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Ucciso per uno schiaffo

Agguato di Locri, ucciso per uno schiaffo. Ora si cerca il killer

20 mar 09 Uno schiaffo durante una partita a carte. Sono queste le veloci e repentine conclusioni a cui sono arrivati subito  gli inquirenti che hanno risolto il caso. Un schiaffo, dunque, e non una faida di 'ndrangheta, il movente dell'omicidio a Locri di Domenico Cavaleri, di 39 anni, figlio di Maria Cordi', appartenente alla famiglia coinvolta nello storico scontro con i Cataldo. Maria Cordi' e' la sorella di Cosimo ed Antonio Cordi', che furono i capi della cosca e che sono morti entrambi, il primo ucciso in un agguato nel 1997 ed il secondo deceduto a causa di un tumore che lo colpi' mentre era in carcere. Domenico Cavaleri, operaio forestale incensurato, e' stato ucciso davanti a decine di persone in via Dante, nel centro di Locri, a due passi dal palazzo di giustizia, mentre attendeva l'uscita del figlio dalla scuola media Maresca. Una persona, a viso scoperto, gli si e' avvicinata e gli ha sparato cinque colpi con una pistola calibro 7.65, due dei quali lo hanno raggiunto alla testa. Un omicidio dalle modalita' non tipicamente mafiose, tanto che carabinieri e polizia di Stato, pur partendo dal dato dell'appartenenza della vittima ad una famiglia coinvolta in una faida, non avevano escluso altre ipotesi, compresa quella di una vendetta per fatti personali. A rendere la matassa delle indagini ancora piu' intricata e' stato il fatto che il 19 luglio dello scorso anno, sempre a Locri, Cavaleri era scampato ad un agguato. L'operaio, in quell'occasione, se l'era cavata con una ferita ad una gamba. Man mano che le indagini sull'omicidio di stamattina sono andate avanti la pista di un collegamento con la faida ha perso credibilita'. Polizia e carabinieri hanno cominciato ad approfondire altre ipotesi. Fino a quando il Commissariato di Siderno, con la collaborazione dei carabinieri del Gruppo di Locri, ha scoperto l'episodio che ha dato la svolta alle indagini. Ieri sera Domenico Cavaleri era stato coinvolto in una lite mentre giocava a carte in un bar di Locri. Una lite al culmine della quale l'operaio, considerato, a causa delle sue parentele, un personaggio ''di rispetto'', aveva schiaffeggiato una delle persone con le quali stava giocando a carte. Del fatto e' venuto a conoscenza uno dei figli della persona schiaffeggiata, Andrea Megale, di 30 anni, incensurato, che ha deciso di reagire all'offesa nella maniera piu' clamorosa e, sicuramente, piu' sproporzionata. Sapendo che ogni giorno Cavaleri andava a prendere il figlio a scuola, Megale si e' appostato davanti all'istituto e quando l'operaio e' arrivato, lo ha ucciso a colpi di pistola, dandosi poi alla fuga. Gli investigatori, dopo avere escluso la pista della faida, hanno raccolto una serie di riscontri che hanno confermato l'ipotesi che in realta' l'assassinio di Cavaleri sarebbe stato la conseguenza della lite accaduta ieri sera nel bar di Locri. Riscontri scaturiti anche dopo che il pm della Procura di Locri, Giovanna Cannarile, ha sentito alcune persone tra cui anche il padre del presunto responsabile dell'omicidio che avrebbe confermato l'episodio dello schiaffo da parte di Cavaleri. Andrea Megale, indicato come la persona ''fortemente sospettata'' dell'omicidio, come ha detto in serata il procuratore della Repubblica di Locri, Giuseppe Carbone, risulta, al momento, irreperibile.

 

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