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Sud più povero 5 volte più del nord

 

 

Allarmante rapporto Caritas “Il sud è povero 5 volte più del nord”

22 ott 09 La poverta' al Sud Italia e' di 4-5 volte maggiore rispetto al Nord. Inoltre, se in regioni come il Veneto, la Toscana, il Friuli Venezia Giulia l'incidenza della poverta' relativa negli anni 2002-2007 ha segnato una significativa decrescita (rispettivamente -15%, -32% e -33%), diverso e' stato per Sicilia e Sardegna dove i valori sono aumentati rispettivamente del 30 e del 34%. Se si analizza l'intensita' della poverta' relativa, lo scenario e' analogo: Basilicata, Molise e, nell'ultimo biennio, Sicilia sono le regioni dove cioe' le famiglie povere hanno la spesa mensile mediamente piu' bassa rispetto al resto d'Italia. Il modello italiano di poverta' presenta un divario che non ha corrispondenti in Europa, neppure nei paesi caratterizzati da significative disparita' territoriali. Nel 2005 i comuni italiani hanno speso 5,7 milioni di euro per l'assistenza sociale, cioe' 98 euro per ogni abitante, di questa spesa, il 7,4%, pari a 423 milioni di euro, e' stato destinato a contrastare la poverta'. Si tratta di 7,22 euro per ogni abitante. Aggregando i comuni per regione, questo dato varia in modo significativo: si va da un minimo regionale di 1,91 euro a un massimo di 21,75 euro, cioe' 11 volte di piu'. E' quanto emerge dal IX Rapporto su poverta' ed esclusione sociale in Italia ''Famiglie in salita'' a cura di Caritas Italiana e Fondazione Zancan, presentato oggi a Roma nella sede della Provincia, a Palazzo Valentini. Il Rapporto mette in evidenza come nel nostro paese si spenda di piu' per contrastare la poverta' nelle regioni laddove ci sono meno poveri. Il Trentino Alto Adige sostiene la spesa pro capite piu' alta pur facendo registare l'indice della poverta' inferiore alla media nazionale. Campania, Calabria e Basilicata, invece, pur presentano un indice di poverta' elevato, hanno una spesa spesa pro capite e' al di sotto della media nazionale. Un altro dato che emerge e' che si tende a dare soldi piuttosto che fornire servizi durevoli nel tempo, piccoli benefici economici che sono solo un palliativo e non la soluzione al problema poverta'. Cio' porta gli enti pubblici a investire cifre molto alte per dare una piccola risposta a molti. A fronte dei 192 milioni di euro spesi per la carta acquisti, l'abolizione dell'Ici e il bonus elettrico, rileva il Rapporto, solo 91 mila famiglie, su un milione, non sono piu' povere in senso assoluto. Emerge l'idea di un'Italia che non sa affrontare la poverta' come si dovrebbe, se si considera che altri paesi investono di piu' e con migliori risultati. In un confronto internazionale sugli effetti del sistema di tax-benefit risulta che in Italia tale sistema riesce a ridurre la poverta' delle famiglie con bambini solo dell'1,7% contro una media dei Paesi Ocse del 40% (in Francia al 73% e in Danimarca si arriva all'80%). Stando agli estensori del rapporto e' dunque di sconfitta che si deve parlare. Un esempio su tutti la vicenda degli assegni familiari: il valore complessivo della misura e' considerevole, nel 2008 sono stati spesi 6.607 milioni di euro. Ma il beneficio finale e' stato irrisorio: poco piu' di 10 euro al mese per ogni beneficiario. Un grande investimento per un piccolo risultato.

Sempre più famiglie nei centri di ascolto. Oltre ottantamila persone, la maggior parte delle quali straniera (70,3%), si sono rivolte nel 2007 ai Centri di Ascolto Caritas a causa di difficolta' economiche: in un anno sono aumentate del 20%. Tra queste anche un numero crescente di famiglie italiane (circa 5mila, il 7,7% del totale) che lo fa per problemi di ''reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze della vita''. E' quanto emerge dal IX Rapporto su poverta' ed esclusione sociale in Italia ''Famiglie in salita'' a cura di Caritas Italiana - Fondazione Zancan, presentato oggi a Roma nella sede della Provincia, a Palazzo Valentini. Nei Centri di Ascolto del Mezzogiorno l'incidenza di famiglie italiane in difficolta' economica e' superiore alla media nazionale (17,7%). Valori superiori al 20%, si registrano in Sicilia, Basilicata e Sardegna. Il fenomeno e' meno evidente nel Nord (2,9% in totale). Nel Centro Italia la situazione e' piu' articolata (17,5% nel Lazio, 2,4% nelle Marche). I bisogni espressi sono principalmente di tipo economico: 56,8% degli italiani e 48,1% degli stranieri. Seguono i problemi di occupazione: 44% degli italiani e 54,9% degli stranieri. Per questi ultimi sono anche rilevanti i problemi abitativi (21,8%). Le richieste espresse si concentrano soprattutto nella categoria Beni e servizi materiali, sia per gli italiani (46,1%) che per gli stranieri (51,3%). Seguono le richieste di Sussidio economico per gli italiani (20,8%) e le richieste di Lavoro per gli stranieri (33,5%). Gli interventi erogati dalle Caritas si riferiscono soprattutto a beni e servizi materiali (in media, 50,6% degli utenti). L'erogazione di sussidi economici non e' diffusa in modo sistematico e riguarda solamente il 10% delle persone. Piu' significativa invece l'azione di Orientamento a servizi (12%). La crisi economica poi rischia di aggravare il quadro. Soprattutto nel Mezzogiorno, rileva il rapporto, e' in agguato il pericolo usura: il sovraindebitamento delle famiglie, il difficile accesso al credito, il crollo della borsa, il boom delle carte di credito revolving e del gioco d'azzardo, la rateizzazione delle imposte, sono le insidie maggiori. Ripercussioni sono prevedibili anche sul diritto allo studio: la crisi si scarichera' con ogni probabilita' sugli studi universitari, con il concreto rischio, nel medio-lungo periodo, di una ricaduta ''classista'' sugli studi, con conseguenze pesantissime sulla ''coesione sociale'' e sulla ''mobilita' sociale'' delle nuove generazioni. u' Il rapporto evidenzia poi come le crescenti difficolta' di bilancio degli enti locali stanno determinando una contrazione/eliminazione di alcuni servizi sociali essenziali. Diminuiscono altresi' le donazioni e le offerte delle famiglie. Il rischio e' che i ''poveri estremi'' peggiorino ulteriormente le proprie condizioni economiche.

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