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Nave dei veleni: non femate le ricerche

 

 

Nave dei veleni, i sindaci: rimuovete il relitto. Menia chiede dimisisoni. Loiero e WWF “non fermate le ricerche”

29 ott 09 E' stato accolto con un sospiro di sollievo in Calabria l'annuncio che il relitto scoperto in mare a largo di Cetraro non e' quello della Cunsky, come aveva indicato il pentito di 'ndrangheta, Francesco Fonti. La notizia degli esiti delle verifiche effettuate dalla nave Mare Oceano, che escludono la presenza di radioattivita', e' stata salutata con soddisfazione dal sindaco della cittadina tirrenica, Giuseppe Aieta. ''E' una notizia bellissima - ha detto - pero' mi pongo il problema di come quel relitto continui e possa ancora continuare a rappresentare un ostacolo per settori vitali per la nostra economia. Adesso chiedo semplicemente che quel relitto venga rimosso per farne un simbolo in positivo ed esporlo nel porto della mia citta'. Secondo me questa potrebbe essere un'operazione mediatica pari a quella che si e' verificata quando e' scoppiato il caso''. Bocche cucite nella Procura della Repubblica di Paola da dove e' partita l'inchiesta sui rifiuti radioattivi.''Non avendo visionato nulla nel prosieguo dell'inchiesta - ha detto il procuratore capo Bruno Giordano - non ho commenti da fare''. Per il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, ''gli esiti degli accertamenti corrispondono a quanto da noi. auspicato. I risultati arrivano oggi, ma forse potevano arrivare un po' prima per tranquillizzare i calabresi e consentire l'attivita' di pesca''. Secondo Loiero, ''se il caso Cetraro e' chiuso, ci auguriamo che il Governo continui ad occuparsi della situazione ambientale della Calabria con tutte le verifiche possibili in mare ed a terra e la bonifica di tutti i siti inquinati da scorie''. Dal fronte ambientalista arriva l'appello a non chiudere il capitolo delle navi dei veleni. ''L'esito delle indagini sul delitto di Cetraro annunciate oggi - ha sostenuto Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf Italia - non puo' oscurare la ricerca della verita' sulle navi dei veleni. La buona notizia di oggi dara' senz'altro una pausa di sollievo ai cittadini della costa calabrese e di questo siamo contenti ma non bisogna comunque dimenticare che la rilevanza e la gravita' dei traffici internazionali illeciti di rifiuti pericolosi e radioattivi, connessi anche al traffico d'armi e alla nascita e al consolidamento di una rete criminale internazionale, hanno riscontri ufficiali dalla meta' degli anni '90''. L'avvocato Claudia Conidi, legale di Francesco Fonti, difende l'attendibilita' del pentito che ha parlato dell'affondamento delle navi dei veleni in Calabria. ''Sul fatto che le tre navi da lui affondate avrebbero continuato a navigare dopo il 1992 - ha detto il legale - lo stesso ha sempre ribadito che non ha affondato dei nomi, ma delle navi. Quei nomi di navi non erano stati da lui verificati prima dell'affondamento. E nulla osta a che proprio quell'indicazione erronea, evidentemente voluta e a lui fatta, si sia poi rivelata nel tempo idonea a renderlo inattendibile agli occhi di chi avrebbe raccolto il suo dire''. La vicenda e' stata lo spunto per il sottosegretario all' Ambiente, Roberto Menia, per chidere le dimissioni dell' assessore della Regione Calabria Silvio Greco. ''Chi ha messo in piedi questa cosa - ha detto Menia - se avesse un po' di dignita' dovrebbe dare le dimissioni. Una settimana fa 50 sindaci manifestavano sotto Palazzo Chigi, capeggiati dall' assessore regionale calabrese all'Ambiente, Silvio Greco, che ora deve chiedere scusa alla sua gente e se avesse un po' di dignita' dovrebbe dare le dimissioni''. Pronta la replica del presidente della Regione, Agazio Loiero. ''L'assessore Silvio Greco - ha detto - e' solo da elogiare per il grande lavoro e per i risultati che ha ottenuto non solo in questa vicenda di Cetraro. Speriamo di non dover chiedere noi le dimissioni del sottosegretario Menia''.

