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Cronaca
L'emergenza della Calabria si chiama 'ndrangheta

 

Continua il dibattito sulla proposta di Callipo di usare l’esercito contro la ndrangheta. Anche oggi un coro di no. Macrì: "Serve rafforzare le indagini".

03/06 Continua il dibattito aperto dal presidente di Confindustria Calbria, Pippo Callipo, nella lettera scritta al Presidente al Presidente ella Repubblica, Ciampi, a proposito della proposta di utilizzare l’esercito nella lotta alla ndrangheta. E Callipo non demorde dopo le prime reazione di ieri, quasi all’unisono, tutte volte ad un utilizzo non militare, nella lotta contro la mafia. Oggi ritorna sull’argomento e ribadisce che serve dare una centralità al problema ndrangheta della Calabria. Ma anche oggi altre autorevoli voci si sono levate contro l’uso dell’esercito proponendo un impiego più intelligente e anche sofisticato dei metodi di indagine . E’ il caso del magistrato Enzo Macrì che ribadisce che “serve rafforzare la capacità investigativa sulle cosche e non l’uso dell’esercito”. ''La vera priorita' nella lotta contro la 'ndrangheta non e' tanto il controllo del territorio, con l' utilizzo eventuale dell' Esercito, ma il miglioramento dell' attivita' investigativa''. Enzo Macri', 61 anni, da 35 in magistratura, e' alla Procura nazionale antimafia dal mese di gennaio 1993, e cioe' dalla sua fondazione. La sua conoscenza dunque del fenomeno mafioso, e della 'ndrangheta in particolare, e' estremamente approfondita. E proprio perche' la mafia la conosce bene Macri' si dimostra scettico sulla proposta di Callipo. ''Per quanto mi riguarda - dice Macri' - pur rendendomi conto, come ha detto lo stesso Callipo, che la proposta di utilizzare l' Esercito in Calabria contro la mafia e' una provocazione, in linea di principio non sono contrario ad iniziative che possono servire a rafforzare la sicurezza. Dovendo pero' indicare delle priorita', ritengo che sia molto piu' importante, in questo momento, rafforzare sotto l' aspetto sia qualititativo che quantitativo, non tanto le misure di sicurezza, ma la capacita' investigativa sulle attivita' delle cosche in Calabria. Cercando soprattutto di capire quali sono gli interessi vitali dell' organizzazione criminale calabrese, i suoi collegamenti e le sue coperture. Contro la 'ndrangheta, in sostanza, bisogna ripartire con le indagini ed i processi, appprofondendo soprattutto la parte relativa alle sue attivita' ed ai suoi interessi. In questi anni si e' dato molto spazio, giustamente, alle indagini sui grandi traffici internazionali di droga. Adesso, pero', e' arrivato il momento di riprendere l' attivita' investigativa sui fenomeni criminali rapportati al territorio. E per territorio intendo non soltanto lo spazio fisico su cui influiscono i gruppi criminali, ma anche tutte le attivita' della 'ndrangheta. E quindi anche quello a cui fa riferimento il vicepresidente di Confindustria, Ettore Artioli, e cioe' i collegamenti con le amministrazioni locali e tutto il fitto reticolo di interessi di cui la criminalita' dispone nella realta' territoriale. Il fenomeno va approfondito, sul piano investigativo, in tutta la sua complessita', capendo quali sono gli interessi concreti dell' organizzazione sul territorio''.
“La qualita' delle indagini e l' intelligence sono fondamentali”, aggiunge Macrì a proposito della complessità e della diffusione del fenomeno mafioso . Ma davvero si puo' pensare che basta il controllo del territorio per combattere un' organizzazione criminale come la 'ndrangheta che solo dal traffico di droga, come e' emerso dai dati dell' Eurispes, fattura 30 miliardi di euro all' anno? Per combattere una situazione cosi' grave non serve il militare che staziona davanti alla sede istituzionale. Mi chiedo che senso abbia la guardia all' esterno del 'palazzo' se poi e' all' interno di quel 'palazzo' che si annida il cancro della mafia. E poi chi sceglie i soggetti da tutelare? Davvero si puo' pensare di presidiare ogni stabilimento industriale in Calabria? E' chiaro che questo non e' possibile materialmente. Non credo che si tratterebbe di un intervento risolutivo del fenomeno. Cio' che deve essere privilegiato, lo ribadisco, e' il potenziamento delle indagini sul territorio. Anche perche' la 'ndrangheta e' interessata in maniera diretta proprio alla gestione del territorio e cio' e' dimostrato da due elementi: il primo e' l' aumento delle intimidazioni e delle violenze ai danni degli amministratori locali ed il secondo, conseguenza diretta del primo, e' la constatazione che tale pressione ha prodotto effetti concreti, tanto che in Calabria c' e' il numero piu' alto di Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Quindi, evidentemente, in alcuni casi questo tipo di pressione ha sortito risultati tangibili''.E poi a proposito del “calo di tensione morale nella lotta contro il crimine” dichiarato da Artioli Macrì afferma ''Il calo di tensione nella lotta al crimine organizzato non si rileva soltanto in Calabria, ma e' generale. E non si puo' certo sostenere che tale calo sia motivato da una minore incisivita' del fenomeno, che non e' affatto in regressione. Tutt' altro. Il fenomeno e' molto attivo e tutti ne danno atto. In realta', questo calo di tensione s' inserisce in un contesto generale che, in questo momento, non e' favorevole allo sviluppo delle indagini sulla criminalita' mafiosa''.

