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Papa Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI con Pallio e anello del Pescatore legge l'omelia

In quattrocento mila salutano l’insediamento di Papa Benedetto XVI

C'erano oltre 400mila persone questa mattina a seguire la cerimonia di incoronazione di papa Benedetto XVI. In molti si sono accontentati di seguirla dalle immagini trasmesse dai maxischermi allestiti anche a piazza del Popolo e piazza Risorgimento, ma almeno 350mila erano invece li', tra piazza San Pietro e via della Conciliazione. In poco piu' di tre settimane i due emicicli compresi dal colonnato di San Pietro hanno visto l'orologio della storia completare un intero giro. Dagli ultimi giorni di vita alla morte, il 2 aprile, di Giovanni Paolo II, ai funerali del Pontefice l'8 aprile, dall'elezione di Benedetto XVI martedi' scorso, fino alla festa di oggi: un vortice di emozioni che e' passato attraverso la preoccupazione, la preghiera, il pianto, e poi l'attesa, l'applauso e la gioia. Anche oggi, in molti erano gia' in attesa dalle prime ore del mattino, pronti a riempire piazza San Pietro per la celebrazione delle 10. Una piazza allestita in modo festoso, con 20.000 fiori inviati dalla Regione Liguria (presente lo stesso neopresidente Claudio Burlando). L'immenso fiume di persone si era andato via via ingrossando man mano che dai due percorsi transennati (il primo da piazza Risorgimento a piazza Adriana e poi davanti al Palazzaccio, l'altro da corso Vittorio), si congiungevano lungo via della Conciliazione e poi verso il Vaticano. Ovunque, un tripudio di bandiere di ogni Paese: moltissimi i tricolori italiani e le bandiere biancogialle del Vaticano, ma soprattutto a spiccare erano quelle biancorosse della Polonia, ancora un omaggio a Karol Wojtyla, ma anche forte testimonianza di una grande fede che va oltre la cittadinanza. E, poi, naturalmente quelle della Germania di Joseph Ratzinger. Forse arrivati in numero inferiore alle previsioni, i tedeschi e in particolare i bavaresi non hanno comunque voluto mancare all'insediamento ufficiale del 'loro' papa. Il loro e' un entusiasmo forse inedito per questa piazza: non si riuniscono in grandi gruppi, sono per lo piu' con le proprie famiglie o con amici, spesso sono coppie di fidanzati. Composti, spesso raccolti in preghiera, lasciando ben poco spazio al 'colore'. Ma anche loro non possono trattenere i primi urli di gioia quando i maxischermi rimandano le immagini dall'interno della basilica, dove, dopo aver visitato la tomba di san Pietro, il Pontefice sta assistendo alla processione dei cardinali: pochi minuti ancora e Benedetto XVI varca la soglia e giunge sul sagrato dove lo attendono circa 40 delegazioni straniere. A quel punto la piazza esplode nel primo dei numerosi e lunghissimi applausi con i quali salutera' i momenti principali della cerimonia: ''BE-NE-DE-TTO, BE-NE-DE-TTO'', scandiscono in tantissimi all'unisono, e cosi' avviene quando il cardinale protodiacono gli impone il pallio, quando il cardinal Sodano gli consegna l'anello 'del Pescatore', e in tutti i passaggi principali dell'omelia. Ed e' quando Benedetto XVI termina l'orazione che scatta forse il saluto piu' lungo, un applauso durato diversi minuti mentre ancora la marea umana invoca il nome del papa: visibilmente colpito il papa si alza per un momento in piedi, con le mani unite verso il cielo in segno di saluto a tutti i presenti. Poi il momento tanto atteso: conclusa la Santa Messa, Benedetto XVI sale sulla camionetta bianca che a passo d'uomo lo porta tra la folla. Tutta la piazza ne attende il passaggio, oscillando come un corpo unico che si orienta in direzione del papa. Terminato il giro, il papa rientra in basilica, mentre la piazza comincia lentamente a svuotarsi. Sara' un lungo deflusso, ma ancora una volta la macchina organizzativa ha funzionato: il massiccio dispositivo di sicurezza che ha visto impegnati settemila uomini delle forze dell'ordine, lo 'scudo' aereo sulla Capitale e una nave della Marina davanti alle coste laziali non ha subito particolari sollecitazioni. L' afflusso e il deflusso di pellegrini e delegazioni internazionali da San Pietro si sono svolti senza alcun incidente. Tra piazza San Pietro e via della Conciliazione ci sono stati si' numerosi malori, ma tutti di lieve entita' e tutti risolti in breve tempo dai sanitari della Croce Rossa Italiana e del 118. ''Tutto - commenta alla fine il sindaco di Roma, Walter Veltroni - e' andato bene, come sempre''.

