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Processo morte Federica Monteleone

 

 

Processo morte Federica, modificati capi imputazione

14 gen 10 La Procura di Vibo Valentia nell’udienza che si è tenuta stamattina al tribunale di Vibo a carico delle nove persone a giudizio per l’omicidio colposo di Federica Monteleone, ha chiesto la modifica dei capi di imputazione. Federica, 16 anni, studentessa morì dopo un'operazione di appendicectomia nell’ospedale Jazzolino di Vibo il 19 gennaio 2007. La divergenza tra le diverse perizie tecniche acquisite agli atti del dibattimento e la perdita di elementi probatori decisivi, a causa del mancato perentorio sequestro della sala operatoria e delle apparecchiature elettromedicali, non offrono infatti certezze sulla presunta scarica elettrica che avrebbe colpito la paziente. È per questo che in aula il sostituto procuratore Fabrizio Garofalo, affiancato dal procuratore Mario Spagnuolo, ha formalizzato la modifica dei capi d’accusa. Resta, per tutti, la contestazione di omicidio colposo, ma variano i presupposti. La tesi della scarica elettrica che attraversando la paziente le provocò l'arresto o il rallentamento del circolo ematico tale da determinare un’ipoperiffusione tissutale generalizzata e protratta, che determinava il danno cerebrale, resta comunque in piedi come ipotesi, seppur adesso considerata alternativa ad una non corretta od insufficiente ventilazione della paziente verificatasi durante il periodo di mancanza di corrente elettrica, dovuta ad una causa misconosciuta comunque legata al passaggio dalla ventilazione automatica a quella manuale, determinata dall’interruzione di energia elettrica. Federica è morta a causa del danno cerebrale anossico subito durante l'appendicectomia. Cosa abbia provocato questo danno, però, solo il dibattimento, forse, riuscirà a chiarirlo. Intanto, nella nuova prospettazione che viene formulata dalla Procura, ritorna ad assumere piena centralità il black-out che si è verificato durante l’intervento subito da Federica. Il black-out avrebbe quindi impedito la visualizzazione sul monitor dei parametri vitali della ragazza, in particolare battito e frequenza cardiaca, pressione arteriosa e livello di ossigenazione del sangue. Del black-out, concausa della morte di Federica, deve rispondere l’imprenditore Antonino Stuppia che realizzò i lavori di costruzione della sala operatoria provvisoria in cui fu eseguito l’intervento: l’impianto elettrico sarebbe stato realizzato in difformità al progetto, la rete elettrica ordinaria e quella di sicurezza sarebbero state collegate da prese intercambiabili, comunque la sala operatoria non sarebbe stata a norma, nè sarebbe stata collaudata. È per questo che a Stuppia viene anche contestato il reato di falsità ideologica. Il black-out e l’inidoneità della sala operatoria quali concause del decesso sono le ragioni per cui viene contestato l’omicidio colposo anche ai manager, consulenti e tecnici dell’Azienda sanitaria finiti sotto processo. Tra questi l’ex direttore generale Francesco Talarico. A suo carico, oltre alla contestazione di omicidio colposo, quella di tentata concussione nei confronti dell’allora direttore dell’Unità operativa di Medicina del lavoro Cesare Pasqua, “avvertito che non sarebbe diventato capo dipartimento e che si sarebbe fatto male da solo perchè recalcitrante nel concedere un parere positivo in ordine ai requisiti minimi di adeguatezza della sala operatoria provvisoria dell’ospedale Jazzolino”. La posizione di Talarico, quindi, si aggrava. Prima nei suoi confronti era stata mossa la contestazione di istigazione alla corruzione, mentre adesso a suo carico pesa l’accusa di tentata concussione, con Cesare Pasqua parte offesa che adesso avrà la possibilità di costituirsi parte civile al processo. Per la colpa medica, l'unico a rispondere - almeno in questo procedimento - è l'anestesista Francesco Costa che in sala operatoria avrebbe omesso di “verificare manualmente”, durante quei circa dieci minuti di interruzione della corrente elettrica, i parametri vitali della paziente, attraverso il controllo del polso centrale e periferico, nonchè utilizzando uno sfigmomanometro e metodi di emogasanalisi. Tale condotta avrebbe contribuito ad impedire una diagnosi tempestiva di problemi cardiorespiratori della paziente cominciati con l’inizio dell’interruzione dell’elettricità e dei quali ci si rendeva conto solo nel momento in cui essa veniva riattivata. Pertanto, specifica l'ufficio di Procura, un tempestivo intervento dei sanitari, tramite pratiche rianimatorie e somministrazione di farmaci, avrebbe potuto scongiurare il verificarsi di un danno anossico cerebrale, irreversibilmente formatosi a causa dei problemi cardiorespiratori durante i dieci minuti di interruzione di elettricità. Acquisita la modifica delle imputazioni, il Tribunale di Vibo Valentia - presidente Giancarlo Bianchi, a letere Anna Maria Lojacono e Cristina De Luca - ha fissato la prossima udienza del processo per la morte di Federica Monteleone all’11 febbraio.

 

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