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Referendum da record nel cosentino

 

Cosentini referendari da record, a Piane Crati il70% alle urne

23 giu 09 A livello nazionale il referendum è stato un flop. Ma c'é un territorio trasversale nella Penisola, che parte del Piemonte, delle Marche e del Veneto, il Frusinate e il Reatino, la provincia di Cosenza e alcuni centri isolati dell'Umbria e dell'Emilia Romagna, che è andato nettamente in controtendenza rispetto al resto d'Italia. Una lettura dei dati locali sulle affluenze raccolti dal Viminale suggerisce che dietro questo risultato c'é una serie di concause, spesso intrecciate tra loro: effetto-traino dei ballottaggi, indicazioni dei partiti rispetto al quesito referendario, filiazione politica dei territori. In assoluto l'affluenza più alta è quella che è registrata in un comune della provincia di Cosenza, Piane Crati, un piccolo centro di un paio di migliaia di abitanti, il 70,2% dei quali è andato a votare. Moltissimi centri del Cosentino mostrano affluenze sopra il 60%. L'area di Cosenza era chiamata al voto per le provinciali e ieri è stato riconfermato sulla poltrona di presidente Gerardo Mario Oliverio, centrosinistra. Un caso particolare è quello del territorio di Fermo, nelle Marche, dove praticamente tutti i comuni hanno superato il quorum, a eccezione di 5, e in diversi centri i votanti sono andati oltre il 60%. Anche a Fermo si votava per le provinciali e ha vinto il centrosinistra. Ragioni dello stesso ordine si possono leggere dietro le cifre dell'affluenza al referendum raggiunte a Ferrara (57,2%) e in provincia in paesi come Bondeno (64,4%), Portomaggiore (57,3%), Voghiera (51,42%). Ferrara era chiamata al voto sia per il sindaco che per il presidente della Provincia e in entrambi i casi si è affermato il centrosinistra. Il risultato è stato diverso, sul fronte delle amministrative, a Venezia, dove Pdl e Lega hanno espugnato la Provincia, e a Savona, passata al centrodestra dopo 13 anni: a differenza delle due città capoluogo, in queste aree ci sono diversi comuni in cui si è ampiamente superato il quorum per il referendum. Paesi e territori per tradizione orientati a sinistra, in cui molto probabilmente è alta la quota di elettori che ha seguito l'indicazione di voto arrivata dal Pd. Un fenomeno analogo deve essersi verificato anche nelle provincia di Alessandria e di Lecce, che hanno seguito un comportamento simile. E nell'area di Perugia, dove il centrosinistra ha conquistato la Provincia al primo turno, ma i tre paesi chiamati sabato e domenica scorsa al ballottaggio per il comune, hanno raggiunto il quorum al referendum, con Gualdo Tadino che ha toccato il 64,65%. Di altro segno, quasi certamente, la lettura dei risultati sulle affluenze nel territorio di Rieti e in quello di Frosinone, entrambi con affluenze sostanziose, che spesso hanno oltrepassato il 60%. In queste zone è più forte il centrodestra e soprattutto la componente riconducibile ad An, ora assorbita nel Pdl. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, aveva espresso un invito chiaro: "Non si perda l'occasione di andare a votare", aveva detto. Una posizione opposta rispetto a quella della Lega, che aveva anche fatto parlare di frizioni nella maggioranza. A quest'indicazione si somma il fatto che sia Frosinone che Rieti erano chiamate ai ballottaggi per la Provincia. Nella zona di Latina, che dal punto di vista politico si può assimilare a Rieti e Frosinone, ma dove il centrodestra ha vinto al primo turno, l'affluenza è stata molto più bassa.

Tripodi (Pdci) “Una bocciatura sonora”. "Una bocciatura sonora per chi voleva azzerare lo stato democratico nel nostro paese". A riferirlo, in una nota, è Michelangelo Tripodi, segretario regionale del Pdci a commento dei risultati del referendum. "L'appello lanciato dai Comunisti Italiani e da altre forze della sinistra - sostiene Tripodi - è stato accolto in pieno dall'elettorato che, pur votando per le amministrative, ha boicottato in massa il referendum sulla legge elettorale. E' stato così evitato che la legge elettorale targata Calderoli, già definita dallo stesso autore 'porcellum', diventasse un superporcellum. Si tratta di una bocciatura pesante per il comitato referendario ma anche per il Pdl di Silvio Berlusconi che, con l'abrogazione del premio di maggioranza alla coalizione, voleva infierire un colpo letale alla vita democratica della nostra Repubblica, facendo saltare tutte le garanzie costituzionali". "Alla luce di tutto questo - riporta il comunicato - cambiare la legge elettorale, ritornando alle preferenze, secondo il segretario regionale del Pdci, diventa un'assoluta priorità. 'Il centrodestra, con il colpevole assenso del Pd, ha introdotto uno sbarramento liberticida e antidemocratico - sottolinea Tripodi. Lo sbarramento del 4% e la cancellazione delle preferenze hanno ampiamente dimostrato come quella scelta si e' rivelata assolutamente antidemocratica e ha espropriato i cittadini elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti al Parlamento, affidando un potere enorme, assoluto ed incontrollato alle segreterie romane dei partiti che hanno deciso a tavolino coloro i quali dovevano essere i deputati e i senatori della Repubblica, con buona pace della democrazia e della partecipazione". "E' necessario - conclude il segretario regionale del Pdci - cambiare la legge elettorale riaffermando il sistema proporzionale per garantire i diritti di rappresentanza e di pluralismo per tutti i cittadini"

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