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Notizie di cronaca

 

 

Nave dei veleni, istituzioni in rivolta. I sindaci del Tirreno si costituiscono in Comitato, diffidano il Governo e si autoconvocano il 20 a Roma. La DDA contatta Ministero per analisi fusti.

13 ott 09 I Sindaci del Tirreno cosentino si sono riuniti questa sera presso il Comune di Diamante ed hanno stilato un documento da inviare ai parlamentari riguardante la questione della cosidetta "nave dei veleni". Nel documento i Sindaci hanno deciso: di costituire un comitato permanente; Di inviare un documento a tutti i deputati e senatori Calabresi; di convocare i Parlamentari calabresi ad un incontro che si terrà a Roma in Piazza Colonna, martedì 20 alle ore 14,00; di inviare un diffida al Governo a rimuovere il relitto presente al largo delle coste di Cetraro. Questo il testo del documento:
Onorevoli Deputati e Senatori, Ci rivolgiamo a voi in merito alla nota vicenda riguardante il relitto ritrovato al largo delle coste dell’alto Tirreno cosentino; quella che i media semplificando chiamano la “nave dei veleni”, riguardo la quale, nella nostra qualità di Sindaci, abbiamo inteso costituire un “Comitato permanente”, per agire unitariamente a tutela dei cittadini che siamo chiamati a rappresentare. Una questione, per la quale, con vivo rammarico, abbiamo constatato finora l’assenza di un’azione realmente incisiva ed incalzante, nei confronti del Governo, della rappresentanza calabrese presente in Parlamento. Una questione gravissima ed inquietante che, insieme a quella della presunta presenza di rifiuti e scorie sparsi criminalmente nel territorio, angoscia enormemente la popolazione ed attenta all'immagine turistica della Calabria, minacciando di rovinare per sempre l'economia delle nostre comunità. Nell’attesa che gli organi inquirenti facciano luce su quello che è realmente avvenuto nei decenni scorsi al largo delle nostre coste e nei nostri territori, vi è al momento una sola certezza: la presenza di un relitto, nelle profondità del mare al largo di Cetraro, che potrebbe contenere sostanze radioattive o comunque altamente tossiche, inquinanti e nocive. Una presenza che pone, innanzitutto, inquietanti interrogativi per i riflessi che in questi anni ha avuto e che potrebbe avere per il futuro sulla salute dei cittadini. Una presenza che, per il grande risalto mediatico che ha ottenenuto, ha ripercussioni drammatiche, come testimoniano le clamorose proteste attuate in questi giorni dagli operatori del settore della pesca. Quel relitto ed il suo contenuto costituiscono una bomba ad orologeria che rischia di far saltare la prossima stagione e quelle che verranno, mandando in pezzi l’economia di un comprensorio che, grazie alle sue riconosciute bellezze naturali, vive prevalentemente di turismo e che pur affrontando le ingiuste carenze strutturali, sta acquisendo una posizione di eccellenza nell’ambito dei mercati turistici nazionali ed internazionali. Ci rivolgiamo a voi affinché un intervento tempestivo, unitario e deciso della rappresentanza dei Deputati e Senatori calabresi di tutti gli schieramenti, costringa il Governo Nazionale a dichiarare lo “stato di emergenza” su tale questione e ad attuare le necessarie azioni a tutela della salute pubblica e dell'economia della nostra terra. Per fugare ogni dubbio e per restituire serenità ai cittadini di questo territorio occorre agire con urgenza, rimuovendo il relitto ed effettuando tutte le analisi e gli accertamenti che il caso impone, nonché bonificando la zona interessata. E’ necessario pertanto che il Governo agisca immediatamente! Non potendo procrastinare oltre questo intervento, convochiamo i Deputati ed i Senatori calabresi ad un incontro da tenersi a Roma, martedì 20, alle ore 14,00 in Piazza Colonna al fine di adempiere alla diffida con la quale i Sindaci intimano al governo nazionale a rimuovere il relitto ritrovato a largo di Cetraro, che si allega, e coordinare azioni comuni che incalzino il Governo. Saremo presenti con le fasce tricolori! I cittadini di questo territorio non possono aspettare oltre; non possono tollerare ulteriori ritardi o ambiguità dalle istituzioni governative; non possono, come avvenuto in passato, essere abbandonati al proprio destino. E’ necessario che il Governo intervenga con la massima urgenza, così come è intervenuto in situazioni analoghe, affinché quella della “nave dei veleni” diventi una priorità nazionale, una vicenda non solo calabrese ma che riguarda i cittadini italiani tutti!

