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Truffa da 11 mln all'Asl di Palmi, 600 denunce

 

 

Truffa da 11 mln all’Asl di Palmi per buoni pasto e ammanchi, 4 denunce e oltre 600 segnalazioni della Finanza

14 ott 09 La guardia di finanza di Palmi ha segnalato alla Corte dei conti di Catanzaro 613 persone ritenute responsabili di un danno economico di circa 11 milioni di euro all'ex Asl di Palmi, adesso confluita nell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. I finanzieri, in seguito a indagini nel settore della spesa sanitaria che hanno portato alla denuncia di quattro persone, hanno avviato, nel settembre dello scorso anno, accertamenti di carattere amministrativo e contabile che hanno portato alla segnalazione dei 613 soggetti tra operatori sanitari, amministrativi, funzionari e amministratori pubblici. Dagli accertamenti sarebbero emerse indebite elargizioni di denaro, erogazioni di buoni pasto in violazione del regolamento aziendale e del contratto, ammanchi di diversa natura, irregolare amministrazione dei beni pubblici, incauti acquisti nonché inoperosità dei sanitari e casi di assenteismo regolarmente retribuito. In particolare, per quanto riguarda i buoni pasto, i finanzieri hanno individuato oltre 1,5 milioni di buoni indebitamente erogati non solo ai dipendenti che effettuavano solo prestazioni di lavoro continuative, ma anche a tutti coloro che pur prolungando il servizio nelle ore pomeridiane senza soluzione di continuità hanno comunque effettuato il ritiro di un corrispondente numero di buoni ottenendo un doppio beneficio visto che la normativa proibisce la consumazione del vitto durante l'orario di lavoro. I buoni venivano dati anche a impiegati già in pensione oppure in ferie o in malattia. Le indagini hanno riguardato anche l'acquisto di un software che per l'accusa, di fatto, non è mai utilizzato, destinato alla gestione del personale.

I finanzieri parlano di ''rilevante diseconomicita' gestionale'' che si e' concretizzata in indebite elargizioni di denaro, erogazioni di buoni pasto in violazione del regolamento aziendale e dei presupposti dettati dal ccnl, ammanchi di diversa natura, irregolare amministrazione dei beni pubblici, incauti acquisti, inoperosita' dei sanitari e casi di assenteismo regolarmente retribuito. In particolare e' stata condotta un'indagine tra il 2001 e il 2007 sul servizio sostitutivo della mensa, che ha fatto emergere evidenti anomalie di carattere amministrativo-gestionale sull'erogazione dei buoni pasto e negli ordini di fornitura e richieste di approvvigionamento-prenotazione della spesa in assenza della documentazione dimostrativa del numero di dipendenti che avrebbero dovuto svolgere le proprie mansioni nella fascia oraria utile al riconoscimento del diritto alla mensa. In totale la Guardia di Finanza ha accertato un milione e 500mila buoni pasto indebitamente erogati non solo (giustamente) ai dipendenti che effettuavano prestazioni di lavoro continuative, cioe' senza interruzione per la pausa pranzo, bensi' anche ai soggetti che prolungavano il servizio al pomeriggio ma senza continuita' (bypassando tra l'altro la marcatura del cartellino che attesta la presenza in servizio), ottenendo un doppio beneficio poiche' la normativa di settore proibisce la consumazione del vitto durante l'orario di lavoro e non calcola la retribuzione in quel periodo di tempo. Le Fiamme gialle hanno notato una ''pressoche' assente attivita' di verifica da parte dei responsabili sulle consegne dei ticket, il cui ammanco e' stato quantificato in circa 15mila unita', ulteriormente aggravata da una improvvida gestione amministrativa da parte dei competenti uffici dell'ente''. I buoni pasto venivano assegnati anche a impiegati in pensione o assenti dal servizio per ferie o malattia. L'importo da corrispondere ai fornitori per il servizio mensa e' diventato cosi' esorbitante che l'azienda sanitaria si e' trovata in difficolta' a onorare le obbligazioni assunte, fino alla richiesta di 800mila euro per i soli interessi legali maturati a seguito delle azioni giudiziarie intraprese dalle ditte fornitrici. Il volume di denaro riconducibile alla sola gestione dei ticket pasto ammonta a 4,6 milioni di euro. Lo sperpero di denaro pubblico e' tuttavia piu' grande perche' ad esempio e' stato acquistato un software di fatto mai utilizzato per la gestione del personale ed e' stato accertato l'impiego di due dipendenti dell'area medica che, pur non essendo assegnatari di carichi di lavoro hanno percepito regolarmente sia la retribuzione che i buoni pasto. Uno di essi ha marcato il cartellino per tre mesi in cinque anni di lavoro.

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