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Guerra tra Procure: respinti ricorsi

 

Guerra tra Procure, la Cassazione boccia i ricorsi dei magistrati si Catanzaro e Salerno

09 lug 09 Nonostante i motivi del contendere siano cessati - con i procedimenti ormai sbloccati ed i protagonisti già in servizio in altre sedi giudiziarie - la Corte di Cassazione ha mantenuto il pugno di ferro nei confronti delle "toghe" che, sul finire dello scorso anno, diedero vita allo scontro tra la procura di Salerno e la Procura generale di Catanzaro. Le sezioni unite civili della Suprema Corte hanno, infatti, rigettato i ricorsi contro l'ordinanza disciplinare del Csm, adottata il 19 gennaio scorso, che aveva deciso di sospendere da funzioni e stipendio il procuratore di Salerno Luigi Apicella e di trasferire ad altra sede e ad altra funzione Enzo Jannelli, procuratore generale di Catanzaro, e Alfredo Garbati, sostituto procuratore generale nella stesa città, e, inoltre, Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, sostituti procuratori a Salerno. L'origine della vicenda ha riguardato la gestione della inchieste Why not e Poseidone, svolte dall'ex pubblico ministero Luigi De Magistris e successivamente avocate dalla Procura generale di Catanzaro. I magistrati salernitani decisero di indagare alcuni magistrati catanzaresi e disposero il sequestro dell'intero fascicolo Why not. Rispose poche ore dopo la Procura generale di Catanzaro che, a sua volta, indagò i magistrati salernitani e contro-sequestrò il fascicolo giudiziario. Una sorta di zuffa giudiziaria, come l'ha definita la Cassazione, che ha portato alla "rappresentazione di una magistratura rissosa, disastrosa per l'immagine delle istituzioni della Repubblica". Una rissa originata da "un provvedimento abnorme", del tutto "arbitrario nella tecnica redazionale"; al quale è seguito, da parte dei giudici catanzaresi - secondo la Cassazione - un tentativo di "farsi giustizia da sé ", un atto "di ritorsione nei confronti di chi li aveva sottoposti a procedimento penale", mentre è evidente - sottolineano i supremi giudici - che il magistrato del pubblico ministero sottoposto a procedimento penale "non può reagire sottoponendo a sua volta a procedimento penale il magistrato che indaga a suo carico". Nessuna contraddizione, dunque - ha sottolineato la Cassazione - nella motivazione dell'ordinanza del Csm che ha disposto i trasferimenti dei magistrati delle Procure di Salerno e Catanzaro, giacché "l'illecito commesso dai magistrati salernitani non può legittimare la reazione altrettanto illecita dei magistrati calabresi".

 

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