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Cronaca
L'emergenza della Calabria si chiama 'ndrangheta

 

Callipo apre il dibattito sulla mafia: Esercito si o no, è comunque una gravissima emergenza.

02/06 L' esercito in Calabria in supporto alle forze dell' ordine nella lotta alla criminalita' organizzata? Non e' la prima volta che se ne parla. Anzi, un' esperienza del genere e' gia' stata fatta all' inizio del 1994, quando i militari pattugliarono le asperita' dell' Aspromonte. Adesso a chiamare nuovamente in causa l' esercito e' il presidente della Confindustria calabrese, Filippo Callipo, che ne chiede l' intervento in una lettera aperta inviata al Capo dello Stato. Troppe le intimidazioni, dice Callipo, e le forze dell' ordine non riescono a controllare tutti gli obiettivi sensibili. La proposta, pero', e' stata accolta con perplessita'. Tutti condividono l' appello di Callipo ad avere risposte adeguate dagli organi competenti, ma non l' impiego dei militari.

Callipo: L’esercito non risolve il problema ma aiuta

''L'esercito deve servire solo ed esclusivamente di supporto alle forze di polizia. E' ovvio che non arriva un colonnello a mettere il coprifuoco o il regime militare. Non si puo' interpretare cosi' la mia richiesta. E' ovvio che l'esercito non risolve il problema della criminalita' organizzata, ma costituisce un supporto per il controllo del territorio''. Filippo Callipo, presidente di Confindustria Calabria, ribadisce la richiesta, contenuta nella lettera aperta inviata ieri al Capo dello Stato, di impiegare l'esercito in Calabria, e ne definisce i contenuti dopo le perplessita' espresse da piu' parti. ''Quando il prefetto di Vibo Valentia dice che non puo' controllare 24 ore su 24, per una questione di disponibilita' di uomini, il cantiere del presidente degli industriali di Vibo Valentia, Restuccia, che e' al terzo attentato consecutivo, e che al massimo puo' far passare una Volante della Polizia, allora io dico mettiamo l'esercito sulle strade, facciamo presidiare il territorio e viviamo tutti piu' tranquilli. Possibile che non si capisca un problema del genere, e cioe' che prima bisogna controllare il territorio e poi fare le indagini?''. ''Abbiamo fatto piu' di una riunione all'Assindustria di Vibo - prosegue Callipo - e gli imprenditori sono scoraggiati, non vogliono fare niente. Si chiudono in loro stessi ad aspettare. 'Quando verra' il nostro turno vedremo cosa fare', dicono''. Il presidente della Confindustria calabrese definisce poi molto positiva la decisione della Giunta regionale di costituirsi parte civile nei processi alla criminalita' organizzata. ''Bisogna dare atto a Loiero - afferma - che e' una scelta di grande coraggio, una novita' e bisogna farlo''. Quindi critica certi atteggiamenti che in passato hanno contraddistinto l'operato di alcuni uffici pubblici. ''I calabresi, se fosse possibile - afferma - dovrebbero costituirsi parte civile anche di fronte a tutto cio' che e' stato combinato in passato in alcuni uffici regionali''. Al riguardo Callipo sottolinea di riporre la sua fiducia nella Giunta Loiero. ''Sicuramente - spiega - ho fiducia. E non ce l'ho solo io, ma tutti i calabresi, anche quelli che erano di centrodestra. Io sono fondamentalmente di centrodestra, ma la mia non e' una questione politica. La nuova Giunta regionale deve assolutamente impegnarsi per farcela perche' altrimenti sara' un fallimento per la Calabria. Ho parlato col presidente Loiero e ho avuto la sensazione che ha volonta' di realizzare queste cose. Ho parlato anche con vari assessori, Nicola Adamo, Sandro Principe, Doris Lo Moro, Diego Tommasi, e tutti vogliono concretamente realizzare il cambiamento. Adesso vedremo se avranno il supporto. Tanti anni fa, in una riunione, ebbi a dire che qualsiasi assessore, se non e' supportato dagli uffici, non puo' fare assolutamente niente. Questo e' il vero problema. L'assessore ha voglia di fare, ma deve essere seguito, deve avere la forza di imporre e fare rispettare la filosofia del nuovo Governo regionale. Non e' facile perche' chi e' stato abituato, in cinque anni, a gestire gli uffici con la propria discrezionalita', come se fosse un ufficio privato, e' difficile fargli invertire la rotta. Pero' Loiero ha detto che vuole intervenire in modo drastico e determinato su burocrazia e organizzazione degli uffici''. Callipo, infine, rivolge un invito ai collegi delle altre categorie datoriali e ai sindacati. ''I primi - dice - devono venire allo scoperto. La Calabria deve diventare un caso nazionale e solo noi lo possiamo fare, mentre i sindacati devono stare con noi perche' noi difendiamo le aziende, ma loro devono difendere insieme a noi i posti di lavoro''.

