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Relitto Cetraro, tecnici ministero da Procuratore Paola

 

Relitto di Cetraro, tecnici del ministero dal Procuratore di Paola. Legambiente consegna dossier. Il pentito accusa politici e 007

17 set 09 Il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano ha incontrato a Palazzo di Giustizia i tecnici inviati dal Ministero dell'Ambiente per concordare alcune linee guida su cui strutturare l'attività di verifica sulle navi dei veleni. All'incontro ha partecipato il vicecapo di gabinetto del Ministero, Bernadette Nicotra, che con il procuratore ha concertato un programma operativo da attivare a brevissimo. La dottoressa Nicotra a fine incontro non ha inteso rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti in attesa. Il procuratore Giordano, in mattinata, ha incontrato anche i rappresentanti di Legambiente tra cui il vicepresidente nazionale Sebastiano Venneri e Nuccio Barillà che hanno consegnato un voluminoso dossier e documenti che potrebbero rivelarsi utili per l'inchiesta della magistratura sullo smaltimento dei rifiuti tossici. I rappresentanti di Legambiente hanno ribadito la volontà di costituirsi parte civile nei processi che scaturiranno dalle inchieste della magistratura calabrese.

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Procuratore Bruno Giordano -> "Ci devono dare una mano"

V.Presidente Legambiente nazionale-> Venneri "prepariamo una class action con i cittadini"

Presidente Legambiente Calabria-> Barillà "Un intrigo internazionale, lo Stato aiuti la Calabria"

Legambiente consegna dossier: ''Il rischio da scongiurare ora e' che tutta questa enorme vicenda venga sminuita e ridotta a problema di tipo meramente ambientale, che sarebbe comunque grave, ma che invece in questo caso rappresenta ben di piu'. Politica e Servizi segreti sono chiaramente coinvolti e quindi chiamati a chiarire senza indugi il proprio ruolo''. E' la denuncia del vicepresidente di Legambiente Sebastiano Venneri dopo l'incontro con il procuratore di Paola Bruno Giordano a proposito della questione della cosiddetta 'nave dei veleni'. ''A muoverci oggi -ha aggiunto Nuccio Barilla' di Legambiente Calabria- e' la consapevolezza che negli ultimi quindici anni la ricerca della verita' e' stata interrotta piu' volte, anche in maniera brutale, com'e' avvenuto con la morte del capitano di corvetta Natale De Grazia. Ma anche questa ennesima inchiesta della Procura di Paola e' a rischio, nonostante i riscontri gia' ottenuti. Ci vuole poco, infatti, per impedire che le indagini vadano fino in fondo: basta negare uomini e risorse, attendere che l'attenzione dei media si affievolisca, insinuare che si tratta di teoremi. Non e' scontato, insomma, che venga fatta finalmente chiarezza su una delle pagine piu' inquietanti della storia delle ecomafie''. ''Non si tratta solo di una nave affondata e del suo contenuto avvelenato -ha concluso Enrico Fontana, del Comitato per la Verita' sulle navi dei veleni-. Intorno ai traffici e agli smaltimenti illeciti di rifiuti pericolosi e radioattivi si' e' consumato un vero e proprio intrigo, che ha visto coinvolti anche imprenditori e rappresentanti delle istituzioni''.