Artioli (Confindustria) “Al sud una regressione della legalità”

03/06 Al Sud c'e' una regressione della legalita'. A lanciare l'allarme e' il vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno, Ettore Artioli, intervistato oggi dal Sole 24 Ore. ''La pressione della criminalita' - afferma Artioli - e' asfissiante. Ma in generale si e' abbassata la tensione morale, c'e' una regressione della legalita' nell'amministrazione del territorio''. Riguardo alla denuncia lanciata dal presidente di Confindustria della Calabria, Filippo Callipo, che ha dettoche la 'ndrangheta, nella regione, fattura piu' del prodotto interno lordo, Artioli commenta che: ''la Calabria rappresenta il livello piu' alto di attacco alla criminalita', in un Sud a macchia di leopardo. Ma nelle zone calde il contesto e' molto peggiorato. La sensazione e' che le aziende criminali si sono riorganizzate per controllare il territorio, dopo i duri colpi ricevuti negli anni '90. Il problema e' che quella tensione e' finita''.

Callipo: “Serve dare centralità al caso Calabria”

03/06 ''Ho l' impressione che, a proposito della lettera aperta che ho inviato al Presidente della Repubblica, in Calabria ci si soffermi soltanto su un aspetto della stessa che a mio avviso e' relativamente importante rispetto agli altri. Non dobbiamo perdere di vista, la complessita' delle considerazioni da me fatte e il dramma quotidiano di chi fa impresa, di chi svolge funzioni pubbliche e dei semplici cittadini''. A sostenerlo e' il presidente di Confindustria Calabria, Filippo Callipo, in relazione ai commenti alla lettera aperta scritta a Ciampi nella quale, tra l' altro, ipotizzava l' impiego dell' Esercito nella lotta alla 'ndrangheta. ''Vorrei, tanto per esprimere un desiderio - ha proseguito Callipo - capire che facciamo in Calabria, concretamente, per evitare che la Banca Antonveneta vada via da Gioia Tauro, o per garantire l' incolumita' fisica di chi si espone contro la mafia. Che facciamo, insieme, per ridare al 'caso' Calabria centralita' nel dibattito non locale e provinciale, ma nazionale ed europeo. A me questo sembra il tema interessante di un dibattito non asfittico: che facciamo per attrarre l' attenzione dello Stato, dell' Unione Europea, delle autorita' nazionali ed internazionali, politiche ed economiche. Altrimenti, rischiamo la marginalita' e l' isolamento definitivo. Ecco perche' mi sono rivolto, in ultima istanza, alla massima Autorita' del Paese''. ''Credo che la giusta valutazione della lettera - ha concluso Callipo - sia stata colta da tutti gli organi d' informazione regionali e nazionali, cosi come autorevoli commentatori hanno, molto opportunamente, messo in prima pagina, per esempio su un importante quotidiano come il Sole 24 Ore, non la mia richiesta dell' esercito, che rimane una evidente provocazione la quale sottende pero' un' urgenza vera circa il controllo del territorio che oggi e' sottratto allo Stato, ma il 'caso' Calabria nella sua ineludibile complessita', ad incominciare dal fenomeno della criminalita' organizzata diventato un vero impedimento per lo sviluppo economico e sociale''.

