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Rivolta degli immigrati, un altro ferito. Molti partono

 

Un alto immigrato ferito, casa data alle fiamme. Oltre 600 trasferiti. Rivolta scoppiata per falsa notizia di morti

09 gen 10 Il fucile a piombini ha fatto un altra vittima questa mattina. Un altro immigrato e' stato ferito in località Guardiola di Gioia Tauro da sconosciuti a bordo di un motorino. Due persone hanno esploso un colpo di fucile, secondo quanto appreso, caricato a pallini, contro un gruppo di extracomunitari di tre persone, ferendone uno alle gambe e ad un braccio. L'immigrato, del Burkina Faso, si chiama Dabré Moussa, di 29 anni, ed ha il permesso di soggiorno. Secondo il referto stilato dai medici del pronto soccorso dell'ospedale di Gioia Tauro, dove è stato medicato, guarirà in quindici giorni. La sparatoria e' avvenuta vicino uno dei locali dell'ex Opera Sila. L'uomo e' stato soccorso a Gioia Tauro. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. Intanto e' stato rimosso il presidio dei cittadini al municipio e questa mattina a Rosarno si e' svolta una riunione della task force istituita ieri dal ministro dell'Interno Roberto Maroni. Una casa dove abitavano cinque immigrati è stata data alle fiamme, mentre c’è una specie di corteo sulla ss18 di immigrati che stanno andando via da Rorsano.

Altri trecento trasferiti in giornata. Dopo i 300 trasferiti questa notte, circa altri 300 immigrati dovrebbero lasciare l'ex Opera Sila, una delle strutture dove erano ospitati gli extracomunitari che hanno dato vita alla rivolta a Rosarno. L'intesa, secondo quanto si apprende, sarebbe stata raggiunta tra la task force inviata dal Viminale e gli stessi immigrati dopo una lunga mediazione durata diverse ore. Dei 300 stranieri, un centinaio andranno nel Centro di prima accoglienza di Crotone mentre altri 200 saranno portati in quello di Bari. Una volta avviato il trasferimento di questo nucleo di immigrati ne rimangono ancora circa 600 ospitati sia nell'ex Opera Sila, sia in un'altra struttura abbandonata in località Le Colline, a Rizziconi, sempre nell'area compresa tra Rosarno e Gioia Tauro. Con loro è in atto una mediazione affinché si riesca, nel più breve tempo possibile, a trasferirli tutti. Un'altra mediazione, questa volta tra le forze dell'ordine e i cittadini di Rosarno, è invece in corso per arrivare alla rimozione del blocco sulla Statale 18, che gli abitanti hanno rialzato questa mattina a poche centinaia di metri dallo stabilimento dell'ex Opera Sila per evitare che gli immigrati raggiungano l'abitato di Rosarno.

Rivolta scoppiata per falsa notizia morti. "La reazione violenta degli immigrati di giovedì sera a Rosarno è stata provocata da una voce diffusa tra di loro secondo cui quattro loro connazionali erano stati uccisi". Lo ha detto, parlando con i giornalisti, il referente di Libera della Piana di Gioia Tauro, don Pino Demasi, che sta collaborando alle operazioni di sgombero della struttura di ricovero dell'ex Opera Sila. "La voce che si era sparsa - ha detto don Pino - ha scatenato il panico tra gli immigrati e una reazione consequenziale. Non so dire chi e perché abbia sparso questa voce. Fatto sta che da lì si è scatenato l'inferno". Secondo don Pino "adesso l'unica cosa che gli immigrati possono fare è andarsene. A Rosarno, ormai, c'é una situazione tesa che determina per loro un pericolo concreto. Ed è triste perché qui gli immigrati hanno anche ricevuto tanta solidarietà e accoglienza. Bisogna ristabilire la calma".

