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"Papa Giovanni" inchiest a tutto campo

 

Istituto papa Giovanni, si indaga a tutto campo: dagli scomparsi alle morti sospette ai falsi testamenti. Ok della Regione alla cassa integrazione

10 mar 09 "Le indagini si sono sviluppate su un doppio binario. Il primo e' gia' chiuso ed e' quello che riguarda la mala amministrazione, per la quale e' stato chiesto il rinvio a giudizio di alcune persone. Poi c'e' il filone che e' venuto chiaramente alla luce dopo la lettura globale di tutta la vicenda. E' nuovo per la sua iscrizione, ma piu' datato per la storicita' dei fatti: riguarda le 13 persone scomparse nell'arco di circa 12 anni". Lo ha detto il procuratore Capo di Paola (Cosenza), Bruno Giordano. Giordano ha chiarito alcuni aspetti della vicenda riguardante l'istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello (Cosenza) e oggi rimbalzata sulla stampa locale e nazionale. "Ufficialmente queste persone si sarebbero allontanate dall'istituto da sole, senza poi fare rientro. Questo dato e' fortemente sospetto, se si pensa che si tratta di persone con handicap intellettivi e spesso anche motori", ha detto ancora Giordano. "Le stesse maestranze hanno ribadito che i pazienti che si allontanavano erano come vigilati da tutto il paese, che e' abitato da molti che lavorano nell'istituto", ha aggiunto Giordano, "e questo rende ancora meno credibile l'ipotesi di un allontanamento volontario di queste persone, nessuna delle quali ha mai piu' dato segno di vita". "L'ultimo allontanamento e' dell'autunno del 2008, si trattava di un anziano di 68 anni che aveva anche un degrado psichico e per questo era stato ricoverato. E' difficile credere che si sia potuto allontanare tanto da far perdere le proprie tracce" sottolinea Giordano. Per quanto riguarda il possibile traffico d'organi, Giordano ha detto "stiamo indagando a 360 gradi, ma molti di questi pazienti sono anziani. Questo potrebbe, teoricamente, essere ostativo per questo tipo di traffico. Alcuni, e' vero, erano anche giovani e prestanti, come un giovane di Anoia, in provincia di Reggio Calabria. Ma non voglio dare spazio al fiorire delle illazioni. Anche su alcuni decessi sospetti stiamo conducendo degli approfondimenti" ha aggiunto il magistrato, che ha anche precisato che "non c'e' una tempistica certa sullo sgombero. Certo che l'ordinanza era d'obbligo, anche per la situazione economica, derivante da una 'voragine debitoria' imponente e da poche sovvenzioni in entrata, che sono subito aggredite dalle procedure esecutive prima ancora di poter essere utilizzate per la struttura. Nell'interesse della struttura stessa, e' meglio arrivare quanto prima ad una dichiarazione di fallimento che porti ad una sistemazione amministrativa che potrebbe anche far andare verso una ripresa della sua funzione sociale. La nostra presa di posizione e' stata condivisa da tutti gli organismi istituzionali che si sono interessati alla vicenda"