Angela Napoli (An) “Non serve l’esercito, ma che la politica assuma le sue responsabilità”

03/06 ''La militarizzazione del territorio non serve a nulla se, nel chiuso delle stanze, vengono deliberati gli affari illeciti o se vengono fatti vincere i concorsi a parenti dei mafiosi o se vengono affidati incarichi o nominati consulenti personaggi sui quali sarebbe opportuno indagare''. A sostenerlo e' stata la vice presidente della Commissione parlamentare antimafia, Angela Napoli, commentando l' iniziativa del presidente di Confindustria Calabria, Filippo Callipo, che in una lettera aperta al Capo dello Stato ha sollecitato l' impiego dell' Esercito nella lotta alla 'ndrangheta. ''Comprendo lo sfogo di Callipo - ha aggiunto la parlamentare di An - e cerco di capire anche le sue amare ed estreme richieste, tuttavia vanno puntualizzate alcune verita'. Se e' pur vero che in Calabria iniziano a svegliarsi le coscienze, e' altrettanto vero che non tutti i cittadini hanno acquisito la consapevolezza del dramma che vieta lo sviluppo legale di questo territorio. In Calabria esistono imprenditori, commercianti, agricoltori, professionisti, sindacalisti, politici, rappresentanti delle Istituzioni, divenuti prigionieri della 'ndrangheta, la quale con i suoi tentacoli opprime piu' gente di quanta si possa immaginare o sapere. Spesso si entra sotto questa cappa senza neppure accorgersene e senza avere poi la possibilita' di uscirne. Ed e' proprio ai cittadini che occorre appellarsi. Sono loro che devono sapersi riappropriare del territorio, stringendosi accanto e fidandosi delle forze dell' ordine e dei rappresentanti onesti delle Istituzioni''. ''La verita' - ha sostenuto la Napoli - e' quella contenuta in alcune dichiarazioni del giudice Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Giovanni Falcone: 'Non e' servita a nulla la morte di tanti rappresentanti dello Stato e di tutte quelle persone che hanno creduto che con il loro contributo onesto e di grande impegno si potesse realmente superare il problema della mafia'. Anche in Calabria conosciamo bene la pressione della 'ndrangheta, la sua presenza negli appalti, nel racket e nell' usura, nei traffici illeciti ed il suo inserimento nell' economia legale. Ho sollecitato l' Ufficio di Presidenza della Commissione antimafia a voler riattenzionare il problema Calabria, anche perche' dopo le nostre visite e quella del Ministro dell' Interno e dopo gli importanti successi conseguiti dalle forze dell' ordine nel contrasto alla criminalita' organizzata, questa non ha perso tempo ed ha rimodellato la sua fisionomia mettendo in campo un gruppo agguerrito di giovani leve, disposte a qualsiasi forma di spregiudicatezza pur di accaparrarsi il dominio del territorio, degli appalti e dei traffici illeciti. Quanto sta accadendo a Vibo Valentia e provincia ne e' la dimostrazione. Qualsiasi sfogo deve pero' partire dalle responsabilita', che, se non individuate e colpite non si riuscira' mai a risolvere il dramma''. ''In Calabria - ha concluso la Napoli - una delle prime responsabilita' va individuata nel mondo politico che avrebbe il dovere di mandare segnali forti ai cittadini, puntando sulla questione morale e mettendo in disparte tutti coloro che intrattengono rapporti con la criminalita' organizzata, dalla quale ottengono non solo consensi elettorali, ma anche benefici personali. Non va, pero', sottaciuto che anche la magistratura deve fare la propria parte. Fare il magistrato in questa terra comporta certamente sacrifici e rischi, dei quali occorre essere coscienti prima della scelta; poi nessuna scappatoia, nessuna lite all' interno delle Procure, ma un solo interesse: assicurare la giustizia ai cittadini, i quali hanno il diritto di reclamarla''.