Loiero “Il Governo continui le ricerche”. “Prendiamo atto con piacere di quanto è stato detto dal ministro Prestigiacomo. Era quello che noi auspicavamo allorquando abbiamo chiesto che il Governo facesse indagini mirate ed appropriate”. E' quanto sostiene il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero. “I risultati degli accertamenti -ha aggiunto il governatore- arrivano oggi ma forse potevano arrivare un pò prima per tranquillizzare i calabresi e consentire l’attività di pesca”. Per Loiero, “se il caso Cetraro è chiuso, ci auguriamo che il Governo continui ad occuparsi della situazione ambientale della Calabria con tutte le verifiche possibili in mare ed a terra e la bonifica di tutti i siti inquinati da scorie”.

WWF: Non spegnete le ricerche. “L’esito delle indagini sul relitto di Cetraro annunciate oggi non può oscurare la ricerca della verità sulle navi dei veleni”: lo afferma il Presidente onorario del WWF Italia Fulco Pratesi, che sottolinea: “La buona notizia di oggi darà senz’altro una pausa di sollievo ai cittadini della costa calabrese e di questo siamo contenti ma non bisogna comunque dimenticare che la rilevanza e la gravità dei traffici internazionali illeciti di rifiuti pericolosi e radioattivi, connessi anche al traffico d’armi e alla nascita e al consolidamento di una rete criminale internazionale, hanno riscontri ufficiali dalla metà degli anni ‘90. Inoltre dal 2004 è emerso chiaramente che queste attività criminali sono state tollerate se non favorite da apparati dello Stato, che hanno dato mano libera a industriali e armatori per trasformare ampie zone del nostro mare e delle nostre aree costiere, in discariche di veleni tossici e cancerogeni”. Il WWF Italia richiama a conferma della sue affermazioni alcuni passi contenuti in documenti ufficiali: “Nella relazione conclusiva della Commissione bicamerale sui rifiuti dell’11 marzo 1996, soffermandosi sul “progetto ODM” (Ocean Disposal Management del faccendiere Giorgio Comero) la Commissione segnala “l’esistenza, documentalmente provata di intense attività di intermediazione poste in essere tra i titolari di queste presunte attività di smaltimento in mare di rifiuti radioattivi e la Somalia (…)” sottolineando le coincidenze con il caso Alpi/Hrovatin. Nella Relazione conclusiva del 25 ottobre 2000, - si fa rilevare - sempre della stessa Commissione bicamerale sui rifiuti, ci si sofferma sul fenomeno delle “navi a perdere” rilevando che il preoccupante fenomeno dei traffici e degli smaltimenti illegali di scorie e rifiuti radioattivi in mare era emerso nell’ambito di alcune inchieste delle procure di Matera, Reggio Calabria e riportando il dato numerico relativo ad affondamenti sospetti di navi verificatisi nei mari italiani: ben 39 risultano i casi per il solo periodo tra il 1979 e il 1995 (…) 26 di questi vengono indicati dal Comando generale delle Capitanerie di porto. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi il 27 luglio 2004, ricorda il Wwf, in risposta all’interrogazione dell’on. Realacci ed altri dichiarava: “Evidenti segnali di allarme si sono colti in alcune vicende giudiziarie da cui è emersa una chiara sovrapposizione tra queste attività illegali ed il traffico d’armi. (...) Numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati, tra cui il noto Giorgio Comerio, faccendiere italiano al centro di una serie di vicende legate alla Somalia ed alla illecita gestione degli aiuti della Direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo”. “Questa consapevolezza delle istituzioni - conclude Pratesi - si deve trasformare in capacità di agire concretamente e conseguentemente per accertare le responsabilità politico-istituzionali e penali nella gestione dei traffici illeciti di rifiuti ed armi via mare”.

