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Fini in Calabria

Fini in Calabria “Contro la mafia si mobiliti la società civile”

11 dic 09 "La lotta alla criminalità organizzata la deve fare lo Stato. Ma la mobilitazione della società civile è essenziale anche per svegliare chi è sopito" Lo ha detto Gianfranco Fini, partecipando ad un incontro con gli studenti dell’Università della Calabria, spiegando il significato del suo libro “Il futuro della libertà” in cui sollecita la politica ad un confronto culturale sui temi del futuro. Fini ha poi ribadito "La presenza dello Stato è essenziale per garantire parità e legalità. Ma lo Stato deve essere impegnato su poche ed elementari cose, dopodiché deve essere la società a svilupparsi, ed i giovani, soprattutto al sud, devono vincere la sfida". Rivolgendosi ai ragazzi a proposito delle raccomandazioni ha poi sottolineato che "dovete farcela da soli. Non potete pensare agli interventi dall'alto". "Alla politica - dice il presidente della Camera - chiedete di fare il suo compito, non la malapianta della raccomandazione che è la morte dell'autentica libertà". E non poteva mancare un riferimento a quanto sta accadendo alla politica nazionale con una metafora calcistica. “In politica ci si scontra ma si rispetta l'arbitro e si rispettano le regole del campionato”. Riferendosi alla politica italiana ha aggiunto di "avere dei valori condivisi". "Nella politica servono valori condivisi e la parola avversaria è tipica del gergo sportivo. Come in Milan-Inter o Roma-Lazio ci si scontra ma si rispettano l'arbitro e le regole del campionato".

Fini individua il "difetto" della politica italiana "in un eccesso di propaganda che convive con un deficit permanente di dibattito culturale". E, rivolgendosi agli studenti calabresi, sottolinea la "sostanziale miopia della politica italiana, che non è capace di vedere al di la del naso. La nostra politica - sostiene Fini - è quotidianamente concentrata sul presente, attratta dal rischio di ripiombare in passati recenti o antichi con polemiche continue. Spesso è aspro confronto su cosa fare oggi, ma quasi mai riesce ad immaginare che cosa sarà domani. E questa è una prospettiva che proprio non possiamo permetterci, specialmente oggi che tutto è globale e va estremamente veloce". Insomma per Fini "la politica italiana è atemporale, guarda all'oggi o casomai al ieri, ma raramente si propone di preparare la società italiana al futuro". Una spia di questo handicap? "Pensiamo al conflitto nord-sud del mondo, o al problema del clima, o ancora alla competizione economica che non potrà essere più quantitativa ma qualitativa. Di questi temi - ammonisce - il paese discutere ma non la politica che non si confronta sul modello di sviluppo del prossimo futuro". Colpa, anche, del "pulviscolo innalzato dal crollo del Muro di Berlino che rischia di intossicare, con una tentazione ricorrente alla delegittimazione". E pure, per il presidente della Camera, "la fine delle ideologie doveva portare ad evidenziare più quello che unisce rispetto a quanto divide. E questo non è buonismo, perché la competizione deve esserci sempre se no si cade nel pensiero unico". Per questo, Fini lancia un appello ai giovani: "Ragazzi, cercate di dare la scossa. Aiutate i politici ad alzare lo sguardo e ad essere proiettati più avanti che indietro. La politica non può continuare a dilaniarsi su come eravamo o su come siamo. Se accetta la sfida con il futuro ce la fa, in caso contrario sarà vostro compito dire a quella politica non solo che non vi interessa ma che la contestate".

A Vibo il Presidente della Camera parla di Mezzogirono. Il presidente della Camera dopo l'Università di Arcavacata ha fatto visita ala scuola di Bivona, ricostruita un anno e mezzo fa dopo l’alluvione del 3 luglio 2006 in cui persero la vita alcuni abitanti della piccola frazione di Vibo Valentia. Qui ha inteso sottolineare che l’impegno delle istituzioni e della politica è fare luce sul passato e garantire che nel futuro tragedie come questa non accadano più, soprattutto nel Mezzogiorno. “Non ci può essere sviluppo del Paese, ha detto Fini, se non c’è la consapevolezza che quanto accade qui al Sud ha risvolti al Nord e in tutto il resto d’Italia. Le istituzioni devono rispondere ad una domanda: l’alluvione fu solo una fatalità? È doveroso dubitare, perchè quando l’uomo violenta la natura essa si vendica. I magistrati faranno luce, in piena e doverosa autonomia, per scoprire se ci furono responsabilità”. Compito delle istituzioni è anche “vigilare perchè si sia rispettosi delle leggi e si evitino i disastri dell’abusivismo edilizio”. Il rispetto delle regole deve essere tutelato anche dai livelli locali delle amministrazioni. Il presidente della Camera ha sottolineato che la ricostruzione passa anche attraverso “la piena ripresa economica e il miglioramento delle condizioni sociali”. Poi ha indicato la vera sfida della politica: “Se la politica sarà solo una gestione di potere, una competizione elettorale e la raccolta del consenso con le clientele, sarà difficile vincere questa sfida”. “Il primo dovere del politico è stroncare ogni ipotesi di contiguità, a pena della perdita della sua credibilità”, ha poi aggiunto Fini spostatosi alla Scuola di Polizia di Vibo Valentia e fa un affondo contro la criminalità organizzata, durante il quale richiama la politica ad un maggior rigore nella lotta a questo fenomeno. “Le istituzioni non possono limitarsi all’invettiva nei confronti della criminalità organizzata o alla sola solidarietà a servitori dello Stato. La politica ha il dovere di essere al di sopra di ogni sospetto perchè il livello più insidioso della criminalità organizzata non è quello che spara, ma quello che si insinua nella pubblica amministrazione, nella politica e corrode le istituzioni”. Dunque, per Fini “la politica deve essere intransigente con se stessa”. “La deposizione di Graviano, ha infine concluso Fini, dimostra che occorre avere fiducia nella volontà e nella capacità della magistratura di accertare la verità”.

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