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Cronaca
Sgrena libera/Ucciso Calipari

 

Solenne funzione in Duomo in ricordo di Nicola Calipari

13/04 Si è svolta quest’oggi nel Duomo di Cosenza la messa a suffragio di Nicola Calipari organizzata dalla Questura di Cosenza a ricordo del collega scomparso. La funzione officiata da Mons. Agostino e Mons. Nunnari insieme, suoi concittadini (Mons. Agostino è stato suo parroco a Reggio Calabria) ha visto una commossa partecipazione dei tanti suoi colleghi che lo hanno conosciuto durante il periodo in cui fu capo della Squadra Mobile di Cosenza. Alla messa hanno partecipato tutte le massime autorità cittadine e militari. Dal Prefetto D’Amico, al Questore Marino, al Sindaco Catizone, al comandante dei Carabinieri della sede di Cosenza com. Buscia, al comandante della Guardia di Finanza oltre ai numerosi agenti dei vari corpi presenti. Presente anche il Questore di Catanzaro, ed ex Questore di Cosenza Romolo Panico e bambini di una scolaresca che hanno partecipato in silenzio alla funzione.


La procura di Roma auspica pressioni del Governo agli USA

13/04 Una 'pressione' da parte del governo italiano nei confronti del dipartimento di giustizia Usa sulla vicenda dell'omicidio del funzionario del Sismi Nicola Calipari sarebbe necessaria, se e quando trovassero conferma le indiscrezioni riportate oggi dagli organi di stampa secondo cui l'inchiesta sui militari coinvolti nell'omicidio dell'agente italiano arriverebbe ad un sostanziale nulla di fatto. E' quanto si sottolinea negli ambienti giudiziari della procura di Roma che ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di omicidio volontario dopo la sparatoria avvenuta il 4 marzo scorso, giorno della liberazione di Giuliana Sgrena. Il fascicolo e' affidato ai pm antiterrorismo della capitale, Franco Ionta, Pietro Saviotti ed Erminio Amelio. Le ''pressioni'' a cui si fa riferimento in ambienti investigativi riguardano in primo luogo l'esito della rogatoria formalizzata dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, per ottenere dalle autorita' militari americane l'acquisizione della Toyota Corolla sulla quale viaggiavano a Baghdad, la sera del 4 marzo scorso, Nicola Calipari, Giuliana Sgrena e con alla guida un maggiore dei carabinieri. Altro esito della rogatoria che gli inquirenti ritengono fondamentale per la prosecuzione delle indagini e' la identificazione dei militari di servizio al check-point, sulla strada che conduce all'aeroporto di Baghdad, che spararono sull'auto che aveva a bordo gli italiani. Le difficolta' di ottenere risposte dalle autorita' Usa, si sottolinea in ambienti investigativi, riguardano anche la cosiddetta giurisdizione passiva e il riconoscimento di quest'ultima da parte delle autorita' Usa in virtu' della quale l'autorita' giudiziaria italiana puo' procedere in vicende che riguardano crimini commessi ai danni di cittadini all'estero. Secondo quanto si e' appreso, la vicenda giudiziaria che riguarda un possibile esito per chiarire l'omicidio di Nicola Calipari, sembrerebbe affidata sostanzialmente ad una mediazione politica tra i governi dei due paesi. La procura di Roma, a tutt'oggi, non ha infatti potuto acquisire alcun elemento concreto per poter avviare le indagini, ossia l'esame tecnico-scientifico della Toyota Corolla e la comunicazione dei nomi dei militari Usa coinvolti nella sparatoria.

PM Saviotti “Attendiamo l’esito delle rogatorie”

13/04 "Siamo in attesa dell'esito delle rogatorie. Ogni altro intervento che possa sollecitare tale risultato non rientra nella competenza dell'autorita' giudiziaria". Il pm della Procura di Roma, Pietro Saviotti, interviene cosi' sulla questione legata alle richieste inoltrate dalla magistratura per conoscere, tra l'altro, i nomi dei responsabili della morte del funzionario del Sismi, NicolaCalipari

Ministro Castelli: “Tutto quello che dovevo fare l’ho fatto”