Il Papa benedice la folla

Il testo integrale della prima omelia di Papa Benedetto XVI

''Signori Cardinali, venerati Fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio, distinte Autorita' e Membri del Corpo diplomatico, carissimi Fratelli e Sorelle! Per ben tre volte, in questi giorni cosi' intensi, il canto delle litanie dei santi ci ha accompagnato: durante i funerali del nostro Santo Padre Giovanni Paolo II; in occasione dell'ingresso dei Cardinali in Conclave, ed anche oggi, quando le abbiamo nuovamente cantate con l'invocazione: Tu illum adiuva - sostieni il nuovo successore di San Pietro. Ogni volta in un modo del tutto particolare ho sentito questo canto orante come una grande consolazione. Quanto ci siamo sentiti abbandonati dopo la dipartita di Giovanni Paolo II! Il Papa che per ben 26 anni e' stato nostro pastore e guida nel cammino attraverso questo tempo. Egli varcava la soglia verso l'altra vita - entrando nel mistero di Dio. Ma non compiva questo passo da solo. Chi crede, non e' mai solo - non lo e' nella vita e neanche nella morte. In quel momento noi abbiamo potuto invocare i santi di tutti i secoli - i suoi amici, i suoi fratelli nella fede, sapendo che sarebbero stati il corteo vivente che lo avrebbe accompagnato nell'aldila', fino alla gloria di Dio. Noi sapevamo che il suo arrivo era atteso. Ora sappiamo che egli e' fra i suoi ed e' veramente a casa sua. Di nuovo, siamo stati consolati compiendo il solenne ingresso in conclave, per eleggere colui che il Signore aveva scelto. Come potevamo riconoscere il suo nome? Come potevano 115 Vescovi, provenienti da tutte le culture ed i paesi, trovare colui al quale il Signore desiderava conferire la missione di legare e sciogliere? Ancora una volta, noi lo sapevamo: sapevamo che non siamo soli, che siamo circondati, condotti e guidati dagli amici di Dio. Ed ora, in questo momento, io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacita' umana. Come posso fare questo? Come saro' in grado di farlo? Voi tutti, cari amici, avete appena invocato l'intera schiera dei santi, rappresentata da alcuni dei grandi nomi della storia di Dio con gli uomini. In tal modo, anche in me si ravviva questa consapevolezza: non sono solo. Non devo portare da solo cio' che in realta' non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la Vostra preghiera, cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra fede e la Vostra speranza mi accompagnano. Infatti alla comunita' dei santi non appartengono solo le grandi figure che ci hanno preceduto e di cui conosciamo i nomi''. ''Noi tutti siamo la comunita' dei santi, noi battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, noi che viviamo del dono della carne e del sangue di Cristo, per mezzo del quale egli ci vuole trasformare e renderci simili a se medesimo. Si', la Chiesa e' viva - questa e' la meravigliosa esperienza di questi giorni. Proprio nei tristi giorni della malattia e della morte del Papa questo si e' manifestato in modo meraviglioso ai nostri occhi: che la Chiesa e' viva. E la Chiesa e' giovane. Essa porta in se' il futuro del mondo e percio' mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro. La Chiesa e' viva e noi lo vediamo: noi sperimentiamo la gioia che il Risorto ha promesso ai suoi. La Chiesa e' viva - essa e' viva, perche' Cristo e' vivo, perche' egli e' veramente risorto. Nel dolore, presente sul volto del Santo Padre nei giorni di Pasqua, abbiamo contemplato il mistero della passione di Cristo ed insieme toccato le sue ferite. Ma in tutti questi giorni abbiamo anche potuto, in un senso profondo, toccare il Risorto. Ci e' stato dato di sperimentare la gioia che egli ha promesso, dopo un breve tempo di oscurita', come frutto della sua resurrezione.La Chiesa e' viva - cosi' saluto con grande gioia e gratitudine voi tutti, che siete qui radunati, venerati Confratelli Cardinali e Vescovi, carissimi sacerdoti, diaconi, operatori pastorali, catechisti. Saluto voi, religiosi e religiose, testimoni della trasfigurante presenza di Dio. Saluto voi, fedeli laici, immersi nel grande spazio della costruzione del Regno di Dio che si espande nel mondo, in ogni espressione della vita''.
''Il discorso si fa pieno di affetto anche nel saluto che rivolgo a tutti coloro che, rinati nel sacramento del Battesimo, non sono ancora in piena comunione con noi; ed a voi fratelli del popolo ebraico, cui siamo legati da un grande patrimonio spirituale comune, che affonda le sue radici nelle irrevocabili promesse di Dio. Il mio pensiero, infine - quasi come un'onda che si espande - va a tutti gli uomini del nostro tempo, credenti e non credenti''. ''Cari amici! In questo momento non ho bisogno di presentare un programma di governo. Qualche tratto di cio' che io considero mio compito, ho gia' potuto esporlo nel mio messaggio di mercoledi' 20 aprile; non mancheranno altre occasioni per farlo. Il mio vero programma di governo e' quello di non fare la mia volonta', di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volonta' del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicche' sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia. Invece di esporre un programma io vorrei semplicemente cercare di commentare i due segni con cui viene rappresentata liturgicamente l'assunzione del Ministero Petrino; entrambi questi segni, del resto, rispecchiano anche esattamente cio' che viene proclamato nelle letture di oggi''. ''Il primo segno e' il Pallio, tessuto in pura lana, che mi viene posto sulle spalle. Questo antichissimo segno, che i Vescovi di Roma portano fin dal IV secolo, puo' essere considerato come un'immagine del giogo di Cristo, che il Vescovo di questa citta', il Servo dei Servi di Dio, prende sulle sue spalle. Il giogo di Dio e' la volonta' di Dio, che noi accogliamo.”
