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Cinque arresti per il Ponte sullo Stretto

 

Appena appaltato il Ponte sullo stretto vede già i primi arresti della malavita che voleva inserirsi nelle gare. Proteste.

11/02 Cinque ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dalla Dia di Roma su disposizione della Direzione distrettuale antimafia della capitale nei confronti di una presunta organizzazione mafiosa a carattere internazionale, che aveva progettato di inserirsi negli appalti previsti per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Tra le persone arrestate, si e' appreso, c'e' anche il boss canadese, ritenuto il capo indiscusso dell'organizzazione, Vito Rizzuto, legato alla famiglia Cuntrera. Il boss e' stato raggiunto dall'ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Montreal, dove e' stato rinchiuso dopo essere stato accusato di un triplice omicidio avvenuto a New York. Le indagini del centro operativo della Dia di Roma hanno consentito di individuare la struttura criminale, che storicamente era rivolta al traffico internazionale di droga e riciclaggio, in collegamento con la famiglia Cuntrera-Caruana, che questa volta, invece, aveva orientato i propri interessi all' acquisizione dell'importante appalto pubblico. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip De Angelis su richiesta dei sostituti procuratori della capitale Ormanni e Iasillo. Diverse le perquisizioni ancora in corso a Roma, Londra, Parigi e Montreal. I particolari dell'indagine saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa, alle ore 11, nella sede del centro operativo della Dia di Roma. I provvedimenti cautelari riguardano, oltre Rizzuto (originario della provincia di Agrigento), l'ingegnere Giuseppe Zappia, ottantenne, nato in Francia, vissuto fra il Canada e gli Emirati Arabi, domiciliato a Roma, imprenditore con esperienze nel campo delle grandi opere pubbliche che, avvalendosi della collaborazione del broker Filippo Ranieri (domiciliato a Montreal), l'imprenditore Sivalingam Sivabavanandan (domiciliato a Londra) e Hakim Hammoudi (domiciliato a Parigi), secondo gli inquirenti e' stato ''inviato'' da Rizzuto in Italia con il compito di reinvestire gli ingenti capitali di cui dispone l'organizzazione mafiosa (piu' di quattro milioni di euro) per cercare di aggiudicarsi appalti relativi alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.

La scheda dell’ingegnere dei Boss
L' ingegnere Giuseppe Zappia, arrestato stamani a Roma dalla Dia per associazione mafiosa, e' di origine calabrese e in passato aveva svolto lavori di grande opere in Canada e negli Emirati Arabi. Zappia si era trasferito in Italia nella meta' degli anni Novanta, e secondo gli inquirenti tre anni fa aveva costituito una societa' a responsabilita' limitata, la ''Zappia international'' che aveva il compito di aggiudicarsi l'appalto per la costruzione del ponte sullo Stretto. Lo avrebbe fatto, sostengono gli investigatori, su ordine del capomafia Vito Rizzuto, la cui famiglia mafiosa si sarebbe staccata negli ultimi anni da quella dei Bonanno di New York. Di Rizzuto parlano quattro nuovi pentiti americani che collaborano con i magistrati di New York. Zappia aveva partecipato nell'ottobre 2004 alla gara di prequalifica tecnica, una selezione delle imprese che hanno le qualita' tecniche previste per la realizzazione dell'opera. L'ingegnere aveva perso la gara, ma secondo quanto emerso dalle indagini, Zappia voleva entrare in contatto con le altre imprese che avrebbero, poi, in effetti realizzato i lavori accontentando sia Cosa nostra che la 'ndrangheta calabrese. Secondo gli inquirenti la mafia americana voleva partecipare alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina reinvestendo i capitali ricavati con il traffico degli stupefacenti e il riciclaggio di denaro. Giuseppe Zappia aveva il compito di contattare in Canada Vito Rizzuto aggiornandolo sull'andamento degli ''affari'' in Italia.