Il prefetto Bagnato fa primo bilancio: ''Queste 48 ore sono state drammatiche, sono successi fatto gravissimi che ci lasciano molto preoccupati. Le pagine di oggi hanno fatto un brutto effetto a tutti e molti anche qui si rendono conto che e' necessario uno sforzo collettivo per uscire da questa situazione''. Lo dice ai microfoni di CNRmedia il Commissario Prefettizio di Rosarno Domenico Bagnato, raggiunto telefonicamente poco prima di iniziare una riunione con i cittadini. ''A Rosarno restano molti cittadini stranieri che vivono normalmente sul territorio e che resteranno qui, - precisa Bagnato - sono andati via solo quelli alloggiati nella ex cartiera. Ora gli abitanti chiedono che anche l'ex oleificio sia del tutto sgomberato. Li' c'e' ancora un consistente gruppo di stranieri, controllato a vista dalle forze di polizia'' ha concluso Bagnato.

Immigrati partono volontariamente. Un gruppo di immigrati trasferiti da Rosarno al Centro di prima accoglienza Sant'Anna, nel crotonese, ha lasciato stamani il centro per dirigersi alla stazione di Crotone per partire autonomamente. Secondo quanto si è appreso, una ventina di immigrati, al loro arrivo al Centro, hanno rifiutato l'alloggio, facendo presagire l'intenzione di andarsene stamani, all'apertura dei cancelli. Il centro, infatti, è una struttura aperta e gli immigrati possono allontanarsi senza controlli.

Auto immigrati presa a sassate. Un' auto con tre immigrati a bordo è stata fermata da alcune persone, sembra armate di bastoni ed altri oggetti, lungo la strada provinciale 49, a Rosarno, in contrada Capoferro: due degli stranieri sono riusciti a fuggire mentre il terzo è stato colpito da una sassata in testa. Lo apprende l'ANSA da fonti investigative. Lo straniero è stato condotto in ospedale dove è attualmente trattenuto in osservazione. Le sue condizioni non sono gravi.

Immigrato ritorna in ospedale. E' stato riportato nell'ospedale di Gioia Tauro per una sospetta frattura ad una spalla Geondin, l'immigrato nigeriano colpito a sprangate ieri a Rosarno. Dopo che l'immigrato è stato dimesso ed è stato portato nella struttura di ricovero di Rosarno, i sanitari che lo accompagnavano hanno constatato che il giovane potrebbe presentare una frattura non diagnosticata e per questo motivo hanno deciso di riportarlo in ospedale per sottoporlo ai necessari accertamenti. Geondin appariva molto sofferente e provato. Indossava ancora, tra l'altro, la maglietta che aveva nel momento dell'aggressione, con evidenti macchie di sangue.

Due immigrati ancora in prognosi riservata. Sono ancora gravi, e la prognosi resta riservata, ma si mantengono stabili le condizioni dei due immigrati feriti ieri pomeriggio a colpi di spranga a Rosarno da alcune persone non identificate. Uno dei due immigrati, che e' quello in condizioni piu' gravi, e' ricoverato nel reparto di neurochirurgia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, mentre l'altro, che deve essere operato ad un rene per delle lesioni che ha subito, si trova nell'ospedale di Polistena. Per quanto riguarda gli altri feriti, 19 extracomunitari e 18 uomini delle forze dell'ordine, non vengono segnalate situazioni di particolare gravita'. Alcuni sono stati gia' dimessi, altri sono ancora tenuti sotto osservazione.

Sindaco Riace “Mi vergogno di essere italiano”. ''Abbiamo avuto dei primi contatti e, nel limite delle nostre possibilita', noi siamo disponibili ad accogliere alcuni degli immigrati di Rosarno''. E' quanto ha detto il sindaco di Riace, Domenico Lucano, protagonista da tempo di un ampio progetto di accoglienza e di integrazione per gli immigrati nel suo Comune. ''Ieri sono stato a Rosarno - ha aggiunto - e l'impressione che ho tratto e' stata assurda. Le condizioni in cui vivono questi immigrati sono inumane, peggiori di quelle dei Paesi da dove provengono. E vedendo dove vivono mi sono vergognato di essere italiano. A noi ci fa comodo utilizzare quelle braccia per il lavoro pero' mi chiedo come mai questa storia e' andata avanti per tanto tempo e nessuno ha mai parlato? Dove sono gli organi di controllo? Quello e' tutto lavoro nero collegato con la malavita organizzata''. ''Pagando questa gente 15 euro al giorno - ha proseguito Lucano - li abbiamo reso schiavi. Il sud in queste ore si e' reso protagonista di una brutta pagina''.

