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Rivolta degli immigrati

 

Pesante bilancio della rivolta di Rosarno, 53 feriti, 10 arresti, 910 trasferiti. Avviato smantellamento baracche

09 gen 10 Sono 53 le persone rimaste ferite nel corso della guerriglia urbana di Rosarno, secondo i dati della Questura di Reggio.Di questi 21 sono immigrati, otto dei quali ancora in ospedale. Gli immigrati trasferiti sono stati 910, divisi tra il Cpa di Crotone e quello di Bari. Lo rende noto il capo del Dipartimento delle libertà civili e immigrazione del Viminale, prefetto Mario Morcone, sottolineando che una cinquantina di questi sono stati recuperati nei casolari isolati nelle campagna della piana di Gioia Tauro mentre il resto vivevano nella ex Rognetta e nella ex Opera Sila. Sono inoltre in partenza altre 60 persone - ospitate in una struttura in località Le Colline a Rizziconi - mentre altre 155 partiranno nella notte. Conclusi questi trasferimenti, al Viminale non risultano più situazioni particolari, anche se non si esclude che vi sia ancora qualche immigrato presente sul territorio. Un centinaio si sta spostando con i mezzi propri. Finora sono stati arrestati tre italiani e sette stranieri, per cinque dei quali l'arresto e' stato convalidato dal gip. Intanto le baraccopoli e gli insediamenti abusivi realizzati all'interno di ex fabbriche a Rosarno, verranno smantellate in tempi brevi. Lo hanno assicurato fonti della questura di Reggio Calabria, sottolineando che e' gia' stato dato l'incarico ad alcune ditte specializzate di sbaraccare gli insediamenti con l'obiettivo di evitare che in futuro gli immigrati possano vivere in condizioni cosi' degradate.

A Bosco presenti “Medici senza frontiere”. C'e' un team di "medici senza frontiere", l'associazione che si occupa di assistenza sanitaria agli extracomunitari, nel campo per immigrati in localita' "Bosco" a Rosarno. Si tratta di otto operatori, tra cui alcuni medici, che stanno verificando la situazione sanitaria della struttura, di cui proprio in queste ore si sta predisponendo lo sgombro. "Siamo qui - spiega l'addetto stampa Giorgio Contessi - nell'ambito di un progetto di assistenza ai lavoratori stagionali. Nel mese di dicembre abbiamo distribuito kit di medicinali e vestiario fra gli ospiti della struttura. Siamo pronti a fornire l'assistenza necessaria per quanti ne avessero bisogno".

Molinaro (Coldiretti) “Dramma Rosarno punta di un iceberg”. “Rosarno non può continuare ad essere una fortezza assediata, dove viene messa in continuo pericolo una civile convivenza tra la popolazione residente e la presenza di tanti lavoratori extracomunitari di un esercito visibile che da anni vive nell’illegalità ai limiti dell’estrema sofferenza, del degrado umano, dell’assoluta emarginazione sociale.”. Così, commenta il presidente della Coldiretti Calabria Pietro Molinaro i drammatici fatti di Rosarno che aggiunge “possono essere la punta avanzata di un conflitto che non solo per emulazione potrebbe allargarsi in altre aree a rischio che in Calabria sono presenti poiché la nostra è una regione che è il crocevia più importante di ingresso in Italia”. La sfida è duplice: per la politica è quella di far crescere legalità e sicurezza, senza chiudere pregiudizialmente la porta, ma effettuando controlli più stringenti ed intervenendo subito sulle diverse situazioni di status degli immigrati, la cultura dell’accoglienza che ha sempre contraddistinto la Calabria è un valore cristiano e quindi non è né di destra né di sinistra, bensì riguarda tutti; per il mondo imprenditoriale è quello di rispettare i diritti però mai sganciati dai doveri di ogni lavoratore e in quanto organizzazione imprenditoriale e forza sociale, sentiamo forte il dovere di affermare che non può essere criminalizzato un intero settore fatto anche di imprese, che pur in presenza di una crisi evidente del comparto agrumicolo assumono regolarmente, danno la giusta paga e rispettano le regole subendo quindi una concorrenza sleale da chi questo non lo fa e per queste ultime la coldiretti è per la “tolleranza doppio zero”. La vicenda di Rosarno , deve essere uno shock positivo per tutti – continua Molinaro – per questo propongo che dalla paura si passi al progetto e che sotto il coordinamento della Prefettura di Reggio Calabria, dell’Ufficio del Lavoro e della Commissione Regionale sull’emersione del lavoro, nell’assicurare primarie condizioni di vita più adeguate, si possano subito predisporre ed attuare dei contratti territoriali di solidarietà, con la previsione di specifici ammortizzatori sociali nelle aree di crisi ed allarme sociale, che chiamano direttamente in causa il ruolo delle rappresentanze delle imprese e dei sindacati. Questo, oltre a rendere evidente il sommerso, -conclude Molinaro - può aiutare ad eliminare anche il deprecabile ed immorale fenomeno del caporalato che alimenta un corto circuito tra criminalità e allarme sociale oltre ad essere funzionale ad una economia distorta, invece vi è la necessità di utilizzare gli immigrati come una risorsa importante per lo sviluppo economico e sociale della regione.