''E questa volonta' non e' per noi un peso esteriore, che ci opprime e ci toglie la liberta'. Conoscere cio' che Dio vuole, conoscere qual e' la via della vita - questa era la gioia di Israele, era il suo grande privilegio. Questa e' anche la nostra gioia: la volonta' di Dio non ci aliena, ci purifica magari in modo anche doloroso e cosi' ci conduce a noi stessi. In tal modo, non serviamo soltanto Lui ma la salvezza di tutto il mondo, di tutta la storia. In realta' il simbolismo del Pallio e' ancora piu' concreto: la lana d'agnello intende rappresentare la pecorella perduta o anche quella malata e quella debole, che il pastore mette sulle sue spalle e conduce alle acque della vita. La parabola della pecorella smarrita, che il pastore cerca nel deserto, era per i Padri della Chiesa un'immagine del mistero di Cristo e della Chiesa. L'umanita' noi tutti - e' la pecora smarrita che, nel deserto, non trova piu' la strada. Il Figlio di Dio non tollera questo; Egli non puo' abbandonare l'umanita' in una simile miserevole condizione. Balza in piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la pecorella e inseguirla, fin sulla croce. La carica sulle sue spalle, porta la nostra umanita', porta noi stessi Egli e' il buon pastore, che offre la sua vita per le pecore. Il Pallio dice innanzitutto che tutti noi siamo portati da Cristo. Ma allo stesso tempo ci invita a portarci l'un l'altro. Cosi' il Pallio diventa il simbolo della missione del pastore, di cui parlano la seconda lettura ed il Vangelo. La santa inquietudine di Cristo deve animare il pastore: per lui non e' indifferente che tante persone vivano nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. Vi e' il deserto della poverta', il deserto della fame e della sete, vi e' il deserto dell'abbandono, della solitudine, dell'amore distrutto. Vi e' il deserto dell'oscurita' di Dio, dello svuotamento delle anime senza piu' coscienza della dignita' e del cammino dell'uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perche' i deserti interiori sono diventati cosi' ampi. Percio' i tesori della terra non sono piu' al servizio dell'edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione. La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l'amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza. Il simbolo dell'agnello ha ancora un altro aspetto. Nell'Antico Oriente era usanza che i re designassero se stessi come pastori del loro popolo. Questa era un'immagine del loro potere, un'immagine cinica: i popoli erano per loro come pecore, delle quali il pastore poteva disporre a suo piacimento. Mentre il pastore di tutti gli uomini, il Dio vivente, e' divenuto lui stesso agnello, si e' messo dalla parte degli agnelli, di coloro che sono calpestati e uccisi. Proprio cosi' Egli si rivela come il vero pastore: 'Io sono il buon pastore... Io offro la mia vita per le pecore', dice Gesu' di se stesso (Gv 10, 14s). Non e' il potere che redime, ma l'amore!
Questo e' il segno di Dio: Egli stesso e' amore. Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse piu' forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere si giustificano cosi', giustificano la distruzione di cio' che si opporrebbe al progresso e alla liberazione dell'umanita'. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che e' divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo e' redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall'impazienza degli uomini''.
''Una delle caratteristiche fondamentali del pastore deve essere quella di amare gli uomini che gli sono stati affidati, cosi' come ama Cristo, al cui servizio si trova. 'Pasci le mie pecore', dice Cristo a Pietro, ed a me, in questo momento. Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verita' di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza, che egli ci dona nel Santissimo Sacramento. Cari amici - in questo momento io posso dire soltanto: pregate per me, perche' io impari sempre piu' ad amare il Signore. Pregate per me, perche' io impari ad amare sempre piu' il suo gregge - voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perche' io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perche' il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri''. ''Il secondo segno, con cui viene rappresentato nella liturgia odierna l'insediamento nel Ministero Petrino, e' la consegna dell'anello del pescatore. La chiamata di Pietro ad essere pastore, che abbiamo udito nel Vangelo, fa seguito alla narrazione di una pesca abbondante: dopo una notte, nella quale avevano gettato le reti senza successo, i discepoli vedono sulla riva il Signore Risorto. Egli comanda loro di tornare a pescare ancora una volta ed ecco che la rete diviene cosi' piena che essi non riescono a tirarla su; 153 grossi pesci: 'E sebbene fossero cosi' tanti, la rete non si strappo'' (Gv 21, 11). Questo racconto, al termine del cammino terreno di Gesu' con i suoi discepoli, corrisponde ad un racconto dell'inizio: anche allora i discepoli non avevano pescato nulla durante tutta la notte; anche allora Gesu' aveva invitato Simone ad andare al largo ancora una volta. E Simone, che ancora non era chiamato Pietro, diede la mirabile risposta: Maestro, sulla tua parola gettero' le reti! Ed ecco il conferimento della missione: 'Non temere! D'ora in poi sarai pescatore di uomini' (Lc 5, 111)''.
