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Inchiesta Why Not

 

Inchiesta Why Not: interrogato dirigente regionale. Legale Merante: intercettata per indebolirla

17 mar 09 Il dirigente della Regione Calabria Giuseppe Fragomeni è stato interrogato stamani dai magistrati catanzaresi che conducono l'inchiesta Why not. Fragomeni è indagato per associazione a delinquere, truffa, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso, peculato e falsità ideologica, ed è uno degli oltre 50 indagati che dopo avere ricevuto l'avviso di conclusione indagini, ha chiesto di essere sentito dai magistrati. A condurre l'interrogatorio sono stati il sostituto procuratore generale Domenico De Lorenzo ed il pm della Procura di Paola Antonella Lauri, applicata al pool che coordina le indagini. "Fragomeni - ha detto il suo legale, Nunzio Raimondi - ha chiarito ogni passaggio relativo alle contestazioni, fornendo documentazione dirimente e contestando in maniera puntuale e precisa le propalazioni accusatorie provenienti da persone già denunciate per calunnia. In ordine ad alcuni passaggi tecnici ci siamo riservati di fornire ulteriori chiarimenti nel prosieguo dell'interrogatorio che deve essere fissato. Siamo soddisfatti del contenuto dell'interrogatorio e speriamo di poter definire l'intera posizione in questa fase". Secondo Raimondi, inoltre, il fatto che il suo assistito, prima che iniziassero le indagini, avesse segnalato presunte irregolarità in un bando di gara, "é lo snodo dell'intera indagine poiché dà dimostrazione della correttezza e della legittimità del provvedimento di Fragomeni. Ne deriva la infondatezza del quadro accusatorio come denunciato da Caterina Merante".

Legale Merante: intercettata per indebolirla. L'avvocato di Caterina Merante, la principale teste d'accusa nell'inchiesta Why not, segnalerà alla Procura di Salerno il caso delle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Paola nei confronti della stessa Merante dal novembre 2007 all'aprile 2008. "E' intollerabile - ha detto l'avv. Alessandro Diddi commentando la vicenda riportata oggi dal 'Giornale' - che mentre la Procura generale di Catanzaro stava indagando e la Merante era principale teste d'accusa, un'altra Procura in maniera d'urgenza, procedura che si usa per reati gravissimi, abbia iniziato, pochi giorni dopo l'avocazione, intercettazioni durate sei mesi nell'ipotesi di reati nei quale la Merante non era indagata e non lo è stata dopo". "Le intercettazioni - ha aggiunto il legale - apparentemente erano funzionali ad accertare un'eventuale truffa allo Stato, in realtà, secondo il nostro modo di vedere, erano finalizzate a vedere cosa stessa facendo e, eventualmente, a indagarla e indebolirla sul piano personale. La mia chiave di lettura è che é stata cercata la prova di qualche relazione sentimentale della signora, con me o con altri. Le intercettazioni erano soprattutto funzionali ai rapporti con me che sono il suo difensore. Con la signora Merante ho un rapporto di estrema amicizia, ma non c'é alcun riferimento di un qualunque tipo di relazione diversa da quella professionale". Diddi ha concluso affermando che dopo una sua lettera, il procuratore generale di Catanzaro Enzo Jannelli ha disposto la secretazione degli atti e recentemente ha emesso un provvedimento per la cancellazione delle trascrizioni delle telefonate tra la Merante ed il suo legale.

Nessun chiarimento dalla Procura di Paola. Il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, non è "in grado di fornire alcun chiarimento" in merito a intercettazioni disposte nei confronti della principale teste dell'inchiesta Why not, Caterina Merante, senza che fosse indagata. Giordano afferma, in una dichiarazione, che "i fatti di cui si parla risalgono al 2007, quando io non ero a Paola. Quando sono stato nominato procuratore, il procedimento era già sottoposto alla supervisione della Procura generale di Catanzaro per la connessione col troncone principale dell'inchiesta Why Not. Nel novembre del 2008, senza che io nel frattempo abbia assunto alcuna iniziativa, è stato trasmesso alla Procura generale e riunito al filone principale" "Quando mi sono insediato come procuratore - ha aggiunto Giordano - il procedimento pendeva ancora a Paola, ma era già risaputa la connessione con il filone principale che era gestito dalla Procura generale, tanto che i medesimi sostituti che si occupavano del filone paolano, Franco Greco ed Antonella Lauri, erano già applicati al pool costituito presso la Procura generale" .

 

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