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Franco La Rupa rinviato a giudizio

 

Franco La Rupa rinviato a giudizio nell'inchiesta Omnia contro i Forastefano. Lui replica "Contro di me accanimento"

06 ott 09 Il consigliere regionale Franco La Rupa, eletto con la lista dell'Udeur, oggi con il gruppo Calabria popolare democratica, e' stato rinviato a giudizio per scambio elettorale politico-mafioso, a seguito del suo coinvolgimento dell'inchiesta denominata "Omnia", diretta contro il clan di 'ndrangheta dei Forastefano, di Cassano Ionio (Cosenza). A mandarlo al processo, che iniziera' il prossimo 25 gennaio davanti al tribunale collegiale di Castrovillari, dove sara' difeso dall'avvocato Francesco Gambardella, e' stato il giudice dell'udienza preliminare distrettuale di Catanzaro, Camillo Falvo, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero antimafia Vincenzo Luberto. Della richiesta di rinvio a giudizio per La Rupa si e' discusso oggi per la seconda volta, dopo che lo scorso 14 novembre un altro giudice, Abigail Mellace, stralcio' la posizione sua e di altri due imputati - oggi pure rinviati a giudizio - rinviando gli atti alla Procura per una riformulazione delle contestazioni a loro carico, dopo che il pm aveva chiesto per lui una condanna a 4 anni di reclusione. Quello stesso giorno il gup sentenzio' 30 condanne e 3 assoluzioni nei confronti di altrettanti imputati che avevano chiesto il giudizio abbreviato (riconoscendo il risarcimento dei danni a Regione Calabria, Provincia di Cosenza, e Confindustria Calabria, costituitesi parte civile). Ed oggi per La Rupa e' venuta meno l'iniziale accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, tramutatasi in quella di scambio di voto politico-mafioso, per un presunto sostegno elettorale che il consigliere avrebbe ricevuto dai Forastefano in occasione delle elezioni regionali del 2005. Nell'ambito dell'inchiesta il consigliere La Rupa fu destinatario di un avviso di garanzia. Nel vasto impianto accusatorio, a vario titolo, agli imputati sono stati contestati i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, e reati fine che vanno dalla rapina all'estorsione, all'usura, allo spaccio di droga. Secondo quanto emerse fin dall'operazione dei carabinieri battezzata "Omnia", scattata il 10 luglio del 2007 per l'esecuzione di oltre 50 ordini di cattura, il clan non solo avrebbe imposto in modo generalizzato il pizzo agli imprenditori agricoli, agli imprenditori del terziario e agli appaltatori di opere pubbliche e private in tutta la Piana della Sibaritide, nel Cosentino, ma avrebbe inoltre gestito l'immigrazione clandestina e l'impiego della manodopera irregolare, mettendo a segno inoltre una serie di truffe all'Inps grazie a cooperative agricole di cui aveva acquisito il controllo, e grazie alle quali avrebbe assunto fittiziamente un gran numero di braccianti. Gli affiliati avrebbero infine gestito l'offerta del pescato nel territorio di Cassano Ionio, attraverso imprese, vicine al sodalizio, che rivendevano i prodotti ittici.

La Rupa “Contro di me accanimento”. “Mi corre l’obbligo di fare chiarezza su questa vicenda che mi vede ingiustamente coinvolto, soprattutto per il ruolo che occupo e per il rispetto per la verità dovuto ai cittadini che apprendono l’ennesimo atto di questa persecuzione. Il rinvio a giudizio è relativo ad una vicenda vecchia e stravecchia, analizzata a tutti i livelli (Gip, Gup, Riesame, ecc) e finanche dalla Corte Suprema di Cassazione. Mi stupisce, perciò, e mi meraviglia come una storia simile possa ricominciare daccapo, nonostante in tutte le varie tappe giudiziarie sia emersa la mia completa estraneità ai fatti e di conseguenza la mia innocenza. Mi preme ribadire che la Corte Suprema di Cassazione, - con sentenza n. 1203 del 06/05/2008 - entrando nel merito così motivava << il Giudice, a quo, ha anche sottolineato che difettano elementi per ritenere la ricorrenza dell’ipotesi criminosa di cui all’articolo 416 ter c.p., non risultando in fatto lo scambio tra promessa di voti da parte dell’associazione e finanziamento della stessa da parte del politico. Anche su tale punto la doglianza del ricorrente non coglie nel segno, in quanto non contesta l’accertamento in fatto del tribunale. Il ricorso deve, pertanto, essere rigettato >> e nonostante tutto ancora oggi non si smette di procedere nei miei confronti. Non posso quindi esimermi dal dichiarare pubblicamente, e non lo dico per un fatto di comodo, che ciò che continua a succedermi è solo frutto di accanimento, persecuzione ed ingiustizia. E non farà fatica a comprenderlo, chiunque voglia rileggere la mia storia degli ultimi cinque anni. Questa volta l’allucinazione è stata tale e tanta che nonostante un legittimo impedimento a presenziare all’udienza (sono impegnato in una seduta del Consiglio regionale, preceduta stamattina dalla Conferenza dei Capigruppo) si è voluto comunque procedere, negando e calpestando il mio diritto alla difesa sancito dalla Costituzione. Nonostante tutto sono sereno, e vado avanti per la mia strada con immutata fiducia nei confronti della Magistratura giudicante, nella piena convinzione che anche questa vicenda si concluderà con l’ennesima dicitura “il fatto non sussiste”.

De Magistris “Gli ipocriti dell’antimafia”. “Ecco quali sono le personalità politiche che la Calabria esprime grazie ai disastrosi condizionamenti che per anni ne hanno tenuto soggiogati i cittadini. Un consigliere regionale che un giorno pontifica pubblicamente sulla necessità di intervenire per fermare lo scempio della ‘ndrangheta che affonda le navi dei veleni, e che il giorno dopo viene rinviato a giudizio per scambio elettorale politico-mafioso. Sarebbe ridicolo, se non fosse, in realtà, drammatico”. Così Luigi de Magistris, europarlamentare di Italia dei valori, commenta la notizia battuta in queste ore dalle agenzie, del rinvio a giudizio del consigliere regionale della Calabria Franco La Rupa il quale, a partire dal 25 gennaio, sarà processato davanti al tribunale di Castrovillari (Cs). La Rupa è stato coinvolto nell’inchiesta antimafia denominata “Omnia”, condotta dalla Dda di Catanzaro contro presunti esponenti del potente clan Forastefano di Cassano allo Jonio (Cosenza), ed è accusato di scambio di voti politico-mafioso. “Penso – ha concluso de Magistris - che una tale notizia renda fin troppo chiaro cosa intendo quando dico che bisogna ribellarsi all’ipocrisia di una politica che troppo ha abusato dei cittadini di questa terra martoriata, pensando che per continuare a salvare la faccia siano sufficienti le sciocche sfilate da professionisti dell’antimafia cui, però, nessuno crede più”.

 

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