Grasso le indagini non si fermano. Chiuso il mistero della 'nave dei veleni': a largo di Cetraro, in provincia di Cosenza, adagiata su un fondale a quasi 500 metri di profondita' c'e' una nave passeggeri, il Catania, costruita a Palermo nel 1906, 103 metri di lunghezza, dell' armatore 'Societa' marittima italiana' di Genova, silurata nel corso della Prima Guerra Mondiale da un sommergibile tedesco il 16 marzo 1917 a largo di Cetraro nel viaggio di ritorno sulla tratta Bombay-Napoli. Niente contaminazioni radioattive fino a 300 metri di profondita' e per un raggio di 7 chilometri, ne' fusti a rischio (erano maniche a vento cilindriche). L'annuncio e' stato dato in una conferenza stampa congiunta del Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, e del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e delle procure di Catanzaro e Reggio Calabria, convocata a Roma alla sede della Direzione nazionale antimafia. ''Il caso del relitto di Cetraro - ha detto Grasso - e' chiuso ma quello dell'inquinamento, in generale, della Calabria e' sempre aperto. Serve certo un programma organico di interventi, per la Calabria, per accertare se vi e' necessita' di bonifiche alle quali procedere con risorse adeguate''. Quarantasette giorni con il fiato sospeso che hanno procurato non poco allarme nella popolazione e danni economici soprattutto alla pesca e al turismo. E su questo punto e' deciso il ministro Prestigiacomo: ''Quarantasette giorni, quanto e' durata questa vicenda, sono un tempo record per fare piena luce, come abbiamo fatto. Abbiamo registrato un tentativo di soffiare su questa vicenda da parte di chi, amministratori e sindaci, avrebbero dovuto agire con piu' cautela. Abbiamo registrato ostilita' a tutti costi delle autorita' regionali verso il Governo. Oggi e' giusto rassicurare al piu' presto l'opinione pubblica e la popolazione calabrese''. Fa eco il procuratore Grasso: ''Si e' certamente causata una vittima: l'area di Cetraro e la Calabria. Perche' gli operatori turistici guardano con timore alla prossima stagione, perche' la popolazione si sente in pericolo temendo per le condizioni di salute, perche' i pescatori hanno smesso di pescare''. In merito ai risultati la Mare Oceano e' costata 40mila euro al giorno. La missione e' iniziata il 19 ottobre e ha comportato prima l'individuazione e l'identificazione del relitto rinvenuto a largo di Cetraro e del relativo carico quindi rilievi acustici e poi l'ispezione visiva grazie a un robot subacqueo filoguidato. Infine la raccolta dei campioni e la contestuale misurazione di radioattivita' che ha dato esito negativo. Sul nome della nave, 'Catania' e non 'Cunsky' (la nave dei veleni) la certezza e' data dal fatto che e' stampato su una delle fiancate, ha detto il procuratore di Catanzato, Vincenzo Lombardo. Per quanto riguarda il fronte indagini, non ci sono rifiuti tossici nella nave ritrovata a Cetraro, perche' ''la stiva della nave e' vuota''. Lo ha chiarito il viceprocuratore di Catanzaro, Giuseppe Borrelli. E sul ruolo del pentito Francesco Fonti, che con le sue dichiarazioni ha dato avvio all'indagine, i magistrati delle procure calabresi di Catanzaro e Reggio Calabria hanno chiarito che ''non e' attendibile'' e non solo perche' la nave ritrovata al largo di Cetraro (Cosenza) non e' la Cunsky, come indicato da lui, ma anche perche' tutte e tre le navi che avrebbe contribuito ad affondare ''hanno continuato a navigare anche dopo il '92'', anno al quale risalirebbero gli affondamenti. Su Cetraro ''il riscontro e' stato negativo - ha detto Grasso - ma le indagini non si fermano''. Chiarito anche il capitolo dei fusti a terra: Borrelli ha riferito che ''in nessuna circostanza Fonti ha detto che i rifiuti siano stati seppelliti nel greto del fiume Oliva''. E per le verifiche a terra, ha sottolineato Prestigiacomo, il ministero dell'Ambiente ha consegnato il piano di caratterizzazione e nelle prossime settimane si effettuera' una campionatura e controlli incrociati.

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