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Nave dei veleni, strane corde sul relitto

Il fotogramma catturato dal TG2 di ieri in cui vengono mostrate strane corde attorno al relitto

 

Nave dei veleni, strane corde sul relitto. Greco "Tempestivi dopo 5 mesi?"

30 ott 09 La vicenda del relitto individuato al largo di Cetraro, conclusasi ieri con l'annuncio che si tratta di una nave affondata nel 1917, inizia il 13 maggio scorso. Questa la cronistoria della vicenda, fatta in base alla relazione presentata dall'assessore regionale all'Ambiente, Silvio Greco, ai presidenti della Giunta e del Consiglio regionale, Agazio Loiero e Giuseppe Bova. - Il 13 maggio la Procura di Paola convoca l'assessore Silvio Greco. Il Procuratore Bruno Giordano gli consegna uno studio epidemiologico riferito all'area del fiume Oliva che evidenzia allarmanti problemi sanitari dovute a sostanze tossiche nocive, gli presenta anche un tracciato sonar indicativo della presenza di un relitto che secondo le dichiarazioni di un pentito avrebbe dovuto contenere veleni. - Il giorno dopo Greco informa il presidente Agazio Loiero. Da quel giorno l'assessore, la Giunta e il Presidente non fanno altro che schierarsi con il diritto alla salute dei cittadini calabresi, non considerando altro. - Il 15 maggio, su impulso di Loiero, Greco scrive al Ministro Stefania Prestigiacomo e ai sottosegretari del Governo, Guido Bertolaso e Gianni Letta per informarli della situazione. - L'11 giugno, non avendo ricevuto notizie, la Regione sollecita informazioni sulle iniziative fino ad allora assunte da parte del Governo. - Il 21 giugno l'unica risposta ufficiale arriva dal sottosegretario Bertolaso il quale scrive al ministro Prestigiacomo, e per conoscenza all'assessore Greco, chiedendo di verificare la situazione denunciata dalla Regione Calabria. - Il 12 settembre, su impulso della Procura di Paola, l'Arpacal conferma che il tracciato sonar e' un relitto: il rov filma il relitto della nave e il caso esplode a livello internazionale. - Il 16 settembre il presidente Loiero, ''visto che il ministero non da' piu' notizie'' come sottolinea, scrive al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi chiedendo un piano nazionale, d'intesa con la Regione, per l'individuazione, la caratterizzazione e la bonifica dei siti inquinati marini e terrestri. - Il 20 settembre arriva la nave Astrea, inviata dal Ministero dell'Ambiente, che abbandona dopo 48 ore in quanto non e' idonea ai rilievi da fare. - Il 7 ottobre il ministro Prestigiacomo annuncia che e' partita da Cipro la nave dell'Eni. Questa nave non e' mai arrivata nel mare di Cetraro. Non si sa neppure se e' realmente mai partita. - Il 20 ottobre, finalmente, arriva la nave Mare Oceano che ancora il 27 non aveva completato la ricognizione. - Il 29 ottobre, infine, il ministro Prestigiacomo, dice che il caso Cetraro e' chiuso: non e' il relitto di cui avrebbe parlato il pentito e fino a 300 metri non c'e' radioattivita'. La Regione Calabria chiede maggiori lumi e sollecita un intervento sui siti marini e terrestri.

--> Video: dichiarazione ass Greco "Tempestivi in 5 mesi?"

PG Lombardo: nessun fusto nella nave. “All’interno e all’esterno della nave non c’é nessun fusto”. Lo ha detto alle agenzie il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, riferendo degli accertamenti compiuti dalla nave Mare Oceano. “Abbiamo ispezionato l’interno e l’esterno del relitto - ha aggiunto - tanto che il robot è riuscito ad entrare perfino nei bagni della nave. Non è stato trovato nessun fusto. Quello che poteva apparire nei primi accertamenti come un fusto sarebbero invece le cime della nave che al momento dell’affondamento, e con il passare degli anni, sono scesi alla base dell’imbarcazione. Anche le cime, infatti, sono di forma cilindrica e senza una approfondita visualizzazione potevano essere scambiate per dei fusti”. “Intorno alla nave - ha concluso Lombardo - c’é una folta vegetazione. Lo abbiamo visto dalle immagini attraverso le quali si vede anche la presenza di molti pesci di varie specie. Se ci fosse stata radioattività, tutto questo non sarebbe stato presente. La radioattività, infatti, provoca una forma di desertificazione”.

