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La "mafia spa" non conosce crisi

 

Rapporto Confesercenti: malaffare fattura 135 mld di euro. Imprenditori subiscono 50 reati all’ora. Usura su tutto. Calabria primati negativi

27 gen 10 La Mafia Spa non teme e non conosce crisi. Lo sostiene il XII Rapporto SoS impresa di Confesercenti, secondo il quale il fatturato complessivo ha raggiunto i 135 miliardi di euro ed un utile che sfiora i 70 miliardi al netto di investimenti e accantonamenti. Confesercenti lo definisce il “pizzo in maschera” per mimetizzare il “picciotto con partita iva”. Dalla filiera agroalimentare, dai servizi alle imprese e alla persona, dagli appalti alle forniture pubbliche, al settore immobiliare e finanziario, la presenza criminale si espande e le conseguenze sono ancora pesanti per gli imprenditori: 1300 reati al giorno, 50 all’ora, quasi uno al minuto. In periodi di crisi – sostiene il rapporto SoS impresa – i soldi delle mafie, la loro grande liquidità, benché “sporchi” fanno gola. E il settore maggiormente in crescita appare, in tempi di crisi economica e di difficoltà di accesso al credito proprio l’usura che nel 2009 ha toccato un vero e proprio boom: oltre 200 mila commercianti colpiti con un giro di affari attorno ai 20 miliardi di euro. Esplode l’usura di giornata con soldi prestati il mattino e ritirati con una maggiorazione del 10% la sera, mentre capita che l’usuraio si presenti anche davanti ai cancelli di una fabbrica in attesa di clienti.Il rapporto lancia anche un forte allarme che riguarda la disoccupazione: licenziamenti, cassa integrazione, disoccupazione soprattutto in contesti degradati potrebbero avvicinare molti giovani ad attività illecite. Attraverso un percorso graduale dai contesti border line legali-illegali come la contraffazione. Gioco d’azzardo, truffe, potrebbero essere catapultati tra gli effettivi di organizzazioni criminali.

Il Bilancio della Mafia Spa è stato redatto elaborando i dati di varie fonti d’informazione e studio. Il fatturato del traffico di droga continua ad essere stimato intorno ai 60 miliardi di euro tenendo conto che secondo la Relazione Annuale 2008 della Direzione Centrale per i servizi antidroga, si rivela una sostanziale stabilità del mercato della droga, sia dal punto di vista dell'offerta che da quello della domanda. La voce Tratta degli esseri umani è stata dedotta suddividendo l’introito mondiale (32 miliardi di dollari per ca. 2,7 milioni di persone) e rapportandolo al numero d’immigrati irregolari rintracciati sulle coste della Puglia, Sicilia, Calabria e Sardegna tra il 2000 e il 2007(ca. 160.000, cfr Il Traffico di migranti per mare verso l’Italia. Sviluppi recenti 2004 – 2008 di Paola Monzini per il Cespi). L’introito del traffico di armi è stato calcolato elaborando i dati della Commissione parlamentare antimafia, 2008. Per Ecomafie i valori sono stati tratti dal Rapporto Legambiente 2009, (escluso i reati collegati al ciclo del cemento e altri reati già conteggiati). Prostituzione elaborazione su dati dossier Caritas. Le voci che compongono le tasse della mafia sono un’elaborazione di Sos Impresa, considerando la quota parte gestita dalla criminalità mafiosa sul giro complessivo degli affari criminali e in particolare usura, 37%, furti e rapine, 15%, truffe, 20%, contraffazione 70%, contrabbando e giochi e scommesse 80%. La consistenza dei gruppi e il calcolo degli stipendi, compresi gli affiliati e i fiancheggiatori, è stata ricavata dalle Relazioni della Dia e dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

In periodi di crisi – sostiene il rapporto SoS impresa – i soldi delle mafie, la loro grande liquidità, benché “sporchi” fanno gola. E il settore maggiormente in crescita appare, in tempi di crisi economica e di difficoltà di accesso al credito proprio l’usura che nel 2009 ha toccato un vero e proprio boom: oltre 200 mila commercianti colpiti con un giro di affari dattorno ai 20 miliardi di euro (ma le posizioni debitorie ammontano a circa 600 mila, indice di indebitamenti con più strozzini). Con una differenza: l’usuraio isolato punta ai soldi della vittima, la criminalità organizzata ai beni e alle aziende e alle opportunità di riciclaggio di denaro sporco. Esplode l’usura di giornata con soldi prestati il mattino e ritirati con una maggiorazione del 10% la sera, mentre capita che l’usuraio si presenti anche davanti ai cancelli di una fabbrica in attesa di clienti.