Loiero “L’impiego dell’esercito potrei esser ed accordo ma è questione molto delicata”

''Sulla questione dell' esercito, in astratto, come misura estrema, potrei anche essere d' accordo. In ogni caso si tratta di una questione molto delicata e complessa''. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, commentando la lettera aperta al Capo dello Stato inviata dal presidente di Confindustria Calabria, Filippo Callipo, in cui ipotizza un eventuale impiego dell' esercito. ''Se n' e' discusso in passato: la presenza dell' esercito - ha proseguito Loiero - postula due problemi, quello della democrazia e quello del tipo di regione che vogliamo. Dobbiamo stare attenti, dunque, sapere cosa ne pensano gli imprenditori della Calabria, soprattutto quelli del settore turistico. In passato sono stati proprio gli imprenditori a non volere la presenza dell' esercito. Che e' sicuramente importante per proteggere obiettivi sensibili, di possibile interesse mafioso, ma pone problemi seri sul piano dell'attrattiva. Bisogna valutare, sotto questo profilo, che cosa puo' significare una regione in stato d' assedio, militarizzata''. ''L' analisi di Callipo e' condivisibile - ha sostenuto ancora Loiero - e al suo grido di dolore, che sintetizza la domanda di legalita' e di sicurezza che proviene da tutta la regione, si deve la massima attenzione. Tutti siamo chiamati a produrre azioni forti per rimuovere quella che puo' essere considerata l' anormalita' calabrese: la presenza di una mafia forte, invadente, condizionante la liberta', lo sviluppo, la stessa democrazia. Non per niente quello del ripristino delle regole e di una lotta chiara, senza infingimenti e senza titubanze, alla mafia che purtroppo non da oggi ha frenato lo sviluppo economico e sociale della Calabria, e' stato patrimonio del nostro programma e contenuto dei primi atti del nostro governo. Ci crediamo tanto che, con l' assessore alla Scuola, stiamo lavorando per vedere come introdurre nei programmi scolastici il rifiuto della criminalita': vogliamo che fin dalla piu' tenera eta' i calabresi facciano scelte di legalita' e di democrazia''. ''Non e' di poco conto - ha sostenuto Loiero - la decisione della Regione di costituirsi parte civile in tutti i processi contro la criminalita' organizzata. E non so se le minacce che ho ricevuto siano la conseguenza, come suppone piu' di un investigatore, di questa decisione mai presa prima da alcuna Giunta regionale. E' importante, anche, la decisione di monitorare al piu' alto livello tecnico-giudiziario e scientifico, garantito dall' Osservatorio sulla legalita', i mutamenti di un fenomeno che tende a inabissarsi. Quando imprenditori, come drammaticamente dimostra lo stillicidio di minacce e attentati nel Vibonese, ma non solo, sono impediti a svolgere la loro attivita'; quando amministratori, dallo Stretto al Pollino, subiscono intimidazioni di ogni tipo; quando si attenta alle liberta' individuali e collettive, di fare impresa e di governare nell' interesse dei cittadini, allora vuol dire che le istituzioni non hanno avuto il controllo della situazione, non si sono accorti o non hanno avuto gli strumenti per capire come la mafia si organizzava e per quali obiettivi concreti, tutte cose che l' Osservatorio ci potra' chiarire''. ''Siamo con Callipo - ha proseguito Loiero - comprendiamo il suo stato d' animo e quello di tanti imprenditori assediati, e siamo con i calabresi che vogliono vivere e lavorare senza soggezioni e senza condizionamenti di poteri occulti e feroci. E siamo convinti, per questo, che ci vuole piu' presenza di Stato sul territorio. In questi anni, in verita', sono state depotenziate strutture operative e investigative essenziali per il contrasto alla criminalita', proprio quando la potenza della mafia diventava enorme. Su questo argomento e' chiaro che ci aspettiamo risposte immediate dal governo. Ne ho gia' parlato con il ministro degli Interni, Pisanu, che conosco come persona sensibile e attenta ai problemi derivanti dalla presenza della criminalita' associata nel Sud, gli ho sollecitato una particolare attenzione''. ''Quello che e' certo - ha concluso Loiero - e' che nessuno puo' tirarsi indietro. Noi non vogliamo ne' emigrare ne' convivere con la mafia''.

