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Rapporto Field sul lavoro nero

 

Rapporto sul sommerso: in Calabria occupazione sotto il 50%, disoccupazione al 12%

17 mar 09 In Calabria il tasso di occupazione è pari al 47,3%. Un dato in crescita rispetto all'anno precedente (45,6%), mentre in Italia si attesta al 58,7% . E' quanto emerge dal quinto rapporto sull'economia sommersa e il lavoro non regolare che sarà presentato mercoledì a Cosenza alla presenza dell'assessore regionale Mario Maiolo. Il tasso di disoccupazione - prosegue il rapporto - si stima invece all'11,2% mentre in Italia è al 6,1 secondo elaborazioni sui dati Istat disponibili (2007): I più penalizzati sono giovani fino a 24 anni (31,6%); mentre quelli oltre il 25esimo anno di età sono oltre il 9,5%. Sorprendente è la relazione che sarà comunicata domani tra lo stato di disoccupazione e il titolo di studio dei giovani. Ma a pagare più dei maschi lo scotto della disoccupazione sono le donne. Durante la presentazione del rapporto, coordinato dalla Fondazione Field presieduta da Mario Muzzì, saranno forniti ulteriori elementi oggetti della ricerca, in particolare sull'universo femminile, sulla proxi (andamento) del sommerso, sui Sistemi Locali del Lavoro (Sil) con cui si analizza il territorio calabrese aggregato in singole aree; quanto incide l'immigrazione regolare in Calabria e quali possono essere le stime sulla irregolarità. Non mancano le sorprese anche per quanto riguarda il dato relativo alla natalità-mortalità delle imprese, investimenti esteri e l'accesso al credito. "La Fondazione Field, attraverso il rapporto - è scritto in una nota - vuole continuare a sensibilizzare la politica e l'opinione pubblica calabrese su un tema cruciale come quello dell'Economia Sommersa e del Lavoro non Regolare. Questo rapporto mantiene il rigoroso impianto metodologico nello studio del mercato del lavoro, dell'economia sommersa e del lavoro non regolare. Accanto a questi temi tradizionali vengono affrontati due nuovi aspetti, fortemente collegati con i temi tradizionali. Questi nuovi aspetti sono costituiti da un'indagine sul fenomeno migratorio e da un'indagine sulla povertà. Sul versante dell'economia sommersa e del lavoro non regolare, il contributo dei precedenti rapporti è stato importante perché ha evidenziato che il sommerso calabrese è un fenomeno complesso che non è rappresentato solo da lavoratori mal pagati e privi delle essenziali garanzie (fattispecie comunque abbondantemente presente e che si concentra nel commercio e nell'edilizia), ma anche da individui integrati in circuiti produttivi complessi e strutturati che dispongono spesso di un notevole capitale umano che viene, però, scarsamente valorizzato a causa di debolezze strutturali o dalla inefficiente strategia di competizione elaborata per misurarsi in un mercato sempre più ampio". "La lotta all'economia non regolare calabrese - prosegue la nota - va quindi condotta cum grano salis: se comportamenti di sfruttamento del fattore lavoro generati da atteggiamenti speculativi (rent seeking) devono essere severamente repressi; le realtà locali che ospitano fenomeni di irregolarità diffusa, ma integrata in sistemi produttivi localizzati che presentano potenzialità di crescita ma che scontano debolezze strutturali, necessitano di politiche di accompagnamento e sostegno all'impresa, disegnando caso per caso un vero e proprio percorso di regolarizzazione con il forte coinvolgimento (processi di concertazione) delle istituzioni pubbliche e private. Nel quadro attuale dell'economia italiana e calabrese non si può prescindere da questi approfondimenti se si vuole conoscere ed analizzare la vera natura dei problemi economici e, soprattutto, se si vogliono progettare delle politiche di intervento efficaci. Il quadro che viene delineato da questo rapporto getta una nuova luce sulle relazioni fra povertà, immigrazione e sommerso e contribuisce a definire meglio gli schemi di policy. Le nuove strategie e le nuove politiche per il lavoro non possono prescindere dall'affrontare il tema della povertà e della capacità di spesa delle famiglie. Non servono interventi palliativi come la "social card". Servono, invece, interventi strutturali e politiche di intervento finalizzate. Non sono sufficienti ,quindi, politiche indifferenziate, bensì politiche mirate a colpire alla radice i problemi per avviare circuiti virtuosi di sviluppo". "La programmazione 2007-2013 - conclude la nota - sarà una scommessa in questo senso e strumenti come il quinto rapporto che accrescono il patrimonio di conoscenza della Regione non possono che essere benvenuti. Il Quinto Rapporto, delineando alcuni di questi interventi stimola la politica regionale ad agire con convinzione in questa direzione, utilizzando le risorse della programmazione 2007-2013 per spezzare il trinomio perverso povertà-sottosviluppo-sommerso"