Invariato invece il racket delle estorsioni ma che resta di notevoli proporzioni: i soldi versati nelle “bacinelle o pignatuni” hanno superato i 9 miliardi di euro di cui sei a carico dei soli commercianti (il numero di questi ultimi taglieggiati oscilla intorno alle 150 mila unità). Il fenomeno non aumenta solo perché si registra un netto calo degli esercizi commerciali e l’aumento di quelli di proprietà mafiosa. Il rapporto fornisce una documentata mappa del pizzo dalla quale si evince che le dimensioni del fenomeno si ramificano in tutte le regioni. Ed anche il “pizzo” si trasforma sotto l’incalzare dell’azione delle forze dell’ordine e della magistratura: un”pizzo in maschera” con i picciotti che aprono “partita Iva” ovvero camuffano il racket offrendo beni o servizi legali: gadget costosi ed i utili come calendari, penne, agende. Ma anche imponendo merci, servizi e manodopera (modo brevettato per eliminare ogni tipo di concorrenza).In tempi di crisi però si utilizzino anche altre forme: “contributi” all’organizzazione in occasione di festività come quella del patrono e per le luminarie di natale. Ed anche dazioni in natura: organizzando ad esempio gratuitamente cerimonie nuziali o battesimi per la “famigliola” mafiosa.

Le intimidazioni. Dalla colla di Palermo al fuoco di Reggio Calabria: emergono anche comportamenti violenti collegati alle eventuali resistenze o alle pretese di scalare i rami dell’economia legale. Si moltiplicano così gli atti intimidatori: quasi 300 contro amministratori ed imprenditori dal 2001 al 2008. La ‘ndrangheta parla con gli incendi e con le bombe. Cosa nostra con la colla attak: è il suo biglietto da vista per i negozianti e gli imprenditori riottosi. Il rapporto documenta almeno 68 casi nel 2009. Ma solo 64 imprenditori hanno denunciato nel 2008 richieste estorsive,dato che indica quanto lenta anche se positiva è l’avanzata della legalità.

Ma i soldi delle mafie rischiano di insidiare anche la Borsa proprio perché costituiscono un flusso costante ed imponente di denaro (specie quello proveniente dallo spaccio di stupefacenti) e perché mimetizzandosi il mercato borsistico rappresenta un parcheggio ideale per i capitali malavitosi in attesa di utilizzi più vantaggiosi.

E torna a crescere il contrabbando di sigarette e il peso economico della contraffazione e di scommesse e gioco d’azzardo. Il rapporto lancia anche un altro allarme, che riguarda la disoccupazione: licenziamenti, cassa integrazione, disoccupazione soprattutto in contesti degradati potrebbero avvicinare molti giovani ad attività illecite. Attraverso un percorso graduale dai contesti border line legali-illegali come la contraffazione. Gioco d’azzardo, truffe, potrebbero essere catapultati tra gli effettivi di organizzazioni criminali.

L’identikit della mafia spa: le Associazioni criminali appaiono”conservatrici” nel modello di comando quanto spregiudicate nell’infiltrarsi e spesso sostituirsi nell’economia legale. Esiste allora la “Dinasty mafiosa” ovvero la “crime caste” dove il capo conferisce carisma e potere agli eredi e dove la meritocrazia si ferma ai rami bassi dell’organizzazione criminale. Ben diversa è l’attitudine delle mafie ad introdursi nella economia legale spaziando da settore a settore secondo anche sofisticate forme di presenza.

La crisi semmai ha pesato un poco sugli stipendi della azienda criminale: esiste infatti una vera e propria “mesata” per i componenti delle organizzazioni criminali stabilita ovviamente, senza contratti e senza sindacati o scioperi e che prevede per gli incarichi più modesti (sentinella o palo) 1000-1500 euro al mese (cifre simili per gli esattori di zona) per salire ai 3-6000 euro di un vice capo zona, ai 2500-25 mila euro per autori di attentati ed omicidi ai 10-40 mila del capoclan. Tagli ne hanno subito anche i detenuti e i latitanti, mentre aumentano le spese legali.

Quante mafie? Il rapporto ne elenca cinque e ne descrive i comportamenti: cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita, e in Lucania i Basilischi.

Mafie in gonnella: secondo dati recenti le donne detenute per violazione dell’art. 416 bis del codice penale erano 84, ma in realtà le detenute collegate in qualche modo al fenomeno mafioso superano le 100 unità (seimila gli uomini)

La risposta dello Stato: da qualche tempo le Associazioni non sono più sole: è cresciuta la risposta dello Stato, è stato incessante l’impegno delle forze dell’ordine e della magistratura. 200 latitanti arrestati negli ultimi mesi, 4000 arresti di mafiosi, la camorra casertana duramente colpita, beni sequestrati per oltre 5 milioni di euro.