Spini (DS) “L’esercito non può fermare la criminalità, serve incrementare le indagini”

03/06 ''Non sono i soldati che possono fermare la criminalita' '': lo ha detto il deputato dei Ds Valdo Spini commentando la proposta del presidente di Confindustria Calabria Filippo Callipo di utilizzare l'esercito contro la 'ndrangheta. Pur raccogliendo l'allarme di Callipo, Spini ha infatti indicato altre soluzioni per fermare le cosche. ''Se e' vero che la 'ndrangheta fattura in un anno piu' dell' intera Calabria - ha spiegato nel corso di un convegno sullo stato attuale della lotta alla mafia organizzato dalla Fondazione Circolo Rosselli - non e' certa la presenza di militari sulle strade che di per se' possa assicurare un vittorio contrasto nei confronti di questa esigenza''. A giudizio del parlamentare, che e' stato presidente della Commissione Difesa della Camera, per fermare la 'ndrangheta ''e' necessario incrementare le capacita' investigative specialmente sul piano finanziario e assicurare una giustizia rapida ed efficiente''. Secondo Spini, ''bisogna inoltre assicurare un grado di punibilita' per le cosche, impedendo loro di fare profitti con la loro attivita' ''. Il deputato ha infine osservato che ''il problema della criminalita' organizzata e' tutt'uno con quello dello sviluppo del Mezzogiorno. Da questo punto di vista - ha concluso - deve essere una reale priorita' della prossima
legislatura''.

Callipo a RaiNews24 “I militari come supporto delle forze dell’ordine”

03/06 “Si dice che l' 80 per cento degli imprenditori paghi una protezione al racket: puo' darsi che si sentano piu' sicuri se protetti dalla criminalita' invece che dallo Stato. Certo, ho paura. Ma in futuro voglio vedere i miei figli lavorare con tranquillita' qui in Calabria''. E' uno dei passaggi dell' intervista che Filippo Callipo, presidente di Confindustria Calabria, ha concesso alla trasmissione ''Pianeta Economia'' di Giuseppe Jacobini in onda su RaiNews24 che ne ha fornito un' anticipazione. Il presidente degli imprenditori calabresi, che in passato ha subito alcuni attentati alle proprie aziende, ha scritto una lettera aperta al Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, chiedendo l' invio in Calabria dell' esercito per difendere le imprese soffocate dalla criminalita'. ''Da diverso tempo - ha affermato Callipo rispondendo alle domande di Jacobini - denuncio l' ulteriore escalation della criminalita' in Calabria alle autorita' locali, alla polizia, al ministro Pisanu. Ma evidentemente non e' stato sufficiente: per questo ho deciso di scrivere al Presidente Ciampi''. ''Ho chiesto l' esercito - ha sostenuto ancora il leader degli industriali calabresi - non per avere una Calabria militarizzata, ma perche' credo che i militari sarebbero un supporto fondamentale alla polizia, ai carabinieri, alla guardia di finanza, come accadde in Sicilia negli anni Novanta. Incominciamo a presidiare le citta': gli imprenditori si sentirebbero piu' sicuri. Oggi, invece, rischiamo l' esodo: per esempio, gli utili realizzati con le imprese calabresi vengono in gran parte reinvestiti fuori dalla nostra regione. Anche se qualche cambiamento si profila: erano molti gli imprenditori la scorsa settimana alla manifestazione contro la mafia in Calabria. Bisogna approfittare di questo momento per intervenire, se lasciamo andare via le imprese dalla Calabria, nel Sud la disoccupazione sara' una emergenza ancora piu' grave''. L' intervista a Callipo andra' in onda sul canale RaiNews24 domani alle 9 con replica domenica alle 18.

