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Dir.resp. Pippo Gatto |
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Emergenza carceri
Emergenza carceri, previste anche quelle galleggianti. Detenuti costruiranno le nuove 14 mag 09 Carceri "galleggianti", vale a dire piattaforme o navi ormeggiate a Genova, Livorno o in uno qualsiasi dei numerosi porti italiani, dove trasferire i detenuti così da risolvere l'emergenza sovraffollamento arrivata oggi a 62.473 posti occupati contro un limite regolamentare di 43.201 e una tollerabilità di 63.702. L'ipotesi - una delle tante, oltre alla costruzione di 46 padiglioni e di 22 nuovi istituti, di cui 9 già finanziati, per arrivare a un incremento complessivo di 17.129 posti - è contenuta nel piano straordinario che il capo del Dipartimento dell' amministrazione penitenziaria (Dap), Franco Ionta, ha consegnato all'inizio del mese al ministro della Giustizia Angelino Alfano. Nelle 19 pagine di relazione si sottolinea che la nuova edilizia penitenziaria terrà conto di "soluzioni alternative" a quelle fino ad ora adottate, anche attraverso "strutture modulari", più economiche nella manutenzione-gestione oltre che più rapide da costruire, nonché "la previsione di strutture penitenziarie 'galleggianti'". Se il piano di Ionta avrà il 'placet' del governo, l'Italia adotterà una soluzione già messa in pratica negli ultimi 20 anni in Paesi come Stati Uniti (la prima chiatta-prigione fu ormeggiata a New York nell'89, lungo il fiume Hudson), la Gran Bretagna (la nave-priogne 'Weare' è stata ancorata dal 1997 al 2005 nella baia di Porland, in Dorset), e più recentemente l'Olanda. I detenuti costruiranno le nuove. Per costruire nuove carceri, oltre che per ampliare o ristrutturare quelle vecchie, saranno impiegati i detenuti, seppure soltanto per "interventi edilizi complementari" (ad esempio imbiancare le pareti, abbattere un muro, trasportare le brande etc). Lo prevede il piano straordinario che il capo del Dipartimento dell' amministrazione penitenziaria (Dap), Franco Ionta, ha consegnato al mese al ministro della Giustizia Angelino Alfano per far fronte all'emergenza sovraffollamento detenuti. Il piano ipotizza la realizzazione complessiva, al massimo entro dicembre 2012, di 46 nuovi padiglioni in altrettanti carceri già esistenti e la costruzione di 22 nuove carceri (di cui 9 già in costruzione) per un totale di 1 miliardo e 590 milioni di euro, così da arrivare a creare 17.129 posti letto. Di questi ultimi, 4.605 saranno pronti entro un paio di attraverso l'ampliamento di carceri esistenti con nuovi padiglioni o ristrutturazioni, e la realizzazione di nuovi penitenziari già finanziati (costo complessivo 205.730.000 di euro); altri 6.201 posti, per un costo di 405milioni di euro, con fondi già individuati nella Cassa delle ammende (circa 120-130milioni di euro ai quale il commissario straordinario Ionta può ora attingere, mentre fino a due mesi fa la Cassa era solo per il reinserimento dei detenuti), o nei fondi Fas per le aree sottosviluppate; infine 6.323 posti che costeranno 980milioni di euro con fondi ancora da individuare. I soldi sono senza dubbio un problema non secondario se - come si legge nella relazione di Ionta - il Dap, "considerate le limitate risorse finanziarie disponibili", punta a "soluzioni alternative" , anche con l'apertura ai privati grazie a strumenti quali "la locazione finanziaria, la finanza di progetto e la permuta" La permuta prevede che le vecchie carceri nel centro delle città vengano trasformate in alberghi o in centri commerciali dai privati che, in cambio, costruiscono nuovi penitenziari in periferia: l'idea era stata un 'cavallo di battaglia' dell'ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, fautore nel 2001-2002 della Dike Aedifica Spa, la società interamente partecipata dal ministero dell'Economia che avrebbe dovuto gestire l'operazione. Nel 2006, divenuto Guardasigilli Clemente Mastella, la società è stata sciolta senza realizzare alcunché. Oggi il piano Ionta, oltre a fare affidamento sui fondi della Cassa delle ammende, sui fondi di bilancio ("che si auspica - scrive il capo del Dap - possano ottenere un incremento in sede di predisposizione del bilancio 2010"), e sui fondi Fas, cita pure il "recupero dei fondi della Patrimonio Spa provenienti dallo scioglimento dell'ex Dike Aedifica Spa". E ancora: oltre alla permuta di "immobili non adeguati alle esigenze" del Dap (il 20% delle carceri esistenti è stato realizzato tra il Duecento e il Cinquecento, mentre il 60% tra il Seicento e l'Ottocento), il piano fa leva sul 'project financing' (la ditta privata mette i soldi ma chiede di rientrare con un canone pagato dal Dap) e sui fondi della Cassa depositi e prestiti attraverso l'erogazione di mutui pluriennali.
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