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Le mani della ndrangheta sull'orto frutta

 

Le mani della ndrangheta sul mercato ortofrutta dell’agro pontino. Coinvolti un assessore e dirigenti di Fondi

06 lug 09 Un sodalizio criminale gestito dai fratelli Venanzio e Carmelo Giovanni Tripodo, figli del boss della 'Ndrangheta Domenico, ucciso a Poggioreale dal clan di Reggio, rivale e vincente, dei Di Stefano, che si era infiltrato a Fondi (Latina) per impadronirsi della gestione del mercato ortofrutticolo, uno dei più grandi d'Europa. Così avrebbero imposto i prezzi del mercato ortofrutticolo, deciso quali societa' potevano operare ed il loro nome era sufficiente per sgombrare il campo da qualsiasi opposizione da parte di commercianti e imprenditori. Non solo, con il loro aiuto, Riccardo Izzi sarebbe stato il primo degli eletti al comune di Fondi, dove fino al febbraio 2008 è stato assessore ai lavori pubblici. . Dunque l'agro pontino come punto di ripartenza per le attività dei clan della criminalità organizzata. L'ultima in ordine di tempo è quella che faceva capo ai fratelli Venanzio e Carmelo Giovanni Tripodo, figli di Domenico, il boss della 'Ndrangheta, capo di una cosca perdente, ucciso nel carcere di Poggioreale dai rivali del clan Di Stefano. L'organizzazione sgominata dal Centro operativo Dia di Roma e dal comando provinciale di Latina, sotto il coordinamento della procura distrettuale antimafia di Roma, aveva trovato terreno fertile a Fondi e, grazie a collusioni con un ex assessore di Forza Italia, Riccardo Izzi, con funzionari comunali e con i massimi responsabili dei vigili urbani, si era garantita un'importante fetta di controllo delle attività sul territorio. Dalla gestione del mercato ortofrutticolo, uno dei più grandi di Europa, all'affidamento di importanti appalti pubblici. Diciassette le ordinanze di custodia (delle quali cinque ai domiciliari) eseguite su disposizione del gip di Roma, Cecilia Demma, alla quale si erano rivolti il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed i sostituti Diana De Martino e Francesco Curcio. In carcere, oltre ai due Tripodo, sono finiti l'ex assessore ai lavori pubblici Izzi, Franco e Pasquale Peppe, teste di legno dei Tripodo, Aldo Trani, Giuseppe Bracciale, Alessio Ferri, Antonio Schiappa, Igor Catalano, Vincenzo Bhiancò e Antonio D'Errigo. Arresti domiciliari per il comandante della polizia municipale Dario Leoni, il suo vice Pietro Munno, il dirigente del settore bilancio e finanze del comune Tommasina Biondino e quello dei Lavori pubblici Gianfranco Mariorenzi, nonché l'immobiliarista Massimo Di Fazio. Gli investigatori hanno sequestrato società, immobili e terreni riconducibili ad una parte degli indagati per un valore di circa 10 milioni di euro. Secondo l'accusa, i capi dell'organizzazione avrebbero imposto i prezzi del mercato ortofrutticolo e deciso quali società potevano operare. Non solo, con il loro aiuto, Riccardo Izzi sarebbe stato il primo degli eletti al comune di Fondi, dove fino al febbraio 2008 è stato assessore ai lavori pubblici. In cambio, le società a loro facenti capo (operanti nei settori dei traslochi, delle pulizie e delle onoranze funebri), avrebbero ottenuto degli appalti. Il giro di favoritismi, legato alla consegna di somme di danaro, per gli inquirenti, era esteso anche ai funzionari pubblici ed ai responsabili dei vigili urbani. I reati contestati, a seconda delle posizioni, vanno dall'associazione per delinquere di stampo mafioso all'associazione per delinquere semplice, dalla corruzione al falso, all'abuso d'ufficio

 

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