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Relitto di Cetraro, in corso prelievi dei sedimenti

 

Relitto scoperto a Cetraro, in corso prelievi dei sedimenti. PM Bruno “Diversi bidoni a bordo, attendiamo risultati analisi”. Magistrato convocato da Commissione parlamentare

14 set 09 Saranno completate oggi le operazioni di prelievo dei campioni da analizzare nei fondali del mare Tirreno a Cetraro, dove sabato e' stato individuato un mercantile con fusti sospetti. Nell'ultimo fine settimana non e' stato possibile terminare l'attivita' a causa delle forti correnti in profondita'. Oggi le condizioni del mare dovrebbero invece consentire ai tecnici dell'Arpacal di agire con la strumentazione per reperire i sedimenti sui quali verranno effettuate subito delle analisi radiometriche per capire se nel fondale e' presente materiale radioattivo. La nave inabissata a 500 metri di profondita' potrebbe essere la Cunsky, di origine russa, fatta affondare con la dinamite a 20 miglia dalla costa per nascondere oltre cento fusti con scorie tossiche, come riferito dal collaboratore di giustizia della 'ndrangheta Francesco Fonti.

PM Bruno “Diversi bidoni a bordo”. "Ho potuto visionare solo stamattina le immagini girate dal Rov della Regione Calabria: senza ombra di dubbio e' lo scafo di una nave". Lo dice il Procuratore di Paola (CS), Bruno Giordano, che sta seguendo personalmente l'inchiesta sulla possibilita' che quella nave, a 12-13 miglia dalla costa (e non a 20, come si era detto in un primo tempo) sia stata affondata dalla 'ndrangheta per lo smaltimento illecito di rifiuti tossici o radioattivi. "E' largamente visibile lo squarcio a prua, - dice il magistrato - sono visibili gli oblo' e anche due bidoni: uno dei due sembrerebbe avere un particolare rinforzo nella chiusura, almeno per quanto si evince dalle immagini. Uno dei due sembra poi essere vuoto e semisommerso. Il Rov si e' anche affacciato sulla stiva, e sembra di capire - ha detto ancora Giordano - che questa contenga un certo quantitativo di bidoni". “Intanto – prosegue Giordano- "attendiamo i risultati delle analisi che verranno effettuate sui sedimenti superficiali prelevati nei pressi del relitto". Il sospetto che sia la Cunsky, l'imbarcazione con scorie tossiche inabissatasi misteriosamente anni addietro, è più che fondato. "Per il contenuto esatto dei bidoni, - spiega il magistrato - saranno pero' risolutivi i prossimi accertamenti. Se sia poi davvero la nave di cui parla il pentito Fonti, questo lo diro' solo quando avremo tutte le prove. Certo, una serie di elementi lo fanno pensare: la lunghezza complessiva, tra i 110 e i 120 metri, la relativamente recente costruzione, perche' non presenta bullonature ma le lamiere sono saldate, il fatto che non sia registrata come affondata, tutto cio' fa pensare che sia una delle tre navi indicate dal pentito. Lo disse lui - conclude - che le navi fatte affondare in quell'area erano tre"

Procuratore convocato da Commissione parlamentare. La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti ha convocato per giovedi' 24 settembre il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, sull'indagine relativa al mercantile ritrovato sabato davanti alla costa di Cetraro (Cosenza). Lo dichiara in una nota il presidente della Commissione Gaetano Pecorella. ''Occorre - spiega Pecorella - fare chiarezza una volte e per tutte sul fenomeno degli affondamenti delle cosiddette navi a perdere. Sono anni che i cittadini, le associazioni ambientaliste e i magistrati tentano di alzare il velo sui cimiteri marini di rifiuti pericolosi senza che, per ora, si abbia la dimensione dell'inquinamento prodotto da questo traffico illegale ne', a quanto risulta, che siano stati identificati i responsabili''. La Commissione ha convocato per la stessa seduta anche l'assessore all'Ambiente della Regione Calabria, Silvio Greco.

Ass. Greco domani al Ministero. L'assessore all'Ambiente della Regione Calabria, Silvio Greco, si recherà domani al ministero dell'Ambiente per parlare degli interventi necessari dopo il ritrovamento del relitto di una nave nel mare Tirreno, a 14 miglia dalla costa di Cetraro, nel cosentino, che secondo un pentito di 'ndrangheta trasportava fanghi radioattivi. ''Vogliamo essere protagonisti - ha detto Greco, che è un noto biologo - degli interventi, anche di bonifica, perché abbiamo l'expertise anche se non la competenza per legge ad operare". Greco, anche oggi, è stato in contatto con il procuratore di Paola che conduce l'inchiesta, Bruno Giordano, e con i funzionari del ministero dell'Ambiente che ieri ha attivato una task force per fronteggiare la situazione. Nei prossimi giorni, intanto, dovrebbero essere ultimate le prime analisi condotte dai tecnico dell'Arpacal, l'agenzia ambientale della Regione, sui sedimenti recuperati sul fondale marino dove si trova la nave. Si tratta, tuttavia, di campioni, secondo quanto si è appreso, che non dovrebbero dare, per il tipo di materiale, risposte esaurienti circa un'eventuale contaminazione.