L’arresto di Rizzuto come quello di Saddam Hussein
''Lui e' come Saddam Hussein, quando prendono lui e' la fine del mondo!''. E' stato facile profeta l'ingegnere Giuseppe Zappia. In un colloquio con la sua compagna, Francoise Marion, Zappia paragona il boss della mafia in Canada Vito Rizzuto al dittatore iracheno, tale e' il potere che ha accumulato il calabrese trasferitosi nel Nord America. Difatti, dopo l'arresto di Rizzuto, avvenuto in Canada, sono occorsi circa dodici mesi per risalire alle altre quattro persone, ritenute il vertice dell'organizzazione, agli agenti della Dia di Roma comandati dal colonnello Paolo La Forgia nell'operazione 'Brooklyn', coordinata dal procuratore aggiunto Italo Ormanni e dal pm Adriano Iasillo. Nei colloqui telefonici, Rizzuto viene chiamato 'VI' ed il suo ruolo di capo e' indiscusso. Zappia in Italia ha sue notizie attraverso Sivalingam Sivabavandan, per comodita' linguistica ribattezzato 'Bavan', Filippo Ranieri o Hakim Hammoudi. In realta' i legami tra Zappia e la famiglia Rizzuto vengono mantenuti principalmente da Ranieri, il quale ha anche il compito di veicolare direttive e consuntivi tra il Canada e l'Italia. Hammoudi invece per conto di Rizzuto controlla tutti gli affari condotti nei vari Paesi europei e mediorientali, riferendo puntualmente sulla loro evoluzione. Infine, Bavan coadiuva direttamente Zappia negli aspetti economico-finanziari necessari a realizzare gli investimenti programmati dall'associazione. L'organizzazione aveva pianificato da tempo l'operazione stretto di Messina. Nel corso di una telefonata con il suo avvocato, Zappia parla del suo compito in Italia: ''Lei e' al corrente che io voglio fare il ponte di Messina?... ma lei e' al corrente?... io se faccio il ponte di Messina non lo faccio perche' il Governo... lo faccio perche' ho organizzato cinque miliardi di euro... e questi cinque miliardi di euro furono organizzati da tempo, mi comprende? Da tempo!''. E in una successiva telefonata a Ranieri, l'ingegnere non mostra dubbi sul fatto che lui fara' il ponte di Messina, bastera' trovare gli equilibri giusti: ''Si deve fare il ponte tenendo contenti tutti quelli della Sicilia... la gang capisci?'', ''un lato la mafia, la Sicilia... di quell'altro posto c'e' la 'ndrangheta calabrese'', per concludere che ''la 'ndrangheta e' piu' forte della mafia''. In realta' quando Zappia parla di ''fare il ponte'' non si riferisce specificatamente alla sua realizzazione materiale, quando al finanziamento dell'opera, in modo da poter comunque partecipare ai ricavi connessi alla sua gestione. Il denaro derivava da un ingente credito che l'organizzazione vantava nei confronti di un principe arabo, scopo al quale era stato preposto Hammoudi. A convincere gli inquirenti della necessita' delle ordinanze di custodia e' stata anche un'aggravante: la disponibilita' di armi ed esplosivi tra gli aderenti all'organizzazione.

Per il Presidente Ciucci “apprezzamento per l’operazione della DIA”
L'Amministratore delegato della Societa' Stretto di Messina, Pietro Ciucci, esprime ''vivo apprezzamento in relazione alle indagini condotte dal Centro Operativo della Dia di Roma''. E' quanto esprime l'amministratore delegato della Societa' Stretto di Messina, Pietro Ciucci, in merito alle cinque ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Dia di Roma su disposizione della Direzione distrettuale antimafia della capitale nei confronti di una presunta organizzazione mafiosa a carattere internazionale, che aveva progettato di inserirsi negli appalti previsti per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.. ''L'operazione - ha dichiarato Pietro Ciucci - conferma la validita' delle procedure di prevenzione e controllo poste in essere. La Societa' Stretto di Messina e' impegnata ad assicurare la massima collaborazione alle Autorita' competenti. Le procedure messe in atto, d'intesa con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, hanno consentito di non ammettere alla gara per la scelta del general contractor, fin dalla fase di prequalifica, la societa' oggetto d'indagine da parte della DIA''.

