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La Pasqua in Calabria

 

La Pasqua in Calabria: riti e tradizioni in cucina

31 mar 10 La Calabria - con il suo retroterra culturale ''contaminato'' dai popoli che l'hanno attraversata - anche nelle tradizioni che si ripetono da millenni nella Settimana Santa, racconta la sua storia fatta di manifestazioni religiose e folkloristiche insieme che racchiudono al loro interno radici cristiane e pre cristiane. E' cosi' che, nella settimana che prende il via la domenica delle Palme, in ogni angolo delle cinque province calabresi ciascuna comunita' ''racconta'' la Passione del Cristo. A Catanzaro, ad esempio, il venerdi' santo rivive la processione della ''Naca'', la culla dove viene adagiato il corpo del Cristo morto trasportata a spalla, attraversando tutta la citta' o a Decollatura (Catanzaro) dove, invece, ''u chiantu de Maria'' (il pianto di Maria) fa da filo conduttore ad una processione che accompagna le statue della Madonna e del Cristo Morto per le strade del centro montano. Sono le statue, infatti, nella maggior parte dei casi, le protagoniste di gran parte delle manifestazioni religiose che si susseguono ininterrottamente dalla domenica delle Palme fino alla Pasqua. Cosi' anche a Briatico (Vibo Valentia) dove viene portata a spalla la Vara, che rappresenta la bara del Cristo Morto, preceduta da un uomo in tunica (Cristo) che porta una croce di legno sulle spalle. Stessa scena a Satriano (Catanzaro) dove, invece, la croce viene trascinata dal Cireneo. San Giovanni Evangelista e' il protagonista della sfilata che si svolge a Cerchiara di Calabria (Cosenza) dove la sua statua e' portata in spalla dai fedeli che la fanno precedere da un gallo vivo mentre a Vazzano (Vibo Valentia) si svolge una fiaccolata con i fedeli che portano in corteo torce accese e precedono i frati con indosso una corona di spine e le mani incatenate. Fiaccolata anche a Pizzo Calabro (Vibo Valentia) dove la statua della Madonna Addolorata viene portata in processione per recarsi, simbolicamente, al sepolcro del Cristo. Ne 'l'affruntata'', che si volge nelle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia nel giorno di Pasqua, e' raccontato, invece, l'incontro tra Gesu', San Giovanni e la Madonna coperta da un lungo ed impenetrabile velo nero. L'incontro delle tre statue, che giungono in un'unica zona partendo da strade diverse, racconta l'annuncio della resurrezione del Cristo che Giovanni comunica a Maria e insieme alla quale si reca al Santo Sepolcro. Suggestiva, nel quartiere di Sambiase a Lamezia Terme (Catanzaro), la processione de 'i mistiari' che si svolge il venerdi' santo. Le statue, che risalgono alla fine del Settecento e nel corso dell'anno sono custodite all'interno della chiesa della Matrice, sono portate fuori solo in occasione della processione e rappresentano: Gesu' che prega, Ecce Homo, Gesu' che porta la croce, crocifisso, baretta, Madonna dei sette dolori, San Giovanni. Ogni statua, soprattutto in passato, era portata dai rappresentanti di una categoria sociale: religiosi, contadini, muratori, barbieri, falegnami, impiegati. Le bambine (verginedde), invece, sono le protagonisti della sfilata che si svolge a Cassano allo Jonio dove, insieme a queste piccole, vestite in tunica e guidate da una donna vestita di bianco, sfilano per la citta' insieme ai ''disciplini'', uomini incappucciati e vestiti anch'essi di bianco che si percuotono il corpo con un flagello di metallo. Il tutto accompagnato dal suono delle ''Buccine'', sottili strumenti a fiato simili a trombe ricurve, e delle ''Troccole'', strumenti popolari in legno. Particolarmente suggestivo e cruento nello stesso tempo e' il rito de ''i vattianti'' che si svolge il giovedi' santo a Nocera Terinese (Catanzaro) dove ad essere protagonista, non e' la statua, ma l'autoflagellazione. I vattianti, infatti, vestiti da ''Ecce homo'', con le gambe scoperte e preceduti da un bambino si percuotono con violenza le cosce utilizzando un cardo (un pezzetto di sughero con 13 pezzi di vetri acuminati conficcati al suo interno). Con il loro sangue, ''lavato'' con l'aceto, si fermano davanti alle porte delle abitazioni e lungo le strade antistanti.

La cuzzupa simbolo di Resurrezione. Sono le cuzzupe le regine incontrastate dei dolci tipici della Pasqua calabrese che, a seconda delle zone dove vengono prodotte, assumono denominazioni diverse. Si tratta di dolci le cui origini si perdono nel tempo e le cui ricette sono state tramandate gelosamente di generazione in generazione quasi a non voler dimenticare quell'indissolubile legame tra storia e tradizione con il futuro. Le ''cuzzupe'' (o cuculi o cuddhuraci), infatti, altro non sono che un dolce fatto con una pasta di pane zuccherata alla quale viene dato un po' di sapore inserendo nell'impasto anice e limone. Modellate in varie forme (pesce, cestino, cavallo, serpente, colomba, ecc.) con un unico comun denominatore che e' l'uovo sodo che viene sistemato sulla ''cuzzupa'' prima della cottura, racchiudono in se' un misto tra simbologia pagana e cristiana. Infatti, pur rappresentando la Resurrezione del Cristo al punto che e' quasi d'obbligo gustarle al rientro dalla Messa che viene celebrata nella notte tra il sabato santo e la Domenica di Pasqua, anche nella consumazione vi e' una sorta di cerimoniale da seguire. Non tutte le forme, infatti, possono essere consumate indistintamente da uomini e donne. Alcune ''cuzzupe'' accompagnate con un buon vino secco, sono destinate esclusivamente alle donne ed altre agli uomini in quanto rappresentano la fertilita' dei due sessi. Nei centri arbereshe, insieme ai ''cici'', che altro non sono che le 'cuzzupe'', vi e' la ''riganella'', una torta ripiena di uva passa e noci con una forma a spirale. Particolarmente gustosi, poi, sono anche i ''jaluni'', tipici delle zone delle aree grecaniche di Reggio Calabria. si tratta di dolci a base di ricotta e cosparsi di tantissimo zucchero a velo. Accanto ad essi ci sono anche i ''crustuli'', biscotti fritti lasciati riposare a bagnomaria nel miele, e alcuni dolcetti a base di pasta di mandorla abbelliti con un mezzo chicco di caffe' sopra. Mezzelune di pasta sfoglia ripiena di mandorle, uva sultanina, cioccolato, fichi secchi e noci, invece, sono le cosiddette ''nepitelle'' nel cui impasto viene inserito anche rum, vino cotto e miele. Sulle tavole calabresi, infine, a Pasqua non manca la pastiera con la ricotta, molto simile al piu' noto dolce napoletano.

 

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