WWF “Traffici illeciti coperti per anni”: "Per anni sono stati coperti traffici illeciti i cui responsabili erano ben conosciuti, ad esempio, dalla Commissione bicamerale sulla gestione del ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, verità che erano e sono sotto gli occhi di tutti". E' quanto afferma, in una nota, Michele Candotti, direttore generale del Wwf Italia in relazione al ritrovamento del relitto al largo di Cetraro, in Calabria. "Quali sono - si chiede Candotti - le coperture istituzionali che hanno garantito sinora lo svolgimento di questi traffici? Questi sono i temi che devono essere affrontati se si vuole evitare che nei mari italiani o di altre nazioni e in zone franche gestite dai vari signori della guerra vengano usati come pattumiera per i nostri rifiuti tossici di origine industriale. Il ritrovamento della nave a largo delle coste calabresi è solo un piccolo spaccato di quel traffico illegale su cui il Wwf richiama fin dal 1997 la necessità di indagare e che coinvolge con molta probabilità una rete internazionale ben organizzata". Per il Wwf "sono molte le aree dove cercare le navi dei veleni: non solo la Calabria, ma anche la costa ionica, e nel mondo le coste dell'Africa orientale, tra cui la Somalia, e quella occidentale come la Sierra Leone, la Guinea".

De Gaetano (Prc) “Fare chiarezza”: “Vent’anni di inchieste e morti sospette non erano bastati a condurre alla verità. Troppi intrecci inconfessabili, troppi interessi oscuri avevano circondato la brutta storia delle “navi a perdere”, rimasta solo un’inquietante ipotesi investigativa fino alla recente scoperta del relitto affondato nel Tirreno cosentino. Oggi, forti della prima, drammatica conferma, è arrivato il momento di scoperchiare tutto il nauseabondo calderone in cui gli interessi delle cosche della ‘ndrangheta si sarebbero mescolati con quelli di faccendieri internazionali e servizi segreti: lo impongono il diritto alla salute dei calabresi e il diritto alla salvaguardia di una terra trasformata in pattumiera radioattiva”. E’ quanto dichiara il capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale e presidente della Commissione regionale antimafia Nino De Gaetano, che esprime seria preoccupazione per lo scenario emerso finora dall’inchiesta condotta dalla Procura di Paola. “La forte contaminazione radioattiva registrata dai tecnici dell’Arpacal e dai carabinieri del Noe lungo il greto del fiume Olivo, tra i comuni di Serra D’Aiello, Aiello Calabro, Amantea e San Pietro in Amantea, ha riacceso i riflettori giudiziari sulla misteriosa vicenda della motonave Jolly Rosso, arenata ad Amantea il 14 dicembre 1990 e al centro, insieme con altre carrette del mare, di una serie di inchieste su un presunto traffico internazionale di rifiuti radioattivi. Oggi, con la scoperta del mercantile adagiato con la stiva squarciata sul fondale al largo di Cetraro, proprio nel punto indicato dal pentito Francesco Fonte, la “leggenda” delle navi affondate con rifiuti tossici e pericolosi acquista innegabile consistenza. Di certo, nell’attesa che gli accertamenti disposti dalla Procura di Paola chiariscano cosa trasportasse il relitto di Cetraro e cosa sia stato sotterrato nel greto del torrente Olivo, ci sono già sufficienti elementi per far scattare una massiccia ricognizione lungo le coste calabresi alla ricerca di altre possibili “carrette al veleno”. Così come appare improrogabile un intervento di risanamento ambientale lungo la vallata dell’Olivo. A sollecitarlo sono, tra gli altri, gli abitanti e gli amministratori locali della fascia tirrenica cosentina, comprensibilmente angosciati per i risultati dello studio condotto dal dipartimento per la Salute della Regione Calabria che rivelerebbero nella zona un’incidenza della mortalità per tumori superiore alla media regionale. Insomma, servono risorse, servono competenze specifiche e, soprattutto, serve un’urgente bonifica dei siti avvelenati. Da parte del ministero dell’Ambiente non c’è più tempo per esitazioni o dubbi”.

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