Legambiente “pronti a costituirci parte civile”. "Siamo pronti a costituirci parte civile nell'eventuale processo contro i responsabili della situazione che si e' venuta a creare in Calabria con i rifiuti tossici". Così gli esponenti di Legambiente durante il colloquio con il Procuratore Bruno Giordano. "Sono sconcertato dal constatare che le prove emerse dalle indagini dei magistrati, della commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, della commissione 'Ilaria Alpi' non hanno portato a nulla", ha chiodato poi il vicepresidente nazionale di Legambiente Sebastiano Venneri. "E' ora che facciano veramente le indagini, noi non ne possiamo più, questo stato ci ha trattato malissimo". Sono le parole di Luciana Alpi, la madre di Ilaria, la giornalista del Tg3 uccisa in Somalia il 20 marzo del 1994, in un'intervista che sarà pubblicata domani dal Manifesto e nella quale commenta il racconto del pentito di 'ndrangheta Francesco Fonti. Una rotta dei veleni gestita, secondo il pentito, anche dalla 'ndrangheta e diretta verso il porto di Bosaso. Non bastano dichiarazioni dei pentiti e non servono strumenti eccezionali, perché si possono sfruttare strumenti già approntati per altre emergenze". È il pensiero della comunità dei ricercatori delle scienze del mare del Miur. Non mancano - dicono – gli strumenti di conoscenza ma basta coordinarli: l'Italia dispone di 3 importanti navi da ricerca oceanografica, più altri mezzi minori. Tutte in grado di evidenziare e mappare relitti ad alte profondità, finora sconosciuti e di individuarne le eventuali pericolosità". Intanto il presidente della Commissione d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti Gaetano Pecorella fa sapere che si "Stanno verificando in queste ore le procedure per convocare in audizione il pentito Fonti ". Lo stesso ha già proceduto alla convocazione a Roma una serie di soggetti che potranno fornire ulteriori elementi circa questi affondamenti, in attesa dell'esito delle analisi chimiche già effettuate. Ed inoltre, prosegue Pecorella, grazie alla disponibilità del procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano è stato possibile anticipare la sua audizione a martedì 22 settembre". "Abbiamo chiesto ai nostri uffici - prosegue Pecorella - di acquisire tutta la documentazione prodotta in questi anni dai magistrati titolari delle inchieste sugli affondamenti delle cosiddette 'navi a perdere' e di tutti gli atti prodotti e acquisiti nell'ambito dell'attività della commissione istituita sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin". "Riteniamo inoltre prioritario - conclude Pecorella - che la Commissione rifiuti acquisisca tutte le segnalazioni della società civile e in particolare delle associazioni ambientaliste che in questi anni sono rimaste inascoltate.

Strisicone Legambiente davanti tribunale di Paola

Pentito Fonti “Coinvolti politici e servizi segreti”. ''Per anni nessuno ha voluto ascoltare quello che dicevo ai magistrati. Ho sempre ammesso di essermi occupato dell'affondamento di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi. Ho indicato dove cercare: al largo di Cetraro, nel punto in cui il 12 settembre la Regione Calabria e la Procura di Paola hanno trovato a 480 metri di profondita' un mercantile con bidoni nella stiva. Eppure, anche oggi che tutti mi riconoscono attendibile, devo affrontare una situazione assurda: vivo nascosto, senza protezione, con il pericolo che mi cerchino sia la cosca a cui appartenevo, sia i pezzi di Stato che usavano me e altri 'ndranghetisti come manovalanza''. A parlare in un'intervista a ''l'Espresso'' in edicola domani e' l'ex boss della 'ndrangheta Francesco Fonti, trafficante di droga condannato a 50 anni di carcere poi diventato collaboratore di giustizia, le cui dichiarazioni hanno portato al ritrovamento lungo la costa cosentina. Il racconto di Fonti, svela il settimanale, ''parte dal 1992, quando l'ex boss spiega di avere affondato le navi Cunski, Yvonne A e Voriais Sporadais''. ''Era una procedura facile e abituale - racconta l'ex boss - Ho detto e ribadisco in totale tranquillita' che sui fondali della Calabria ci sono circa 30 navi. Io ne ho affondate tre, ma ogni anno al santuario di Polsi (provincia di Reggio Calabria) si svolgeva la riunione plenaria della 'ndrangheta, dove i capi bastone riassumevano le attivita' svolte nei territori di loro competenza. Proprio in queste occasioni, ho sentito descrivere l'affondamento di almeno tre navi nell'area tra Scilla e Cariddi, di altre presso Tropea, di altre ancora vicino a Crotone''. ''Il mio filtro con il mondo della politica e' stato, fin dal 1978, un agente del Sismi che si presentava con il nome Pino'', racconta ancora Fonti all''Espresso', spiegando che, quanto ai compensi, ''si partiva da 4 miliardi di vecchie lire per un carico, e si arrivava fino a un massimo di 30'', versati a Lugano. Quanto ai politici che stavano alle spalle dell'agente Pino, ''mi incontrai piu' volte per gestire il traffico e la sparizione delle scorie pericolose con Riccardo Misasi, l'uomo forte calabrese della Democrazia cristiana'', sostiene Fonti, facendo riferimento al politico morto nel 2000. Secondo il pentito, nell'affare dei rifiuti pericolosi sarebbe stato coinvolto anche ''l'ex segretario della Dc Ciriaco De Mita'', con il quale si sarebbero incontrati ''tre o quattro volte''. Interpellato dal settimanale, De Mita nega qualunque rapporto con Fonti: ''Smentisco nella maniera piu' netta le affermazioni di una persona che non credo di conoscere. Portero' questo individuo innanzi al tribunale per rispondere penalmente e civilmente delle sue calunniose dichiarazioni''.

