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Nave dei veleni, ancora misteri

 

 

Relitto di Cetraro, nuove rivelazioni. Il Ministero smentisce e pubblica un filmato. Fonti fa nuove dichiarazioni. L’Espresso intervista pilota rov. Appelo diocesi di Locri

05 nov 09 Ancora interrogativi sulla nave dei veleni affontata al largo di Cetraro. Ancora dubbi alimentati da nuove rivelazioni che non chiudono affatto, quello che il Ministero e la DDA di Catanzaro etichettano come caso chiuso. E così il relitto della nave trovata nei mari di Cetraro non puo' essere quello del 'Catania', la nave passeggeri affondata nel 1917. Il pentito Fonti continua con nuove dichiarazioni secretate in Commissione Ecomafie e un'inchiesta de L'espresso smaschera la ''verita' ufficiale'' enunciata dal governo con un articolo di Riccardo Bocca, pubblicato nel numero di oggi, nel quale viene riportata la trascrizione della testimonianza audio del pilota del Rov - Remotely Operated Vehicle, il congegno meccanico dotato di telecamera per l'esplorazione dell'ambiente sottomarino - che il 12 settembre scorso scese a 470 metri per verificare se nelle stive di quello scafo c'erano o no dei bidoni sospetti. Il pilota parla di due stive pienissime di bidoni, tanto piene da non permettere l'ingresso neanche ai pesci. E questo non coincide affatto con quanto affermato dal ministero dell'Ambiente, che ha sempre detto che le stive della Catania erano vuote. Lo stesso pilota parla poi di uno scafo con una fiancata alta 6-7 metri e con una parte dello scafo interrato, mentre la Catania non era alta più di 5,5 metri. E ancora: le coordinate del punto in cui il primo Rov scese in cerca dei presunti veleni il 12 settembre scorso, sono diverse da quelle in cui è sceso il secondo Rov, sulla verticale della Catania. C'è una differenza di 3 miglia e mezzo, tra la prima nave con le stive piene e la seconda, con le stive vuote.

Ministero conferma “E’ la nave Catania”. Piena identificazione fra il relitto indagato in settembre e quello ispezionato dalla Mare Oceano. Cosi' il ministero dell'Ambiente torna sul caso della cosiddetta 'nave dei veleni' a largo di Cetraro (Cosenza) e dopo aver considerato il caso chiuso sottolinea la corrispondenza delle immagini e delle informazioni rispondendo sulla presunta differente localizzazione, come sollevato in questi giorni da piu' parti. Quindi, tiene a sottolineare il ministero, ''il relitto ispezionato e' lo stesso che nel settembre scorso e' stato individuato e filmato. Peraltro le due navi che hanno svolto gli accertamenti si sono posizionate sulle identiche coordinate fornite dalla Procura di Paola e, quindi, dalla Dda di Catanzaro''. Inoltre ''il relitto ha caratteristiche diverse dalla nave Cunski e non contiene sostanze nocive o radioattive. Si tratta del piroscafo 'Catania' affondata nel 1917 il cui nome e' leggibile su una fiancata e sulla poppa del relitto''. I materiali fotografici e i filmati ''che provano incontrovertibilmente questi fatti sono in possesso dell'autorita' giudiziaria che ne decidera' l'eventuale pubblicazione sulla base delle esigenze di indagine. Da parte del ministero dell'Ambiente, in ogni caso, nulla osta a che tutti i documenti siano resi pubblici', si legge in un dettagliato comunicato. ''La presunta differente localizzazione del luogo di affondamento della Catania che si evince da vecchi documenti e' spiegabile - riferisce ancora il ministero - con i diversi criteri e tecniche di localizzazione di oggi rispetto a 90 anni fa quando i margini di approssimazione erano molto superiori a quelli odierni''. Il ministero sottolinea poi che ''nel 1917 un' imprecisione di 3 miglia nel posizionamento era inevitabile sia in relazione agli strumenti e alle modalita' impiegate all'epoca per la navigazione stimata da sommergibile, sia alle possibili condizioni meteo al momento del siluramento''. ''Inoltre sul sito 'uboat.net' si fa riferimento alla posizione dell'attacco al Catania, non del suo affondamento che potrebbe essere avvenuto a distanza di tempo e, quindi, essere distante dal punto di avvenuto siluramento. Non e' nemmeno chiarito se la posizione riportata dal sito sia del sommergibile o del piroscafo'', rileva ancora il ministero dell'Ambiente. Quindi gli accertamenti condotti nel raggio di un km dal relitto hanno consentito di verificare ''che non vi sono altri relitti nei pressi di quello ispezionato. E gli ulteriori esami alla ricerca di fonti di radioattivita' estesi per un raggio di circa 1,5 km, nonche' i test di calibrazione della strumentazione di rilevazione di radioattivita' effettuati nel raggio di circa 4 km dal relitto stesso, inducono a ritenere che non vi siano in tale area altri relitti di grandi navi''.

