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Blitz contro le cosche insediate in Lombardia

 

 

Blitz della DDA milanese contro la ndrangheta infiltrata in imprese ed istituzioni della Lombardia: 17 arresti

03 nov 09 Le forze dell’ordine hanno eseguito in tutta la Lombardia 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere ed altre 50 perquisizioni con sequestro di beni, in relazione agli esiti di un’indagine diretta dai sostituti procuratori della Dda di Milano, Boccassini, Venditti, Dolci e Storari, nella quale risultano indagate 48 persone. L’operazione denominata “Parco sud” ed eseguita dal comando provinciale dei CC, dal Gico e dalla Gdf, ha visto l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di soggetti legati alla cosca della ‘Ndrangheta Barbaro-Papalia, e ha dimostrato l’infiltrazione dell’organizzazione criminale mafiosa nel tessuto economico imprenditoriale lombardo e nelle istituzioni.

Coinvolto il boss Barbaro. Tra i soggetti coinvolti nell’inchiesta ci sono imprenditori del settore edile e immobiliare e amministratori o personale di comuni, addetto a rilascio di pratiche edilizie. Tra loro anche un perito nominato dal Tribunale di Milano, che si sarebbe fatto corrompere per aiutare la consorteria mafiosa. Tra i soggetti destinatari delle 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere figura il boss Domenico Barbaro, 72 anni detto l’Australiano, già in carcere e sotto processo a Milano per associazione mafiosa nell’ambito di un’inchiesta del luglio 2008 sul monopolio della cosca nel settore della movimentazione terra. Raggiunti in carcere dall’ordinanza anche i figli di Domenico Barbaro, Rosario e Salvatore, anche loro sotto processo con il padre. Sono stati arrestati anche gli imprenditori Andrea Madaffari e Alfredo Iorio, oltre a Fortunato Startari, custode della latitanza di Paolo Sergi, arrestato l’8 giugno 2008 in un appartamento di Assago nella disponibilità della famiglia Barbaro.

Terza generazone spuria. Il procuratore capo di Milano, Manlio Minale, riferendosi alla cosca Barbaro-Papalia, ha parlato di ‘‘una terza generazione spuria, perché legata fortemente alla seconda generazione, che non opera solo nel mondo imprenditoriale, ma anche in quello della droga e delle armi”. È un gruppo, secondo Minale, “che ancora non è passato totalmente nel campo imprenditoriale”. Nel corso dell’operazione infatti sono stati sequestrati, nel maggio 2008, numerose armi tra cui fucili mitragliatori e a canne mozze, pistole, silenziatori, munizioni e una bomba a mano, oltre a 4 chili di cocaina. La Cosca operava nel settore dell’edilizia e del movimento terra, come già accertato dall’operazione Cerberus del luglio 2008, nei comuni di Buccinasco, Assago, Corsico e Trezzano sul naviglio. I presunti ‘ndranghetisti erano capaci di intimidire i titolari di imprese edili e di agenzie immobiliari, con incendi, danneggiamenti e colpi di pistola esplosi. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati sequestrati oltre 5 milioni di euro in beni immobili, quote societarie e contanti. È stato inoltre documentato che Salvatore Barbaro era socio occulto della Buccinasco immobiliare srl, proprietaria di un immobile del valore di circa un milione 400 mila euro. Secondo quanto ricostruito dall’indagine, alcuni imprenditori minacciati si sarebbero prestati a favorire e fiancheggiare l’associazione. Come nel caso di Andrea Madaffari. Tra i reati contestati, oltre all’associazione mafiosa, c’é anche la concorrenza imprenditoriale con minacce e violenza, ossia l’articolo 513 del codice penale.

Gli imprenditori devono stare con lo Stato. “L’imprenditoria sana deve capire che bisogna stare con lo Stato, non contro, che deve denunciare le intimidazioni e che non può accettare le violenze delle organizzazioni mafiose per propri tornaconti personali”. Lo ha affermato il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, nel corso della conferenza stampa sull’operazione “Parco Sud”. Il procuratore capo di Milano Manlio Minale ha parlato di un’operazione che ha accertato “per la prima volta come alcuni imprenditori lombardi abbiano sottostato all’associazione mafiosa, l’abbiano fiancheggiata, approfittando per propri fini”. I Barbaro, ha aggiunto Minale, “hanno diffuso il veleno e le esche che sono state colte da diversi imprenditori, che hanno aderito e si sono prestati”. È questo, secondo Minale, “l’elemento preoccupante”. Boccassini ha spiegato che magistratura e forze dell’ordine applicheranno “una linea di durezza nei confronti delle posizioni borderline”, ossia di quegli imprenditori che come in questo caso hanno dimostrato “una facilità di rapporti con le famiglie Barbaro-Papalia”.

 

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