''Anche oggi viene detto alla Chiesa e ai successori degli apostoli di prendere il largo nel mare della storia e di gettare le reti, per conquistare gli uomini al Vangelo - a Dio, a Cristo, alla vera vita. I Padri hanno dedicato un commento molto particolare anche a questo singolare compito. Essi dicono cosi': per il pesce, creato per l'acqua, e' mortale essere tirato fuori dal mare. Esso viene sottratto al suo elemento vitale per servire di nutrimento all'uomo. Ma nella missione del pescatore di uomini avviene il contrario. Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte; in un mare di oscurita' senza luce. La rete del Vangelo ci tira fuori dalle acque della morte e ci porta nello splendore della luce di Dio, nella vera vita. E' proprio cosi' nella missione di pescatore di uomini, al seguito di Cristo, occorre portare gli uomini fuori dal mare salato di tutte le alienazioni verso la terra della vita, verso la luce di Dio. E' proprio cosi': noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa e' la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione. Ciascuno di noi e' il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi e' voluto, ciascuno e' amato, ciascuno e' necessario. Non vi e' niente di piu' bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi e' niente di piu' bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l'amicizia con lui. Il compito del pastore, del pescatore di uomini puo' spesso apparire faticoso. Ma e' bello e grande, perche' in definitiva e' un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che vuol fare il suo ingresso nel mondo''. ''Vorrei qui rilevare ancora una cosa: sia nell'immagine del pastore che in quella del pescatore emerge in modo molto esplicito la chiamata all'unita'. 'Ho ancora altre pecore, che non sono di questo ovile; anch'esse io devo condurre ed ascolteranno la mia voce e diverranno un solo gregge e un solo pastore' (Gv 10, 16), dice Gesu' al termine del discorso del buon pastore. E il racconto dei 153 grossi pesci termina con la gioiosa constatazione: 'sebbene fossero cosi' tanti, la rete non si strappo'' (Gv 21, 11). Ahime', amato Signore, essa ora si e' strappata! vorremmo dire addolorati. Ma no - non dobbiamo essere tristi! Rallegriamoci per la tua promessa, che non delude, e facciamo tutto il possibile per percorrere la via verso l'unita', che tu hai promesso. Facciamo memoria di essa nella preghiera al Signore, come mendicanti: si', Signore, ricordati di quanto hai promesso. Fa' che siamo un solo pastore ed un solo gregge! Non permettere che la tua rete si strappi ed aiutaci ad essere servitori dell'unita'! In questo momento il mio ricordo ritorna al 22 ottobre 1978, quando Papa Giovanni Paolo II inizio' il suo ministero qui sulla Piazza di San Pietro. Ancora, e continuamente, mi risuonano nelle orecchie le sue parole di allora: 'Non abbiate paura, aprite anzi spalancate le porte a Cristo!' Il Papa parlava ai forti, ai potenti del mondo, i quali avevano paura che Cristo potesse portar via qualcosa del loro potere, se lo avessero lasciato entrare e concesso la liberta' alla fede. Si', egli avrebbe certamente portato via loro qualcosa: il dominio della corruzione, dello stravolgimento del diritto, dell'arbitrio. Ma non avrebbe portato via nulla di cio' che appartiene alla liberta' dell'uomo, alla sua dignita', all'edificazione di una societa' giusta. Il Papa parlava inoltre a tutti gli uomini, soprattutto ai giovani. Non abbiamo forse tutti in qualche modo paura - se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi, se ci apriamo totalmente a lui paura che Egli possa portar via qualcosa della nostra vita?
Non abbiamo forse paura di rinunciare a qualcosa di grande, di unico, che rende la vita cosi' bella?
Non rischiamo di trovarci poi nell'angustia e privati della liberta'?
Ed ancora una volta il Papa voleva dire: no! chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla - assolutamente nulla di cio' che rende la vita libera, bella e grande. No! solo in quest'amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in quest'amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialita' della condizione umana. Solo in quest'amicizia noi sperimentiamo cio' che e' bello e cio' che libera. Cosi', oggi, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall'esperienza di una lunga vita personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Si', aprite, spalancate le porte a Cristo e troverete la vera vita. Amen''.