La Locride non vuole essere militarizzata

03/05 (G.C.) Il terrore lo si legge negli occhi nella popolazione della locride. La comunità si sente abbandonata dallo Stato. L’ on. Bova si fa portavoce di un intero comprensorio affermando “ La gente della Locride è fortemente turbata per il fatto che una parte del territorio della Repubblica sembra essere sottratta al potere dello Stato democratico.” Bova continua ” chiedendo al ministro Pisanu di far fronte agli impegni presi nella sua ultima visita a Reggio Calabria” Nel territorio ogni giorno si susseguono omicidi, intimidazioni ed estorsioni. Le persone si sono stancate del clima di terrore che le attanaglia, lo Stato e il Governo devono intervenire, questa è la richiesta che giunge dalla società civile. La stessa, si rifiuta ad avere un territorio militarizzato, ma invoca gli strumenti di intelligence per contrastare la criminalità. Gli assassini di Salvatore Cordì e di Gianluca Congiusta, anche se i due omicidi non sono in connessione, hanno fatto riapparire vecchi fantasmi. Ora, come non mai, la popolazione ha bisogno di certezze e non di promesse, visto che le promesse molte volte sono state disattese. Le guerre tra le varie consorterie hanno segnato un’ epoca, fatta di arretratezza e di omertà ora la gente vuole uscire dalla cappa che la mafia ha fatto scendere sull’ intero territorio. La nuova guerra di mafia che si prospetta all’ orizzonte si va ad incrociare con le possibili scarcerazioni di potenti boss, per decorrenza dei termini, il rischio di creare una miscela esplosiva è grande. Tralasciando la retorica la Riviera Jonica non ha bisogno di cielo azzurro e mare pulito, per attirare turisti soprattutto è necessario che si creino le condizioni per un “clima sereno” non solo a livello meteorologico.

Callipo: La giunta Loiero è l’ultima speranza”

