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Udienza preliminare Why Not

 

 

Riprende il processo Why Not, chiesti proscioglimenti per indagati

14 gen 10 Dopo la pausa per le festività natalizie è ripresa stamani l'udienza preliminare nei confronti degli indagati dell'inchiesta Why Not, sui presunti illeciti nella gestione dei fonti pubblici. Stamani il difensore di Renzo Turatto ha chiesto che il suo assistito venga processato con il rito abbreviato. La posizione di Turatto è stata quindi stralciata dall'udienza preliminare e si è aggiunta a quella di altri 39 indagati per i quali il processo con ritro abbreviato inizierà domani mattina. Durante l'udienza preliminare sono intervenuti i difensori dell'imprenditore, gli avvocati Luca Marafioti e Benedetto Carratelli, i quali hanno chiesto il proscioglimento del loro assistito che è accusato di una ipotesi di corruzione nell'ambito della campagna elettorale per le regionali del 2005. L'accusa sostiene che l'imprenditore avrebbe dato la somma di 25 mila euro per sostenere la campagna elettorale di Agazio Loiero, allora candidato alla presidenza della Regione, e del consigliere regionale Nicola Adamo, per ottenere l'approvazione di un provvedimento che gli consentiva di aprire in Calabria nuovi centri commerciali. La difesa ha sostenuto principalmente che non ci sono prove circa la consegna del denaro e che l'ipotesi di corruzione non sussiste perché Loiero, all'epoca dei fatti, non era pubblico ufficiale. Il difensore del consigliere regionale ed ex capo di gabinetto della giunta regionale di centrodestra, Franco Morelli, ha chiesto il proscioglimento del suo assistito considerato che non ci sono imputazioni specifiche. Nei confronti di Morelli, secondo il suo assistito, non ci sarebbero nemmeno elementi che dimostrerebbero l'appartenza alla presunta associazione per delinquere. Anche i difensori di Saverio Ditto, Pierluigi Leone e di Rosario Caccuri Baffa hanno chiesto il proscioglimento dei loro assistiti. L'udienza preliminare è stata fissata il 26 gennaio quando proseguiranno le arringhe difensive degli altri indagati.

Inammissibile ricusazione Merante. La Corte d’appello di Catanzaro ha dichiarato inammissibile l’istanza di ricusazione presentata da Caterina Merante nei confronti del giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro, Abigail Mellace, che sta trattando il procedimento nato dall’inchiesta “Why not”, su presunti gravi illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria. La decisione, presa nei giorni scorsi, non è stata comunicata ufficialmente alla Procura generale, ma comunque depositata nella cancelleria del giudice, che ieri, intanto, ha regolarmente ripreso la trattazione dell’udienza preliminare. Anche la stessa Procura generale, tuttavia, aveva espresso parere di inammissibilità dell’istanza, presentata in maniera irrituale poiché invece di essere depositata presso la Corte d’appello, come previsto dal codice di rito, era stata presentata alla stessa Procura ed all’Ufficio gip-gup. L’istanza di ricusazione era stata presentata lo scorso 18 dicembre dopo essere stata annunciata il giorno prima, durante l’udienza preliminare del procedimento “Why not”, dall’avvocato Alessandro Diddi, difensore di Caterina Merante - principale teste dell’inchiesta, in cui figura imputata per un’ipotesi di contravvenzione in materia di lavoro, ma anche parte offesa rispetto ad altri reati e parte civile nell’interesse della società Why not -. In quattro pagine era racchiuso l’elenco delle motivazioni in base alla quali si è chiesto di sostituire il gup, poiché “le situazioni personali che riguardano o hanno riguardato congiunti della dottoressa Mellace - vi era scritto - rendono evidente come sia fondato il sospetto che la stessa possa non essere imparziale”. A questo punto, la Merante ha la possibilità di ripresentare l’istanza alla Corte d’appello.

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