 

Il Papa davanti la tomba di San Pietro

Dodici persone gli prestano obbedienza

Hanno ''prestato obbedienza al Papa'', secondo quanto prescrive il rito di insediamento, tre cardinali, un vescovo, un sacerdote, un diacono, un religioso, una suora, una famiglia e due ragazzi provenienti da varie parti del mondo. In realta' la manifestazione di obbedienza si e' trasformata in uno scambio cordiale. Benedetto XVI ha stretto a lungo le mani di un religioso africano e ha parlato a lungo con il sacerdote, mons. Enrico Pomili, che e' il parroco della parrocchia romana di Santa Maria consolatrice a Casalbertone, dove l'attuale Papa era cardinale titolare nei suoi primi anni a Roma. La suora e' madre Maria Sofia, delle benedettine. La coppia con figlio viene dalla Corea, i ragazzi dallo Sri Lanka e dal Congo. Il vescovo e' mons. Anrea Erba, della diocesi di Velletri-Segni.

La coppai con il figlio coreani che prestano obbedienza al Papa

Alla fine della messa in giro con la papamobile nella piazza

La messa di inizio pontificato di Benedetto XVI segna anche il ritorno dei bagni di folla in piazza San Pietro, attraversata con i veicoli a disposizione del Papa. L' ultima volta che Giovanni Paolo II aveva percorso a bordo della papamobile il tragitto che lo aveva portato a contatto diretto con i fedeli risale al 23 ottobre dello scorso anno, quando papa Wojtyla era stato acclamato da 40.000 scout che affollavano piazza San Pietro. Oggi Benedetto XVI, a bordo di una camionetta scoperta di colore bianco, ha attraversato quella piazza accolto da cori e applausi di una folla che, probabilmente, sentiva la mancanza di un incontri cosi' ravvicinati che la malattia di Giovanni Paolo II aveva reso impossibili. C'era del resto molta attesa per questo gesto di papa Benedetto XVI. Nei giorni scorsi era stato anche ventilato che il papa potesse avvicinarsi alla folla a piedi: un'ipotesi che anche gli aspetti organizzativi e di sicurezza avrebbero comunque sconsigliato. Quindi le incertezze sono rimaste solo ristrette al tipo di auto che avrebbe utilizzato. E la scelta e' caduta sulla 'campagnola' bianca a bordo della quale il papa e' salito quando la vettura e' giunta davanti al sagrato. In piedi per tutto il tragitto che ha attraversato piazza San Pietro, senza entrare in via della Conciliazione, il papa, sorridente, ha incessantemente benedetto la folla accalcata alle transenne sistemate per delimitare il percorso. Tantissime le foto. Molte scattate anche con i telefoni cellulari. E ancora di piu' gli applausi e le volte che il suo nome e' stato scandito come uno slogan: ''Be-ne-de-tto''. Con lui, a bordo dell' auto, altre quattro persone: l'autista con il suo secondo e, dietro al papa, seduti, il cerimoniere pontificio monsignor Piero Marini ed il segretario personale di Benedetto XVI, monsignor Georg. La folla ha come abbracciato quell' auto bianca, spostandosi - o meglio cercando di farlo - per essere il piu' vicino possibile al punto in cui si trovava il veicolo, infine seguito solo con lo sguardo quando ha fatto rientro passando sotto l'Arco delle Campane.