I nomi dei militari americani che il 4 marzo erano al check point dove e' stato ucciso Nicola Calipari e la consegna della Toyota Corolla, acquistata dall'Italia ma ancora in mano del comando americano in Iraq, su cui viaggiavano il funzionario del Sismi, l'inviata del Manifesto Giuliana Sgrena e un altro 007. Sei settimane dopo quel 4 marzo - mentre il ministro degli Esteri Fini e' negli Usa - la procura di Roma chiede al governo italiano di fare ''pressioni'' sulle autorita' statunitensi, proprio per ottenere quelle risposte che ancora mancano. Di fatto, al momento, gli inquirenti italiani non hanno alcun elemento concreto, per poter proseguire nelle indagini. Ma il ministro della Giustizia Roberto Castelli ribadisce che e' stato fatto tutto quello che si poteva fare. ''Davvero non ho cos'altro dovrei fare - ha detto il Guardasigilli -. Ho firmato tutte le richieste di rogatoria che mi avevano presentato. La vicenda non dipende piu' da me. Tutto quello che dovevo fare l'ho fatto''. ''In questi casi - ha spiegato Castelli - si attiva una procedura che prevede determinati adempimenti da parte del ministro. E io questi adempimenti li ho evasi regolarmente. Escludo inoltre che siano arrivate delle nuove richieste su questo fronte visto che i miei uffici mi aggiornano 'ad minutos'.'' In serata, poi, trapela che le rogatorie avanzate dalla procura di Roma agli Usa potranno avere un seguito solo e soltanto dopo la conclusione dell'attivita' della commissione mista di indagine Usa-Italia. A chiedere al governo italiano di soprassedere, per il momento, dall' attuazione delle rogatorie per evitare sovrapposizioni con le attivita' della commissione mista, sarebbe stato lo stesso gruppo di lavoro che opera a Baghdad. La procura di Roma ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di omicidio volontario, affidato ai pm antiterrorismo della capitale, Franco Ionta, Pietro Saviotti ed Erminio Amelio. Le difficolta' di ottenere risposte dalle autorita' Usa, fanno notare ambienti investigativi, riguardano anche la cosiddetta 'giurisdizione passiva' e il riconoscimento di quest'ultima da parte delle autorita' Usa in virtu' della quale l'autorita' giudiziaria italiana puo' procedere in vicende che riguardano crimini commessi ai danni di cittadini all'estero. Anche dal Copaco, l'organismo parlamentare di controllo sui servizi segreti, arrivano richieste di chiarezza. ''Le responsabilita' nella morte di Nicola Calipari devono emergere - ha detto il presidente, Enzo Bianco -. La gravita' di quanto accaduto richiede che sia fatta piena chiarezza''. E' evidente pero', ha aggiunto, ''che probabilmente , visto il ritardo, si profilano valutazioni ed orientamenti diversi tra americani ed italiani, altrimenti l' indagine sarebbe stata completata''. Dure le prese di posizione dell'opposizione, da Rifondazione alla Margherita, che chiedono al vicepremier e ministro degli Esteri Gianfranco Fini di non tornare dal viaggio negli Stati Uniti ''a mani vuote'' Le rogatorie avanzate alle autorita' Usa dalla Procura di Roma nell'ambito dell' inchiesta sulla morte di Nicola Calipari avranno un seguito solo dopo la conclusione dell'attivita' della Commissione mista di indagine. E' quanto comunicato all'autorita' giudiziaria, secondo indiscrezioni, dal ministero della Giustizia. A chiedere al governo italiano di soprassedere, per il momento, dall' attuazione delle rogatorie per evitare sovrapposizioni con le attivita' della commissione mista e' stato lo stesso gruppo di lavoro che opera a Baghdad. Allo stato sono due le rogatorie proposte dai pubblici ministeri Franco Jonta, Pietro Saviotti ed Erminio Amelio: la prima riguarda l'acquisizione delle relazioni di servizio ed i nominativi dei militari che spararono sulla Toyota a bordo della quale si trovavano, oltre a Calipari, Giuliana Sgrena ed un agente del Sismi; la seconda e' relativa al sequestro giudiziario della vettura tuttora custodita all' interno di una base militare americana.

