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Riaprite il caso Bergamini
Caso Bergamini, la sorella a Csoenza chiede di riaprire le indagini. Aperto conto corrente 15 mar 10 La famiglia Bergamini oggi a Cosenza in una conferenza stampa ha chiesto aiuto ai cosentini ed alle istituzioni per riaprire il caso, ancora avvolto da mistero, della morte di Donato Bergamini. Al San Vito la sorella di Denis, Donata ha fatto appello anche a quanti possano dare una mano, tecnici, ingegneri, sulla possibilità di reperire, valutare e analizzare reperti che dopo venti anni ora è difficile trovare se non con un dispiego di risorse ed energie. Un’iniziativa dunque finalizzata a continuare le indagini di parte (così come consente il nuovo codice di procedura penale, che conferisce ai legali di parte civile di condurre controinchieste), che presto potrebbero portare alla riapertura ed eventualmente alla soluzione del caso Bergamini. Chiunque può dare il suo contributo con un versamento sul conto numero 2349417 intestato a Donata e Domizio Bergamini. “Vogliamo creare-ha spiegato Donata Bergamini- una sorta di di fondazione per la giustizia, che possa presto raccogliere e distribuire fondi a sostegno di altri casi di “ingiustizia”, e ci piacerebbe che questa iniziativa avesse una sponda calabrese”. Un appello che è stato rivolto anche alle società sportive. Il caso venne archiviato dalla magistratura come suicidio. Il processo si chiuse nel giugno 1992 davanti alla Corte d'appello di Catanzaro con l’assoluzione dell’autotrasportatore di Rosarno che quella sera era alla guida del camion che travolse il corpo di Bergamini, accusato di omicidio colposo, e stabilì che il calciatore ferrarese si era suicidato. Alcuni anni fa vi fu un’ulteriore richiesta di indagini da parte della polizia, ma gli elementi a supporto della richiesta sono apparsi infondati da parte dei magistrati che avrebbero dovuto vagliare l’istanza. Oggi, grazie al movimento di opinione che si è creato intorno al gruppo di Facebook “Verità per Donato Bergamini” e ad alcune inchieste giornalistiche locali, la vicenda è tornata a interessare anche la stampa e l’opinione pubblica nazionale. Anche grazie a ciò che le attività del pool di esperti medico-legali ingaggiati dalla famiglia e coordinati dall’avvocato ferrarese Eugenio Gallerani si sono intensificate negli ultimi mesi. Attività investigative private che, però, costano. È per questo che la famiglia ha deciso di ricorrere alle sottoscrizioni volontarie dei sostenitori della “verità per Donato Bergamini”. Alla conferenza stampa, assieme ai familiari di Denis Bergamini, c'era anche l’avvocato di famiglia Eugenio Gallerani. Il legale ha parlato poco dell’inchiesta, ma non ha escluso che farà un passaggio dalla procura di Castrovillari, competente per territorio in caso di riapertura del processo; o meglio: in caso di ‘riqualificazione dell’inchiesta’ (inchiesta ex novo), come l’ha definita il procuratore capo Franco Giacomantonio, che si è detto disponibile a riaprire il caso qualora emergessero elementi di inequivocabile rilevanza giudiziaria. L’avvocato ferrarese ha comunque fatto sapere che il suo viaggio in Calabria è finalizzato, oltre che al sostegno dell’iniziativa del conto corrente, all’acquisizione di alcuni importanti elementi probatori da inserire nell’atteso fascicolo della nuova indagine. Gallerani: riaprire il caso. “Il cadavere di Denis Bergamini non è stato trascinato, come si nota dalle foto che sono chiare, e dall’esame dei vestiti”. Ha affermato Gallerani. “Il medico legale all’epoca esaminò solo alcune foto di Bergamini, che era coperto da un telo. All’epoca si indagava solo per omicidio colposo, non penso ad un mistero. Ma io penso che Denis sia stato ucciso”, ha detto ancora Gallerani, che ha aggiunto: “Ci sono anche altri elementi nuovi, che non vogliamo qui rivelare. Faremo una richiesta alla Procura di Castrovillari perchè riapra il caso, ma non sappiamo ancora quando”. Per Donata Bergamini “l’opinione pubblica è molto importante, come la stampa. Chiedo il sostegno anche della dirigenza dell’epoca del Cosenza Calcio. Ma perchè non si sono fatti mai vivi?”. Durante la conferenza stampa è stato presentato un volantino su cui è riportato il numero di un conto corrente bancario. La famiglia Bergamini chiede un sostegno economico per continuare le sue indagini, ma assicura che sarà anche data vita ad una fondazione intitolata a Denis e che si batterà contro le ingiustizie “simili a quelle che l’hanno portato via”.
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