''Non e' la prima volta che mi rivolgo alle istituzioni. E' che fino ad oggi, purtroppo, non abbiamo avuto, io e i miei colleghi, risposte soddisfacenti. Non abbiamo visto un inizio di lavoro che possa dare una certa tranquillita'. Abbiamo interessato anche il presidente della Regione, Agazio Loiero. Noi speriamo molto in questo nuovo governo calabrese, che sentiamo molto piu' vicino, non agli imprenditori, ma alla gente di Calabria. E' la nostra ultima speranza, la nostra ultima spiaggia''. Lo ha detto il presidente di Confindustria Calabria, Filippo Callipo, intervenendo oggi pomeriggio nella trasmissione Linea24 di Radio24. Alla trasmissione di approfondimento, curata da Alessandro Milan e dedicata alla lettera aperta inviata da Callipo al presidente Ciampi, ha preso parte - come riferisce, in una nota, il suo portavoce - anche il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, il quale ha riaffermato che ''la lotta alla mafia va condotta su ogni fronte, cominciando a inculcare gia' nei bambini e nelle giovani coscienze i valori di democrazia e di legalita'. E' un processo culturale dai tempi lunghi - ha sostenuto Loiero - ma la lotta alla criminalita' non ha soltanto un aspetto repressivo''. Loiero ha quindi rassicurato Callipo e gli altri imprenditori, molti dei quali sono scoraggiati per la mancanza di risposte da parte dello Stato alle invocazioni di aiuto, affermando, si afferma nella nota, che ''la Regione ha fatto e fara' quanto in suo potere, incominciando dalla costituzione di parte civile in tutti i processi contro la mafia, per sostenere il diritto degli industriali a fare impresa e vivere in un territorio che deve essere sottratto al predominio delle cosche. Sul problema dell' impiego dell' esercito per combattere l' arroganza dei clan, il presidente si e' detto in astratto favorevole, ma non ha mancato di sottolineare i problemi, di ordine democratico e di ordine pratico, che potrebbero sorgere in una regione in 'stato d' assedio'''. Callipo ha spiegato che la sua e' stata una provocazione e che non pensa a un colonnello che militarizzi il territorio. ''Qui non siamo - ha detto - in Sud America. L' esercito pero' puo' essere impiegato a controllare cantieri e altro, mentre le forze dell'ordine possono dedicarsi all' azione di intelligence. In Sicilia ha funzionato''.

Minniti: “L’esercito non è la risposta ai problemi”

L'utilizzo dell'esercito nell'opera di contrasto alla 'ndrangheta ''non costituisce la risposta di cui c'e' bisogno, non e' la risposta ai problemi che abbiamo di fronte''. E' questo il parere di Marco Minniti, responsabile del dipartimento sicurezza e difesa dei Ds, commentando l'appello lanciato ieri al Capo dello Stato dal presidente regionale di Confindustria, Filippo Callipo, che ha anche ipotizzato un eventuale ricorso all'esercito per il controllo del territorio calabrese contro la 'ndrangheta. ''L'impiego dell'esercito - ha detto Minniti all'Ansa - pur comprendendo sia l'elemento problematico con il quale viene posto, sia il carattere straordinario e di emergenza, a mio avviso non costituisce la risposta di cui c' e' bisogno. La militarizzazione del territorio non affronta quello che e' il tema principale e cioe' quello di combattere il fenomeno attraverso le indagini, il sequestro dei patrimoni, le operazioni. Da un lato e' largamente inefficace e dall'altro darebbe il senso di una straordinarieta' che finisce per indebolire la capacita' di ripresa e di rilancio che oggi vedo esserci tra i calabresi, i quali avvertono quanto sia pesante l' ipoteca della mafia e quanto sia importante che questa risposta ci sia. Quei calabresi che il presidente Callipo intende ed ha inteso sinora rappresentare. Temo che la risposta dell' utilizzo dell' esercito finirebbe per non essere all' altezza e forse in qualche caso anche controproducente rispetto alle esigenze ed alle stesse finalita' che Callipo ha inteso sottolineare''. A giudizio di Minniti, quello che serve e' ''garantire una straordinaria ordinarieta'. E' ordinario - ha spiegato - che vi siano indagini di polizia all' altezza, che vi sia il sequestro dei beni, che vi sia il coordinamento tra le forze dell'ordine, che vi siano organici adeguati, che vi sia una capacita' di contrasto da parte di tutti quanti i corpi dello Stato. Il problema e' che c' e' bisogno di una straordinaria ordinarieta' per garantire quella sfida democratica di cui parla Callipo''. ''Condivido - ha proseguito Minniti - l'allarme lanciato da Callipo. La mafia, in Calabria, ha lanciato una sfida per la sovranita' e per la democrazia. Uno Stato serio non puo' non comprendere come in Calabria si giochi una partita di carattere nazionale. Quando viene messo in discussione il libero mercato, quando vengono attaccate massicciamente le rappresentanze elette dai cittadini a tutti i livelli, suona molto di piu' di un campanello d'allarme. Occorre una risposta organica, straordinaria nella capacita' di coordinare e di attivare tutti i meccanismi ordinari di garanzia della legalita'. Anche se puo' sembrare una contraddizione si tratta di combattere la mafia con un' iniziativa straordinaria che faccia funzionare ordinariamente tutti quanti i comparti ed i corpi dello Stato. Si tratta di avere non solo e non tanto piu' uomini per le forze di polizia quanto di avere un aumento della loro qualita' di intelligence e di comprensione dei fenomeni; si tratta di avere un impegno permanente dell'ordinamento giudiziario e in questo quadro di pone il problema dei mezzi e degli organici della magistratura. Si pone, soprattutto, il tema di una forte, chiara e inequivoca volonta' politica di combattere e sconfiggere la mafia. Questa e' la strada da seguire. C' e' bisogno di segnali chiari ed inequivoci da parte dei governi a tutti i livelli''. ''Penso - ha concluso Minniti - che la decisione della Giunta regionale di costituirsi parte civile in tutti i processi di mafia in Calabria costituisca una straordinaria ed importante novita' che da' il senso di un impegno forte, chiaro, all'altezza dei problemi che si hanno di fronte. Altrettanta volonta' politica, altrettanto impegno c' e' bisogno da parte del Governo nazionale''.

