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Cronaca
Speciale rogo Primavalle

 


La Cdl chiede cosa me pensa Loiero di Piperno assessore.

18/02 ''Visto che il sindaco tace, vorremmo chiedere al candidato a governatore del centrosinistra, che e' stato per tanti anni deputato della Dc, cosa ne pensi del fatto che il prof. Franco Piperno continui ad essere amministratore del centrosinistra nell' unico comune capoluogo in cui governa, nonostante una gravissima denuncia formulata dalla famiglia Mattei che lo indica come mandante della strage di Primavalle: qualcuno ci risponda e ci dica se e' tutto normale''. A sostenerlo e' stato il leader della Cdl al Comune di Cosenza, Umberto De Rose. ''Nessuno di noi - ha aggiunto - ha costruito processi aprioristici a Piperno, ma abbiamo solo sottolineato che per il bene dell' istituzione sarebbe necessario che egli si autosospendesse fino all' esito delle indagini o che il Sindaco gli ritirasse le deleghe. Loiero fornisca una risposta da politico e da cattolico quale si professa perche' si tratta di un' anomalia gravissima che non puo' essere ignorata e che noi non finiremo di sottolineare a difesa della citta' di Cosenza''.

Scalzone insiste “mi offro come capro espiatorio, voglio essere indagato”

''Tutti parlano di fare luce sul passato, ma legare questa esigenza a un'amnistia e' un assurdo. Amnistia significa amnistia e basta'': lo ha detto oggi a Parigi Oreste Scalzone, ex leader di Potere Operaio, lanciando a tre personalita' come Ingrao, Cossiga e Pannella una proposta provocatoria: ''mi offro come capro espiatorio simbolico, torno in Italia rinunciando alla prescrizione di nove anni di carcere per aprire un dibattito sull'amnistia''. Da tempo Oreste Scalzone ha proposto un suo provocatorio rientro in Italia ''affinche' si smetta di continuare ad arraffare vite'' dei rifugiati degli anni di piombo all'estero. Oggi lo ha ribadito, insistendo su un punto gia' toccato nei giorni scorsi: ''ero io il responsabile della sezione illegale ai tempi dei fatti di Primavalle. Sono stato io il principale organizzatore della fuga di Clavo e Grillo. Oggi lo confermano Cecco Bellosi, che materialmente accompagno' i latitanti alla frontiera, e Luigi Rosati, che all'epoca era membro dell'esecutivo nazionale e segretario della sezione romana di Potere Operaio''. Con la consueta irruenza, Scalzone se la prende un po' con tutti quelli che in questi giorni ''fanno finta di non vedere'' e che ignorano ''chi vuole che siano rispettate le responsabilita', non fosse altro che per scrupolo di verita'''. E sul rogo di Primavalle, che definisce ''immagine atroce delle conseguenze accidentali di un atto stolto e irresponsabile'', l'ex leader di Potop contesta ''il colossale psicodramma mass- mediatico, il gigantesco tam-tam che si e' messo in moto''. ''Ormai - afferma - quell'atrocita' emerge, sola, anche rispetto a centinaia di morti contemporanei, ai manifestanti ammazzati dalla polizia, ai cittadini falciati ai posti di blocco dopo la legge-Reale, allo stragismo da piazza Fontana a Brescia, all'Italicus, alla stazione di Bologna...tutti si godono la loro quota di diritto all'autonegazionismo, al vittimismo: il giovane ministro ex neofascista finalmente 'sdoganato' e passato al ruolo di creditore e vittima; il mascherone della prima repubblica, democristiana e compromissoria, che finalmente viene a chieder conto del perche' pagano sempre i poveri, a dire che i gauchisti erano riccastri che sparavano sulla povera gente''. Mentre continua a chiedere con forza di ''essere indagato'' per poter assumersi il ruolo che aveva in quegli anni, Oreste Scalzone rilancia la sua provocazione da tempo nell'aria: ''il 4 ottobre 2006 scatta anche per me la prescrizione. Io ci rinuncio, sono disposto a tornare subito in Italia con i miei nove anni di carcere da scontare. Ma torno per aprire il dibattito vero sull'amnistia che non e' un mercanteggiamento, non e' il premio per chi 'canta'. Se si decide amnistia, e' amnistia e basta. Invece di continuare a tentare di 'arraffare' vite di gente che da 30 anni e' all'estero, mi offro come capro espiatorio. Non sono un eroe, voglio aprire una discussione. Lo dico da tempo, tutti dicono di voler fare luce ma nessuno mi ha dato una risposta''. Per questo, per sollecitare una risposta alla sua offerta, si rivolge innanzitutto a tre personalita' alle quali, per motivi diversi, e' legato: Pietro Ingrao, Francesco Cossiga e Marco Pannella. ''A loro dico - spiega Scalzone - apriamo una discussione. Vorrei che almeno loro mi dicessero cosa ne pensano, mi rispondessero. E insieme a loro vorrei che alcuni opinion makers si facessero vivi sulla proposta, da Paolo Mieli a Rossana Rossanda, da Barbara Spinelli a Gianni Baget Bozzo, ma anche Citati, Ostellino, Agamben, Piperno, Tronti, Cacciari, Negri ed Eco''. Scalzone afferma di ''non sapere'' ancora cosa fara', se attuera' la sua ''offerta'' andando a scontare anni di carcere in Italia o se ''peggio - spiega - saro' costretto a venire in Italia quando legalmente potro', dal 5 ottobre 2006. E allora saro' un'erinni che scandira' i nomi dei nostri morti, delle loro madri, che ripetera' le vostre impunita', le vostre omerta'''.

