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Inchiesta Why Not chieste 21 condanne

 

 

Inchiesta Why Not, chieste 21 condanne. Per Loiero chiesta assoluzione per il reato di corruzione

12 feb 10 I sostituti procuratori generali di Catanzaro, Eugenio Facciolla e Massimo Lia, al termine della requisitoria nei confronti di 40 imputati per l'inchiesta Why Not che si celebra col rito abbreviato, hanno chiesto la condanna ad un anno e sei mesi per abuso d'ufficio per il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero e l’assoluzione per il reato di corruzione. Per l’ex Governatore Chiaravalloti è stata chiesta la condanna a due anni e due mesi per truffa e abuso d'ufficio. I pg hanno chiesto complessivamente 21 condanne a pene variabili da sei mesi a quattro anni e sei mesi e 19 assoluzioni. La pena più pesante è stata chiesta per Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere della Calabria e principale imputato. Per lui i pg Eugenio Facciolla e Massimo Lia, che ha svolto la prima parte della requisitoria, hanno chiesto quattro anni e sei mesi per associazione per delinquere, concorso in abuso d'ufficio e corruzione. Chiesta l'assoluzione invece per Sergio Abramo, candidato del centrodestra alle elezioni regionali del 2005 che fu sconfitto da Loiero. La trattazione dei giudizi abbreviati proseguirà nei giorni 15, 19, 22, 23, e 25 febbraio, con le arringhe dei difensori. La normale udienza preliminare per le 58 persone che non hanno chiesto il rito alternativo, invece, riprenderà il 16 febbraio.

Coinvolse Mastella e Prodi prosciolti da tempo. L’inchiesta “Why not” fu avviata nel 2006 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris e poi avocata dalla Procura generale di Catanzaro, che alla fine ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio. Sottoscritta dall’allora procuratore generale Enzo Iannelli, e dal suo sostituto Domenico De Lorenzo, nonché dai sostituti procuratori della Repubblica Salvatore Curcio e Antonella Lauri, conquistò la ribalta delle cronache soprattutto per il coinvolgimento dell’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, la cui posizione è stata archiviata nell’aprile del 2008, e dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, per il quale l’Ufficio gip ha disposto l’archiviazione a fine novembre.

Assoluzione per corruzzione chiesta per Loiero. Assoluzione per non aver commesso il fatto la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla nei confronti del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, per l'accusa di corruzione che gli era stata contestata nell'ambito dell'inchiesta Why Not. La richiesta e' giunta al termine della requisitoria davanti al gup Abigail Mellace, nel corso del processo con rito abbreviato. Il magistrato, per lo stesso reato, ha invece chiesto la condanna di Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere della Calabria e principale imputato dell'inchiesta Why Not. L'accusa si riferiva ad un presunto pagamento da parte di Saladino e di un imprenditore a Loiero e a Nicola Adamo, ex vicepresidente della Giunta regionale, avvenuta durante la campagna elettorale che precedette l'elezione di Loiero, avvenuta nel 2005, in cambio di provvedimenti in favore della grande distribuzione. Secondo Facciolla, non ci sono elementi per dire che Loiero abbia in qualche modo partecipato alla vicenda.