Fini e Rice dagli USA: “Conta fare bene, non presto”

C'e' perfetta sintonia, tra Italia e Stati Uniti, sull'inchiesta congiunta che deve arrivare ad accertare la verita' sul tragico incidente costato la vita al funzionario del Sismi Nicola Calipari, e il ferimento della giornalista Giuliana Sgrena, il 4 marzo, sulla strada da Baghdad all'aeroporto internazionale. ''L'importante non e' fare in fretta, ma fare bene'', dice il segretario di Stato americano Condoleezza Rice, al termine del colloquio, oggi, al Dipartimento di Stato col vicepremier e ministro degli esteri italiano Gianfranco Fini. E, nella conferenza stampa comune, Fini afferma: ''Proprio per fare le cose bene, serve un'indagine minuziosa e ci vuole il tempo necessario''. Quanto all'inchiesta congiunta, la Rice osserva: ''Credo che stiamo agendo in maniera cooperativa e in spirito di amicizia per capire che cosa sia successo''. E Fini condivide: ''Siamo lieti - dice - della collaborazione che si e' instaurata, fin dal primo momento, tra i funzionari italiani e americani che, insieme, cercano di giungere a una ricostruzione condivisa di quella tragica serata''. Il segretario di Stato americano, che risponde a una domanda sull'esito dell'indagine, sottolinea che ''ogni tentativo di dare un giudizio a priori o di indovinare il risultato finale non e' utile''. Anche su questo punto, Fini e' d'accordo con la Rice: ''Illazioni, indiscrezioni e valutazioni fatte ancora prima di conoscere l'esito del lavoro della commissione congiunta italo-americana sulla morte di Calipari appartengono unicamente alla polemica politica e non alla ricerca della verita'''. Dell'inchiesta, avviata subito dopo il tragico episodio, s'era inizialmente detto che sarebbe durata ''quattro o piu' settimane''. Ne sono passate circa sei e l'indagine non s'e' ancora conclusa. Non ci sono scadenze: a quanto assicurano i portavoce del Centcom, il Comando Centrale degli Stati Uniti che sovrintende al conflitto in Iraq, il generale che conduce l'inchiesta per parte americana, Peter Vangjel, non ha ancora trasmesso il rapporto al comandante della forza multinazionale, generale John Vines. Inutile, anche, cercare di trarre auspici sulle conclusioni da un'indagine analoga, ma solo americana, su un altro caso di fuoco amico accaduto lo stesso giorno e di cui rimase vittima un sergente bulgaro. In quel caso, non sono state individuate responsabilita' statunitensi, ma soltanto ''problemi di comunicazione'' fra americani e bulgari. Al termine del loro colloquio, nel quale hanno parlato, oltre che di Iraq, del processo di pace in Medio Oriente e delle prospettive di liberta' e democrazia del cosiddetto Grande Medio Oriente, la Rice e Fini hanno fatto entrambi l'elogio delle relazioni tra Stati Uniti e Italia. Gli Stati Uniti non hanno ''un amico migliore dell'Italia'', ha detto il segretario di Stato americano. Lei e il ministro hanno entrambi rilevato ''la sostanziale e reale convergenza di posizioni fra i due Paesi'', che hanno - ha detto Fini - ''relazioni bilaterali ottime come non e' forse mai accaduto in passato''. La Rice e Fini hanno anche discusso della riforma dell'Onu, che e' necessaria - parole del ministro degli esteri italiano -, ma deve avvenire ''senza accelerazioni, ne' divisioni''. Il ministro degli esteri italiano ha tenuto a ringraziare il segretario di Stato americano per l'analoga posizione presa dagli Stati Uniti.

L’ambasciatore americano Mel Sembler a palazzo Chigi

L'ambasciatore americano in Italia, Mel Sembler, è stato ricevuto questa sera a Palazzo Chigi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. A Palazzo Chigi è arrivato poco più tardi anche il direttore del Sismi, Niccolò Pollari. Oggetto dell'incontro - sul quale non sono trapelati particolari - potrebbe essere stata l'inchiesta sulla morte di Nicola Calipari, l'alto funzionario del Sismi, rimasto ucciso sulla strada dell'aeroporto per Baghdad, il 4 marzo scorzo, mentre stava portando a compimento la liberazione di Giuliana Sgrena, inviata del Manifesto in Iraq.

A Calipari la medaglia della carità

L'Associazione internazionale Regina Elena ha conferito la Medaglia della Carita' alla memoria del capo dipartimento del Sismi Nicola Calipari, ucciso in Iraq subito dopo la liberazione di Giuliana Sgrena. Il riconoscimento e' andato a Calipari ''per il suo alto senso del dovere e profondo spirito d'umanita' manifestati nel corso di tutta la sua carriera in cui ha saputo coniugare le esigenze della sicurezza nazionale con l'imperativo religioso e morale della carita' fino al sacrificio estremo''. Quello di Calipari e' stato ''un esempio luminoso - commenta il generale Ennio Reggiani, presidente della delegazione italiana dell'Associazione Internazionale Regina Elena - di scelta di vita radicale al servizio della Patria e del prossimo''.

 

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