Il diessino Lumia preoccupato per gli interessi delle cosche
''Quella di oggi e' insieme una notizia positiva e negativa''. Cosi' il capogruppo Ds in Commissione Antimafia Giuseppe Lumia, commenta l' operazione della Dia e della Dda di Roma sui tentativi di infiltrazione mafiosa negli appalti del ponte sullo Stretto di Messina. ''Di positivo - sottolinea Lumia - c' e' che si conferma un' azione efficace ed attenta della Dia e della magistratura per prevenire le infiltrazioni negli appalti, anche di un' opera la cui realizzazione e' ancora lontana nel tempo. Di negativo c'e' che questo interesse da parte di una cosca cosi' forte e con ramificazioni internazionali fa crescere le nostre preoccupazioni rispetto alla realizzazione di un' opera che
scatenera' molti appetiti''. Per Lumia ''in piu' dimostra che le cosche mafiose sono capaci di mimetizzarsi creando legami con gruppi imprenditoriali insospettabili e riciclando il denaro in tutte le iniziative economiche''. ''Di fronte ad una mafia che si raffina sempre di piu' - avverte il componente dell' Antimafia - occorrono risposte sempre piu' alte ed una struttura investigativa a cui non devono essere sottratte risorse, ma che, al contrario, deve essere rinforzata''.
Fava (DS) “Opera ad altissimo rischio mafioso”
''Dal business della droga a quello del ponte, per la mafia il salto e' breve. Una prova in piu', qualora ce ne fosse stato bisogno, dell' altissimo rischio di infiltrazioni mafiose per quella che dovrebbe essere l' opera piu' costosa della storia dell' Italia repubblicana''. Lo afferma l' eurodeputato dei Ds Claudio Fava, commentando l' operazione della Dia e della Dda di Roma su presunte infiltrazioni mafiose negli appalti per la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina. ''Le cinque ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Dia di Roma contro i membri di un'organizzazione criminale internazionale, con legami fino in Canada, specializzata nel narcotraffico e nel riciclaggio - aggiunge Fava - sono l' ennesimo campanello d' allarme sulla trasparenza degli appalti per il ponte sullo stretto di Messina''

Comitato Abramo “operazione positiva della DIA. ”
Il comitato elettorale di Sergio Abramo valuta ''molto positivamente'' l'operazione della Dia di Roma, che ha portato all'esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia della capitale, nell'ambito di un'inchiesta su una presunta organizzazione mafiosa a carattere internazionale, che avrebbe progettato di inserirsi negli appalti dei lavori di costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.''Al di la' di quelli che saranno gli esiti finali dell'inchiesta - sostiene il comitato elettorale di Abramo - il lavoro che da tempo tiene impegnate la Dia e la Dda merita tutto l'apprezzamento perche' dimostra la grande attenzione che vi e', da parte delle Istituzioni, nei confronti di un'operazione importante e complessa com'e' quella della costruzione del ponte sullo Stretto. Quell'attenzione e quell'impegno - prosegue il comitato - che lo stesso Sergio Abramo ha piu' volte indicato, anche nella veste di presidente dell'Anci, come condizione essenziale per lo sviluppo del Mezzogiorno, contro i condizionamenti dei poteri criminali, che tentano di strozzare la Calabria. Nel caso del ponte sullo Stretto, l'azione di contrasto alla criminalità assume contorni e significati di valenza ancora piu' importante, perche' si tratta non solo e non tanto di un'opera-simbolo della rinascita ma soprattutto di una infrastruttura che si rivelera' fondamentale per l'intera nostra economia.Il ponte - afferma ancora il comitato - puo' essere la porta dell'Europa verso i Paesi del bacino del Mediterraneo e viceversa, andando a completare un corridoio di trasporto e comunicazione indispensabile, anche per dare sbocco concreto alle enormi potenzialita' dell'Area dello Stretto. Ecco perche' la posizione di Sergio Abramo, anche su questo argomento, e' netta: un ''si''' convinto alla realizzazione dell'attraversamento stabile dello Stretto per garantire lavoro e prospettive di crescita al Mezzogiorno e alla Calabria. E' lo schieramento forzatamente variegato del centrosinistra, semmai, a dover chiarire definitivamente ai cittadini, chiamati a scegliere il prossimo governo regionale, cosa pensa della realizzazione del ponte, evitando una volta per tutte di arrampicarsi sugli specchi e, soprattutto, senza piu' perseverare nel tentativo maldestro di tenere insieme nella coalizione anime assai diverse, che sull'argomento hanno posizioni diametralmente opposte. Quella radicalmente ambientalista del comunisti italiani, di rifondazione e dei verdi; un'area politica che addirittura approfitta dell'operazione eseguita dalla Dia per teorizzare l'impossibilita' di costruire il ponte a causa dei condizionamenti criminali. Posizioni politiche che vogliono lasciare le cose come stanno, che rifiutano la prospettiva di progresso e che del ponte non vogliono neppure sentir parlare ma che convivono, al contempo, nello stesso schieramento che ha arruolato il professore Misiti, antesignano e strenuo difensore della necessita' di realizzare il collegamento tra le sponde di Calabria e Sicilia. Sono queste - conclude il comitato - le contraddizioni stridenti della coalizione di centrosinistra, impantanata in una crisi di identita' che rischia di collassate nelle mani del suo candidato presidente e che gli elettori sapranno certamente giudicare al momento opportuno.