Ordinato lo sgombero dell’Istituto. Degenti scomparsi, morti sospette ma anche traffico di organi e falsi testamenti per accaparrarsi i beni dei pazienti. Ha dell'incredibile quanto sta emergendo dall'inchiesta che la Procura della Repubblica di Paola sta conducendo sull'Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello. La struttura, di proprietà di una fondazione che fa capo all'Arcidiocesi di Cosenza, è nell'occhio del ciclone dal 2006, da quando cioé fu sequestrata a causa delle condizioni di degrado. Ma è nel luglio del 2007 che il bubbone della struttura di ricovero scoppia in tutta la sua virulenza con l'arresto del direttore, don Alfredo Luberto, un sacerdote che si sarebbe appropriato di somme per milioni di euro investendole in appartamenti di lusso, quadri antichi, gioielli e altri beni poco consoni all'austerità cui dovrebbe ispirarsi la vita di un sacerdote. Don Luberto, proprio nei giorni scorsi, è stato rinviato a giudizio. Adesso, però, si scopre che l'istituto Papa Giovanni XXIII non sarebbe servito soltanto a don Luberto ed alla cerchia dei suoi più stretti collaboratori per arricchirsi. La casa di cura sarebbe stata, secondo la definizione del Procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, "un pozzo degli orrori". Nelle indagini si parla, infatti, di 12 persone scomparse e di 15 morti sospette riguardanti altrettanti degenti. I numeri, tra l'altro, secondo gli investigatori, sono parziali ed a conclusione dell'inchiesta, quando i fatti saranno accertati completamente, saranno molto più consistenti. Chi è deciso ad andare fino in fondo in questa vicenda è proprio la Procura di Paola "Stiamo indagando - ha detto Giordano - per fare luce su tutte le stranezze che hanno caratterizzato la gestione del Papa Giovanni. E vogliamo anche capire le complicità occulte di cui potrebbero avere beneficiato i responsabili di questa situazione". La Procura ha già disposto lo sgombero dei 300 degenti del Papa Giovanni. Un provvedimento che sarà eseguito, ha detto Giordano, "soltanto quando sarà trovata una collocazione alternativa per i ricoverati e quando si realizzeranno le condizioni più opportune per la sua esecuzione. Non una pura azione repressiva, dunque, ma di salute e sicurezza pubblica, nell'interesse in primo luogo degli ammalati e dei lavoratori". Bisogna anche risolvere il problema del futuro dei circa 500 lavoratori del Papa Giovanni. L'istituto è servito anche per gestire clientele politiche legate all'assunzione del personale. Ci sono stati periodi in cui il Papa Giovanni ha avuto più dipendenti che ricoverati. Per l'attuazione dello sgombero saranno impiegati oltre mille agenti con l'intervento del Reparto Celere. Quanto sta emergendo dall'inchiesta viene, comunque, vivacemente contestato dal portavoce dei dipendenti dell'istituto. "In questa struttura - dicono i dipendenti - non si è verificato nulla di losco. Non ci sono state scomparse e meno che mai omicidi, ma solo 4-5 allontanamenti volontari. Troviamo ingiusto che ora noi dipendenti veniamo descritti come degli assassini quando, invece, per anni, ci siamo presi cura dei pazienti che si trovano in questa struttura".

Tra le ipotesi, traffico d’organi e testamenti. Ci sono anche un presunto traffico di organi ed un giro di falsi testamenti tra i filoni dell'inchiesta della Procura di Paola sulla gestione dell'istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello. Le due ipotesi vengono prese in considerazione dalla procura di Paola, nell'ambito dell'inchiesta che nel 2007 ha portato all'arresto del direttore, don Alfredo Luberto, ed al sequestro della struttura, che da allora è sotto amministrazione giudiziaria. Una delle ipotesi che vengono fatte dagli inquirenti è che dietro la scomparsa di alcuni degenti si celi, in realtà, un traffico di organi. Don Luberto ed i suoi presunti complici, inoltre, si sarebbero impossessati di beni dei degenti attraverso falsi testamenti o donazioni fittizie.

Ok della Regione per la Cassa Integrazione ai dipendenti. La Giunta regionale della Calabria, in un comunicato, afferma di "avere preso atto che quanto avvenuto in questi giorni nell'istituto Papa Giovanni XXIII è l'epilogo di una lunga indagine giudiziaria della Procura di Paola che ha portato al sequestro giudiziario, ad arresti ed alla conseguente gestione commissariale giudiziaria". La Giunta, si afferma ancora nel comunicato, "a seguito della grave situazione dell'Istituto, ha invitato il direttore generale dell'Asp di Cosenza a relazionare. Il manager ha dichiarato di avere incontrato i lavoratori e i sindacati ai quali ha ribadito che l'immediata esecuzione dell'ordinanza di trasferimento dei degenti è fuori discussione. Piuttosto, lo stesso manager ha manifestato la massima disponibilità all'approntamento di un percorso che veda l'eventuale riutilizzo dei lavoratori attraverso procedure di cassa integrazione". "La giunta - prosegue la nota - dopo aver ascoltato la relazione del manager dell'Asp di Cosenza, ha preso atto delle iniziative che l'azienda di Cosenza si appresta a compiere, cioé la ricollocazione dei degenti in strutture accreditate ed il percorso per prospettare un futuro riutilizzo dei lavoratori, assicurandone la piena condivisione".