Immagini on line sul sito del ministero. Venerdì 6 sul sito del ministero dell'Ambiente (www.minambiente.it) saranno rese pubbliche, d'intesa con la Direzione Nazionale Antimafia e con la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, tutte le immagini riprese dalla nave 'Mare Oceano' nel corso degli accertamenti svolti sul fondale del tirreno a largo di Cetraro (Cosenza). Lo rende noto lo stesso ministero in un comunicato. ''Sara' cosi' possibile visionare - si legge nel comunicato - la totalita' dei filmati a conferma della linea di piena trasparenza che ha animato l'operato del ministero in questa vicenda''

Pecorella “Nuovi elementi da Fonti”. "La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti ha ascoltato oggi in audizione per oltre cinque ore il 'pentito' di 'ndrangheta Francesco Fonti". E' quanto comunica in una nota il presidente della Commissione sulle Ecomafie, Gaetano Pecorella che sottolinea: "Abbiamo acquisito una serie di elementi, di cui alcuni mai emersi finora, che intendiamo verificare puntualmente per fare chiarezza, definitivamente, sul fenomeno dell'affondamento delle cosiddette navi a perdere e più in generale sullo smaltimento di rifiuti pericolosi da parte della criminalità organizzata in alcune aree del nostro Paese".

Fonti sentito per cinque ore, nuovi elementi. Dopo una lunga e complessa serie di malattie e dopo aver parlato della vicenda del traffico di rifiuti e delle ''navi dei veleni'' quando era ad un passo dalla morte Francesco Fonti e' pronto ad ''andare fino in fondo, fino all'ultimo''. Il pentito della 'ndrangheta ascoltato riservatamente dalla commissione Ecomafie ha fornito, a quanto si apprende, molti riscontri importanti. Fonti ha detto di essere ben cosciente di essere stato condannato a morte dalla 'ndrangheta per le sue rivelazioni fatte quanto considerava al capolinea la sua vita. Oggi pero' Fonti ha fornito elementi, spiegato e anche ritrattato alcuni elementi gia' forniti alla magistratura come ad esempio una ricostruzione, fatta sulla base di una vecchia cartina del primo interramento di rifiuti nucleari che provenivano dalla centrale Enea di Rotondella, in Basilicata. Un interramento che Fonti colloca vicino ad un torrente e non vicino ai fiumi Basento e Vella. Il pentito ha confermato che il suo ''ingresso'' nel mondo dello smaltimento illegale e' avvenuto nell'87 con i 500 fusti andati in Somalia e i 100 interrati in Basilicata. Nel 1992 Fonti gesti' 1000 bidoni che venivano da Latina e che il traffico gravitava verso la Somalia. C''e' stata anche una ricostruzione molto dettagliata dei contatti avuti a suo tempo con Ciriaco De Mita (che ha annunciato una querela a Fonti), fornendo dettagli dei colloquio avvenuti anche nell'attico romano. Conferma anche sul fatto di aver direttamente partecipato all'affondamento di tre navi di cui non conosce direttamente l'identita'. Fonti ha detto di essere ''molto preoccupato per le sue affermazioni fatte sul coinvolgimento dei servizi segreti nella vicenda. La 'ndrangheta mi ha condannato a morte - hanno riferito alcuni commissari - e entro 21 anni le sentenze vengono sempre eseguite. Ho parlato delle navi perche' pensavo di morire. Io so di aver poco da campare ma andro' avanti fino in fondo. Fonti ha anche confermato quanto gia' detto in passato sulla vicenda Moro e cioe' di essere venuto a Roma e di aver saputo che molti sapevano che il Presidente della Dc era segregato in via Gradoli. Fonti ha dato la sua piena disponibilita' a collaborare con la commissione d'inchiesta che ora verifichera' le molte affermazioni fatte dal pentito sui singoli aspetti della vicenda.

Al via indagini a Maratea e Palinuro. Via a nuove indagini nei mari italiani sulle cosiddette 'navi a perdere'. Ispezioni saranno effettuate a largo di Maratea (in Basilicata) e Palinuro (Campania). Lo annuncia il ministero dell'Ambiente rendendo noto che ''la nave 'Mare Oceano' ha avviato, su incarico del ministero dell' Ambiente e su indicazione della Procura della Repubblica di Lagonegro, indagini sui fondali antistanti la costa tirrenica della Basilicata, per verificare se esistano relitti sui fondali al largo di Palinuro e Maratea''. Obiettivo della ricerca, spiega il ministero, e' ''accertare se esistano nelle zone indicate dalla magistratura inquirente, che ha fornito le precise coordinate dell'area in cui effettuare le ricerche, relitti contenenti rifiuti tossici, nocivi o radioattivi''. Le ricerche in mare saranno avviate non appena le condizioni meteo marine consentiranno alla nave di operare. ''Per quanto concerne i costi delle indagini sottomarine - precisa il ministero - si sottolinea che per i giorni di inattivita' non si applicano le tariffe concordate fra il ministero e agli armatori della nave''.

