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Rivolta degli immigrati a Rosarno

 

Rivolta degli immigrati a Gioia e Rosarno dopo aggressione con fucile a piombini. Polizia in assetto anti guerriglia

07 gen 10 Alcuni cittadini extracomunitari sono stati feriti da persone non identificate, in modo non grave, a Gioia Tauro con un’arma ad aria compressa nei pressi di una struttura divenuta luogo di ricovero per la manodopera utilizzata nei campi. Le condizioni delle persone ferite, tra i quali c'è anche un rifugiato politico del Togo con regolare permesso di soggiorno, portate nell’ospedale di Gioia Tauro non desterebbero preoccupazioni. Ma a seguito dell’episodio alcune centinaia di cittadini extracomunitari hanno inscenato una manifestazione di protesta bruciando anche dei copertoni. Lo stesso è accaduto a Rosarno nell’ex fabbrica dell'Opera Sila a Rognetta appena si è diffusa la notizia dei ferimenti. Immigrati con pali e bastoni sono partiti per il centro del paese dove hanno rovesciato e bruciato cassonetti. Le zone interessate dalle due manifestazioni sono attualmente presidiate dalle forze di polizia. Ma la situazione si fa sempre più caotica, per il susseguirsi degli episodi di violenza da parte di alcune centinaia di immigrati. Distrutte decine e decine di auto.

Arriva la Celere. A Rosarno sono stati fatti convergere anche uomini dei reparti Celere della Polizia, che sono però in numero ridotto rispetto ai manifestanti. La Polizia ha anche sparato lacrimogeni per cercare di disperdere la folla. Una situazione border line che da tempo era in procinto di esplodere. In serata è iniziata la trattativa per mettere fine alla protesta. Grave il bilancio a tarda sera: 10 persone sono finite in ospedale (5 nell'ospedale di Polistena e 5 nell'ospedale di Gioia) e altre 14 sarebbero invece state arrestate. Inoltre una parte di popolazione, se non fosse intervenuta la polizia, era già pronta per rispondere alla rivolta degli immigrati. Una donna, secondo i primi racconti registrati dalle forze dell'ordine, sarebba stata fatta scendere dalla sua auto che poi sarebbe stata data alle fiamme.

Una comunità di 1500 persone. Una situazione incandescente per le condizioni in cui vivino gli immigrati ridotti quasi in schiavitù. Oltre 1.500 persone che vivono ai limiti della condizione umana. Già a dicembre 2008 avvenne qualcosa di simile e gli immigrati inscenarono una protesta. Si ribellarono alle dure condizioni del caproalato e per ripicca furono vittime di una spedizione punitiva degli uomini della ndrangheta che gestiscono la manovalanza nei campi. Gente pagata 5 euro a giornata e sfruttata peggio degli schiavi. Calati nella incandescente realtà calabrese, dove il lavoro è cosa rara, gli immigrati vivono tutte le loro problematiche sociali immersi nei problemi atavici del territorio. Oggi la provocazione che sembra quasi un continuus con quanto accaduto a Reggio. Qualcuno agita il torbido per sollevare tenere alta la tensione.

Situazione tornata alla normalità in tarda sera. Dopo gli scontri la mediazione del Commissario prefettizio Bagnato, il comune di Rosarno è commissariato per infiltrazioni mafiose dalla fine del 2008, ha portato la normalizzazione della situazione. Al momento non si registrano altri episodi di violenza ma la polizia ha istituito posti di blocco tra Gioia e Rosarno e tiene sotto controllo tutta la zona.

Video: Il servizio del Tg2 sulla rivolta

Loiero “Violenza frutto di intolleranza xenofoba”. “Mi preoccupa molto quello che sta avvenendo a Rosarno. E’ il frutto di un clima di intolleranza xenofoba e mafiosa che non riguarda ovviamente la popolazione di Rosarno, giustamente allarmata per la situazione di tensione che si è determinata con la rivolta degli extracomunitari sfruttati, derisi, insultati e ora, due di loro, feriti con un’arma ad aria compressa”. Lo ha detto in serata il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, informato a Roma dei fatti di Gioia Tauro e Rosarno. “Auspico – ha detto ancora Loiero – che dal ministero dell’Interno arrivi una forte iniziativa che tutelando i cittadini di Rosarno, perché sono intollerabili gli atti di vandalismo, tuteli anche quei tanti disperati contro cui per la seconda volta si è indirizzata la violenza criminale. Il fuoco della rivolta, sebbene va condannata ogni forma di violenza, nasce da queste premesse. Per questo mi auguro, intanto, che la rivolta rientri al più presto. E subito dopo, al di là delle singole responsabilità, che qualcuno finalmente si occupi di questa massa di lavoratori costretti a vivere in condizioni disumane”.

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