Assindustria Vibo “L’appello di Callipo evidenziano i momenti difficili che stiamo vivendo”

02/06 ''Gli scenari rappresentati dal presidente di Confindustria Calabria, Filippo Callipo, nella sua lettera aperta al Presidente Ciampi, evidenziano con estrema chiarezza i tempi che gli imprenditori vibonesi stanno vivendo. Momenti estremamente duri e difficili anche da raccontare''. E' quanto afferma il Consiglio direttivo dell' Assindustria di Vibo Valentia in una lettera aperta alle forze economiche, sociali e politiche. ''Forse e' ancora piu' duro constatare - si afferma ancora nella lettera - che lo Stato pensa ancora di gestire con mezzi ordinari un fenomeno di entita' e dimensioni straordinarie. Ed anche sull' ordinario ci sembra che gli sforzi siano ancora esigui. Dal canto nostro, come imprenditori crediamo ancora in un riscatto sociale, in uno scatto di orgoglio, in un nuovo sentimento di coesione ed in una conseguente risposta collettiva e decisa alla criminalita'. Un sentimento che pero' deve essere condiviso da tutti gli operatori economici perche' siamo certi che prima o poi ognuno di loro potra' essere oggetto di estorsioni, attentati e racket. E' chiaro che nessuno e' al sicuro. Oggi nel mirino c' e' Vincenzo Restuccia, su cui abbiamo detto tutto quello che si puo' raccontare di un imprenditore e di un uomo con oltre 40 anni di impresa alle spalle e 200 famiglie che vivono con lui il dramma quotidiano di essere il bersaglio. Oggi e' a tutte le forze sane di questa provincia che ci rivolgiamo, chiamandole a fare fronte comune con noi imprenditori per chiedere allo Stato di assicurare una vita migliore alle famiglie ed a tutte le generazioni future.Se lo Stato non fara' la sua parte perche' non ha forza, mezzi e uomini sufficienti, forse sara' anche inutile continuare a tenere aperte le nostre imprese in questa lenta agonia.Ed allora sara' poco importate se la scelta sara' di andare via o di chiudere definitivamente. Cio' che sara' veramente importante e' che il futuro della provincia di Vibo Valentia sara' comunque un cimitero di capannoni chiusi e centinaia di lavoratori disoccupati, potenziali soldati dello 'Stato parallelo' che e' la mafia. Cosi' chiediamo alle forze sindacali di ribadire insieme a noi con forza le ragioni ed il ruolo dei lavoratori, con la consapevolezza che dove non c'e' impresa non c' e' lavoro e non ci puo' essere pace sociale. Scenari che devono fare agire e non piu' soltanto riflettere. Non e' piu' tempo, infatti, di questionari e volantini''. ''Senza una ferma azione - conclude la nota del Consiglio direttivo dell' Assindustria - sara' veramente impossibile continuare a fare impresa e creare sviluppo se, come afferma il presidente Callipo nella sua nota, 'manca la fiducia nelle istituzioni, in se stessi e nella democrazia'''.

