello della sanità. Per un lungo periodo, oltre un quindicennio, sono stati accumulati ritardi frutto di un’assenza di programmazione e di scelte, che ha determinato un disavanzo consistente che oggi pesa in modo asfissiante sulla vita della Calabria e dei calabresi. Una situazione per la quale sono inconfutabili le responsabilità delle Giunte regionali di centrodestra che hanno preceduto, nel periodo 1995-2005, la Giunta Loiero. Infatti, nel decennio richiamato ed in particolare nel periodo tra il 2000 ed il 2005 è stato accumulato oltre l’80% del debito rilevato. Richiamo questi dati non per spirito polemico o per mettere in atto il gioco dello scaricabarile, ma semplicemente per dire che non si possono rovesciare le carte in tavola. Chi non ha responsabilità scagli la prima pietra!, sarebbe il caso di affermare! Il problema che noi poniamo è di tutt’altra natura. Vale a dire che, di fronte alla grave situazione che si è determinata, è necessaria una assunzione di responsabilità da parte di chi ha una funzione pubblica ed esercita una funzione di rappresentanza delle popolazioni calabresi nelle istituzioni, al di là delle appartenenze e delle collocazioni di governo o di opposizione. Un piano di risanamento nel settore della sanità e di rientro dal disavanzo impone una assunzione di responsabilità da parte di tutti, se si vuole corrispondere agli interessi dei calabresi guardando al loro futuro. Un piano di risanamento governato con rigore, intelligenza, cadenzato in tempi certi, per come è stato definito e proposto dall’attuale Giunta Regionale al Governo Nazionale, con assunzione di responsabilità. Per questo non può essere condivisa la linea che il Ministro Sacconi si accingerebbe a perseguire in queste ore che precedono il probabile rilascio da parte sua della delega alla Sanità. Una linea non di rientro governato e socialmente sostenibile del disavanzo ma, piuttosto, una macelleria sociale attraverso la messa sul lastrico di circa mille lavoratori precari con il conseguente smantellamento di servizi e la chiusura, entro pochi giorni, di importanti presidi ospedalieri, con facilmente prevedibili implicazioni negative sulle comunità. Si ha l’impressione che, piuttosto che lavorare per contribuire a risanare la situazione, c’è chi pensa di utilizzare la necessaria opera di risanamento per fini elettoralistici e strumentali, contribuendo così ad alimentare oggettivamente tensioni sociali e lacerazioni nel già fragile tessuto economico e sociale di questa terra. Da questa Assemblea regionale del Pd diciamo no con fermezza a questi tentativi irresponsabili e ad una linea del Governo non condivisa dal Governo della Regione e dalle istituzioni locali calabresi. Chiediamo, anzi, al Governatore Loiero di opporsi con decisione e determinazione ad una siffatta impostazione e ad una linea che sarebbe destinata ad aggravare ulteriormente le condizioni del sistema sanitario regionale e a determinare ulteriore sfiducia nelle popolazioni. Il Pd calabrese è pienamente a sostegno di una impostazione ragionevole, rigorosa di governo di questa problematica particolarmente delicata che, se affrontata con il giusto equilibrio e con intelligenza, può costituire, paradossalmente, una occasione per realizzare un progetto di riqualificazione dell’intero sistema sanitario regionale: il progetto che serve ai calabresi a tutela della propria salute, per chiudere definitivamente con la lunga fase delle incertezze e delle insicurezze e del ricorso all’emigrazione sanitaria. Care democratiche e cari democratici, cari amici e cari compagni, abbiamo piena consapevolezza della fase impegnativa che è davanti a noi. La scadenza elettorale così ravvicinata per il rinnovo del Consiglio Regionale ed il significato che essa assume per le prospettive della Calabria e per l’intero Paese, riveste una rilevanza di particolare significato. Ad essa dobbiamo prepararci con spirito unitario e con una proiezione nella società calabrese capace di riaprire relazioni ed un rinnovato ascolto delle esigenze, delle domande, dei suggerimenti del variegato mondo sociale e della ricca articolazione territoriale della nostra regione. A questo appuntamento ci presentiamo con una esperienza di governo di una regione difficile nella quale le condizioni sociali, a partire dall’incidenza della disoccupazione, dai ritardi accumulati nel corso di un lungo periodo e dall’assenza di politiche e di investimenti adeguati da parte dello Stato centrale, non hanno reso certamente facile il compito. In questo contesto, segnato all’inizio della legislatura dalla drammatica vicenda dell’assassinio del Vice Presidente del Consiglio Regionale Franco Fortugno, cui va il nostro commosso e affettuoso ricordo, è stato avviato un processo riformatore che ha prodotto significativi risultati in diversi campi della vita regionale. Non sto qui a fare l’elenco degli obiettivi programmatici raggiunti. Avremo modo, nelle prossime settimane, di discutere in apposite iniziative i risultati dell’azione di governo e della sua capacità innovativa ed anche dei limiti e delle insufficienze di questa esperienza. Lo faranno sicuramente il Presidente Loiero, la Giunta e i gruppi della maggioranza che lo hanno sostenuto. Io voglio solo ricordare che in questi anni è stata messa in atto una qualificante impostazione programmatica tesa ad affermare una utilizzazione delle risorse comunitarie in direzione di qualificati obiettivi di crescita, che consentono una efficace utilizzazione delle risorse disponibili, superando la logica della dispersività e della frammentazione che ha caratterizzato in precedenza la vita della Regione e non ha contribuito a determinare la crescita e la conseguente fuoriuscita della nostra regione dall’Area dell’Obiettivo 1. Infatti è bene ricordare, in particolare ad alcuni smemorati esponenti del centrodestra che hanno ricoperto rilevanti funzioni di governo, che il 2005 (ovvero alla vigilia del 2006, anno