Presto lo sgombero. Sarà eseguito presto lo sgombero dei degenti dell'istituto papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello (Cosenza), al centro di un'inchiesta della Procura di Paola che riguarda anche la scomparsa e le morti sospette di alcuni ricoverati. E' quanto ha riferito il procuratore di Paola, Bruno Giordano, aggiungendo che "lo sgombero è stato disposto dopo che gli amministratori giudiziari hanno sancito l'impossibilità di gestione in termini economici della struttura, che ha un buco da 105 milioni di euro. Una situazione che non può proseguire - ha aggiunto Giordano - anche perché i finanziamenti che riceve la struttura dalla Regione Calabria, circa 500 mila euro ogni due mesi, vengono aggrediti, con i decreti ingiuntivi, dai creditori". Secondo Giordano, "lo sgombero deve essere attuato soltanto quando sarà trovata una collocazione alternativa per i ricoverati. Bisogna pensare, inoltre, alle esigenze dei lavoratori. Stiamo lavorando, in sostanza, sulla base di un'attenta programmazione. Lo sgombero sarà attuato quando si realizzeranno le condizioni più opportune per la sua esecuzione". Per l'operazione di sgombero saranno impiegate anche forze speciali di polizia per la complessità sul piano tecnico dell'intervento. "Non una pura azione repressiva, dunque - ha concluso Giordano - ma di salute e sicurezza pubblica, nell'interesse degli ammalati e dei lavoratori"

Il pozzo degli orrori. "Una sorta di pozzo degli orrori". Così il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, definisce l'istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d' Aiello (Cosenza), dove ci sono state una serie di morti sospette tra i ricoverati, mentre altri degenti sono scomparsi. "Stiamo indagando - ha aggiunto Giordano - per fare luce su tutte le stranezze che hanno caratterizzato la gestione del Papa Giovanni. Un'indagine complessa che riguarda anche le complicità occulte di cui potrebbero aver beneficiato i responsabili di questa situazione". Secondo il procuratore di Paola, "é quanto meno strano che 13 ricoverati scompaiano nel nulla. Ci sono in questa vicenda aspetti inquietanti sui quali stiamo cercando di fare luce. Dobbiamo accertare le cause della morte di molti ricoverati. C'é tanto da lavorare, insomma, ed è prematuro, adesso, giungere a conclusioni. Certo le ipotesi che si possono fare su quanto può essere accaduto all'interno dell'istituto sono tante e, a questo punto, tutto è possibile".

La scheda sulla vicenda. E' una storia tormentata quella dell'Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello che da anni si trascina tra una crisi finanziaria e delle precarie condizioni igienico-sanitarie. L' istituto di ricovero per anziani e disabili ospita attualmente oltre trecento degenti, mentre i dipendenti sono centinaia, ma in alcuni periodi sono arrivati ad essere anche 2.000. Da diverso tempo non percepiscono lo stipendio e in più occasioni sono scesi in piazza per reclamare quanto gli è dovuto. La storia dell'istituto ha inizio negli anni '50 ad opera di un sacerdote, don Giulio Sesti Osseo, che crea una piccola struttura che raccoglie anziani e persone disagiate. La piccola opera attira subito l'attenzione del mondo politico e così negli anni '70 nasce ufficialmente il Papa Giovanni che viene riconosciuto, con un decreto del Presidente della Repubblica, come 'Fondazione di culto e religioné. Negli anni '90 la struttura, a cui era annessa anche un'azienda agricola con 100 ettari di terreno, ospita oltre 800 ricoverati e occupa circa 1.600 dipendenti. Tutto sembra andare a gonfie vele ma nel 1995 don Giulio non riesce più a pagare i dipendenti assunti nel corso degli anni, la gran parte su pressione dei politici, ed iniziano ad accumularsi gli stipendi arretrati da corrispondere. Nel 2005 la Curia arcivescovile di Cosenza decide di allontanare don Giulio dall'attività gestionale e crea un consiglio d'amministrazione con l'incarico di porre rimedio al deficit di circa 27 miliardi di vecchie lire (tra stipendi, fornitori e contributi Inps). La situazione del Papa Giovanni degenera di giorno in giorno sia dal punto di vista economico che da quello igienico sanitario. Nell'ottobre del 2006 la guardia di finanza decide di sequestrare la casa di cura perché la struttura, nel corso di alcuni controlli, viene trovata in una situazione di estrema precarietà. Nel luglio del 2007 il 'Papa Giovanni' viene travolto da una inchiesta della Procura della Repubblica di Paola culminata con l'arresto dell'ex presidente, il sacerdote don Alfredo Luberto, ed un componente del consiglio d'amministrazione, accusati di una serie di illeciti finanziari. Nel febbraio scorso la Curia arcivescovile di Cosenza ha sottoscritto una lettera di intenti, che di fatto segna l'avvio dell'iter per la cessione della gestione dell'istituto, per l'affitto e la cessione dei beni alla società Fiorile.