Franzè (Cdo) “Non occorre l’esercito in Calabria”

03/06 "Una società sana e coesa che non lasci solo il singolo imprenditore è ciò che consente di arginare il potere della criminalità. Mettersi in rete e farsi compagnia, essere solidali è possibile se c’è un io cosciente e consapevole della propria libertà e delle proprie potenzialità. La mafia infatti attacca chi è solo; come diceva il profeta Geremia “maledetto l’uomo solo”.
E' quanto si afferma in una nota il Presidente della Compagnia delle Opere Magna Grecia Franzè a commento dell' appello del presidente di Confindustria Filippo Callipo che aveva chiesto l' invio dell' Esercito per il controllo del territorio contro la 'ndrangheta. "Quello che va risolto è principalmente un problema antropologico, continua Franzè, l’egoismo, l’individualismo, gli interessi corporativi e familiari, spingono l’uomo a chiudersi verso qualsiasi forma di collaborazione e cooperazione. Bisogna quindi partire da questa consapevolezza per realizzare una rete di rapporti sociali ed umani che non lascino solo il singolo imprenditore, rendendolo più facilmente vulnerabile. È indispensabile che alcune realtà associative e sindacali diventino effettivamente opportunità di coesione per lavoratori ed imprese, anziché dedicarsi esclusivamente all’accaparramento di posizioni di potere. Ecco perché la Compagnia delle Opere è un’amicizia operativa e non un’operatività che si fa eventualmente amicizia.
La criminalità non si sconfigge con l’esercito e la militarizzazione del territorio: la Calabria non è l’Iraq e Vibo Valentia non è Nassyria. Certo la criminalità è un problema da non trascurare, in quanto occorre, oggi più che mai, garantire sicurezza alle imprese, ma non è un problema di strategia militare. È un problema di intelligence. Questa regione ha anche bisogno di un impegno costante e quotidiano delle forze dell’ordine e della magistratura che devono trovare sopporto nella ferma volontà politica di isolare e di reprimere la delinquenza, attraverso il potenziamento e non il depauperamento di organici e strutture.
E scusate se insistiamo, ma pensate che a New York, Hong Kong, Londra o a Tokyo che ci sia meno mafia della provincia di Vibo? Ecco perché quando si parla di grandi progetti per la Calabria a noi vengono i brividi, perché come diceva San Bernardo, che ha civilizzato l’Europa dopo lorde barbariche, è necessario che eroico diventi quotidiano e non il quotidiano diventi eroico. Quando non si risponde alle esigenze quotidiane della gente si commette un crimine".

Galati: “non serve l’esercito ma risorse alle imprese”