di scadenza del Programma Comunitario 2000-2006) l’incidenza delle risorse non utilizzate sul Por era superiore al 50% delle somme destinate alla Calabria e sulle rimanenti risorse, grande parte è stata utilizzata su progetti cosiddetti “sponda”, quindi senza alcuna efficacia ai fini della realizzazione di obiettivi di sviluppo ed in parte impegnati solo sulla carta o per favorire clientele. Notevole è stato lo sforzo per evitare alla Calabria una perdita secca di risorse comunitarie già destinate dal Por 2000-2006 per il suo sviluppo. Altrettanto forte è stato l’impegno, tra l’altro riconosciuto anche dalle autorità comunitarie preposte, per recuperare credibilità alla nostra regione nell’ambito degli organismi comunitari. I risultati di questa impostazione costituiscono le premesse necessarie per il conseguimento di obiettivi per i quali è in atto la mobilitazione di risorse consistenti su progetti strategici per lo sviluppo della nostra regione (aree urbane, grandi infrastrutture per la mobilità, riqualificazione ambientale, formazione e politiche attive per il sociale e per il lavoro, ecc. E’ stata, inoltre, seriamente avviata l’opera di decentramento amministrativo e di riordino delle funzioni verso il sistema delle Autonomie Locali con l’alleggerimento delle funzioni gestionali in capo alla Regione ed il trasferimento di circa duemila dipendenti dalla Regione alle Province; la riforma del sistema di governo della sanità, riducendo le Asl da 11 a 5; la istituzione della Stazione Unica Appaltante; la definizione e l’avvio del progetto di stabilizzazione del precariato regionale, l’approvazione della legge di riforma di enti come l’Arssa e l’Afor; la definizione degli strumenti di pianificazione territoriale e di governo del territorio, la destinazione, in assenza di interventi dello Stato, di 950 milioni di euro per un programma di sistemazione idrogeologica e di difesa del suolo e così via. In questo ultimo scorcio di legislatura bisogna continuare a mantenere alta l’azione di governo concentrando gli sforzi per il conseguimento di ulteriori obiettivi, per l’attuazione ed il completamento dei processi di riforma intrapresi con l’azione di riordino istituzionale e per mobilitare tutte le risorse disponibili al fine di realizzare l’impostazione programmatica sulla quale il sistema territoriale ed istituzionale è stato coinvolto in questi anni assieme alle forze sociali ed economiche della regione. Di grande significato democratico è stata la scelta, in un’ottica di autonomia e di autogoverno, di approvare da parte del Consiglio Regionale il progetto di legge, non a caso sottoscritto congiuntamente dal Presidente della Giunta Loiero e dal Presidente del Consiglio Regionale Bova, che stabilisce il metodo delle primarie per la selezione del candidato alla Presidenza della Regione. Ho avuto già modo di scrivere nelle linee politico-programmatiche che ho posto a base della mia candidatura a segretario regionale del partito, il 31 luglio scorso, che “è da apprezzare che il Presidente Loiero, la cui ricandidatura a Presidente della Regione è di per sé naturale, con grande senso delle istituzioni e con profondo spirito democratico, manifesti così la sua chiara intenzione di subordinare la propria ricandidatura alla guida della Regione al consenso dei calabresi”. Riconfermo anche oggi, in questa sede, quelle valutazioni e il mio apprezzamento per questa scelta. Ora bisogna mettersi all’opera per mettere in campo una iniziativa politica e programmatica parallelamente alla organizzazione di questo importante appuntamento democratico e popolare delle primarie, per la scelta del candidato alla Presidenza della Regione. Sarà, questo, un appuntamento che richiederà una mobilitazione ed un coinvolgimento straordinari, anche considerati i tempi stretti entro i quali dovrà svolgersi. E’ chiaro che saranno primarie vere e che, proprio per questo, richiedono un atteggiamento sereno, un forte spirito unitario ed un clima di confronto positivo e di rispetto delle reciproche posizioni, in particolar modo per coloro i quali intenderanno proporsi e misurarsi. Così le primarie saranno sicuramente l’occasione per preparare al meglio la prossima competizione elettorale con una mobilitazione straordinaria di energie larghe sull’intero territorio regionale. Il nostro compito, naturalmente anche in questa fase, sarà volto alla costruzione di relazioni e di rapporti positivi e fecondi con le forze politiche, sociali, con movimenti ed energie che potranno e dovranno, insieme a noi, realizzare un ampio fronte necessario per l’affermazione di un nuovo centrosinistra capace di proporsi alla guida della nostra regione anche per i prossimi cinque anni, per realizzare gli obiettivi di crescita di cui la Calabria ha bisogno. Sono consapevole della complessità e del difficile compito che pesa sulle nostre spalle, ma sono fiducioso che assieme, mobilitando le nostre strutture e le migliaia di uomini e donne che ci hanno confermato la loro fiducia anche in occasione del 25 ottobre, riusciremo a realizzare risultati positivi ed a fare del Pd, anche in Calabria, una grande forza di governo, popolare e dei territori, capace di guidare i processi di cambiamento e di crescita economica e sociale della nostra terra. In questa opera non chiederò a nessuno di rinunciare al proprio punto di vista. A tutti e ad ognuno, però, è richiesto uno sforzo di responsabilità e di predisposizione ad un confronto positivo per determinare la coesione necessaria per fare del Pd un partito nuovo, capace di realizzare le condizioni per creare una reale alternativa alla guida del Paese e di essere motore di un nuovo centrosinistra, per garantire il governo della Calabria anche nei prossimi anni. Un partito, dunque, non con un solo uomo al comando, ma con una guida collegiale, con le teste ed i cuori saldamente ancorati nella nostra regione.

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