Legambiente: Il ponte è un gigantesco affare per la criminalità”
''L' operazione ponte sullo Stretto rappresenta solo un gigantesco affare per le grandi e piccole lobby affaristico-mafiose a carattere nazionale e internazionale''. A sostenerlo e' stato Nuccio Barilla', del direttivo nazionale di Legambiente. ''I primi esiti della colossale inchiesta della Dia a partire dagli arresti di questa mattina - ha sostenuto Barilla' - non ci colgono certo di sorpresa. Sono piuttosto il puntuale riscontro a una verita' scomoda nota da tempo, da noi puntualmente denunciata e che il governo e i fautori della 'Grande Opera' tentano in tutti i modi di occultare: l' operazione ponte Stretto, che ormai alla prova dei fatti si e' palesemente dimostrata fallimentare dal punto di vista della fattibilita', della convenienza, dell' utilita' e dell' impatto sociale e ambientale, rappresenta solo un gigantesco affare per le grandi e piccole lobby affaristico-mafiose che puntano sulle coperture istituzionali e politiche. Non e' un caso, come l' inchiesta conferma, che i soldi sporchi della mafia frutto di riciclaggio sono, accanto ai previsti cospicui finanziamenti pubblici, che peraltro non si riesce a rastrellare, gli unici investimenti certi su cui possono puntare i fautori del ponte a fronte di un disinteresse degli investitori privati puliti che non si lasciano incantare dai fumogeni mediatici e non sono disposti a rischiare i propri capitali in un' operazione a perdere confermata da ogni serio rapporto costi-benefici''. ''Non puo' limitarsi - ha aggiunto Barilla' - la societa' Stretto di Messina ad acquietarsi la coscienza plaudendo all' operazione della Dia per legittimare la bonta' delle proprie scelte. Ormai il gioco e' scoperto e i cittadini dell' area dello Stretto l' hanno capito da tempo. Ostinarsi ad andare avanti in un clima di mancato consenso democratico, in assenza di valide ragioni tecnico-economiche, significa cedere sovranita', inconsapevolmente o meno, e consegnare la regia dell' operazione ad altre mani. Per questo invitiamo il governo e la Stretto di Messina a trovare il coraggio di rinunciare definitivamente a un' opera insostenibile e negativa. Sotto troppi punti di vista''. ''L' aveva detto Lunardi nel 2001 - e' scritto in una nota di Legambiente - parlando proprio di grandi opere e della realizzazione del ponte sullo Stretto: 'Mafia e camorra ci sono sempre state bisogna imparare a conviverci'. E purtroppo oggi si ha l' impressione che quelle parole la mafia le abbia interpretate come un invito ed abbia fatto prove tecniche di convivenza con i nuovi grandi appalti dello Stato. Una pessima e irresponsabile sortita, quella fatta allora dal ministro Lunardi che oggi, in seguito ai cinque arresti della Dia, appare ancor piu' grave e dovrebbe spingere il responsabile del dicastero ad atti consequenziali''. Da Legambiente e' giunto, invece, un plauso all' operato della Dia ''che e' riuscita a sventare il tentativo di infiltrazione della mafia''.

Meduri (DL) “Alla politica tocca il compito della vigilanza”
''L'operazione della Dia dovrebbe indurre a riflettere chi da ministro ha affermato con tanta semplicita', proprio in riferimento al ponte sullo Stretto, che con la mafia bisogna convivere''. A sostenerlo e' stato il deputato della Margherita, Luigi Meduri. ''Il ponte - ha aggiunto - si realizzera' da qui a chissa' quando, ma i tentacoli criminali sono capaci di infiltrarsi persino nella fase embrionale. Si evidenzia quanto sia importante innalzare gli anticorpi della legalita' di fronte alla potenza e prepotenza della criminalita'. Alla politica tocca il compito di sorvegliare e mobilitarsi per evitare che questa piaga diventi la condanna del sud alla marginalita' e al sottosviluppo''.

 

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