03/06 ''Per combattere la criminalita' organizzata, non serve l' esercito, ma risorse alle imprese, per creare lavoro e sviluppare nuovo benessere''. Lo ha sostenuto il sottosegretario alle attivita' produttive, Giuseppe Galati, in riferimento alla proposta lanciata dal presidente di Confindustria Calabria di impiegare l' esercito per il controllo del territorio nella regione. ''Il fenomeno, come e' noto, persiste da lunghi anni - ha sostenuto Galati - indebolisce il peso delle istituzioni, rischia di consegnare il territorio nelle mani della criminalita', affida all' incertezza il futuro della regione. Tuttavia la proposta di Callipo mi trova in disaccordo. Sarebbe un errore pensare che il problema possa essere fronteggiato con l' impiego dell' esercito sull' intero territorio della Calabria''. ''Come ha giustamente rilevato il ministro Pisanu - ha sottolineato Galati - la semplice, pur articolata, azione repressiva non e' comunque sufficiente a sradicare il fenomeno. La risposta deve innanzitutto venire dall' interno della societa' calabrese. Cio' che occorre e' quindi un' iniziativa integrata ed articolata sul piano politico, civile e culturale, per dar luogo ad un patto tra istituzioni, partiti, forze sociali. Tuttavia, non vi potra' essere alcuna crescita senza lo sviluppo economico della regione. Le organizzazioni criminali fanno del soggiogamento al bisogno il proprio ambiente di coltura. Per garantire lo sviluppo economico e' necessario assicurare risorse e mercato alle imprese, perche' l' intero tessuto delle attivita' produttive della regione possa trarne giovamento e con esso prenda corpo quel benessere diffuso che e' l'unica vera arma contro il dilagare della criminalita' organizzata''. ''Eppure - ha continuato Galati - in questo momento molte risorse destinate al Mezzogiorno sono messe in forse. A meta' giugno e' previsto a Bruxelles il Consiglio europeo che dovra' approvare il bilancio comunitario 2007-2013. E' in corso una serrata negoziazione per impedire che vengano tagliati i Fondi Ue per il Mezzogiorno, per un importo previsto di 7-8 miliardi di euro. La proposta della presidenza di turno lussemburghese e' inaccettabile - ha concluso Galati - perche' dietro l' esigenza del sostegno ai Paesi nuovi entranti, per evitare un' Europa a due velocita', la misura proposta sancirebbe la definitiva persistenza di un'Italia a due velocita'. Bene ha fatto il ministro Fini a dichiarare di essere pronto ad esprimere il proprio veto sulla misura proposta. Il Mezzogiorno e la Calabria hanno bisogno di quelle''.

 

 

Corbelli: “Callipo sull’esercito ha detto una cosa giusta”

03/06 ''Callipo ha detto una cosa giusta e coraggiosa che io vado sostenendo da tempo. In Calabria per contrastare il fenomeno mafioso non bastano le sole e insufficienti forza dell' ordine. Occorre anche la presenza dell' esercito che, aggiungo io, potrebbe essere destinato a presidiare gli obiettivi e le zone a rischio in modo da liberare forze dell' ordine che potrebbero essere cosi' impegnate direttamente sul territorio in operazioni di prevenzione e repressione del crimine''. A sostenerlo e' stato il leader di Diritti civili, Franco Corbelli. ''Dove sta - si chiede Corbelli - lo scandalo per questa proposta? Perche' in Sicilia, in Campania e' stato possibile l' intervento dell' esercito e in Calabria no? Proprio oggi il Sole 24 ore ha fatto una clamorosa denuncia. La Calabria detiene il record di affiliati alla mafia: oltre 6.000. La 'ndrangheta e' la mafia piu' potente. Come si pensa di combattere questa pericolosa criminalita' organizzata? Con i convegni, i dibattiti, le manifestazioni, i cortei e le parate dei nuovi professionisti dell' antimafia? Loiero, Minniti, Angela Napoli e gli altri contrari all' arrivo dei soldati farebbero bene a sostenere la proposta di Callipo e lo stesso presidente di Confindustria commetterebbe un grosso errore se tornasse indietro sulla sua coraggiosa iniziativa''. ''A Callipo - ha concluso Corbelli - diciamo di non pentirsi e di continuare a chiedere la presenza dell' esercito in Calabria. I soldati servirebbero a dare piu' sicurezza e tranquillita' ai cittadini, agli imprenditori, ai diversi operatori. Servirebbe a dare piu' garanzie a chi pensa di venire ad investire in Calabria e che il rischio mafia purtroppo scoraggia e allontana''.

 

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