Il Procuratore Bruno Giordano

Fonti ora cerca un editore. Dopo la consegna di un memoriale di 49 pagine nel 2003 al procuratore nazionale antimafia Enzo Macri', il collaboratore di giustizia Francesco Fonti, che per primo denuncio' l'affondamento di tre navi di veleni, racconta in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore' di aver avuto "esperienze negative con la magistratura lucana e in particolare con la Dda di Potenza". E' il motivo per cui, spiega Fonti, nel libro che ha scritto e che aspetta un editore (le cui bozze 'Il Sole 24 ore' ha potuto leggere), c'e' solo un accenno all'affondamento delle navi a largo della Calabria. "Ho pensato che questa storia delle navi affondate non interessasse in realta' piu' nessuno", afferma. Il pentito della 'Ndrangheta rivela che la regia delle operazioni era dei servizi segreti con i quali aveva rapporti diretti. "A contattare me erano direttamente i servizi segreti italiani che frequento da quando ero giovane affiliato alla 'ndrangheta. Avevo un filo diretto con persone dei servizi che venivano ribattezzate con un nome in codice". Gli incontri spesso si svolgevano a Roma all'Hotel Palace, spiega il pentito, "i servizi spesso mi mettevano a disposizione anche le loro macchine. Ho perfino annotato le loro targhe che ho scritto nel dossier consegnato alla Dna". Fonti rivela che sarebbe in grado di riconoscere le persone che ai magistrati intende fare di nuovo "i nomi e cognomi dei politici che avevano contatti con gli uomini dei servizi segreti che poi si rivolgevano a me e alle altre cosche". E a proposito dei politici Fonti dichiara di aver avuto anche con loro rapporti diretti con "politici nazionali e locali di molti partiti. Con alcuni ero di casa - spiega - loro sapevano chi ero e a me si rivolgevano perche' il pacchetto di voti che potevamo garantire era sempre cospicuo. I nomi saro' monotono, sono nel dossier. La maggior parte di loro fa ancora politica".

Realacci “Quale ruolo i servizi segreti?”. “"Le affermazioni di oggi del pentito Francesco Fonti sono di inaudita gravita'. Nella vicenda dell'affondamento delle navi cariche di rifiuti vengono palesemente chiamati in causa i servizi segreti italiani ed esponenti politici locali e nazionali che sarebbero ancora in carica. Va fatta chiarezza ora, nessuna omissione, incertezza o ritardo puo' essere piu' tollerata". Lo ha affermato Ermete Realacci, responsabile ambiente del Pd, ai microfoni di Radio Anch'io di Radio Uno, annunciando una nuova interrogazione parlamentare sul tema. "Stando alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia - prosegue Realacci - che sarebbero anche contenute nei dossier depositati presso le procure ci sarebbero nomi e fatti su cui le istituzioni e il Governo hanno il dovere di fare subito luce. La fiacca e appannata risposta del Ministro Vito ieri in aula e' assolutamente insufficiente. Chiediamo al Governo di tornare a riferire in Parlamento per dire come e con quali mezzi intende affrontare questa vicenda che per la sua importanza e pericolosita' necessita di un intervento straordinario. Sono piu' di quindici anni che l'Italia aspetta una risposta. Ci sono stati morti sospette, malattie, danni ambientali gravissimi. E' ora che lo Stato dimostri di esserci".

Interrogazione parlamentare del PD. Un'interrogazione parlamentare ai ministri dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare e del lavoro, della Salute e delle Politiche sociali e' stata presentata dai senatori Bianchi, De Sena, Bruno e Mazzucconi del Partito Democratico sulla 'nave dei veleni' ritrovata nel Tirreno cosentino. I parlamentari chiedono agli esponenti del Governo nazionale "quali azioni intendano portare avanti per assicurare la difesa della salute dei cittadini calabresi e dell'intero ecosistema calabrese". Sono inoltre preoccupati per le dichiarazioni del pentito Francesco Fonti che avrebbe indicato altri siti, come la zona di Ciro' e di Crotone, e chiedono ai ministri azioni a garanzia della salute dei cittadini di quell' area.

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