Presidio antirazzista domenica. "In questo momento di forte tensione esprimiamo tutta la nostra indignazione perquanto sta accadendo nella piana di Gioia Tauro". E' quanto scrive in una nota la 'Rete antirazzista di Cosenza". "Per decenni -è scritto-, in Calabria, la questione migranti è stata sottovalutata e, in particolare a Rosarno, dove migliaia di persone quotidianamente vengono sfruttate ed umiliate anche se dal loro lavoro dipende lo sviluppo del settore agricolo. Le responsabilità sono da individuare a tutti i livelli politici , compreso quello regionale con Loiero in testa, che si è limitato ad interventi tampone in clima di emergenza. Quello che più ci indigna è che in queste ore molto spazio viene dato alla rivolta dei migranti per le strade di Rosarno senza una indagine approfondita circa le cause: l‚ingiustizia della Bossi- Fini in primis e le condizioni disumane di vita dei migranti. Comprendiamo le ragioni dei cittadini di Rosarno ma non possiamo tacere sulle aberranti condizioni in cui versano migliaia di migranti nella piana, costretti a lavorare per pochi spiccioli nella più totale precarietà, a dormire in luoghi malsani, soggetti al ricatto dei caporali. A partire da queste considerazioni la rete antirazzista di Cosenza chiede che si ponga fine a questa guerra fra poveri e si appella al buon senso dei Rosarnesi, ai quali si chiede uno sforzo di comprensione per le condizioni in cui vivono queste persone vessate da politiche razziste e xenofobe. La gravità del momento impone una riflessione lucida e pacata sulla situazione attuale al fine di ripristinare la civile convivenza posta sotto assedio dalle politiche xenofobe e razziste del Governo. Ci si auspica che tutta la Calabria scenda in piazza per manifestare la solidarietà ai migranti e per dire basta a questa infinita ingiustizia. Lanciamo pertanto un appello ad associazioni, organizzazioni, partiti, istituzioni, singoli cittadini, organizzazioni di categoria che vogliono costruire realmente una Calabria migliore perchè partecipino, tutti, all'incontro pubblico che si terrà a Rosarno domenica 10 gennaio 2009 alle ore 14.00. Rete antirazzista di Cosenza.

Ferrero (Prc) "Dramma frutto della Bossi-Fini". "La drammatica situazione di minacce, tensioni, paure e vere e proprie violenze che si è determinata a Rosarno tra cittadini italiani ed extracomunitari ha un unico e preciso responsabile: la legge Bossi-Fini, legge che non ha fatto altro che aumentare in modo spropositato lo sfruttamento in nero degli immigrati e il lavoro schiavistico". Lo afferma Paolo Ferrero, portavoce della federazione della sinistra. "Di fronte a tutto questo - prosegue - l'unica soluzione immediata ed efficace da prendere è quella di garantire il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati che lavorano in Italia e iniziare a multare e perseguire penalmente con estrema durezza chi li fa lavorare in nero e senza diritti. In questo modo la clandestinità e lo sfruttamento sparirebbero nel giro di sei mesi". "Il governo delle destre, governo in cui la Lega è parte preponderante, non lo vuole fare e non lo farà perché a questo governo sta bene che esista il lavoro schiavistico e al nero, favorendo così da un lato l'abbassamento del costo del lavoro in settori chiave come l'agricoltura e l'edilizia e dall'altro garantendo la possibilità di continuare ad evadere il fisco a quei padroni e padroncini che sfruttano gli immigrati e che praticano l'evasione fiscale e lo sfruttamento come norma di vita quotidiana".