Saladino descritto come la mente. Antonio Saladino, l’imprenditore di Lamezia Terme, ex leader della Compagnia delle opere in Calabria, principale indagato del procedimento “Why not”, secondo i magistrati, sarebbe stato la “mente” della presunta associazione a delinquere descritta nell’inchiesta. Avrebbe cioè “organizzato e capeggiato una compagine di persone al fine programmatico di porre in essere condotte integranti reati”, creando un vero e proprio “sistema” di cui sarebbe stato il “centro di gravità”, ed in cui avrebbe coinvolto anche politici di ogni colore esponenti delle istituzioni. Questi ultimi, sempre stando all’impianto accusatorio, avrebbero garantito finanziamenti pubblici alle società riconducibili a Saladino in cambio di consenso elettorale, gestito tramite l’assegnazione di posti di lavoro, in un circuito che proprio così si autoalimentava. A Saladino sono contestati i più gravi reati delineati nell’inchiesta (l’assoluzione, comunque, è stata chiesta per l’ipotesi di estorsione, e per un’ipotesi di abuso d’ufficio relativa al finanziamento di uno specifico progetto), tra i quali l’accusa di corruzione relativa al presunto finanziamento per la campagna elettorale delle regionali del 2005. Per questo stesso capo d’imputazione, nell’ambito dell’udienza preliminare il pg ha chiesto di affermare la penale responsabilità dei coindagati Nicola Adamo e di un imprenditore, mentre è stata chiesta l’assoluzione per il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, rispetto al quale, ha chiarito Facciolla, “non c’è alcuna prova del concorso nell’attività corruttiva”. Per Loiero il pg ha comunque chiesto una condanna ad un anno e mezzo di reclusione, per due distinte ipotesi di abuso d’ufficio relative ai progetti finanziati dalla Regione “Censimento del patrimonio immobiliare” e “Tristezza degli agrumi” (sollecitata l’assoluzione infine per i capi relativi ai progetti “Infor”, “Bifor” e “For Europe”).

Tutte le richieste. Nel processo sono imputati, tra gli altri, politici e dirigenti della Regione. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall'associazione per delinquere, alla truffa, all'abuso d'ufficio. Le altre condanne sono state chieste per l'ex assessore regionale di centrodestra Gianfranco Luzzo (un anno e dieci mesi); per il segretario generale della Giunta regionale, Nicola Durante (un anno e due mesi); per Pasquale Anastasi, dirigente regionale (un anno e otto mesi); Raffaele Bloise (cinque mesi e 10 giorni); Enza Bruno Bossio (un anno e quattro mesi); Eugenio Conforti (un anno); Franco Nicola Cumino (un anno); Francesco De Grano, dirigente regionale (un anno e quattro mesi); Giuseppe Fragomeni (sei mesi); Giovanni Lacaria, presidente del consiglio di amministrazione della società Why not (un anno e dieci mesi); Antonio La Chimia, presidente del consiglio di amministrazione della società Why not (un anno e sei mesi); Giuseppe Lillo, referente della società Need & Partners (due anni e due mesi); Tommaso Lucifero (otto mesi); Pietro Macrì (un anno e dieci mesi); Gianluca Morabito (sei mesi); Francesco Saladino, referente della Team service coop lavoro (dieci mesi); Rinaldo Scopelliti (sei mesi); Lucia Sibiano (sei mesi). Le richieste di assoluzione hanno riguardato, oltre ad Abramo: Carmine Aloisio, Mario Alvaro, Pietro Andricciola, Giampaolo Bevilacqua, Mariangela De Grano, Maria Teresa Fagà, Antonio Nicola Franco, Nicola Garagozzo, Francesco Lucifero, Luigi Muraca, Aldo Pegorari, Filippo Postorino, Saverio Saladino, Sabatino Savaglio, Mario Scardamaglia, Pasquale Maria Tripodi, Renzo Turatto, Giuseppe Biamonte.

Loiero “Totalmente estraneo”. “Di quella montagna di accuse, nell’ipotesi del pg è rimasto solo l’abuso d’ufficio, perché ‘non potevo non sapere’ quel che altri facevano”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, attraverso una nota del suo portavoce, dopo le richieste del pg Eugenio Facciolla nel processo ‘Why Not’. “Aspetto con fiducia il verdetto del giudice terzo che, spero non tardi – ha aggiunto Loiero - vorrà riconoscere la mia estraneità in tutta questa storia. Sarò io stesso allora a ricordare all’opinione pubblica calabrese e nazionale come e a quale scopo sono finito in questa vicenda nella quale, ripeto, sono totalmente estraneo”.

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