Il Presidebte Ciampi con la Signora Franca vanno all'udienza dei capi di Stato

Dopo la messa il Papa ha incontrato i Capi di Stato

Subito dopo la cerimonia religiosa ed il primo contatto diretto con la folla in piazza san Pietro, Benedetto XVI, affiancato dal segretario di Stato Angelo Sodano, ha avuto il primo diretto contatto con i capi di stato e di governo presenti al suo insediamento, che saranno i suoi interlocutori durante il pontificato. Sovrani e membri di famiglie reali cattoliche, presidenti e capi di governo alla guida di oltre 140 delegazioni hanno formato una lunga fila che si e' snodata per oltre un'ora all'interno della Basilica di S. Pietro, davanti al papa, al quale ciascuno e' stato presentato secondo il protocollo. Prima gli uomini, che come vuole il cerimoniale si sono inginocchiati (almeno i cattolici, il principe di Edimburgo, per esempio, e' rimasto in piedi) davanti al pontefice, poi le loro mogli, tutte rigorosamente vestite di nero ( due soli abiti bianchi, privilegio riservato alle sovrane cattoliche: quello della regina di Spagna e della granduchessa di Lussemburgo) se si eccettuano alcune signore africane o asiatiche che hanno optato per abiti tradizionali. Con qualcuno l' incontro e' stato rapido, limitato a poche frasi probabilmente di circostanza e ad una stretta di mano. Con qualcun altro, come il principe di Monaco e con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che all'incontro ha portato anche la moglie Veronica ed il figlio Luigi, lo scambio di saluti e' stato un po' piu' lungo e all' apparenza meno formale. Alcune delegazioni, soprattutto africane o asiatiche, sono stati rappresentati da donne, molte in abiti tradizionali. Numerose le delegazioni di paesi arabi, Egitto, Marocco, Arabia saudita, Emirati Arabi Uniti, per citarne alcuni.

I capi di Stato

Una quarantina le delegazioni di tutto il mondo

A pochi giorni dai funerali di Giovanni Paolo II che hanno riunito in san Pietro le massime autorita' politiche del mondo, nel piazzale antistante la basilica capi di stato e di governo di ogni parte del mondo sono tornati oggi ad incontrarsi per il solenne formale inizio del pontificato di Benedetto XVI. Sono almeno una quarantina le delegazioni presenti, la meta' delle quali europee. Oltre a quella della Germania, paese d' origine del nuovo papa (il presidente Horst Koehler ed il cancelliere gerard Schroeder) ci sono le rappresentanze di Albania (il ministro degli Esteri Kastriot Islami), Austria (il presidente Heinz Fischer), Belgio, (il principe Filippo, erede al trono, con la moglie Mathilde), Repubblica ceca (il presidente Vackav Klaus), l' Estonia (i presidente Arnold Ruutle con il ministro degli Esteri Umas Paet), Francia (il primo ministro Jean Pierre Raffarin accompagnato dal ministro degli Esteri Michel Barnier), Grecia (il ministro per l' educazione Marietta Giannakou), Regno Unito (il principe Carlo), Italia (il presidente Carlo Azeglio Ciampi, il premier Silvio Berlusconi e le massime autorita' dello Stato), Lettonia (il presidente Vaiora Vike Freiberga), Lituania (il presidente Valdas Adamkus), Monaco (il principe Alberto), Olanda (il principe Guglielmo Alesandro con il premier Jan peter Balkenende), Polonia (il presidente Aleksander Kwasniewski con il ministro degli esteri Adam Roffeld, Portogallo (il primo ministro Jose Socrates), Spagna (il re Juan Carlos con la regina Sofia ed il ministro degli Esteri Miguel Angel Moratinos), Slovacchia ( il presidente Ivan Gasparovic e il premier Mikulas Dzurinda), Slovenia ( il presidente Janez Drnovsek ed il premier Janet Jansa), Svizzera (il ministro delgli Interni Pascal Couchepin) e infine Ungheria (il ministro degli Esteri Ferenc Somogyi). L' Unione Europea e' rappresentata dal presidente della Commissione Jose' Manuel Barroso, giunto tra i primi sera a Roma. Numerose anche le delegazioni americane, da quella degli Usa, guidata dal fratello del presidente, Jeb Bush, governatore della Florida, a quelle di Argentina (il presidente Nestor Kirchner), Costa Rica (il vice presidente Linneth Saborio), repubblica Dominicana (il presidente Leonel Fernmandez), Guatemala ( a livello di vicepresidente), El salvador (il presidente Tony Saca), Messico (il ministro degli Esteri Luis ernesto Derbez), Paraguay (N.D.Frutos). Tra le delegazioni di paesi arabi quella dell' Egitto, guidata dal sottosegretario all' ambiente Maged George, e del Libano (il presidente Emile Lahoud con il premier Najiib Mikati). Dall' Africa sono venuti tra gli altri il vice residente dello Zimbabwe(il vicepresidente Joseph Wilfred Msika), che e' stato il primo ad arrivare ieri mattina a Fiumicino,il presidente del Gabon Bongo Ondinba, il vice presidente del Kenya. Assente la delegazione della Cina, con la quale i rapporti della Santa Sede, che ha relazioni diplomatiche con Taiwan, non sono facili.

