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Sette anni dalla scomparsa del "leone" della politica
A sette anni dalla scomparsa di Giacomo Mancini, la sua lezione politica è ancora attuale 08 apr 09 Nel settimo anniversario della scomparsa di Giacomo Mancini (8 aprile 2002), la Fondazione Giacomo Mancini "vuole ricordarne a tutti gli italiani, ed in particolare a tutti i calabresi che risiedono nella regione che gli aveva dato i natali e che egli amò profondamente, la figura e l'opera di grande riformista socialista, di meridionalista, di difensore della giustizia in ogni campo, di democratico sempre protagonista di ogni battaglia contro ogni minaccia alla libertà". "Oggi più che mai - prosegue la nota - la lezione politica, di umanità, di interprete dei bisogni della gente, di realizzatore di grandi progetti ispirati agli interessi generali del Paese, sia come uomo di governo, sia come parlamentare e come dirigente socialista, appaiono in tutta la loro evidenza e nella loro attualità". "Il riferimento a Mancini - è scritto nella nota della Fondazione - risulta indispensabile in una difficile fase che l'Italia, e soprattutto il Mezzogiorno stanno attraversando nella quale l'esempio dell'impegno riformista dello scomparso leader calabrese viene raccolto dalla più ampia maggioranza degli italiani, i quali reclamano sempre di più un'ampia azione riformatrice della vita pubblica. Riforma dell'assetto istituzionale e costituzionale, riforma della giustizia, a cominciare dal principio democratico della separazione delle carriere; riforma della vita economica e dello Stato Sociale, per aumentarne l'incisività e adeguarlo alle novità della tutela, così come la ripresa della politica meridionalistica: sono tutti punti attualmente all'ordine del giorno nella realtà politica del nostro Paese, e corrispondono all'eredità che Giacomo Mancini ci ha lasciato, con la sua lunga opera e con il suo pensiero e che l'azione della Fondazione Mancini ha il proposito di testimoniare" Cicchitto “Tra i simboli del socialismo riformista”. "Giacomo Mancini rappresenta una delle figure più importanti del socialismo riformista italiano del secondo dopoguerra, svolgendo una infaticabile attività politica fin dalla sua giovinezza". Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, ricorda così Giacomo Mancini nel settimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta l'8 aprile 2002. Mancini, ricorda Cicchitto, "fu parlamentare del Psi dal 1948 al 1992 e rappresentò con forza le esigenze del Mezzogiorno e in particolare della Calabria, la sua terra a cui si sentiva legatissimo fino alla fine dei suoi giorni, dove a Cosenza svolse brillantemente il ruolo di sindaco; fu tra i principali collaboratori di Pietro Nenni nel percorso che portò i socialisti all'autonomia dal Pci e alla formazione del centrosinistra; come membro del governo, in qualità di ministro dei Lavori Pubblici, fu artefice di una politica di modernizzazione del Paese e, in particolare, di sviluppo dell'Italia meridionale promuovendo importanti realizzazioni di opere pubbliche. Fu anche protagonista di una stagione esaltante di riforme che segnarono l'evoluzione dell'Italia in senso più laico e democratico". "Delle battaglie in cui sempre tanto generosamente Giacomo Mancini s'impegnò - conclude Cicchitto - ricordiamo quella per i diritti di libertà e contro i potentati economici e gli apparati dello Stato gestiti in modo autoritario. Sul meridionalismo e sulla politica della giustizia il suo pensiero é ancora attuale e merita d'essere studiato" Barile “Riferimento della politica garantista”. "Giacomo Mancini è stato interprete del socialismo riformista meridionale ed ancora oggi resta uno dei grandi punti di riferimento di ogni politica garantista e genuinamente popolare". E' quanto afferma il coordinatore dei gruppi del centrodestra in consiglio provinciale di Cosenza, Mimmo Barile, ricordando la figura di Giacomo Mancini nel settimo anniversario della morte. "Proprio negli anni del giustizialismo più becero - aggiunge - Mancini fu la vittima designata di quelle forze antidemocratiche che hanno sempre mal sopportato le sue battaglie di democrazia e di libertà e le accuse di cui venne fatto oggetto nelle aule dei Tribunali costituiscono ancora oggi una delle pagine più buie della storia italiana; ma nondimeno, la forza con cui egli seppe reagire e difendersi - dimostrando in pieno la sua completa estraneità e smascherando il complotto giudiziario ai suoi danni - testimoniano della forza morale e politica di un calabrese verace, che della cocciutaggine e della tenacia del popolo di Calabria aveva fatto il suo tratto distintivo più vigoroso e concreto". "Con Giacomo Mancini - prosegue Barile - se ne è andato un pezzo importante della storia repubblicana dell'Italia, ma soprattutto "un uomo ed un politico che dell'amore per la propria terra ne ha tratto impegno per lo sviluppo ed il riscatto non solo della Calabria ma del Meridione intero e che dal Comune di Cosenza, già nel '93, accredito' il Movimento Sociale Italiano e la Destra italiana quale forza di governo, anticipando ciò che negli anni successivi sarebbe stata la vera novità del panorama politico nazionale. Una lezione, quella dell'indimenticabile 'leone socialista', ancora oggi più che attuale e moderna" .
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del 28/01/2004
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