Pace: “E’ escluso che ci possono essere mandanti”

"Per un atto così non possono esistere mandanti". Ospite a Otto e mezzo, l'ex leader di Potere Operaio Lanfranco Pace parla così del rogo di Primavalle. "Spezzo una lancia nei confronti tre condannati come esecutori materiali perché per quanto potessero essere consunti dall'odio a nessuno poteva venire in mente di andare a distruggere due vite così", dice Pace, che insieme agli altri ex leader di Potere Operaio Franco Piperno e Oreste Scalzone è stato denunciato dalla famiglia Mattei, famiglia del segretario missino bersaglio dell'agguato nel quale persero la vita due figli dei Mattei. Secondo Pace, nel delitto di Primavalle, per il quale sono stati condannati Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo (liberi per prescrizione) "ci fu un concorso di circostanze tragiche, tant'è - spiega - che 3 mesi dopo Potere Operaio si scioglie schiacciato da un senso di angoscia. La notte tra il 15 e il 16 aprile del '73 (la notte del rogo, ndr.) per me rappresenta un dolore assoluto, talmente straziante per il bambino morto (una delle due vittime aveva otto anni, ndr.) e per il fuoco, cioè per il tipo di morte, la posizione dei corpi... Quell'immagine mi accompagnerà per tutta la vita".

Pace a La7: “So che la richiesta di perdono verrà respinta, ma la faccio lo stesso”

''So che quella del perdono e' una richiesta che verra' respinta. Lo capisco, ma sento lo stesso il dovere di farlo, perche' finora nessuno l'ha fatto''. Lo ha detto, in un'intervista alla trasmissione 'Otto e mezzo' e 'La 7', Lanfranco Pace, uno dei leader storici di Potere Operaio, parlando del rogo di Primavalle in cui morirono i due fratelli Mattei.

Ministro Castelli: “Con un decreto legge estradizione più facile”

