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Sindrome balcani: archiviata indagine

 

Sindrome dei Balcani militari italiani: Gip di Bari archivia l'indagine

21 lug 09 E' stata archiviata l'indagine della procura di Bari per lesioni ed omicidi colposi sui militari italiani in missione nei Balcani ammalatisi e, in alcuni casi, morti dopo essere stati esposti alle radiazioni dell'uranio impoverito. Lo ha deciso il gip del tribunale di Bari Giulia Romanazzi accogliendo la seconda richiesta di archiviazione firmata dal pm inquirente Ciro Angelillis. Una prima richiesta di archiviazione era stata parzialmente respinta, nell'aprile 2007, dal gip Chiara Civitano che aveva invitato la procura a verificare il rispetto della normativa antinfortunistica del '91 in relazione a casi di leucemie e tumori contratti da numerosi militari italiani che hanno operato in Bosnia e Kosovo durante la guerra nei Balcani (nel periodo 1993-1999). Dopo aver svolto verifiche sulla normativa antinfortunistica, il pm Angelillis ha presentato una nuova richiesta di archiviazione, ora accolta dal giudice Romanazzi che ha cosi' respinto l'opposizione all'archiviazione presentata dai sindacati Uil e Ital Uil Puglia. La procura già nella prima richiesta di archiviazione aveva ritenuto mancante il nesso di causalità tra l'utilizzazione di munizioni all'uranio impoverito (da parte di Usa e Gran Bretagna) e l'insorgenza delle malattie nei militari. Con il supplemento d'indagine chiesto dal gip aveva concluso che nella vicenda non vi sono reati contestabili. Motivando la seconda richiesta di archiviazione accolta dal giudice, Angelillis sostiene che dagli atti dell'indagine emerge "la insussistenza di fattispecie colpose sotto il profilo della omissione della comunicazione e della precauzione" da parte del ministero della Difesa italiano. Il magistrato basa la sua conclusione sul fatto che "il primo avvertimento sulla pericolosità dell'uranio da parte del Pentagono è del luglio 1999" e "la prima direttiva del governo italiano del dicembre 1999". Quindi, è il ragionamento della pubblica accusa, il governo italiano si è adeguato alla direttiva del ministero della Difesa statunitense. Inoltre - scrive Angelillis - se "la prima direttiva tecnico-operativa del ministero risale al dicembre 1999 (...), é evidente che le omissioni non potevano che essere di data precedente e che trattandosi di reati contravvenzionali prescrivibili al massimo in tre anni, nella migliore ipotesi accusatoria, il reato sarebbe prescritto a partire dal novembre/dicembre 2002".

 

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