Appello della Diocesi di Locri. La commissione Giustizia e Pace della diocesi di Locri, presieduta dal vescovo Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, ha scritto al presidente dell'Associazione dei comuni della Locride per sottolineare la necessità di proseguire nel lavoro di sensibilizzazione sull' eventuale presenza di rifiuti altamente inquinanti nei mari calabresi o sotterrati nell'entroterra, anche della Locride. "Dalla stampa e dalla Tv siamo stati informati - si afferma nella lettera - che sia nel Tirreno che nello Jonio è stato affondato un certo numero di 'carrette' del mare cariche di materiale tossico e radioattivo, particolarmente dannoso per la salute degli uomini. Si sospetta che anche nell'entroterra aspromontano siano state sotterrate notevoli quantità di analogo materiale, il cui percolato, tra l'altro, potrebbe raggiungere le falde acquifere. E' evidente che di fronte a tale situazione di così enorme gravità, anche se fosse solo ipotetica, non si può rimanere indifferenti e passivi, ma occorre denunciare e intervenire in modo efficace e urgente, prima che il danno prodotto divenga irreversibile". "Noi siamo consapevoli che la Magistratura sta conducendo indagini ad ampio raggio - prosegue la nota - e il nostro auspicio è che le concluda al più presto, risultato piuttosto difficile data la complessità e l'estensione del problema, fornendo alle comunità interessate informazioni certe e comminando con rigore e severità le sanzioni previste per questo genere di reati". "Ci sono note, altresì, le iniziative - prosegue la nota - che la vostra associazione ha già intrapreso, unitamente a quelle dell'Assessorato regionale all'Ambiente, dell'Arpacal, dell'associazionismo ambientalista e dell'Azienda sanitaria di Locri, che dovrebbe a breve fornire dati epidemiologici aggiornati sull'entità reale, e non solo percepita, delle patologie oncologiche. Ci risulta, purtroppo, che la risposta del Ministro dell'Ambiente è stata fino ad ora lenta e debole, pur se indispensabile per gli interventi che saranno complessi e costosi". "Noi riteniamo che sia il lavoro della Magistratura che quello degli altri soggetti qui sopra menzionati - vada sostenuto e incoraggiato - prosegue la Commissione Giustizia e Pace - da un'opinione pubblica adeguatamente informata e vigile, titolare di diritti fondamentali e pronta, se necessario, a mobilitarsi. Anche perché gli irresponsabili delinquenti, a partire dai semplici appartenenti alla 'ndrangheta, che hanno inferto una ferita cosi' grave alla Calabria, sono sempre in grado di frapporre ostacoli all'accertamento della verità e alla bonifica integrale dei siti inquinati, sottomarini e dell'entroterra".

Bratti (PD) “Accertare verità”. "Le notizie emerse oggi nella commissione Bicamerale sui rifiuti durante l'audizione del pentito della 'ndrangheta Francesco Fonti sulle navi dei veleni sono solo in parte note.'' Lo ha dichiarato Alessandro Bratti, capogruppo Pd in commissione Bicamerale sui rifiuti. "Come Partito Democratico - prosegue Bratti - chiediamo al Governo di continuare nell'approfondimento delle indagini e nella ricerca della verità riguardo la presenza sui fondali marini di eventuali relitti potenzialmente pericolosi. Non dobbiamo dimenticare la rilevanza e la gravità dei traffici illeciti di rifiuti pericolosi e radioattivi connessi anche al traffico d'armi e al consolidamento di una rete criminale sin dalla metà degli anni '90''. "Vogliamo utilizzare tutti gli strumenti necessari - conclude Bratti - per dare risposte certe e chiare alle innumerevoli domande che riguardano l'identificazione dei relitti e del materiale in esso contenuto".