Una veduta della Piazza San Pietro

Lunedì la prima uscita ufficiale del Papa fuori dal Vaticano

E' fissata per domani pomeriggio alla basilica di San Paolo fuori le mura la prima uscita ufficiale dal Vaticano del Papa, che nei giorni scorsi si e' limitato a due incursioni nella sua vecchia residenza in piazza della Citta' Leonina, dove e' tornato, a sorpresa, anche oggi pomeriggio. La visita di domani viene fatta per ''esprimere il legame inseparabile della Chiesa di Roma con l'apostolo delle genti'', cioe' san Paolo, oltre che con il ''pescatore di Galilea'', cioe' san Pietro. E a San Paolo papa Ratzinger si rechera' prima di prendere possesso, il 7 maggio, di san Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma, la sua cattedrale, visto che il papa e' papa in quanto e' vescovo di Roma. Nella basilica dove si custodisce il sepolcro di Paolo, che secondo la tradizione fu martirizzato alle Tre fontane, Benedetto XVI compira' un rito semplice incentrato sulla venerazione del ''trofeo'' del santo, cioe' del segno del suo martirio per la fede. Il rito prevede la recita di inni e la incensazione del sepolcro, ed e' in programma che il Papa pronunci un discorso. La basilica di San Paolo fuori le mura e' luogo ogni anno di una importante celebrazione nel mese di gennaio, a conclusione della settimana per l'unita' dei cristiani, istituita dopo le aperture conciliari verso le ''chiese sorelle'', i cristiani di altre confessioni. A san Paolo si e' tenuta durante il giubileo del 2000 una particolare cerimonia di apertura della porta santa della basilica, alla quale, a fianco di papa Wojtyla, parteciparono i maggiori esponenti delle chiese cristiane, protestanti, ortodossi, anglicani. Inoltre nella basilica, nel gennaio del '59, a pochi mesi dalla sua elezione, Giovanni XXIII annuncio' in un colpo solo che avrebbe indetto un Concilio (il Vaticano II), riformato il codice di diritto canonico e indetto il sinodo romano. Il gesto di recarsi alla basilica di San Paolo conferma la particolare attenzione al problema dell'ecumenismo che Benedetto XVI ha gia' proclamato nei pochi giorni trascorsi dalla sua elezione: ne ha parlato nell'omelia del 20 aprile davanti ai cardinali riuniti nella Clementina, considerata il manifesto del pontificato, e l'ha ribadito oggi, quando ha fatto nuovamente appello alla unita' da ricostruire tra i cristiani e si e' impegnato a ''fare tutto il possibile per percorrere la strada verso l'unita'''. Tra l'altro c'e' da osservare che la messa di inizio pontificato viene indicata dal Vaticano - sia nei bollettini che nel libretto predisposto dai cerimonieri, che sull'Osservatore romano, - come ''inizio del ministero petrino del vescovo di Roma, Benedetto XVI'', mentre la formula fin qui usata, e riportata dall'annuario pontificio fino all'insediamento di papa Wojtyla, parlava di ''inizio solenne del ministero di pastore universale della Chiesa''. La formulazione odierna e' molto piu' attenta alla sensibilita' delle ''chiese sorelle''. La basilica di San Paolo, infine, e' retta dai monaci benedettini, la cui spiritualita' e' particolarmente vicina a quella di papa Ratzinger.