Chiaro il nome della nave: Sul relitto ritrovato al largo di Cetraro si legge la scritta “Catania”, che è il nome della nave. E’ quanto è emerso, secondo quanto ha riferito il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, dalle riprese fatte con il Rov della nave Mare Oceano. “Dalle riprese del Rov - ha detto Lombardo - si legge chiaramente su una fiancata della nave la scritta ‘Catania’. Sono meno vistose la C iniziale e la A finale rispetto alle altre lettere. Inizialmente avevamo bisogno di compiere degli accertamenti più approfonditi perché esisteva anche una nave ‘Citta’ di Catanià, ma abbiamo poi scoperto che quest’ultima imbarcazione ha una storia diversa dalla ‘Catania’. Quando il Rov ha compiuto le riprese individuando la scritta per intero, abbiamo avuto la certezza che si trattasse effettivamente della ‘Catania’”. Il procuratore di Catanzaro ha fornito elementi anche sullo squarcio su una fiancata del relitto che va dall’interno verso l’esterno. “Lo squarcio che va dall’interno verso l’esterno - ha aggiunto Lombardo - è consequenziale a quello della fiancata opposta che va dall’esterno verso l’interno. In buona sostanza la nave ‘Catania’, al momento dell’affondamento, fu colpita da un siluro che attraversò l’intero scafo, provocando i due squarci. Nelle prime rilevazioni è stata visionata solamente una parte della nave e quindi si era innescato il dubbio che lo squarcio che va dall’interno verso l’esterno potesse essere stato provocato da un’esplosione. Gli accertamenti del Rov di Mare Oceano, invece, ispezionando tutta l’imbarcazione, hanno dato una spiegazione definitiva chiarendo ogni dubbio”.

Accertamenti sule funi. “Sicuramente il relitto al largo di Cetraro non fornisce riscontri alle dichiarazioni del pentito Francesco Fonti” ha detto ancora il procuratore della Repubblica di Catanzaro. “Mi dispiacerebbe - ha aggiunto - che anche dopo questi accertamenti si costruissero cose che non ci sono. Gli esiti delle indagini fatte dal Rov di Mare Oceano ci danno certezze e non lasciano spazio a dubbi”. Sulla presenza di alcune funi vicine al relitto, Lombardo ha detto che “stiamo facendo accertamenti perché sono di epoca recentissima”. L’ipotesi più credibile è che possa trattarsi di funi che si sono impigliate durante la pesca oppure di materiale utilizzato durante gli accertamenti precedenti per fornire stabilità al robot che ha fatto le prime riprese. Sulle due ipotesi la Procura non intende fornire alcuna conferma in attesa che vengano ultimati gli accertamenti anche su quest’ultimo aspetto.

Limido “Loiero e Greco pongano rimedio ai danni”: “Non ha fatto una gran bella figura l’assessore regionale all’ambiente, Silvio Greco”. È quanto afferma in una nota il consigliere regionale de La Destra, Gabriele Limido, segretario regionale del partito. “Una settimana fa l’assessore - prosegue Limido - aveva capeggiato la rivolta dei sindaci della costa tirrenica cosentina davanti Palazzo Chigi. Ora, dopo tutto quanto è emerso, dovrebbe avere il buon senso di chiedere scusa a tutti quei calabresi, che sono stati strumentalizzati anche dalle sue parole di fuoco contro il governo, e trarre le dovute conseguenze dimettendosi dalla carica assessorile. L’assessore, invece di fomentare inutili rivolte, avrebbe dovuto capire il da farsi, insieme al suo governatore, per porre rimedio ai danni arrecati a tutti gli operatori economici della costa tirrenica cosentina e non solo”. A giudizio di Limido “é stato fatto un uso politico di tutta la vicenda. La sinistra ha saputo solo speculare sui bisogni e sulle paure della popolazione locale strumentalizzando un’emergenza che, al momento, si è rivelata un bluff. La proposta avanzata da tutti i capigruppo del centrodestra, presenti in Consiglio regionale, ossia la presentazione di un emendamento al bilancio finanziario per destinare due milioni di euro ai pescatori ed agli operatori commerciali del basso Tirreno cosentino colpiti effettivamente dai disagi causati dalla vicenda della “nave dei veleni”, va nella giusta direzione”. “Ci auguriamo che in questo caso - conclude Limido - ci sia il senso di responsabilità che invece è mancato a questa scellerata maggioranza di centrosinistra”.