Commodari (Prc) “Ora la verità”. “Dopo la ribellione del popolo calabrese che si è manifestata ad Amantea per dire basta ai veleni sparsi per la Calabria puntualmente si è ripresentata l'azione di depistaggio”. Lo afferma in una nota il componente del comitato politico nazionale del Prc, Pino Commodari. “Non può essere definita diversamente – aggiunge – l'azione messa in atto da un serie di soggetti, i cosiddetti 'corpi dello Stato e delle istituzionì: Ministro, Marina Militare, e pezzi della politica calabrese di centrodestra. Corpi dello Stato e soggetti istituzionali che, come hanno documentato autorevoli quotidiani regionali e nazionali, sapevano già molti anni prima cosa si trovava nel mare di Cetraro e che hanno taciuto. La Ministra all’Ambiente Prestigiacomo, dopo i rilievi effettuati dalla nave Mare Oceano, ha immediatamente escluso che si trattava della nave 'Cunsky' e di conseguenza che non vi era alcun pericolo per le popolazione, mentre il centrodestra calabrese si è apprestato ad emettere sentenza di condanna, naturalmente senza difesa e senza alcun appello, nei confronti di coloro che erano stati protagonisti del reato di procurato allarme, senza però la presenza di un reale pericolo”. “Troppi interrogativi – prosegue Commodari – sono emersi dopo la rassicurante conferenza stampa della Ministra e del Procuratore Nazionale Antimafia, troppi elementi non coincidono tra loro. Primo: Le dichiarazione secretate del Pm Greco smentiscono le verità della Prestigiacomo e della nave Mare Oceano. Per intenderci le navi sono tre, anzi quattro, quando non c'è ne doveva essere alcuna. Secondo: La dichiarazione della Ministra, che certificava che la nave a largo di Cetraro non era la Cunsky, è stata rilasciata prima che il Rov della Geolab di Mare Oceano si immergesse nella acque. Terzo: Le stesse immagini realizzate sul relitto dalla Geolab di Mare Oceano non sono sovrapponibili a quelle consegnate alla Procura di Paola dalla Copernaut. I fondali si mostrano diversi, gli scenari divergono sostanzialmente fra loro, le caratteristiche del relitto significativamente discordanti. Quarto: Le misurazioni realizzate dalla Geolab non sono assolutamente equiparabili con quelle fornite dalla Copernaut: la nave misurata da Geolab è lunga 95 metri, larga dodici e con murate alte sei metri; quella della Copernaut è lunga 120 metri, larga 20 e con murate alte 12 metri. Il relitto 'fotografatò dal sonar di Geolab è adagiato perfettamente sul fondale; quello della Copernaut presenta una inclinazione di circa 45 gradi. Quinto: in trentasette minuti di filmato, girato dal Rov della Copernaut, attorno al relitto non si nota neanche un accenno di vegetazione perchè, come assicurano tre oceanografi, sarebbe impossibile il contrario a circa cinquecento metri di profondità”. “Oltre ai tentativi di depistaggio – evidenzia ancora Commodari – compaiono in questa vicenda personaggi come l’avvocato Mills, Giorgio Comerio. Un uomo che ha goduto di molte coperture internazionali. Il faccendiere al centro delle trame dell’omicidio di Ilaria Alpi. Uomo che ha conosciuto l’avvocato Mills, quando questi è entrato in affari nel tentativo di realizzare il sistema che conficcava negli oceani le scorie radioattive, Attanasio, armatore napoletano di 56 anni proprietario della Nave Mare Oceano, Mario Scaramella. E poi vi sono le morti del capitano Natale de Grazia, della giornalista Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, causate perchè avevano scoperto la verità sul traffico internazione di rifiuti tossici e radioattivi”. “Il popolo calabrese – conclude – rivendita e pretende la verità su ciò che è stato affondato nei nostri mari e sotterrato nelle nostre montagne. Lotteremo affinchè anche questa vicenda non si trasformi in uno dei tanti “segreti italiani”, dei quali non sarà mai possibile conoscere la verità”.

Feraudo (Idv) “Non abbassare il livello di attenzione”. “Sarebbe un errore grave e storico abbassare il livello di attenzione sulle inquietanti vicende legate alle navi dei veleni affondate nei nostri mari”. Così il consigliere regionale di Italia dei Valori, Maurizio Feraudo. “Imperdonabili e indelebili –afferma- sono le responsabilità di chi quelle navi le ha inabissate. Ma altrettanto imperdonabili e indelebili sarebbero le responsabilità di chi vorrebbe mascherare la verità, nello spudorato e goffo tentativo di impedire che un losco intreccio possa, scandalosamente, venire a galla. Sulla base delle incongruenze e delle contraddizioni da più parti evidenziate è fondato e legittimo il sospetto che le navi dei veleni siano l’epicentro di un colossale "affaire" di Stato. I calabresi pretendono chiarezza e verità. Una pretesa che deve essere sostenuta con forza e convinzione. Fin quando non saranno dissipati i fondati dubbi che aleggiano sulla vicenda che sembra essere tutt'altro che risolta. Il dubbio che si voglia nascondere la verità evidenzia, se questo dubbio permane, che si tratta di una verità amara e dolorosa per i calabresi.

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