Le denunce: il numero delle denunce per usura secondo il rapporto appare ancora assai esiguo rispetto alla pericolosità del fenomeno criminale anche se il 2007 segna un leggero incremento sull’anno precedente (+12%) , tenenza confermata nel 2008. Nel periodo 2004-2007 secondo gli ultimi dati le persone denunciate sono salite da 995 del primo anno a 1313 del 2007.

Ma quali attività economiche le mafie prediligono? Da un esame del rapporto Sos Impresa emerge che la mafia è entrata a pieno titolo nel tessuto economico del paese. Al primo posto degli interessi mafiosi compare l’edilizia in tutte le sue fasi, così come è costante l’attenzione alle attività commerciali e turistiche con particolare riguardo al franchising e alla media e (grande distribuzione). Un ruolo assolutamente preminente della criminalità organizzata è ancora riscontrabile nel settore dei giochi e delle scommesse e nell’industria del divertimento. Dall’industria all’agricoltura: le holding criminali controllano intere filiere e ne seguono gli sviluppi, pianificano investimenti, sanno cogliere addirittura le occasioni che offrono i mercati prima di altri imprenditori, soprattutto in territori e comparti sostenuti dalla mano pubblica e da importanti flussi finanziari. (molto interessante, al riguardo, l’interesse per lo sviluppo delle energie alternative). Una vera miniera è rappresentata dai mercati ortofrutticoli che, da sempre, hanno rappresentato un luogo naturale per gli affari delle mafie. Un esempio su tutti, secondo la ricognizione di Sos Impresa, è il mercato ortofrutticolo di Vittoria in provincia di Ragusa, il più grande d’Italia per esportazione, con un volume d’affari che si aggira intorno a 600 milioni di euro. Come risplendeva il tesoro della ‘ndrangheta dietro l’ortomercato di Milano: è nota la maxi-inchiesta della squadra mobile che nel 2007 disarticolò il clan Morabito- Bruzzaniti-Palamara che gestiva il traffico internazionale di droga. L’intero comparto agricolo, come dimostrano i recenti gravi fatti di Rosarno (di cui nel rapporto c’è un approfondimento) dopo quelli di Castelvolturno di un anno fa, anche a causa della grave crisi economica che sta attraversando e che porta al sud miglia di immigrati senza lavoro rischia più di altri di essere aggredito dall’agrocrimine da parte delle mafie: l’abigeato, ad esempio, è un reato antico ma in continua crescita. Ogni anno spariscono circa 100.000animali, essenzialmente mucche e maiali ma anche cavalli ed in prossimità delle feste pasquali agnelli e pecore, la gran parte destinata alla macellazione clandestina. Anche il fatturato del mercato ittico attira fortemente le organizzazioni criminose: si calcola attorno ai 2 miliardi il fatturato del settore con un totale di oltre 8.500 esercizi al dettaglio coinvolti. Per quanto riguarda la grande distribuzione si evidenzia l’interesse delle mafie sui centri commerciali, che sono funzionali al riciclaggio di denaro sporco proprio per la loro capacità di muovere grosse quantità di denaro contante e di emettere scontrini a raffica. Un’altra fonte di reddito per la criminalità è l’attività su strada: la frequenza delle rapine verso gli esercizi commerciali evidenziano una possibile connessione con la stessa criminalità organizzata e ad esserne più colpite sono le tabaccherie, ma anche farmacie, gestori di carburanti e supermercati.

La criminalità “investe” inoltre su internet: sono, infatti, in costante crescita le frodi informatiche, in particolare la clonazione di carte di credito ed il phishing (truffa informatica che permette, attraverso una e-mail, di carpire i dati personali di accesso ai conti correnti bancari di vittime ignare).

Contraffazione: la crisi che ha colpito l’economia mondiale e italiana pare non lambisca il mercato del falso e della contraffazione che anzi sembra avvantaggiarsi della crisi stessa. Estesa a quasi tutti i settori manifatturieri, la contraffazione dei mercati illegali movimenta in Italia un giro d’affari di 7,8 mld di euro l’anno. Quasi il 50% del fatturato dell’industria del falso si riferisce a prodotti d’abbigliamento e moda seguito da quello derivante dalla pirateria musicale, audiovisiva e software, il resto degli introiti deriva da giocattoli che, insieme ai farmaci, sono i settori maggiormente in crescita ed infine troviamo il settore dei cosmetici. L’altra faccia della contraffazione è l’abusivismo che rappresenta uno dei maggiori fenomeni di degrado delle nostre città: nel solo settore del commercio mercatale si segnala la presenza di una media di tre venditori abusivi per ogni mercato, un danno stimato per il settore di 1 miliardo di euro. Infine, tra i mercati illegali c’è il contrabbando che in Italia ha sviluppato varie sfaccettature: dal contrabbando delle sigarette, a quello dei reperti archeologici trafugati fino al contrabbando del gasolio che arriva da Tunisi.

 

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