Pignataro (CGIL) “La ndrangheta non la si combatte militarizzando la regione”

La lotta alla 'ndrangheta, la repressione dei fenomeni criminali ''non si fa militarizzando la regione. Non ho mai ritenuto che questa fosse una scelta giusta''. A dirlo e' stato il segretario generale della Cgil calabrese, Fernando Pignataro, commentando la lettera aperta del presidente di Confindustria Calabria, Filippo Callipo, al Capo dello Stato. ''Callipo - ha detto Pignataro - usa i toni duri per una situazione che e' diventata difficile, tant' e' che ci ha portato a organizzare l' iniziativa di Lamezia delle scorse settimane, perche' riteniamo che si debba sviluppare una tensione istituzionale e sociale molto piu' forte. Questo, naturalmente, non basta. C' e' bisogno della repressione oltre che della prevenzione. La repressione, pero', non si fa militarizzando la regione. Bisogna rafforzare il presidio dello Stato, le forze dell' ordine, renderle piu' efficienti, aumentare le operazioni di intelligence, dotarle di mezzi e strumenti per combattere una mafia tecnologicamente sempre piu' avanzata. Bisogna rafforzare la magistratura in modo che ci siano processi piu' rapidi e certezza della pena. Purtroppo dovrebbero essere interventi ordinari, ma che in una regione come la Calabria diventano straordinari''. ''Nel periodo dei sequestri di persona - ha ricordato Pignataro - ci sono stati episodi di militarizzazione dell' Aspromonte, ma non mi pare che abbiano portato effetti positivi, se non momentaneamente. L' intervento deve essere ordinario, quello che deve fare uno Stato per combattere una criminalita' sempre piu' agguerrita. L' appello e' giusto. Quando si assiste ad un attacco alle istituzioni locali, alle imprese, alle imprese giovanili che nascono per dare un segnale che anche qui si puo' fare impresa si puo' creare lavoro, quando c' e' un attacco dove si impone la democrazia con le libere elezioni, quando si attaccano i presidi democratici e sociali, i sindacati, credo che la situazione sia da allarme. Su questo non c' e' dubbio. Per questo abbiamo messo 40 mila persone in piazza ricostruendo anche un circuito democratico di partecipazione alla lotta contro la criminalita' e per non lasciare soli forze dell' ordine e magistratura. C' era tutta la Giunta regionale a quella manifestazione, c' erano come mai centinaia di gonfaloni e di sindaci. Questa e' la risposta che puo' dare la societa' calabrese e le istituzioni locali. Oggi c' e' bisogno che lo stato, il Governo faccia la sua parte intervenendo con tutti i mezzi che ha a disposizione, rafforzando i presidi dello Stato in tutto il territorio calabrese. Passare da questo ad una militarizzazione del territorio francamente non mi vede d' accordo''. Pignataro ha anche sottolineato come una delle forze della 'ndrangheta sia ''il suo sviluppo orizzontale. A differenze della mafia non ci sono cupole, ci sono 'ndrine che rende l' organizzazione piu' forte e penetrante nel territorio. Gli esperti - ha concluso Pignataro - queste cose le sanno, non e' che le dobbiamo dire noi. Ho letto attentamente le ultime relazioni della Commissione antimafia e ci sono le domande e le risposte. C' e' solamente il bisogno di un intervento forte dello Stato che non si fa diminuendo i fondi per la sicurezza come avvenuto nelle Finanziarie degli ultimi tre anni. Su questioni come sicurezza e ambiente c' e' bisogno di uno sforzo straordinario dello Stato''.

