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Rapporto Bankitalia, sud fermo da 30 anni
Bankitalia: sud alla fame, sviluppo fermo da 30 anni, il pil è al 50% della Lombardia 26 nov 09 "Il recupero del Mezzogiorno rispetto al centro-nord si e' interrotto 30 anni fa. Resta un divario molto ampio nel Pil procapite che nelle regioni del Mezzogiorno e' pari a meno del 60% di quello delle regioni del centro-nord. Il pil procapite della Calabria e' il 50% di quello della Lombardia ed escludendo il prodotto della Pubblica Amministrazione i divari sarebbero ancora maggiori''. Lo ha detto Daniele Franco, capo del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d'Italia, nel suo intervento sull'economia del Mezzogiorno, al convegno di studi che si tiene oggi a Palazzo Koch. In sostanza, le regioni europee in ritardo di sviluppo recuperano terreno, ma il Mezzogiorno d'Italia no. I dati relativi al 2008 mostrano che i divari sono molto piu' ampi nel mercato del lavoro dove l'occupazione cresce del 19% negli anni compresi tra il 1996 e il 2008 nel centro-nord e solo del 7,7% al sud. L'emigrazione interna, inoltre, resta elevata e molti sono i giovani istruiti che emigrano, prevalentemente nella fascia di eta' tra i 25 e i 34 anni. L'incidenza dei laureati e' piu' che triplicata dal 1990 al 2005. Per quanto riguarda l'economia, la struttura produttiva mostra al sud che il 20% dell'occupazione e' irregolare, secondo i dati forniti dall'Istat nel 2005. Gli occupati nel settore manifatturiero nel meridione sono complessivamente il 4,4% della popolazione contro il 14,3 nella Marche e il 14,1 in Veneto, ma in Abruzzo sono il 9,6%, piu' che in diverse regioni del centro-nord. Anche le esportazioni delle regioni meridionali, se non si considerano i prodotti petroliferi, sono complessivamente pari a 30,2 miliardi, contro i 98,5 della Lombardia, i 48 miliardi del Veneto e i 45 miliardi dell'Emilia Romagna. Il turismo non aiuta quanto potrebbe e tra il 2006 e il 2007 nella media la spesa dei turisti stranieri nelle regioni meridionali e' stata pari a 4,4 miliardi contro 5,1 nel Lazio e in Lombardia, e 4,5 miliardi in Veneto. Tuttavia, il Mezzogiorno non e' omogeneo e il pil procapite varia tra il 55 e il 71% nelle diverse regioni di quello del centro-nord. Il tasso di occupazione varia tra il 43 e il 59%, mentre l'incidenza dell'occupazione manifatturiera oscilla tra il 2,8 e il 9,6%. Anche i servizi pubblici sono inadeguati: nell'istruzione e nella giustizia i divari sono ampi come pure per quanto riguarda la sanita' e la gestione dei rifiuti, i servizi sono meno buoni al sud anche se le situazioni sono molto differenziate. In merito, poi, ai divari nelle basi imponibili, le entrate riflettono i redditi che nel Mezzogiorno sono molto inferiori: l'afflusso netto verso il sud di risorse intermediate dall'operatore pubblico e' pari circa al 16% del prodotto del Mezzogiorno, il 4% di quello nazionale. Il pubblico impiego e' quasi in linea con il centro-nord rispetto alla popolazione, elevato rispetto all'impiego privato. Una quota rilevante della spesa in conto capitale delle amministrazioni pubbliche ''piu' elevata che nel centro nord'' (2004-2006, ndr), e' destinata ai trasferimenti alle imprese. Alcune infrastrutture - conclude lo studio - sono responsabilita' di imprese esterne alla Pubblica Amministrazione come l'energia e i trasporti. In alcuni casi si rileva una riduzione della quota degli investimenti nel Mezzogiorno rispetto agli scorsi decenni. Restano carenze nella qualita' delle infrastrutture: di trasporto, come nell'intermodalita' tra le merci, e di altro tipo come la dispersione idrica degli acquedotti.
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