Pignataro (SeL) “Rivolta annunciata”. “Sembra trascorso più di un secolo da quando, col sindaco Peppe Lavorato, Rosarno affrontava la questione dei migranti nel segno della tolleranza e dell’integrazione.” E’ quanto scrive Fernando Pignataro del Comitato Scientifico Nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà. “Sembra –aggiunge- che Caulonia e Riace siano distanti più di mille chilometri dalla Piana di Gioia Tauro. In questi due comuni calabresi si è voluta considerare l’immigrazione come una grande opportunità per far rivivere paesi dell’interno, altrimenti destinati dall’emigrazione all’invecchiamento della popolazione e allo spopolamento graduale e totale. I fatti gravi di questi giorni sono la ricaduta delle grandi contraddizioni che vive il nostro Paese e la nostra regione rispetto ad una problematica sicuramente difficile, ma che è aggravata da una legge assurda e pericolosa (la Bossi-Fini), da una assenza di politiche coerenti e efficaci di emersione del lavoro nero e irregolare, dall’assenza dello Stato e delle Istituzioni in larga parte del territorio calabrese e meridionale. In Calabria la situazione diventa esplosiva per la presenza pervasiva e ossessiva della ‘ndrangheta, per il controllo che esercita sul territorio, per i suoi collegamenti con pezzi della politica e dell’apparato burocratico in tutto il territorio regionale. Questa è la lettura degli avvenimenti di Rosarno, esplosi in tutta la loro gravità dopo l’ennesimo atto di provocazione e intimidazione mafiosa. Non è dato ancora sapere se legati al tentativo di dare un nuovo segnale di presenza attiva e di predominio territoriale, proprio nel mentre a Reggio Calabria si teneva la riunione dopo l’attentato alla Procura della Repubblica della città dello stretto. Chi oggi si permette di parlare di una Calabria “leghista” non sa quello che dice, tenta maldestramente di strumentalizzare una rivolta provocata da mesi di tensione, da una situazione di povertà, degrado e sfruttamento, da condizioni di violenza e sottomissione quotidiana. La cosa più grave è che, nonostante la manifestazione pacifica di qualche mese fa per rispondere all’ennesimo attacco nei confronti dell’ex cartiera e ai ferimenti di alcuni “braccianti di colore” e l’inchiesta della Rai sulle condizioni di vita, di lavoro, igienico sanitarie degli accampamenti dei migranti di colore, non si sia fatto nulla, non si è messa in piedi una politica di superamento di questa vergogna nazionale. Eppure, l’inchiesta metteva a nudo lo sfruttamento disumano a cui erano e sono sottoposti i migranti da parte del caporalato, il pizzo che sono costretti a versare, le condizioni di indigenza e povertà assolute, le condizioni di degrado in cui sono costretti a vivere, la pericolosità dal punto di vista igienico sanitario. Ora la questione è sotto l’attenzione generale in tutto il Paese. Proprio per questo è necessario che si parta da una denuncia forte delle intimidazioni, delle violenze e dei ferimenti subiti dalla comunità africana che lavora e vive a Rosarno e nella Piana di Gioia Tauro. Dopo, per la Sinistra, si rende obbligatoria una battaglia seria per l’abolizione della Legge Bossi-Fini sull’immigrazione, per rimettere le cose a posto, ritornare a parlare di accoglienza, tolleranza e integrazione, non utilizzare le questioni della sicurezza e della paura delle persone per inserire provvedimenti che minano l’uguaglianza dei cittadini e le loro libertà individuali. Infine, proprio nel mentre il Governo a Reggio Calabria è venuto ad annunciarci il potenziamento delle forze dell’ordine (121 unità) e dei giudici per la procura e la costituzione del Comitato per i beni confiscati, è importante ribadire che la lotta alle mafie e alla ‘ndrangheta (che si scopre essere “rilevante” nazionalmente) ha bisogno di una forte repressione, ma anche di politiche sociali e del lavoro che tolgano la regione dalla depressione economica e civile, che facciano superare una situazione di arretratezza, povertà e indigenza, che diventano il terreno più fertile per imporre la supremazia dei poteri mafiosi. E non ha bisogno di provvedimenti nazionali a favore dei mafiosi come l’asta per i beni confiscati e lo scudo fiscale. Se da un lato, quindi, è prioritario riportare la calma a Rosarno, dall’altro occorre affrontare la questione in modo organico (certamente non col trasferimento degli immigrati nel CPS di Crotone – come si sta facendo), affrontando i problemi alla radice, partendo dalla soluzione dei problemi di lavoratori, che sono venuti nel nostro Paese per ricercare una migliore condizione di vita e che hanno trovato, al contrario, sfruttamento, violenza e repressione, insomma, una situazione peggiore di quella da cui sono fuggiti.

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