Pdl "Regione cavalca allarmismo". ''La Regione ha cavalcato una tigre allarmistica pericolosa sulla vicenda delle cosidette navi dei veleni''. Lo hanno detto, stasera a Lamezia Terme, il coordinatore regionale del Pdl, Giuseppe Scopelliti, ed il vice coordinatore vicario, sen. Antonio Gentile. Alla conferenza stampa erano presenti anche i parlamentari del Pdl Giovanni Dima, Michele Traversa, Francesco Bevilacqua e Vincenzo Speziale. ''Loiero - ha aggiunto Scopelliti - avrebbe dovuto agire con prudenza ma ha scelto la strada dell'allarme e della polemica ad ogni costo con il Governo che pure, invece, ha dimostrato di tenere a cuore le sorti della Calabria''. Per il senatore Gentile il ''pentito Fonti e' stato trasformato in un oracolo di credibilita' assoluta pur in presenza di molti dubbi sull'autenticita' delle sue dichiarazioni in altri contesti''. Scopelliti e Gentile hanno sottolineato come la ''manifestazione di Amantea e' stata disertata dal Pdl proprio in ragione della volonta' di strumentalizzazione espressa dalla Giunta e in particolar modo dall'assessore regionale all'Ambiente. Loiero chiese scusa quattro anni fa ai calabresi dalle colonne del Corriere per il mare sporco, ma in questo periodo di tempo, pur mantenendo tutti i poteri assoluti di commissario straordinario all'emergenza ambientale, ha prodotto il niente''. ''L'allarmismo creato - hanno aggiunto Scopelliti e Gentile - e' servito a far dimenticare il buco della sanita', l'uscita dal patto di stabilita' e le gravi difficolta' in cui vive la Regione''. Scopelliti e Gentile hanno preannunciato una ''presa di posizione forte, in questi giorni, dei gruppi consiliari, che faranno le richieste opportune ai responsabili di questa triste vicenda che ha provocato danni economici ingenti e di immagine alla Calabria''

Greco "Cinque mesi per intervenire". ''Se far passare cinque mesi, come dice il Pdl calabrese, significa essere stati tempestivi, mi domando quanto il Governo impieghera' per dare le risposte rassicuranti che i calabresi si attendono''. Cosi' l'assessore regionale all'Ambiente della Regione Calabria Silvio Greco, replica alle accuse ''strumentali e infondate'', secondo cui l'intervento della Regione nella vicenda di Cetraro e' valsa soltanto a creare allarmismo. ''Il fatto e' - ha aggiunto - che il ministero ha fatto orecchie da mercante alle sollecitazioni della Regione ed e' intervenuto soltanto quando la protesta popolare era ormai montante. Quel centrodestra che oggi racconta bugie ai calabresi dovrebbe vergognarsi per la passivita' dimostrata''. ''Difendere la salute dei cittadini, come noi abbiamo fatto - ha sostenuto Greco - non e' ne' allarmismo ne' sciacallaggio. E' un atto di responsabilita'. Questo non e' un affare politico, noi continueremo ad occuparci della tutela della salute dei calabresi in quest'ottica e il governo non puo' lavarsene le mani. La situazione ambientale in Calabria, ricordo a chi oggi si scopre paladino dell'ambiente, e' tragica: tra le oltre 400 discariche illegali, il sito di interesse nazionale di Crotone, Cassano e Cerchiara, le fluoriti di Motta San Giovanni e per ultima la Marlane, abbiamo fatto la scelta giusta sostenendo le ragioni dei calabresi''. ''A Scopelliti e Gentile - ha proseguito Greco - ricordo intanto che il Governo, informato a maggio scorso non ha fatto nulla, per cui se allarme c'e' stato dopo la scoperta della nave al largo di Cetraro esso e' dovuto a tale indifferenza. Addirittura, perche' lo sappiano i calabresi, avevano chiesto espressamente un piano di comunicazione idoneo al fine di non creare allarmismi, richiesta che il Governo ha ignorato, confermando anche in questo modo la scarsa attenzione verso la Calabria''. ''Misteri e contraddizioni hanno accompagnato - ha concluso Greco - i rilievi effettuati dalla Mare Oceano. Basta riprendere le notizie ufficiali di questi giorni. Per questo continueremo a chiedere trasparenza come quella che noi abbiamo dimostrato, per esempio, mettendo a disposizione il filmato realizzato non in seguito alle dichiarazioni di un pentito (noi non parliamo con pentiti) ma su richiesta del Procuratore della Repubblica di Paola che ora, ci sembra di capire ma non vorremmo sbagliarci, non nasconde le proprie perplessita' sugli esiti dell'indagine disposta dal ministero. Saremo piu' tranquilli quando tutto sara' piu' chiaro''

 

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