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PM Giordano conferma scorie radioattive nel Tirreno

 

Il PM Giordano conferma al CSM “Ci sono scorie radioattive nel Tirreno”. L'inchiesta passa alla DDA

22 set 09 "Continuerò le indagini in sinergia con la Procura di Catanzaro, anche perché io, per la parte che riguarda i rifiuti inquinanti trovati sul terreno ho mantenuto la competenza e il fascicolo" e "almeno un terzo di quei rifiuti è radioattivo". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, all'uscita da Palazzo San Macuto, dopo l'audizione davanti la Commissione bicamerale sui rifiuti, facendo riferimento alle scorie radioattive seppellite nel greto del torrente Oliva a Serra d'Aiello (Cosenza). "Nave dei veleni e rifiuti nel terreno - ha aggiunto Giordano - sono due fascicoli differenti. Quelli sul terreno non vengono dalla nave: anche se teoricamente potrebbero venire da dovunque. Allo stato non esiste alcuna relazione tra la nave trovata al largo di Cetraro e quello che abbiamo a Serra d'Aiello". Secondo Giordano, "un terzo dei rifiuti è radioattivo. Abbiamo due siti in cui sicuramente ci sono dei rifiuti tossici (mercurio, antimonio, bario, eccetera). Un carotaggio ha rivelato anche 'un sarcofago' in cementò profondo due-tre metri, è chiaro che è un rivestimento fatto ad hoc per contenere materiale nocivo. Vi abbiamo trovato bario e mercurio in concentrazioni elevatissime. Non radioattivi ma micidiali per la salute". 'Abbiamo poi un rilevato a monte dell'alveo, a margine del torrente Oliva - ha continuato il procuratore - di 40-50 mila metri cubi di terreno. Anche lì sono stati fatti carotaggi: oltre al mercurio in concentrazione 200 volte superiore al valore normale, abbiamo trovato cesio 137 a quattro metri di profondità". "L'ipotesi degli esperti - spiega Giordano - è che si tratti di 'terreno infetto' portato via da altre zone". Se questo terreno è di provenienza italiana o estera "lo dovrà accertare chi di dovere. Bisogna tenere presente che siamo arrivati alla radioattività non per caso, solo con il rilevatore, ma perché dalle foto satellitari (termografiche) emergeva una differenza termica di 4-8 gradi rispetto alle altre aree della zona". "Una zona - ricorda il magistrato - dove soprattutto una decina di anni fa, c'é stato un picco notevolissimo di tumori".

L’inchiesta passa alla DDA. L'inchiesta sulla cosidetta 'nave dei veleni' è stata trasmessa a Catanzaro "per competenza". Lo ha detto il procuratore di Paola, Bruno Giordano dopo l'audizione oggi a Roma in Commissione bicamerale rifiuti, a Palazzo San Macuto. "L'attenzione è stata estrema - ha detto Giordano - e tutto lascia pensare che ci sia la volontà di venire a capo di questa situazione". L'inchiesta è stata trasferita, ha detto Giordano, "per competenza funzionale e logistica". "Bisogna tener presente - ha detto ancora il procuratore Giordano - che la Procura di Paola sono io e una collega, che pur bravissima, è sommersa dal lavoro come me. Poi il collaboratore di giustizia, Francesco Fonti, cui la scoperta della nave ha dato riscontro, dice che si è trattato a tutti gli effetti di un 'business' di mafia, delle cosche di San Luca e Cetraro". "Mi pare chiaro, quindi - ha aggiunto Giordano - che gli ulteriori approfondimenti debbano essere operati dalla Direzione distrettuale antimafia in collegamento con le altre direzioni distrettuali, che già si sono occupate a vario titolo di Fonti e di altri casi analoghi. E poi perché la gestione dei collaboratori di giustizia è comunque un'attività della distrettuale". "Io ritengo di aver fatto un po' di più - ha proseguito il Procuratore della Repubblica di Paola - di quello che umanamente era pretendibile da me e dall'ufficio che dirigo, così come è ridotto. Io ho rubato la mela, nel senso che ora nessuno potrà dire che non c'é l'albero che le fa. Ora, per le altre mele, chi ha spalle più larghe delle mie dal punto di vista logistico e della competenza, deve scuotere l'albero e metterci la rete sotto, possibilmente".

Armatori Jolly Rosso querelano giornalista. “Il boss Muto fa scuola ed ecco arrivare una querela per diffamazione da parte della Messina a nome di Paolo Messina per violazione art.595 e 596 bis del CP e art.13 L.47/48” . Lo scrivono in una nota i legali del giornalista Francesco Cirillo. “Gli articoli che hanno dato fastidio alla Messina –è scritto- sono quelli scritti per il settimanale Mezzoeuro e pubblicati sul sito sciroccorosso.org. Cirillo ha nominato come difensori gli avvocati Natalia Branda del foro di Diamante e Marcello Nardi e Rodolfo Ambrosio della Legambiente del foro di Cosenza. "È un processo che faro' davvero con piacere - ha dichiarato Cirillo -. Finalmente potremo interrogare questi personaggi che hanno distrutto la nostra Calabria con il traffico delle loro navi e con la Jolly Rosso in particolare, chiedendo loro dove sta la diffamazione nel riferire fatti e circostanze che sono allo studio della magistratura paolana e riportati da tutta la stampa nazionale e regionale, che a questo punto si vedra' querelare in blocco dalla Messina. Quello che sta succedendo in Calabria - continua Cirillo - e nel mare Tirreno e' di una gravita' inaudita. A sentirsi diffamata e' la Regione intera, una cittadinanza intera che sta soffrendo per le morti di tumore provocati dal carico di questa maledetta nave. Credo che tutti gli avvocati della Calabria si debbano costituire in questo processo, cosi' come la regione, la provincia i singoli comuni, diffamati e calunniati, per colpa di criminali senza scrupoli che hanno fatto della nostra regione terra bruciata per i loro loschi traffici. Ringrazio Messina e soci per l'opportunita' che mi da di guardarci negli occhi e di rendere pubblico tutta la vicenda della nave dei veleni".

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