Superare gli ostacoli che a livello internazionale l'Italia ha avuto (e rischia di incontrare a breve con la Francia) nell'ottenere l'estradizione di latitanti italiani all'estero. Con un decreto legge che modifica il procedimento in contumacia allineandolo all'Europa, il governo - fa sapere il Guardasigilli, Roberto Castelli - intende ''fare tutto il possibile'' per assicurare alla giustizia i 140 terroristi che sono fuggiti dall'Italia. La modifica all'art.175 del codice di procedura penale nasce di fatto dalla necessita' di porre rimedio a una recente condanna dell'Italia da parte della Corte europea di Strasburgo che ha ritenuto insufficiente il sistema delle garanzie in favore di chi e' stato condannato in contumacia. Ma perche' cosi' tanta urgenza? Quanto peso ha avuto, nella scelta di percorrere la strada di un decreto legge, la vicenda del rogo di Primavalle e la latitanza (fino alla prescrizione della pena) di Lollo, Clavo e Grillo? ''Zero - risponde Castelli - Questi problemi ce li stiamo ponendo gia' da prima''. Poi aggiunge: ''Questo decreto sicuramente influira' sulle vicende francesi''. O meglio, sull'estradizione di quella dozzina di terroristi italiani rifugiati in Francia che il governo di Roma ha chiesto a quello di Parigi gia' dal 2002. Castelli non fa nomi e si limita a dire che ''le autorita' francesi stanno valutando caso per caso la situazione'', ne' ha avuto necessita' di sentirsi con il collega Dominique Perben riguardo al decreto varato oggi (''e' una modifica interna al nostro codice''). Ma l'urgenza di allineare il nostro codice in modo tale da riaprire l'impugnazione dei provvedimenti (''anche le sentenze definitive'') nel caso in cui risulti che il contumace non ne era a conoscenza, non e' escluso che sia una mossa studiata dal governo italiano per fronteggiare un appuntamento imminente: il definitivo pronunciamento del Consiglio di Stato di Parigi, il prossimo 11 marzo, sull'estradizione di Cesare Battisti. L'ex leader dei Pac e' ormai irreperibile, ma i suoi avvocati (due noti professionisti parigini), nelle loro memorie difensive, fanno leva proprio sulla presunta irregolarita' del processo in contumacia italiano rispetto al diritto internazionale e a quello francese del processo in contumacia italiano. Forse anche per questo si doveva rimediare al piu' presto alla recente sentenza della Corte europea di Strasburgo (novembre 2004) che ha condannato l'Italia per aver inflitto una pena a un nomade senza che questi fosse a conoscenza del processo a suo carico. Se il Consiglio di Stato di Parigi dovesse accogliere le tesi dei difensori di Battisti, allora questo rappresenterebbe un pericoloso precedente per l'estradizione dalla Francia di quella dozzina di latitanti italiani che si sono macchiati di gravi reati di sangue. Nella lista inviata a Parigi, dopo l'incontro tra Castelli e Perben del 2002, ci sono: gli ex Br Enrico Villimburgo e Roberta Cappelli, condannati all'ergastolo per diversi omicidi e per i quali la richiesta di estradizione e' partita assieme a quella di Battisti; gli ex Br Giovanni Alimonti e Maurizio di Marzio, condannati rispettivamente a 22 e 15 anni per una serie di attentati che hanno provocato morti; l'ex Br Enzo Calvitti, condannato a 21 per il tentato omicidio di un funzionario di polizia; Vincenzo Spano', ritenuto uno dei leder dei Comitati organizzati per la liberazione proletaria (Colp); Massimo Carfora, membro dei Colp, condannato all'ergastolo; Walter Grecchi, autonomo, condannato a 14 anni per l'omicidio del poliziotto Antonino Custra'; Marina Petrella, ex Br, condannata all'ergastolo per l'uccisione di un commissario di polizia nel 1981; Giovanni Vegliacasa, ex membro di Prima Linea; Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni di carcere assieme a Sofri e Bompressi per l'omicidio del commissario Calabresi, e' latitante dal 2000. Infine c'e' il caso di Alessio Casimirri, l'ultimo Br del commando che uccise Aldo Moro e che da 21 anni e' latitante in Nicaragua. Il governo ha tentato di ottenerne l'estradizione ma senza successo, perche' 'Camillo' e' ormai cittadino nicaraguense. L'ultimo tentativo per assicurarlo alla giustizia il Guardasigilli l'ha compiuto recentemente, chiedendo per via diplomatica che Casimirri sconti l'ergastolo in Nicaragua. Ma Castelli ripete di non voler entrare in dettagli ne' citare casi particolari: ''Abbiamo al ministero una attivita' di routine. Cerchiamo di praticare tutte le strade possibili perche' la giustizia sia fatta. Un caso vale l'altro''.

 

 

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