Barbareschi (Pdl) “Serve solidarietà per l’integrazione”. ''Quello che sta avvenendo a Rosarno e' la dimostrazione di quanto ancora sia enorme il divario tra il nord e il sud del nostro Paese. Mentre nelle aziende del settentrione gli immigrati vengono accolti, collocati al lavoro e regolarmente retribuiti, in Calabria come nelle altre realta' che abbiamo conosciuto come quelle della Campania e della Puglia, essi vengono spesso schiavizzati''. E' quanto afferma Luca Barbareschi del Pdl. ''Stiamo assistendo -avverte il vicepresidente della commissione Trasporti e Comunicazioni della Camera- ad un far west indegno di un paese civile: stiamo dimenticando che noi italiani, solo fino a qualche decina di anni fa, spesso venivamo trattati allo stesso modo, collocati in quarantena prima di essere impiegati per le mansioni piu' degradanti nel continente americano''. ''Tocca allora a noi difenderli, noi che fino ad oggi abbiamo consentito che fossero sfruttati dalla criminalita' organizzata, e fare in maniera che essi si integrino. Solo l'integrazione e la solidarieta' -sottolinea Barbareschi- ci assicureranno una convivenza civile. E prestissimo sara' necessario convivere tutti, al di la' dei confini geografici e religiosi, e' questo il futuro cui andiamo incontro''.

Tripodi (Pdci): “A Rosarno, purtroppo, ha vinto la Calabria che non vogliamo. Quella che si alimenta di culture razziste e xenofobe, che vuole l’esclusione contro l’inclusione, che rifiuta il diverso e lo vede come una minaccia. Ma ha vinto anche la cultura della subalternità e della prepotenza, di chi è forte con i deboli ma debole, di chi pensa che il lavoro è meno di una merce e neanche come tale va trattato. Hanno vinto quei poteri come la ndrangheta che hanno imposto un mercato del lavoro diventato vero e proprio schiavismo. E tutto questo è avvenuto mentre lo Stato ha dispiegato tutta la sua forza repressiva non già per tutelare e difendere la vita e l’incolumità degli immigrati dai delinquenti che li hanno minacciati, sparati, sprangati e aggrediti, ma bensì ma per organizzare una deportazione di massa all’insegna della cultura dell’intolleranza che governa questo paese che trasforma le vittime in carnefici. Quello che è avvenuto è conseguenza diretta della sconcertante e disumana politica fondata sui respingimenti degli immigrati e sull’introduzione del reato di clandestinità portata avanti dal governo Bossi-Berlusconi e personalmente dal ministro Maroni”. Ad affermarlo, in una nota, Michelangelo Tripodi, assessore regionale, nonché segretario regionale e responsabile del Dipartimento per il mezzogiorno del PdCI. “Siamo stati purtroppo tristi profeti di una situazione insostenibile e vergognosa – spiega Tripodi -. Quello che è successo a Rosarno è di una gravità assoluta e sono assai gravi e pericolose per la democrazia e per la convivenza civile le dichiarazioni che in queste ore sono state rilasciate dal ministro Maroni e dagli esponenti del pdl che sono una vera e propria provocazione quando non finiscono per diventare un’incitazione alla violenza.” Il ministro Maroni dovrebbe letteralmente vergognarsi, così come si devono vergognare tutti quei rappresentanti del governo Berlusconi e della vena secessionista della Lega Nord che stanno portando avanti un clima di odio e di razzismo diffuso in tutta Italia. Tutto quello che abbiamo vissuto drammaticamente in queste giornate di violenza è innanzitutto la conseguenza della legge Bossi-Fini con i suoi nefasti effetti. E’ bene ricordare che gli immigrati di Rosarno e Gioia Tauro sono stati ridotti in schiavitù, costretti a lavorare nelle campagne 12-14 ore al giorno per due-tre giorni la settimana, con un salario giornaliero di 15/20 euro, costretti a vivere reclusi in vere e proprie baraccopoli senza alcuna benchè minima garanzia igienico-sanitaria. Una situazione di violenza e degrado che viola i diritti umani, frutto di una legge quindi decisamente inadeguata in materia. Una normativa che non riesce a contrastare la tendenza al lavoro nero e che non garantisce il permesso di soggiorno agli immigrati che denunciano la propria condizione di lavoro irregolare, incentivando così la clandestinità e tanto quanto di grave ne consegue anche in termini di sicurezza e di ordine pubblico”. “Una situazione,– afferma ancora Tripodi – che nulla a che vedere, per intenderci, con l’esempio di civiltà di cui sono protagonisti invece comuni come Riace che hanno aperto le porte agli immigrati, accogliendoli e sistemandoli nelle case sfitte e in alcune strutture pubbliche dei loro antichi borghi, avviando insieme ad un percorso lavorativo un sistema di accoglienza e integrazione che fa onore a tutta la Calabria e a tutta la nostra nazione”. “Gli immigrati sono costretti, sottolinea Tripodi, a vivere tra l’incudine della ndrangheta e il martello del razzismo”. “Ferma restando la condanna per quanto di violento è accaduto a Rosarno – conclude Tripodi - la problematica è forte e bisogna affrontarla di petto e una volta per tutte altrimenti si rischia grosso e non continuando a spargere il seme dell’intolleranza che una volta attecchito, come purtroppo come ci insegna la storia, è difficile da estirpare. Bisogna invece togliere dal dizionario l’equazione per cui immigrazione vuol dire criminalità, continuando a scaricare, così come sta facendo il Governo Berlusconi, il malessere generalizzato che si respira nel Paese sulle spalle degli extracomunitari identificati come il nemico da cacciare o da sfruttare. Serve invece un forte impegno civile e politico che porti ad un cambiamento repentino di rotta, promuovendo una legge adeguata che tuteli diritti e doveri degli immigrati”.

 

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