Il Presidente Loiero presente all’insediamento del Papa

24/04 Centinaia di persone provenienti dalla Calabria hanno partecipato stamane in Piazza San Pietro alla messa di insediamento di Papa Benedetto XVI. Alla celebrazione ha assistito anche il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, secondo il quale ''era importante partecipare e ricevere la benedizione del Papa Bendetto XVI''. La gran parte dei calabresi sono giunti a Roma stamane in autobus. Da alcuni giorni, infatti, nelle parrocchie sono stati organizzati i gruppi per partecipare alla celebrazione. Numerosi sono stati anche coloro che si sono organizzati autonomamente e che si fermeranno a Roma anche domani per poi rientrare.

Un partiocalre del Pallio che raffigura la croce di sangue e il chiodo di Cristo

Mercoledì a Cosenza la messa di ringraziamento per l’elezione del Pontefice

La Chiesa di Cosenza-Bisignano rende lode al Signore per il dono del nuovo Pontefice Benedetto XVI. Padre Salvatore Nunnari, Arcivescovo Metropolita, presiederà mercoledì 27 aprile alle ore 19.00, nella Cattedrale di Cosenza, una solenne celebrazione eucaristica di ringraziamento alla quale tutti sono invitati a partecipare.


Bertolaso: “Cinque milioni di persone in 21 giorni”

''Abbiamo visto passare nell' area di S.Pietro cinque milioni di cittadini in 21 giorni e tutto ha funzionato per il meglio''. Lo ha detto il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, facendo il punto sulle sue tre settimane da commissario per il grande evento rappresentato dai funerali di Giovanni Paolo II e dalle altre cerimonie, che si sono concluse oggi con la prima messa di Papa Benedetto XVI. ''Ho appena inviato una nota a tutte le amministrazioni che hanno lavorato con noi - ha spiegato Bertolaso - dal Comune di Roma, con le sue aziende ad i vari ministeri (Interno, Difesa, Esteri), dalle strutture sanitarie (Croce Rossa italiana, 118, associazioni) alle societa' di telefonia mobile, all' Anas, Autostrade per l' Italia, Trenitalia, Enac, Enav: sono oltre 40 enti che per 21 giorni abbiamo riunito intorno ad un tavolo per organizzare al meglio gli eventi ed io li ringrazio tutti per la straordinaria professionalita' che hanno messo in campo e per il gioco di squadra attuato''. ''Oggi - ha proseguito il capo della Protezione civile - archiviamo un' esperienza iniziata il 3 aprile scorso, quando il Consiglio dei ministri mi diede l' incarico di coordinare il grande evento rappresentato dai funerali di Papa Wojtyla e dalle altre cerimonie che sono seguite''. Si e' trattato, ha sottolineato, ''di un' esperienza pienamente soddisfacente: con tutte le persone che hanno affollato la Capitale in queste tre settimane c' e' stato un numero risibile di interventi sanitari, non ci sono stati ritardi negli arrivi delle delegazioni internazionali, la gestione del traffico aereo e' stata perfetta: tutto ha funzionato con un sincronismo abbastanza sorprendente''. Per questo, ha aggiunto, ''voglio dare grande merito a Roma ed ai romani, che hanno svolto un ruolo importantissimo, nonche' ai 15.000 volontari della Protezione civile che sono arrivati da ogni regione d' Italia ed ai 20.000 uomini delle forze dell' ordine che si sono alternati in questi giorni in citta'''. Ma ci sono stati anche momenti difficili. Bertolaso ha citato, in particolare, il giorno dell' esposizione della salma di Giovanni Paolo II in Vaticano, quando c' e' stato un tentativo della folla di sfondare le transenne. ''L' ottima riuscita dell' organizzazione - ha poi rilevato il responsabile del Dipartimento - e' anche la migliore risposta a chi sosteneva che la Protezione civile non puo' gestire i grandi eventi''. Ed i complimenti, ha continuato, ''ci sono arrivati da tante parti; il Comitato organizzatore della Giornata mondiale della Gioventu' di Colonia ci ha chiesto collaborazione e consulenza: i benefici per l' immagine dell' Italia credo che li vedremo anche nei prossimi mesi con l' arrivo di turisti''. Bertolaso ha concluso con un appello per i suoi uomini. ''Chiedero' - ha spiegato - una maggiore stabilita' per il mio staff: si tratta di 500 persone che lavorano giorno e notte ed il 30% e' composto di precari. Spero che vengano indetti concorsi per assumerli''.

 

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