Sbarra (CISL) “Militarizzazione dei territori è espressione forte. Sarei più prudente”

''La richiesta di militarizzazione del territorio mi pare un po' forte. Io sarei molto prudente''. Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl Calabria, e' cauto nel commentare l' appello lanciato ieri al Capo dello Stato dal presidente regionale di Confindustria, Filippo Callipo, che ha anche ipotizzato un eventuale ricorso all' esercito per il controllo del territorio calabrese contro la 'ndrangheta. ''Per quanto possa esserci una situazione crescente di attacco della criminalita' organizzata al mondo dell' impresa, dell' economia, delle istituzioni locali e del lavoro e che trova nel vibonese il punto di massima recrudescenza e di massima intensita' - afferma Sbarra - mi pare che la richiesta di militarizzazione del territorio sia un po' forte. Bisogna elevare e rafforzare la richiesta allo Stato di potenziare con uomini e mezzi le forze dell' ordine, intensificare il presidio del territorio e di contrastare e colpire la mafia toccando gli interessi, confiscando i patrimoni, assicurando alla giustizia i responsabili di questi fenomeni. Quindi esercitando, attraverso la prevenzione e la repressione, un' attivita' forte e spietata contro il crimine organizzato. Ma tutto questo non basta se non si associa a questa iniziativa una politica forte, capace di centrare l' attenzione dello Stato e del governo regionale su sviluppo e occupazione e sulle gravi emergenze sociali che impegnano il territorio calabrese e quello vibonese in maniera particolare''. ''Le due cose, sicurezza e legalita' da un lato e sviluppo e occupazione dall' altro - prosegue il segretario della Cisl - devono viaggiare di pari passo e devono essere portate avanti contestualmente. Non ci puo' essere un prima e un dopo. Questo, unitamente ad una ripresa dell' iniziativa sull' educazione alla legalita' che trovi nelle scuole, nelle agenzie educative del territorio, i riferimenti piu' forti e piu' diretti, puo' essere un segnale nuovo di attenzione dello Stato e delle istituzioni locali verso le giuste e legittime rivendicazioni del presidente Callipo. Rivendicazioni che del resto erano anche alla base dell' imponente manifestazione di lotta che abbiamo organizzato come Cgil, Cisl e Uil il 21 maggio a Lamezia dove hanno sfilato 40 mila lavoratori e pensionati per chiedere piu' legalita' e sicurezza, ma anche per rivendicare una nuova politica economica e sociale finalizzata ad aiutare un processo di sviluppo e di occupazione in Calabria''.

 

Caruso (AN) “La lotta alla mafia non deve essere ne manieristica ne parolaia”

02/06 ''Le parole del presidente Callipo meritano una riflessione seria: la lotta alla mafia non deve essere ne' manieristica, ne parolaia, ma riguardare un sostegno alle vittime del pizzo che fino ad oggi non c' e' stato''. Ad affermarlo e' l' on. Roberto Caruso, di An. ''Sinceramente - dice Caruso - non vedo a cosa possano servire le commissioni speciali regionali, se non a 'piazzare' qualche amico in sottogoverni inutili. Serve, invece un confronto con tutte le parti al fine di non tralasciare la repressione e la prevenzione''. Per Caruso ''il professionismo dell' antimafia e' solo parolaio: intervenire sui grandi flussi di finanziamento e sulle zone grigie del territorio e', invece, doveroso''.

De Bartolomeo (Assindustria Puglia) “Bisogna intervenire sul disagio”

L'appello ad agire contro la criminalità che soffoca le imprese della Calabria, rivolto dall'industriale calabrese, Filippo Callipo, al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, "non toglie e non aggiunge nulla a quello che è il problema di quella regione, in sostanza non è affatto una novità". E' un fenomeno che, secondo il presidente degli industriali di Bari Nicola De Bartolomeo, "viene da lontano ed ha origini prevalentemente nelle condizioni di disagio in cui vivono molte famiglie del Sud", ma che non è così grave, almeno per quanto riguarda la Puglia, da parlare di soffocamento. "E' un problema - prosegue - forse più sentito in regioni come la Calabria e la Sicilia, ma è un discorso fatto più volte. Con questo - precisa - non voglio dire che la Puglia sia esente da fenomeni di criminalità". A proposito della richiesta di Callipo di intervenire in quelle zone, se necessario, anche con l'esercito, De Bartolomeo è convinto che "non si tratta solo di un problema di repressione della criminalità, quanto piuttosto di intervenire per migliorare l'ambiente, le condizioni generali di vita, il contesto e l'educazione, tutte componenti che - sottolinea - alimentano la delinquenza".

 

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