Di Iacovo “Sul sommerso impegno della Regione”. "Il rapporto sull'economia sommersa che presenteremo domani e per il quale intendo ringraziare la Fondazione Field, che se ne fa carico ormai da cinque anni, rappresenta una continuità in termini di impegno e di prevenzione della Commissione ed evidenzia, ulteriormente, l'impegno sostanziale e formale che la Regione, principalmente con il presidente, Agazio Loiero e l'assessore Mario Maiolo hanno assunto, per quanto di loro competenza". Lo afferma, in una nota, il presidente della Commissione regionale per l'Emersione del lavoro non regolare, Benedetto Di Iacovo, in vista della presentazione, in programma domani a Cosenza, del Quinto rapporto sull'Economia sommersa ed il lavoro non regolare. "Loiero e Maiolo, in particolare - aggiunge Di iacovo - hanno sostenuto l'azione di contrasto al sommerso e al lavoro irregolare con un Piano Operativo che parte dall'assunto idiomatico, ormai condiviso, che l'economia sommersa non è una risorsa, ma un grave danno per le imprese, per i lavoratori e per il mercato, che non può che basare i suoi principi operativi su una sana competitività tra imprese che operano nella legalità. Non intendo entrare nel tecnicismo del rapporto che sarà illustrato dal prof. Domenico Marino, ma vorrei sottolineare solo un dato evidente e drammatico, che rende, per citare Giuseppe Di Vittorio, 'carnale la sofferenza del sudore'. Nel triennio 2005-2007 sono morti 113 calabresi che lavoravano in nero: 33 a Reggio Calabria, 25 a Catanzaro, 38 a Cosenza, 6 a Crotone e 10 a Vibo Valentia. Di questi: 18 nel settore agricoltura, 91 nell'industria e servizi, 4 nel settore statale. Si tratta di un bilancio che, seppure in decrescenza, pesa enormemente sulla coscienza collettiva e richiama ad una consapevolizzazione più diffusa sull'entità del fenomeno. La Calabria, dopo la Campania e la Sicilia, risulta essere la regione con un tasso di irregolarità di circa il 25 percento, stima riferita al 2007. Un dato in lieve calo rispetto agli anni precedenti che evidenzia come l'azione della Giunta regionale presieduta da Agazio Loiero, soprattutto con gli ultimi bandi emanati sul lavoro, sia orientata nella giusta direzione: creare nuova occupazione e regolarità nei bacini d'impiego". Secondo Di Iacovo, "agricoltura, edilizia e servizi sono i settori dove maggiormente si concentrano le maggiori distorsioni, con un rapporto ( se si pensa all'edilizia ) superiore al 350% rispetto sempre alla media nazionale. Pensare che un quadro d'insieme cosi desolante non alteri la concorrenza e non produca privazione di diritti equivarrebbe a considerare come ricchezza ciò che è invece povertà, sedicenza, anonimità. Se i lavoratori dell'edilizia fossero regolarizzati si ridurrebbe del 15% il margine di utile diretto delle imprese, ma crescerebbe più del doppio il volume del mercato, considerando che le imprese regolari, che operano nella legalità e nel riconoscimento dei diritti ai lavoratori, non possono sopportare una concorrenza siffatta e che spesso sono costrette a rinunciare a lavori importanti proprio per la concorrenza sleale delle imprese che operano nell'assoluta illegalità, basata sulla pratica del lavoro nero o sommerso. L'impegno che stiamo promuovendo, su imput del presidente Loiero e dell'assessore Maiolo, punta a diversificare l'azione di persuasione partendo dalle scuole ed arrivando a far percepire come diritto inalienabile il riconoscimento soggettivo giuridico. Promuoveremo appositi accordi con le università calabresi preparando un lavoro che avrà come minimo comune denominatore quello di rendere sconveniente lavorare nell'illegalità e nel sommerso, rendendo conveniente e incentivando il lavorare nella legalità, esaltandone la sinergizzazione con tutti quegli atti, di pertinenza, anche, del Governo nazionale che si richiamano alla legislazione esistente. Purtroppo - dice ancora Di Iacovo - c'é una tendenza governativa in atto che va respinta. Quella che pensa che contrastando il sommerso con azioni repressive e maggiori controlli ispettivi, in un momento di crisi come questo, si rischia di creare più disoccupazione. Si pensa di poter utilizzare l'economia sommersa ed il lavoro non regolare come ammortizzatore sociale. Niente di più sbagliato! Se il Governo ritiene che la pressione fiscale sul lavoro, nell'attuale congiuntura, sia insostenibile, allora deve puntare a ridurre la tassazione sul lavoro, a beneficio di tutte le imprese in regola e di tutti i lavoratori regolarizzati. Implementare i controlli ispettivi, anziché ridurli, come invece il Governo, purtroppo, sta facendo, tenendo conto che mediamente in un anno grazie alle ispezioni si incassano circa 2 miliardi di euro, si potrebbe finanziare i costi della riduzione delle imposte, dando così respiro alle imprese che operano nella legalità". "La Direzione regionale del lavoro - ha detto ancora Di Iacovo - nel 2008 ha attivato controlli in 11.304 imprese calabresi, irrogando oltre 13 milioni di euro di sanzioni, avendo riscontrato che ben 6.575 imprese (delle 11.304 ispezionate) risultavano in posizione di irregolarità, con 10.257 lavoratori irregolari, di cui 2.608 in nero assoluto. Per quanto ci riguarda, anche alla luce di questi importanti risultati dell'Ispettorato regionale, intendiamo collaborare con tutti gli organi di vigilanza, con i quali stringeremo la massima sinergia, nonché con le associazioni, le forze sociali, a partire da quelle sindacali che hanno una particolare, comprovata sensibilità ed elaborazioni sul fenomeno. Il nostro obiettivo è la promozione di una legislazione, anche regionale, di premialità per le imprese che intendono emergere. Questo però non dovrà significare l'abbassamento della guardia sul versante repressivo e dei controlli".

 

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