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Rapporto Svimez sulla Calabria
Rapporto Svimez sulla Calabria: gap strutturali e deboli segnali di cambiamento 28 mag 09 Una Calabria in movimento, "in difficile transizione" che dà segnali di cambiamento ma che non riesce a farsi sistema. E' il profilo della Calabria che emerge dal primo rapporto sull'economia e la società in Calabria redatto dalla Svimez per conto della Regione e presentato oggi a Catanzaro. Alla presentazione del documento, i cui principali aspetti sono stati illustrati dal direttore della Svimez Riccardo Padovani e dal vice direttore Luca Bianchi, hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione Agazio Loiero e l'assessore al Bilancio Demetrio Naccari Carlizzi. Il rapporto è stato realizzato nell'ambito delle attività previste dalla convenzione Regione-Svimez del 2007. "Si tratta - ha detto il presidente Nino Novacco, assente per motivi di salute, in un messaggio letto dal consigliere dell'associazione Giuseppe Soriero - di uno dei primi esempi di collaborazione tecnico-economica tra noi ed una delle Regioni meridionali che più di altre ha bisogno di interventi strategici ed innovativi". Dalla fotografia in chiaroscuro, riporta il rapporto, si rilevano alcuni segnali di cambiamento soprattutto nella formazione giovanile e nell'internazionalizzazione delle imprese ma si sottolinea la vasta area ancora legata all'agricoltura dove è ancora alto il rischio di povertà. In Calabria convivono tassi di scolarizzazione tra i più alti del Paese e una forte emigrazione verso il Nord. Un contesto in cui nemmeno le aree di eccellenza come Gioia Tauro riescono a fare da traino al contesto regionale. Il Pil per abitante è a 16.794 euro al 55% di quello del centronord (30.278 euro), mentre il Pil calabrese rimane inferiore alla media delle regioni del mezzogiorno (17.582 euro). L'agricoltura mantiene sempre un fortissimo peso mentre si rileva la mancanza di una struttura industriale sviluppata segnata dal tasso di industrializzazione più basso del sud 20 addetti su 1.000 abitanti e il valore aggiunto del 18,3% rispetto a oltre il 30% della media nazionale, e un grandissimo peso dei servizi soprattutto pubblici: valore aggiunto pari a 32% contro il 17,6% del centro Nord. Ancora pochi gli addetti al terziario sviluppato 19,3% nell'informatica e meno del 4% nelle attività finanziarie. Oltre il 19% delle famiglie calabresi ha percepito meno di mille euro al mese contro il 7,3% del Centro Nord, e il 4,1% addirittura meno di 500 euro a fronte dell'1,4% del centro nord. A pesare sul bilancio già magro delle famiglie l'alto numero di familiari a carico:quasi 20% dei nuclei calabresi ha due persone a carico e oltre il 20% almeno uno. In Calabria, c'é il maggior di famiglie con uno o due disoccupati (23%). Il rischio povertà per i laureati calabresi il doppio rispetto a quelli del Centro nord. I poveri che vivono nella regione sono 741 mila, un terzo della popolazione e il rischio povertà riguarda per il 27,5% i lavoratori dipendenti (contro il 4,6% del centro nord) e il 37,6 degli autonomi. Naccari: Rapporto è primo strumento di analisi. "Il rapporto è un primo strumento di analisi di cui la Regione si è dotata perché dobbiamo fondare ogni valutazione e l'impostazione delle politiche su dati certi, su elaborazioni statistiche e su un insieme di informazioni che oggi fanno parte del cruscotto necessario alle scelte politiche". Lo ha detto l'assessore al Bilancio della Regione, Demetrio Naccari Carlizzi a margine della presentazione del primo rapporto sull'economia e la società in Calabria redatto dalla Svimez. "Nei prossimi giorni - ha aggiunto Naccari Carlizzi - partiremo con cinque iniziative in tutta la regione, una per provincia, perché passiamo dalla fotografia della realtà all'insieme di valutazione dei processi che abbiamo messo in atto e quindi alla proposizione di cinque percorsi amministrativi per le realtà territoriali". "Il lavoro che è stato fatto con la Svimez - ha detto ancora l'assessore - è stato molto importante anche in riferimento alla posizione della nostra Regione e devo dire anche del Pd sul federalismo fiscale perché il lavoro svolto dall'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, poi è stato tradotto negli emendamenti che sono stati proposti dal gruppo Pd e poi approvati in sede parlamentare"
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