I dipendenti si difendono “Allontanamenti, non omicidi”. "Dal Papa Giovanni, negli anni scorsi, non ci sono state scomparse oppure omicidi ma solo 4-5 allontanamenti volontari". E' quanto afferma il portavoce dei dipendenti dell'Istituto Papa Giovanni, Egidio Veltri. "In questa struttura - aggiunge - non si è verificato nulla di losco. Troviamo ingiusto che ora noi dipendenti veniamo descritti come degli assassini quando invece, per anni, ci siamo presi cura dei pazienti che si trovano in questa struttura. Questo è un ospedale e non un lager come viene descritto da tutti". I dipendenti del Papa Giovanni, che da giorni protestano contro il provvedimento di sgombero, evidenziano inoltre che "non c'é mai stato traffico di organi o misteri simili che sono il frutto di pura invenzione. Il Papa Giovanni ha cancelli e porte aperte 24 ore su 24 e nessuno mai ha impedito ai pazienti di spostarsi". "A dimostrazione di ciò che stiamo affermando - concludono i dipendenti - c'é il caso di un uomo che tempo fa si è allontanato dal Papa Giovanni per recarsi in un ospedale di Torino dove si trova attualmente ricoverato".

Francesco Caruso “Denunciai morti sospette”. L'ex deputato di Rifondazione comunista, Francesco Caruso, aveva già denunciato, nel corso della sua attività parlamentare, le morti sospette di degenti nell'istituto papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello. "Il 19 aprile del 2007, in commissione Affari sociali della Camera - afferma Caruso in una nota - feci presente, con un'interrogazione al Ministro della Salute, che all'interno della struttura da molto tempo si verificavano morti strane tra i degenti e di lasciti ereditari sottoscritti poco prima di queste morti improvvise". Secondo Caruso, "il sottosegretario alla salute, Gaglione, rispose in modo evasivo a questa specifica denuncia. Da allora, al di là dell'inchiesta della magistratura, sul piano politico non si è mosso nulla ed il rischio reale è che a pagarne le conseguenze siano i lavoratori dell'istituto, che rischiano di finire in mezzo ad una strada per colpa dei gestori delinquenti oggi sotto inchiesta per gli abusi e dell'indifferenza della classe politica locale"

Belcastro “Un simbolo dell’abbandono della sanità”. "Il giallo del Papa Giovanni XXIII' è il simbolo in negativo dello stato di abbandono in cui versa attualmente la sanità calabrese". Lo sostiene, in una nota, il deputato calabrese dell'Mpa Elio Belcastro. "Un abbandono - aggiunge - provocato da decenni di gestioni scellerate da parte di politici ed amministratori, gli stessi che oggi tentano di scrollarsi di dosso responsabilità rimandando al passato ciò che invece è anche loro diretta colpa. Ancora la nostra sanità compare nel mirino delle cronache nazionali con le 13 persone scomparse dalla struttura negli ultimi 10 -12 anni insieme ad una serie di morti sospette tra i ricoverati". "Continuiamo a sostenere - dice ancora Belcastro - che in Calabria vivono ed operano tanti medici, specialisti e personale sanitario che compiono ogni giorno il proprio dovere con grande professionalità e impegno. Sono loro, insieme ai pazienti della nostra regione, spesso costretti ad emigrare anche in cerca di cure, che non meritano la confusione in cui versa attualmente la sanità calabrese. Intanto si avvicina la scadenza fissata dal Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, il quale attende di conoscere il piano finanziario della Regione Calabria a seguito del pauroso disavanzo che si aggira intorno ai due miliardi di euro". "Stanno venendo a galla situazioni drammatiche - conclude il deputato dell'Mpa - che è difficile possano scongiurare il rischio di commissariamento per la sanità regionale".