La DDA contatta Ministero per analisi fusti. La Dda di Catanzaro si metterà a breve in contatto con il Ministero dell’Ambiente al fine di stabilire le modalità di intervento sul luogo del ritrovamento del relitto della nave al largo della costa di Cetraro (Cosenza) che, secondo un pentito di 'ndrangheta, trasportava fusti contenenti fanghi radioattivi. In ambienti della Procura, intanto, si fa notare che l'interesse primario, allo stato, è di appurare il contenuto dei fusti e stabilirne l’eventuale tossicità, a prescindere da quale sia il nome della nave il cui relitto è stato individuato. Gli accertamenti in questa direzione, comunque, stanno andando avanti.

Mancini: Sulla nave dei veleni cinismo di Loiero. “La fragorosa retromarcia dell’assessore regionale all’ambiente che non parla più di bomba tossica, ma molto più cautamente dice di aspettare le verifiche sul contenuto del relitto al largo di Cetraro è l’ennesima dimostrazione del cinismo con il quale l’onorevole Loiero ed i suoi collaboratori stanno affrontando la vicenda” così Giacomo Mancini del PDL.”In questo mese non hanno esitato a dipingere la nostra terra come circondata da un mare radioattivo, pur in mancanza di un solo dato scientifico che confermi questo pericolo, al solo fine- ha continuato Mancini- di alimentare una polemica con il governo nazionale da utilizzare in vista delle imminenti elezioni regionali. Invece di creare questo (per ora) ingiustificato allarmismo, che ha già provocato danni incalcolabili all’economia calabrese ed in particolare al settore turistico, ittico e immobiliare, l’onorevole Loiero ed il suo assessore meglio avrebbero fatto ad incaricare l’Arpacal per svolgere un’indagine seria sullo stato di salute delle nostre acque. Purtroppo per i calabresi- ha concluso Mancini- invece, Loiero invece di tutelare la Calabria ha imboccato la strada della strumentalizzazione tanto cinica quanto dannosa”.

Ass. Silvio Greco: “Mancini chi?”. L’assessore regionale all’ambiente della Regione Calabria Silvio Greco, al quale, su impulso del presidente Agazio Loiero, si deve la scoperta della nave affondata al largo di Cetraro che, presumibilmente, contiene scorie, liquida così un intervento dell’ex parlamentare socialista passato nelle file del Pdl. “Non ho tempo da perdere e da dedicare alle polemiche di bassa lega, fatte da un personaggio cresciuto nella bambagia, capace di svendere la storia della propria famiglia per avere un posto al sole della politica. Dico soltanto che irresponsabili e ciniche sono le sue affermazioni. Noi lavoriamo e vogliamo vederci chiaro per rassicurare i cittadini. Lui cosa vuole? Visibilità sulla pelle dei calabresi?”.

Occhiuto “Un disastro totale”. "Le navi dei veleni, sulla cui vicenda mi sembra che si siano già spenti i riflettori, costituiscono un pericolo non solo per la salute dei calabresi e per l'ambiente, ma anche per la debole economia della Regione". A sostenerlo è il deputato dell'Udc, Roberto Occhiuto. "Nelle scorsa settimana - ha proseguito - il Ministro Prestigiacomo, rispondendo ad una mia interrogazione, aveva annunciato l'avvio delle operazioni di recupero del contenuto della Nave Cunsky, ma ancora non c'é traccia di questo impegno". "I pescatori di Cetraro - ha sostenuto Occhiuto - hanno già subito i primi contraccolpi, ma presto anche gli operatori turistici dovranno fare i conti con questa nuova realtà. Non c'é più tempo da perdere". "I parlamentari calabresi della maggioranza - ha concluso il deputato dell'Udc - facciano sentire la propria voce al Governo. Perché non ha senso prepararsi a governare la Regione nel futuro se non si riesce a far valere il proprio ruolo nel presente. E la Regione sostenga con specifici interventi le famiglie dei pescatori, che per primi stanno pagando per il danno di immagine che da questa vicenda deriva alla Calabria".

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