Corbelli “No a criminalizzazione” "No alla criminalizzazione dell'istituto Papa Giovanni XXIII. Mi rifiuto di credere che possano essere vere quelle agghiaccianti accuse di sparizioni e addirittura di assassini di pazienti e malati commessi all'interno della struttura di Serra d'Aiello". E' quanto afferma in una nota il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli. "Se fossero vere e provate queste notizie di reato - aggiunge - l'Istituto Papa Giovanni andrebbe non solo chiuso ma letteralmente raso al suolo e i responsabili di questi crimini così orrendi condannati all'ergastolo, senza alcuna attenuante. Queste accuse terribili vengono fuori adesso mentre sta per essere effettuato lo sgombero e il trasferimento dei malati dalla struttura di Serra d'Aiello in altri istituti dislocati nella provincia cosentina. Chiedo che la Procura di Paola vada fino in fondo per l'accertamento dei gravissimi fatti denunciati e soprattutto per tutelare i pazienti (e i dipendenti) dell'istituto Papa Giovanni XXIII". "Le accuse - prosegue Corbelli - di sparizioni e assassini di pazienti del Papa Giovanni di Serra d'Aiello lasciano letteralmente sgomenti e senza parola. Sono talmente atroci da apparire per questo inverosimili, improbabili. Aspetto le risultanze dell'indagine della magistratura per credere a questi orrori. Intanto sino a quando tutto ciò non sarà provato in modo assolutamente incontrovertibile i pazienti del Papa Giovanni non devono essere trasferiti. Quell'istituto non deve essere criminalizzato, per accuse così orribili e infamanti. Al Papa Giovanni ci sono stati malaffare, truffe, ruberie su cui sta indagando la Procura di Paola. Ma trasformarlo e farlo apparire adesso anche come una clinica degli orrori, degli assassini dei malati, senza aspettare prima i risultati dell'indagine della magistratura, è un fatto grave, inaccettabile, che va respinto con forza, nel rispetto della Costituzione". "In quell'istituto - conclude - di Serra d'Aiello, va ricordato, hanno, per anni, lavorato tante persone, medici e paramedici con grande passione e dedizione per gli ammalati. Bisogna rispettare questi lavoratori e gli stessi pazienti. Non trasformare il Papa Giovanni in clinica degli orrori e degli omicidi senza uno straccio di prove, di riscontri oggettivi, sulla base solo di supposizioni e suggestioni"

Associazione Disabili “No allo sgombero”. "Un'ordinanza di sgombero da una struttura, nella sua concreta esecuzione va letta soprattutto come un trasferimento di persone. Le persone non sono pacchi: hanno precisi diritti". E' quanto scritto in una lettera aperta degli amministratori di sostegno dell'Associazione 'In direzione ostinata e contraria', che si occupa dell'assistenza a persone disabili, circa l'ordinanza di sgombero per l'Istituto Papa Giovanni. "All'Istituto Papa Giovanni XXIII - prosegue la lettera - la parola 'sgombero' aleggia impaurendo gli assistenti, ma noi vi diciamo che sgomenta anche gli assistiti, disorientandoli e turbandoli profondamente. Nell'Istituto alcune persone ricoverate sono autonome nell'intendere e nel volere, possono e sanno rispondere di se stesse. Viceversa, molte altre presentano limiti, chi leggeri e chi pesanti, che le intralciano nelle proprie capacità conoscitive e decisionali". "Noi siamo - prosegue - un'associazione di amministratori di sostegno, nominati dal Tribunale di Paola a fine dicembre 2007, con sede nell'Istituto stesso. Non siamo familiari dei ricoverati. Abbiamo offerto la nostra disponibilità a collaborare col Tribunale al fine di costruire relazioni significative con persone in difficoltà, di sostenerle nei bisogni di un'esistenza gravata da incertezze e rischi, di aiutarle ad esprimersi nelle loro aspirazioni e nelle loro pur condizionate capacità personali". Nella lettera si evidenzia inoltre che "in questi ultimi giorni alcuni giornali e tivù locali ci pare non stiano aiutando a far intravedere scenari differenti dallo "sgombero da" un istituto. Oscurano il vero dramma, che é quello del "trasferimento di" persone, negando loro dignità, sentimenti e aspirazioni, imbavagliandole un'ennesima volta. Noi crediamo che le persone ricoverate vadano ascoltate insieme ai loro Tutori e agli Amministratori di Sostegno riguardo al loro destino. Scriviamo perché reputiamo importante che in qualsiasi "trasferimento di" persone, piccole o grandi, sane o ammalate, capaci o no di intendere e volere, oltre che di un'ordinanza legale si abbia anche bisogno, per il tramite delle istituzioni socio-sanitarie, di rassicurazione e di accompagnamento al mutamento di ambiente cui eventualmente si va incontro". "Nel caso specifico, poi, reputiamo - conclude la lettera - di dover presidiare i diritti delle persone a noi affidate. Esse presentano differenti patologie: sociali, psichiatriche, demenza senile, non autosufficienze fisiche e psichiche, e altro ancora; per alcune è avviato un valido processo verso l'autonomia, che ci ha visto coinvolti in prima persona"..

 

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